Partendo da Spaccanapoli, nel centro storico della città, superata la Basilica di Santa Chiara, scendiamo sulla destra  per via Santa Chiara  percorrendola  fino in fondo.  Ci  troveremo in Piazzetta Banchi Nuovi dove ci colpirà la visione di una chiesa diroccata e purtroppo in triste stato di abbandono dedicata ai Santi Cosma e Damiano. Giriamo a sinistra e poco più avanti proseguendo diritto, troveremo finalmente il bel Largo San Giovanni Maggiore .

Innanzitutto colpisce la mole di Palazzo Giusso, oggi sede dell’Istituto Universitario Orientale che ebbe origine dal Collegio dei Cinesi, fondata nel 700 da un missionario di ritorno dalla Cina che aveva portato con sè 15 ragazzi cinesi che intendeva rieducare e convertire al cattolicesimo. Il papa approvò l’iniziativa al punto che decise poi di estenderla anche ad altri popoli dell’Oriente.

 

 

Di fronte al Palazzo troviamo la chiesetta di San Giovanni Pappacoda, detta anche Cappella Pappacoda, dal nome della nobile famiglia che nel 1415 la edificò proprio accanto al proprio palazzo.

Nel tufo giallo che caratterizza la facciata di questa chiesetta spicca al centro di essa uno splendido portale ogivale gotico in marmo bianco.
Al vertice di questo portale possiamo notare la scultura di San Michele Arcangelo che mostra sotto i suoi piedi il drago da lui sconfitto.

 

 

 

Caratteristico appare anche il bel campanile gotico presente accanto alla cappella che mostra incastrati  in esso alcuni frammenti scultorei  in marmo di epoca romana che sono stati recuperati da altri siti e qui reimpiegati, come era consuetudine fare in quell’epoca: vediamo infatti incastonati ritratti a mezzo busto, una grande testa in marmo bianco, una testa di Giunone e una scena del ratto di Proserpina.


L’ interno della cappella è purtroppo visitabile solo in occasione di eventi culturali o per cedute di laurea del vicino istituto Orientale.

Accanto alla Cappella, sulla sua destra si erge la Basilica di San Giovanni Maggiore che nacque sui resti di un tempio pagano dedicato ad Antinoo, il giovane e bellissimo amante dell’Imperatore Adriano morto annegato durante una crociera sul Nilo. La fondazione della basilica  è da collocare intorno al 324.
La struttura nel corso dei secoli ha subìto numerose trasformazioni di cui ricordiamo quella ad opera di Dionisio Lazzari nel 1685.
Successivamente si resero necessari altri interventi di recupero a causa di terremoti e di un  crollo.

L’interno è costituito da una navata principale e due laterali, su cui affacciano nove cappelle in cui troviamo statue di Lorenzo Vaccaro e di Giovanni da Nola, mentre tra le opere pittoriche rimaste, spicca la Resurrezione di Lazzaro, realizzata da Giuseppe Simonelli.

L’altare maggiore è stato progettato da Domenico Antonio Vaccaro.

Sulla controfacciata troviamo un bel dipinto di Giuseppe De Vivo  in cui è raffigurata la predica di San Giovanni Battista ai discepoli.

La Basilica è stata  per lungo tempo custode di preziose reliquie, in verità anche un pò macabre, portate a Napoli dall’Imperatore Costantino.
Tra queste ricordiamo oltre ad un occhio di Santa Lucia ed un dente di San Fortunato,  il sangue di San Zaccaria e di Sant’Isaia, le ossa di San Lorenzo, di Santa Elisabetta, di San Sabino, di San Filippo,  di San Mattia e di San Giovanni Battista, le reliquie di San Simone, di San Giovanni,  di Santa Cosma, di San Damiano, di sant’Antonio Abate, di San Bonifacio, di San Cristoforo e di San Festo.
Tra gli oggetti preziosi portati dall’Imperatore invece sono da menzionare  il forno e le redini di San Giorgio, e una delle pietre con cui fu lapidato Santo Stefano, ma sopratutto il Legno della Croce, una spina della Corona di Cristo e la spugna con cui gli fu dato da bere.

Purtroppo, durante i secoli, l’edificio è stato vittima di  molti furti ed incuria che hanno ridotto il prezioso patrimonio artistico che vi era conservato.

 

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