La chiesa dei Santi Filippo e Giacomo si trova nel cuore storico della città,  in via S. Biagio dei Librai,( uno dei tratti della famosa via Spaccanapoli)   dove venne fatta edificare nel 1593 per volere degli artigiani e dei mercanti della zona, riuniti nella Corporazione dei Setaioli .

La chiesa  con la sua presenza  ci ricorda uno dei periodi  storici in cui la nostra città  era considerata in tutta Europa  una eccellenza nell’arte di  produrre  la  seta  ( dal 1580 al 1630 si impose come grande città produttiva di seta) .Questa   antica arte fu di grande importanza dal punto di vista economico per la città dando a sfamare a quasi la metà della popolazione e la sua fama resistette sino alla fine dell’800 quando la rivoluzione industriale tolse il primato alla città partenopea.

Intorno all’area dove oggi si trova la chiesa vi era allora un grande complesso costituito dall’unione di vari immobili acquistati dalla corporazione dei setaioli con lo scopo non solo di svolgere la lavorazione e la produzione della seta ma anche quella caritevole di ospitava le figlie dei tessitori poveri di Napoli .

Gli immobili acquistati furono prima il palazzo del Principe di Caserta Acquaviva e successivamente il vicino palazzo del duca Spinelli di Castrovillari ai quali successivamente  furono aggregate le chiese di Santa Maria delle Vergini e di San Silvestro che in un secondo momento assunsero la denominazione di SS. Filippo e Giacomo, protettori dei setaioli e delle malattie cutanee.

E’ interessante notare che lo stretto vicolo che separava i due adiacenti palazzi nel corso dei lavori di unificazione fu inglobato nel nuovo edificio ( conservatorio ) e trasformato  in un corridoio.  

I Santi Filippo e Giacomo erano  molto venerati dai Napoletani che festeggiavano la loro ricorrenza (il primo di maggio) con balli, canti e grandi libagioni a corredo di processioni e funzioni anche all’aperto. Intorno alla loro figura venne istituita l’ importane congregazione che ebbe molta importanza in città intorno al 1500 quando venne ufficialmente istituita l’arte della seta (l’arte della seta era  comunque già presenti nell’alto medioevo).

Tutta l’area intorno alla chiesa dovete immaginarla brulicante di filatoi , botteghe  ricche di stoffa e pregiata seta , tessitorie e sopratutto numerosi mercanti stranieri.

La corporazione nacque a Napoli ufficialmente nel 1477 come Consolato dell’Arte della Seta con tre consoli, un tessitore e due mercanti . Essa si occupò  di incentrare e coordinare a Napoli la lavorazione  e la produzione della seta  che  era all’epoca divenuto un settore trainante dell’economia del regno e della stessa popolazione che trovava impiego e reddito attraverso la sua lavorazione .La corporazione si adoperò di abolire i dazi doganali  ( permettendo così di esportare senza dover pagare alcun tributo ) e  istituendo  un  proprio tribunale interno ( grazie al sostegno di alcuni re ) ,creò anche una sorta di impunità  per tutti coloro che erano inscriitti  al libro delle arti della seta. Crearono anche un proprio stemma dove  compaiono i tre fili di seta più pregiati.

La corporazione  dell’Arte della Seta è una delle più antiche e prestigiose della città , ricca di storie e aneddoti . Uno di questi racconta che alla fine del ‘500 quando la corporazione trasferì la sua sede proprio nella Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo , Don Giulio Genoino che apparteneva alla corporazione dei setaioli  riuscì a riscattare la moglie di Masaniello , arrestata per contrabbando di olio ,proprio grazie ai soldi della stessa corporazione.

Inizialmente la corporazione si trovava con una loro prima sede nella zona del Mercato e da questo luogo si spostarono nei decumani dove già possedevano un loro conservatorio che ospitava le figlie dei tessitori poveri di Napoli .

Questo edificio  in effetti non era altro che la  trasformazione del  palazzo del Principe di Caserta Acquaviva da loro acquistato e adattato alle nuove funzioni di conservatorio per ospitare le figlie dei tessitori poveri o malati di Napoli . Il complesso  fu successivamente ampliato, acquistando e inglobando il vicino palazzo del duca Spinelli di Castrovillari .Durante i lavori ,nel nuovo grande complesso  fecero annettere anche le vicine chiese di Santa Maria delle Vergini e di San Silvestro .

Il conservatorio si occupava  del maritaggio delle fanciulle qui accolte dai 5 ai 14 anni, delle orfane,  e delle  figlie dei vari artigiani dell’arte della seta che rimasti poveri non potevano offrire una casa  alle proprie figlie  (qui infatti vi potevano rimanere a vita oppure essere aiutate nel maritarsi).

L’importanza , il potere e la ricchezza che raggiunge la corporazione dell’Arte della Seta fu espressa e resa tangibile proprio nella zona dove operavano dalla realizzazione di una propria  chiesa intitolata ai  S.S. Filippo e Giacomo .

L’aspetto attuale della chiesa  è frutto del successivo intervento restaurativo operato dall’architetto Gennaro Papa nel 1758 a cui parteciparono i più grandi artisti del settecento napoletano che conferirono alla struttura il tipico aspetto del barocco napoletano .

La facciata di poco arretrata  rispetto alla strada mostra sulla tinteggiatura giallo ocra con  cornici e  stucchi grigi e bianchi . Essa è costituita da due ordini sovrapposti, il primo in stile ionico e il secondo in stile corinzio, ognuno dei quali presenta due nicchie. In basso  trovano posto le statue di San Giacomo e San Filippo  realizzate da Giuseppe Sanmartino ( lo stesso autore del celebre Cristo Velato ) . In alto invece troviamo due statue raffiguranti la  Religione e la  Fede (in alto), opera di Giuseppe Picano,( allievo dello stesso Sanmartino). Tutte le sculture vennero completate nel 1758.

L’interno si presenta a navata unica, con quattro cappelle per lato e senza transetto e lo spazio absidale è coperto da cupola. Sul pavimento maiolicato, opera di Giuseppe Massa, è presente al centro lo stemma della Corporazione della seta e dei tintori.

Vi lavorarono nel suo interno , alcuni dei più grandi  marmorari dell’epoca (come Trinchese,e Francesco Pagano) ,e dei più importanti scultori , pittori e maestri intagliatori del tempo  . Agli altari e agli arredi sacri lavorarono artisti del calibro di Alessio D’Elia , Jacopo Cestaro, Giacomo Massotti, , i fratelli Massa e Giuseppe Sammartino .Di  conseguenza  la Chiesa presenta una ricca decorazione  in stucchi e marmi policromi che viene riproposta nella balaustra dell’altare maggiore con disegni di fiori e putti e nelle due notevoli acquasantiere presenti ai lati della navata .

Gli affreschi delle pareti e del soffitto della navata e del coro sono stati eseguiti nel 700 da Jacopo Cestaro, autore anche delle due tele laterali nella tribuna con il Martirio di S. Giacomo e la Predicazione di S. Filippo.

  Sull’altare maggiore è posta una tavola di Ippolito Borghese, in cui è raffigurata la Vergine e Santi, mentre all’ingresso troviamo dipinti di Ippolito D’Elia

L’antica sacrestia settecentesca conserva il vecchio altare maggiore rimasto in chiesa fino al 1757 quando fu sostituito da quello marmoreo. Si tratta di un lavoro di Marco Antonio Tibaldi , probabilmente fatto su disegno di Lorenzo Vaccaro , purtroppo attualmente conservato in parte a causa di ruberie avvenute negli anni ’70-’80. La tela è invece attribuita a Fabrizio Santafede.

Nella stessa sacrestia possiamo ammirare una antica sedia episcopale di legno intagliata e indorata  con lo stemma della corporazione recante  le tre balle di seta  ed un armadio a muro con i santi Filippo e Giacomo rimaneggiato nell’800.

E’ presente in questo luogo anche un accesso sotterraneo nel quale è stato identificato il tracciato del cortile del Palazzo Spinelli di Castrovillari .

Nella chiesa è presente anche una cripta  a cui si accede da una botola in bronzo finemente lavorata dove  venivano sepolti i poveri della corporazione. Si tratta di una  vera e propria area cimiteriale i cui i morti venivano calati dall’alto . (accoglieva i resti con la doppia sepoltura :  la scolatura e il seppellimento dei resti ).

La chiesa ospita anche i resti di San Nostriano, vescovo molto amato dai napoletani.

Sono emersi  recentemente anche due nuovi spazi sotterranei: un’inedita zona archeologica e un ipogeo con un misterioso altare ( massone ?) posti proprio sotto il pavimento a gigli borbonici dei fratelli Massa e Chiaiese.

I resti archeologici sono quelli dell’antico asse viario della Napoli del 1300-1400 con una pavimentazione a spina di pesce e mattoni, il piano di calpestio del palazzo del duca di Castrovillari, un tratto di muro in opus reticulatum e probabilmente resti di una domus di epoca romana.

 

 

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