La chiesa di Santa Maria Egiciaca a Pizzofalcone si trova in Via Egiziaca a Pizzofalcone.

In orgine, il luogo era occupato da una piccola chiesa, risalente al 1616.
Qualche anno dopo, nel 1639, un gruppo di cinque Monache Agostiniane lasciò il convento di Santa Maria Egiziaca a Forcella ( oggi Ospedale Ascalesi ) per fondarne uno nuovo nel palazzo con annesso giardino presente accanto alla chiesa che era stato edificato nel secolo precedente da Don Luigi de Toledo; le suore decisero di trasformarlo in un rigido monastero di clausura.

Nel 1648 il complesso fu poi ampliato grazie alle elargizioni del viceré Don Giovanni d’Austria. Il progetto iniziale venne affidato a Cosimo Fanzago, ma questo fu poi modificato e rivisto dagli interventi di altri architetti come Francesco Antonio Picchiatti, che realizzò l’esterno, Antonio Galluccio, e per ultimo Arcangelo Guglielmelli.
Le monache rimasero nel complesso fino al 1808, anno della soprressione dell’Ordine, evento che le costrinse a ritornare nel convento d’origine a Forcella. Dopo essere stato utilizzato per qualche anno ad uso abitativo, convento e chiesa furono affidati (1930 ) ai Padri Missionari Oblati di Maria Immacolata che ancora oggi la occupano.

Il portale esterno appare sormontato da due Angeli che reggono un cuore fiammeggiante, simbolo dell’Ordine agostiniano, mentre la decorazione dell’interno ed il pavimento maiolicato risale al primo Settecento cosi’ come le acquasantiere in bardiglio che mostrano emblemi agostiniani.

La pianta della chiesa è una delle più originali realizzazioni del Fanzago, che inscrisse in un ottagono quattro grandi cappelle absidate, e quattro cappelle minori, rettangolari, che furono in seguito trasformate dal Guglielmelli, rendendole absidate.
L’altare maggiore di timbro rococo’, datato 1738, molto bello nella scelta dei marmi e nell’intaglio, fu realizzato da Giuseppe Bastelli.

Il dipinto sull’altare maggiore, raffigurante La Madonna col Bambino ed i Santi Agostino e Maria Egiziaca inizialmente assegnato un tempo ad Andrea Vaccaro si e’ scoperto invece essere opera seicentesca di Onofrio Palumbo (pittore attivo a Napoli nella prima metà del ‘600 ) noto soprattutto per la tela della Ss. Trinità dei Pellegrini con San Gennaro che intercede per la città di Napoli.
L’immagine della nudità di Santa Maria Egiziaca non piacque molto al rettore dell’epoca e per questo motivo fu sottratto alla pubblica adorazione e relegato per lungo tempo nella sagrestia.
Le tele poste sugli altari dei due cappelloni laterali sono di Paolo De Matteis e risalgono al 1716.

Una delle cose più belle sono le sculture lignee dello scultore Nicola Fumo, raffiguranti l’Angelo custode, San Michele Arcangelo, l’Immacolata ed il Crocifisso.
Il luogo della chiesa dove stavano i cantori del coro della chiesa ( cantoria ) appare in questa chiesa in legno verniciato e indorato e ricco di motivi ornamentali, quali i cherubini che vediamo nel medaglione centrale e i serafini inseriti ai lati.
La balaustra mostra nei pilastrini gli stemmi di varie famiglie nobili, tra le quali i d’Aquino, i Caracciolo Rosso e i Capace Scondito, che secondo molti dovettero finanziare l’opera.

 

 

 

 

 

 

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