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La notte tra l’8 ed il 9 agosto del 1779 a Napoli ci fu una terribile eruzione del Vesuvio.
Un breve ma violento terremoto aveva scosso le case , fatto cadere calcinacci , inclinato croci sui tetti .
Il popolo improvvisamente smise di dormire e impaurito si riversò per strada affollando strade e antichi stretti vicoli .
Ma il tutto non era ancora terminato .
Ad un certo punto la terra incominciò di nuovo a vibrare. Un suono cupo, come un lamento profondo, si sollevò dal ventre del Vesuvio. Poi il vulcano , quell’eterno amico dal nome Vesuvio, esplose in un’infernale colonna di fuoco e cenere. Le fiamme si sollevarono nel cielo notturno come lingue d’un drago antico. Le case tremarono, le finestre andarono in frantumi, e la gente si riversò sempre piu numerosa nelle strade urlando, piangendo, implorando misericordia.
La paura era tanta… in strada c’erano donne con il rosario tra le mani, bambini stretti alle gonne, vecchi che bisbigliavano preghiere con gli occhi rivolti al cielo e molti si erano riversati nelle chiese, cercando riparo tra santi e statue, convinti che solo lì potesse arrivare la salvezza.
Ed avevano ragione ….fu infatti li che tra i banchi consunti della Chiesa del Gesù vecchio, il frate domenicano Padre Gregorio Rocco, noto per la sua umiltà e la sua dedizione ai poveri, si stava in quel momento preparando per la preghiera serale.
Egli visto l’accorrere della gente , vestito della sua tunica nera, si fece avanti tra la folla e con una voce roca ma decisa salì’ sull’altare e disse :
“Figli miei, non fuggite. Non c’è rifugio più sicuro del cuore degli uomini uniti. Se la terra trema, tremi con noi. Ma noi risponderemo con amore, non con terrore.”
Padre Rocco in città lo conoscevano tutti: egli era il “prete del popolo”, colui che difendeva i miseri, che parlava con i potenti senza mai chinare il capo. Egli non aveva bisogno di alzare troppo la voce: quando parlava, la gente taceva. Era conosciuto in ogni quartiere, amato dai poveri e rispettato persino dai nobili. Un frate che sfidava la corruzione, che costruiva ospedali e scuole per i bambini degli ultimi, che si sedeva accanto ai malati come un fratello.
Le persone ascoltando si riunirono quindi tutte inseme intorno a lui pregando il signore che la lava non giungesse in città.
Le cose andarono bene per quella notte e a parer di molti le preghiere rivolte con Padre Rocco al signore avevano sortito il loro effetto.
Ma quasi come a volerlo smentire, quella stessa mattina il Vesuvio si apri di nuovo ed una colonna di fuoco e fumo esplose dal cratere, dipingendo il cielo di rosso e nero. I boati fecero tremare i vetri, la cenere cominciò a cadere come pioggia d’inferno. La città si ritrovò di nuovo in un terribile incubo.
Padre Gregorio a quel punto uscì dalla chiesa, e camminò tra la gente con passo sicuro, abbraciando i bambini , benedicendo gli anziani e confortando i più angosciati dicendo loro che non era la fine, ma un richiamo. Che non serviva accusare Dio, ma piuttosto ascoltarlo.
Nei giorni seguenti, mentre la lava minacciava i paesi alle pendici del vulcano e la cenere copriva ogni cosa, Padre Rocco trasformò l’intera città in una casa comune. Aprì i conventi ai senzatetto, chiese pane ai ricchi per darlo ai poveri, organizzò catene umane per soccorrere i feriti. La paura non scomparve, ma si fece più leggera, perché condivisa.
Alcuni rappresentanti del popolo, ricordando che nelle stesse condizioni , anni prima (il famoso 16 dicembre 1631 )San Gennaro portato al ponte dei Granili aveva miracolosamnete fermato la lava, si recò sotto la casa del Cardinale di Napoli Monsignor Filangieri pretendendo che egli facesse uscire subito il busto di San Gennaro verso il ponte della Maddalena , visto che egli aveva gia un secolo prima dimostrato tutto il suo potere nel fermare la lava del Vesuvio .
Il Cardinale inizialmente , ignorò questa insensata richiesta. ma il popolo terrorizzato non sapeva più cosa fare e a quel punto per rendere questa richiesta ancora più concreta, cominciò a riunire ogni tipo di materiale incendiabile sotto la casa del Cardinale. Un piccolo monito…
Ma era già sera, troppo pericoloso far uscire il busto. Il prelato, non sapendo cosa fare, mandò quindi a chiamare padre Gregorio Rocco, la persona che nel Regno di Napoli risolveva tutti i problemi, il domenicano che aveva un forte ascendente sia sui reali che sul popolo e sui lazzaroni.
Padre Gregorio Rocco a quel punto, su di un pulpito improvvisato nel centro del largo Mercatello ( attuale Piazza Dante ),provò con voce ferma e accorata a calmare la folla furiosa. Esortava con toni pacati la gente alla calma, alla preghiera e alla solidarietà.. Ma sopratutto con le mani alzate verso il cielo in un gesto di supplica disse parole che ancora oggi qualcuno ricorda:
“Non è punizione, fratelli miei, ma richiamo. È la terra che chiede pietà, come la chiedono i poveri ai ricchi, i dimenticati ai potenti. Non lasciamoci consumare dal terrore: rispondiamo con amore!”
Fu così che Padre Rocco riuscì a convincere il popolo che la cosa più opportuna sarebbe stata attendere il mattino dopo per evitare che il busto di San Gennaro uscisse in piena notte.
La mattina dopo il popolo tornò sotto il vescovado e quando giunse pure padre Rocco, trovò Monsignor Filangieri pronto a partire col busto del Santo verso il ponte della Maddalena..
Padre Rocco per la circostanza organizzo’ una spettacolare processione alla quale parteciparono il clero , la nobilta’ e una folla di popolo . Egli ovviamente si mise alla testa della folla che invocava la protezione del Santo patrono.
Giunto al ponte della Maddalena la processione si fermo’. Continuarono le preghiere e le suppliche a San Gennaro e ovviamente dopo alcune ore si vide rallentare il corso della lava fino a fermarsi proprio all’ ingresso della citta’.
San Gennaro aveva ordinato al vulcano di fermarsi e il vulcano aveva ubbidito .
L’episodio commosse tutta Napoli, la popolarita’ di padre Rocco raggiunse i vertici piu’ alti e San Gennaro fu dichiarato il piu’ grande santo del paradiso .
Quella notte la lava non raggiunse quindi la città ma la cenere coprì i tetti e annerì le anime. Eppure, in mezzo al disastro, si levò un’altra fiamma: quella della speranza. Centinaia di cittadini seguirono Padre Gregorio nei giorni successivi, aiutando i feriti, sfamando chi aveva perso tutto, spalando detriti. Lui trasformò chiese in rifugi, sacrestie in cucine, confessionali in luoghi di ascolto e conforto.
E ancora oggi, nelle leggende che si raccontano nei quartieri più antichi di Napoli, si dice che, quando il vulcano inizia a borbottare, lo spirito di quel frate cammina tra le ombre dei vicoli, ricordando a tutti che il vero miracolo, nei giorni bui, è la forza del cuore umano.
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