Nato a Napoli il 14 agosto 1787 (morì il 20 gennaio 1872), Raffaele Sacco ,studiò ottica e aprì una bottega (in via Quercia, oggi via Capitelli), fu un inventore di strumenti ottici (un ‘aletoscopio’ che doveva servire per scoprire la falsità di bolli legali), ma sopratutto scrisse le parole di una della canzoni napoletane più conosciute, tra il XIX e il XX secolo,: Io Te voglio bene assaje, e tu non pienze a me.
Il tutto nasce in una bottega ancora oggi presente che si trova in via Capitelli , che allora si chiamava Via Quercia grazie ad un maestoso albero che nel 1600 diede il nome alla zona : in questo luogo che si trova dietro alla famosa esoterica Piazza del Gesu’ , c’era una bottega gestita da un tal Raffaele Sacco che oggi rappresenta forse il negozio di ottica più antico d’Italia, ancora oggi esistente.
Raffaele Sacco nato a Napoli il 14 agosto 1787, fin da giovane si diede agli studi di ottica , finendo poi per aprire un negozio di strumenti ottici proprio nel centro storico di Napoli .
Raffaele fu un bambino precoce dotato di grande memoria e grande ingegno . Fin da giovane si diede agli studi di ottica e aperto poi un negozio di strumenti ottici nel centro storico di Napoli, grazie alla sua grande passione per la materia inventò innovativi strumenti come l’aletoscopio”, che consentiva di verificare l’autenticità dei bolli legali ( un rivoluzionario antenato sistema di quello che vediamo oggi è sulle casse di ogni negozio).
Ma a rendere famoso il nostro ottico , non furono né l’Aletoscopio e neanche gli occhiali .
Sacco era infatti un abile improvvisatore di versi dotato di incredibili doti mnemoniche e si narra che egli era solito canticchiare versi e canzoncine da lui inventate al momento, tanto da diventare un vero e proprio spettacolo per i passanti: nelle mattinate primaverili, mentre lui era intento a lavorare i delicatissimi materiali ottici, si accalcavano numerose persone di fronte alla sua bottega per ascoltarlo poetare, o cantare deliziosi versi a tutti gli astanti.
Accade così che nella notte tra il 6 e il 7 settembre del 1835, egli decise di presentare per la prima volta a Napoli in una festa tra amici la sua canzone appena scritta “lo te voglio bene assaje”, che secondo molti studiosi, divenne poi la canzone più famosa del secolo.
L’episodio avvenne nel bellissimo Palazzo Pandola di Piazza del Gesu’ ( quello dal cui famoso balcone si affacciava Sophia Loren nel film Filumena Marturano) e la canzone piacque talmente tanto che fin dal giorno dopo divenne un successo travolgente; tutti a Napoli cantavano” Io te voglio bene assaje e tu nun pienze a mme.
In due strofe Sacco riuscì a sintetizzare l’amore e la delusione allo stesso momento, il dramma
dell’amore non ricambiato, in due parole disse quello che uno di noi avrebbe detto in decine e decine di frasi .
Insomma per dirla in breve la canzone diventò in città un vero e proprio tormentone: si dice che ad ogni ora del giorno e della notte, per le strade della capitale, c’era qualcuno che la canticchiava per strada, tanto che alcuni raccontano di essere fuggiti da Napoli per togliersi questa canzone dalla testa!
La canzone divenne ancor più famosa in città ma famosissima in Italia quando lo stesso Raffaele Sacco decise di presentarla alla prima manifestazione di canto napoletano a Piedigrotta nel 1835, inaugurata da un giovanissimo re Ferdinando.
Sacco conquistò subito la ribalta: fu portato sul palco a furor di popolo, in attesa della sua canzone. Sul palco, timidamente, cominciò a canticchiare i versi più famosi di Napoli. Ci volle poco: la serata si concluse nel delirio della folla.
Da giorno dopo il brano venne diffuso attraverso le “copielle “,che nella Napoli di fine ottocento venivano vendute dai giornalai . Esse erano fogli volanti su cui venivano stampati i versi e le musiche delle canzoni e spesso senza il consenso dell’ autore .
N.B, Talvolta il testo della canzone era semplicemente scribacchiato su un foglietto di carta stracciato, e veniva venduto dai ragazzini per conto di qualche tipografo proprio durante la festa di Piedigrotta
Tanti versi e musiche circolavano quindi continuamente per la città , grazie sopratutto a questo sistema delle ” copielle “ed il popolo era l’unico giudice capace di decretare con il suo gradimento il successo o il fiasco di un nuovo motivo musicale .
La gente comprave le copielle pagandole un mezzo carlino, un tozzo di pane, o un fascio di verdure: Dopo la prestazione di Sacco, si dice che ne siano state richieste e vendute più di 180.000 copie.
CURIOSITA’: L’ultimo ambulante a Napoli che vendeva le copielle era un certo Giuseppe Iorio , figlio di un giornalaio che si trovava in Largo della Carità . Ancora oggi in città si narra che conoscesse tutti i brani a memoria. Bastava fischiettarle che lui subito identificava il brano e consegnava alla gente la copiella corrispondente .
A scrivere la musica di queste note liete, per molti anni tutti hanno creduto che fosse stato addirittura Gaetano Donizetti che allora viveva a Napoli ed in grande amicizia con Raffaele Sacco, ma una più recente revisione dei fatti elaborata da Ettore de Mura ha attribuito la musica a Filippo Campanella che allora era il miglior amico di Sacco.
Questa canzone, da moltissimi studiosi, è considerata il punto zero della canzone napoletana, la prima canzone d’autore napoletana, con un autore dei versi e un autore delle musiche. Essa di fatto segna convenzionalmente il passaggio dalla canzone popolaresca alla canzone napoletana d’autore.
Fin qui tutto chiaro, ma qualcosa negli ultimi tempi ha sconvolto le nostre conoscenze Secondo infatti il cantante e studioso di musica napoletana Carlo Missaglia, Raffaele Sacco non fu lui l’inventore della famosa canzone “Te voglio bene assaje“, ma un certo Guglielmo Cottrau, figlio di un funzionario francese che, innamoratosi di Napoli durante la conquista napoleonica, decise di stabilirsi a Napoli e cominciare a studiare musica e poesia, diventando uno dei più importanti e stimati compositori di musica napoletana al mondo. (Ancora oggi all’estero è conosciuto come l’uomo che esportò la musica napoletana in tutta Europa, mentre a Napoli il suo nome è sparito!). Lo spartito musicale, invece, fu messo su carta proprio da Francesco Campanella, il miglior amico di Sacco.
Ad ogni modo, sulla facciata della bottega di ottica napoletana di via Capitelli, dove i discendenti di Sacco ancora lavorano, fu apposta una targa marmorea che recita:
«Questa sua onorata bottega Raffaele Sacco ottico poeta scienziato accademico inventore allietò del canto di Te Voglio Bene Assaje la prima canzone che con le melodie di Gaetano Donizetti nel 1835 movendo l’estro popolare fece della tradizionale Piedigrotta la festa di Napoli canora fascinosa nel mondo».
Ancora oggi a distanza di 180 anni, se girate per gli antichi vicoli greco- romani dei decumani potrebbe capitarvi di ascoltare qualcuno canta una malinconica canzone o un semplice “te voglio bene assaje” che in passato hanno imparato ascoltando i padri, nonni e bisnonni . Essi cantavano le stesse ariette e gli mosravano il loro amore con una semplice frase … questa è un po’ come l’anima napoletana.
