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Pedro Alvarez de Toledo y Zuniga,  nacque  ad Alba de Tormes, nel luglio del 1484. da Fadrique Álvarez de Toledo, secondo duca d’Alba .

Egli ottenne il titolo di marchese di Villafranca, grazie al  suo matrimonio con  Mari Osorio y Pimentel e dopo una brillante carriera militare, cominciata nel 1512 con Ferdinando il Cattolico e continuata poi con Carlo V d’Asburgo che in quegli anni regnava su Spagna, Germania, Italia del nord e Napoli.

Al re Carlo V d’Asburgo, giungevano in quel periodo disastrose notizie sulle condizioni della   città di Napoli che  viveva una grave situazione economica . La citta soprattto dopo le terribile epidemia del 1529,terminata con la morte di circa  60.000 persone, era afflitta da gravi problemi, tra cui povertà, fame e malattie che tormentavano la popolazione.

Napoli era insomma una pentola a pressione pronta a scoppiare.

Per far fronte a questa situazione difficile, Carlo V , decise allora di invire  a Napoli , un suo uomo di fiducia in qualità di viceré. La scelta cadde su Pedro Alvarez de Toledo y Zuniga, un uomo dallo sguardo glaciale , dal pugno di ferro e dalla presenza austera.

Appena insediato a Napoli, il nuovo governatore spagnolo , considerati i suoi bruschi ed imperiosi modi di fare subito si inimicò la nobiltà locale . Il diffuso malcontento fu il risultato della sua iniziale politica che lo vedeva in prima linea intenzionato a combattere le ingerenze dei baroni nella giustizia ( aumentando gli stipendi ai magistrati ).

I nobili non erano quindi per niente contenti della gestione “dittatoriale ” del nuovo vicerè spagnolo. Egli agiva in città  quasi come un sovrano piu che come amministratore cittadino e tramite l’eletto del popolo,  designato dal viceré, aveva molto potere alle rappresentanze nobiliari dei Sedili,  scavalcando la nobiltà nel rapporto con il sovrano.

CURIOSITA’: I nobili erano talmente infastiditi dalla sua presenza a tal punto che ognuno di loro arrivò a chiedere al re Carlo V di cacciare via Don Pedro , ovviamente ricevendo sempre un secco NO in quanto le  sue riforme puntavano sopratutto a rafforzare il potere centrale, limitare l’autonomia ed i privilegi del baronato e disciplinare la società attraverso una burocrazia efficiente e una struttura militare capillare.

Nel 1540 emanò anche  un editto per cacciare via tutti gli ebrei presenti in città perché accusati di essere usurai , ladri e di rubare oggetti dai cadaveri per rivenderli al mercato, un sacrilegio per lui inaccettabile. Gli ebrei ebbero un anno di tempo per andarsene  poi sarebbe scattata la pena di morte ,

N.B. In  termini di condanne capitali, Pedro di Toledo fu un uomo da record: caddero a terra ben 18.000 teste durante la sua amministrazione.

Successivamente sospese tutte le attività accademiche  secondo lui note  per essere luogo di ritrovo di nobiltà.

Inizialmente non fu comunque neanche molto amato dai stessi cittadini : alcune sue particolari iniziative infatti non piacevano molto .  Quando per esempio su sollecitazione di Paolo di Sangro , principe di Sansevero , il vicerè  accolse la petizione dei napoletani che volevano trasformare il grosso buco da loro creato, nel muraglione della cinta muraria presso il largo mercatello ( attuale Piazza Dante ) per evitare di fare un lungo giro oer  entrare in città dalla porta reale o da quella di Costantinopoli, egli  acconsentì alla trasformazione del “pertigium” in porta , a condizioni che però che e spese fossero sopportate dalla popolazione locale ed una volta realizzata assumesse  il suo nome ( PORT’ALBA ),.

Ma la goccia  che  fece  fece traboccare il vaso fu l’introduzione del Tribunale dell’inquisizione nel 1547   che fu non solo una dichiarazione di guerra alla nobiltà cittadina che continuava a tramare contro il re,  ma anche contro il popolo stesso.

A quel punto il popolo ed i nobili si unirono insieme  in rivolta contro linquisizione spagnola e a neesuno fu premesso di accedere un fuoco per bruciare persone .Ma la ferita era ormai aperta e contro il vicerè tutti ( nobili e popolo ) incominciarono una sorta di ribellione contro i tributii imposti per le immense spese di ristrutturazione della città che egli voleva realizzare.

A capo della rivolta ci fu un pescatore di Sorrento ,Tommaso Anello (da non confondere con Tommaso Aniello di Amalfi, il Masaniello del 1647!). La questione si risolse con l’esercito e conle scuse di don Pedro di Toledo.

Da quel momento comunque per tutto un lungo  periodo di governo il nostro vicerè  continuò il suo incarico tra rivolte armate , esercito spagnolo, mediazionipopolarie carcerazioni ,  La storia finì conl’esilio e la morte del Principe di Salerno , storico oppositore di don Pedro  , che suonò all’opinione pubblica come una  vendetta personale.

Insomma più Don Pedro operava, più aumentavano i suoi nemici e le rivolte. Per evitare di essere avvelenato o ucciso, decise addirittura di stabilirsi nella tranquilla Pozzuoli, in una villa maestosa (ancora oggi esistente), e per l’occasione conobbe in prima persona le problematiche della città: si fece quindi promotore del restauro della Crypta Neapolitana, l’antica grotta romana che collegava l’area flegrea con Napoli, e promosse un editto per ripopolare la città dopo l’eruzione di Monte Nuovo del 1538: chiunque si fosse trasferito a Pozzuoli, non avrebbe pagato tasse. Si impegnò in questa cittadina che egli adorava anche a restaurare numerosi edifici di culto a sue spese.

Alla fine comunque possiamo dire che il  viceré uscì tutto sommato sostanzialmente vincitore dal conflitto: l’inquisizione di Spagna fu si  rimossa, ma sostituita da quella romana; e mentre i Napoletani avevano voluto che i vicerè  venisse rimosso dalla sua carica, egli rimase al potere, servendosi  di quanto accaduto per rendere più deciso l’intervento governativo nella vita cittadina e per rafforzare l’autorità del viceré.

Grazie infatti al vicerè don Pedro de Toledo ,  Napoli diventa attraverso il suo modo di governare  il cuore pulsante della presenza spagnola in Italia.  Egli si diede infatti molto da fare per   abbellire la città divenendo  protagonista di un vasto piano di ammodernamento strutturale e di pulizia della citta’ .

Si  preoccupò in particolare molto soprattto del problema edilizio cittadino, aprendo nuove strade e costruendo edifizî pubblici :  i suoi provvedimenti furono il fondamento della legislazione urbanistica tanto nel regno di Napoli quanto in Sicilia e durante il dominio spagnolo le espropriazioni per causa di utilità pubblica si facevano col “privilegio di Toledo e Maqueda”; una delle principali vie di Napoli che porta ancora oggi nell’uso corrente, il suo nome.

N.B. L’apertura di questa grande via,  la sistemazione dei bastioni difensivi , la ristrutturazione e la trasformazione di Castel Capuano da residenza reale a Palazzo della giustizia con la  successiva riorganizzazione della giustizia con la Vicaria di Castel Capuano,  furono manifestazioni concrete della volontà di trasformare Napoli in una capitale moderna, degna del rango imperiale.

Demolì tutte quelle piccole costruzioni che aggiunte ai vecchi edifici deturpavano l’estetica dei palazzi o ingombravano le strade . Fece abbattere tutte le catapecchie e le case in rovina prospicienti il porto . Sgombro’ tutte le strade facendo rimuovere tutti i banchi  dei venditori e le pennate che li sormontavano . Ripavimentò quasi tutta la città e attuò  una nuova riforma giudiziaria unificando tutti i tribunali in quello della Vicaria.  Bandi’ i falsi testimoni  e  combatte contro ” il diritto di asilo ”  che ladri e banditi spesso approfittavano trovando riparo presso chiese o conventi .

Erigendo nuove mura , Castel Sant’Elmo  venne  convertita in una delle roccaforti più inespugnabili dell’impero spagnolo, dal quale meglio si poteva controllare  il Golfo.

A tal proposito proprio per difendersi dai continui saccheggi dei saraceni e dei pirati che attaccavano gli insediamenti abitativi presenti lungo la costa , egli rinforzà le difese del Regno di Napoli facendo resaurare anche il Castello Aaragonese di Baia come torre di avvistamento per i saraceni .

Proibi’ l’uso della scala a pioli che venivano ogni notte adoperate da ladri ed amanti per introdursi negli appartamenti e per assicurare maggiormente l’ordine pubblico  ordino’ che nessuno poteva portare armi  legislando che il furto notturno sarebbe stato punito con la pena di morte. Fece distruggere le grotte del Chiatamone , sede notturna di orge e feste pagane .
Fondo’ il Monte di Pieta’ per combattere l’usura , bonifico’ le paludi intorno Napoli e ricostruì Pozzuoli danneggiata dal bradisismo del 1538.
Ridimensiono’ le esagerate manifestazioni che avvenivano durante i funerali ( vedi articolo i poveri di San Gennaro ) e fondo’ gli ospedali di Santa Maria del Loreto e di Santa Caterina
Fece incominciare a costruire il  palazzo Reale che fu di fatto la dimora dei vicere’e fece costruire la chiesa di San Giacomo che si trova nell’attuale piazza Municipio .

Ma l’opera piu’ importante compiuta fu l’ampliamento della cinta muraria che permise nuove costruzioni per la popolazione che era aumentata di molto  (180mila abitanti ) . Nello stesso tempo provvide alla bonificazione delle strade ad una nuova fortificazione della citta’ .

Realizzo’ la strada di Via Toledo , ricoprendo l’antico fossato aragonese , a monte della quale sorsero i quartieri spagnoli dove erano alloggiati i soldati spagnoli .
Prima dell’alloggiamento delle truppe la zona era caratterizzata dalla coltivazione dei gelsi , da cui il nome di una delle strade ” vico Lungo Gelso”.
In questo dedalo di vicoli e strette strade sorsero caserme , conventi , chiese e numerose case che spesso ospitavano di notte soldati in cerca di ” affetto “.

Nell’arco di pochi anni egli  trasformarsò totalmente  la città, iniziando dalle infrastrutture e approvando la ricostruzione di diverse aree residenziali per accogliere i nobili spagnoli. Infatti, a lui si deve la zona di Santa Chiara e Castel Capuano, mentre nuove residenze militari furono  erette in quelli che oggi chiamiamo Quartieri Spagnoli.

N.B.Don Pedro de Toledo  fece progettare e costruire la pianta dei  Quartieri spagnoli nel 1536, per ospitare le guarnigioni di soldati che tornarono molto utili in occasione delle varie rivolte in città.

CURIOSITA’: Le guarnigioni di soldati erano odiatissime dai napoletani e, nel 1537 il popolo in rivolta commise un eccidio di 1000 militari: Il viceré capì che dietro quelle sommosse popolari c’era l’opera del Principe di Salerno.

Insomma il complesso ed affascinate personaggio di don Pedro de Toledo ,aveva le idee chiare ed aveva capito bene come pochi che Napoli aveva allora bisogno di un nuovo asseto urbanistico nella forma e civile nella morale . La città aveva bisogno di un gigantesco  risanamento  in tutti i sensi e cominciò costruendo una lunghissima e ampia strada, chiamata in suo onore Via Toledo   per progettare l’espansione a nord della città.

Come quindi potete notare in città erano un pò tutti contro di lui ma don Pedro de Toledo incurante di tutto questo portò ugualmente avanti la missione a lui affidata dal re.

Commissionò così anche  la costruzione di una nuova rete fognaria cittadina, con larghi tratti che sono ancora oggi utilizzati e fece restaurare l Acquedotto Romeno del Serino , senza comunque dimenticare il basolato vesuviano quello che ha reso famosa Napoli, cominciò a comparire proprio ai tempi di Don Pedro: prima le strade erano in selciato e a spese del governo fu completamente ripavimentata la città.

Nel  1540  don Pedro de Toledo, Marchese di Villafranca fece anche costruire la chiesa di San Giacomo degli Spagnoli . Per  l’edificazion della chiesa insieme all’annesso che aveva  funzioni di ospedale destinato alle cure degli infermi e degli indigenti di nazionalita’ spagnola, vennero raccolti fondi tra la nobiltà e la milizia spagnola.

CURIOSITA’: Per supportare economicamente il complesso nacque il Banco di San Giacomo ( che venne soppresso insieme a chiesa e ospedale da Gioacchino Murat nel 1809) poi accorpato e trasformato con la restaurazione borbonica nell’antenato del Banco di Napoli , il Banco delle due Sicilie.Nel 1597 con il Conte d’Olivares viene istituito anche un Banco pubblico.

Non ultimo, stabilì una nuova sede per i 10 tribunali della città : Castel Capuano dove questi sono rimasti fino alla costruzione del Centro Direzionale nel 1995 .  L’antico  castello diventò anche la sede del fisco, dove tutti i cittadini potevano pagare le tasse in un unico ufficio. La zona fu soprannominata “Vicaria” (da “vicario del re”), il nome conservato ancora oggi dal quartiere.

Il famoso don Pedro de Toledo,  mori il 22 dicembre del 1553  , quando  aveva 71 anni . L’imperatore Carlo V da poco gli aveva inviato una lettera a Napoli dando all’anziano vicere il compito di guidare l’esercito spagnolo per sedare le rivolte in Toscana :  una missione senza alcun senso per un uomo che nella vita fu politico e non militare, ma soprattutto che era vecchio e malato.

Pedro di Toledo l’aveva capito bene: era una “lettera di licenziamento”, oltre ad essere per giunta una velata condanna a morte. La sua malattia lo aveva reso infermo. Ma all’Imperatore non si può dire di no. Nel viaggio verso la Toscana si sentì male, come prevedibile. Fu così portato a Firenze, dove morì il 22 febbraio 1552.

Dopo la morte, fu sepolto nella cattedrale di Santa Maria del Fiore a Firenze, dove poi è rimasto  contro le sue ultime volontà, dato che aveva chiesto di tornare a Napoli.

Don Pedro era  morto a Firenze nel 1553 ma il monumento di Napoli dove egli voleva essere sepolto purtroppo non era ancora terminato.

Egli lo aveva commisionato al maestro Giovanni Merliano da Nola. Lo scultore e la sua bottega ci misero perà  quasi 20 anni di lavoro per completare l’opera. Nella bottega c’era anche Annibale Caccavello e Giovanni Domenico D’Auria e  quindi potete ben immaginare  la bellezza del risultato che ne conseguì.

Il sarcofago enorme e maestoso ha una forma quadrata ed è tutto ornato di fregi di virtù di statue di rappresentazioni allegoriche. Si tratta di una  delle sculture più belle ed enormi che abbiamo a Napoli.

La lapide posta fra gli stemmi di famiglia dei Toledo e dei Pimentel Osorio reca la data del 1570 perché in effetti solo quell’anno la tomba venne collocata alle spalle dell’altare Maggiore della chiesa di San Giacomo degli Spagnoli.

Alla fine possiamo  dire che i resti di uno dei più grandi vicerè che hanno governato Napoli si trova nella cattedrale di Firenze e a noi come consolazione resta  uno dei monumenti scultorei più belli che siano mai stati realizzati.

 

 

 

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