Renato Carosone, il cui nome originale è Renato Carusonenacque a Napoli il 3 gennaio 1920 in vico dei Tornieri, a due passi da piazza del MercatoPrimo di due fratelli, è stato cantautore, pianista, direttore d’orchestra nonchè compositore italiano.

Definito dal popolo napoletano uno dei più grandi autori della canzone napoletana e delle musica leggera italiana tra il secondo dopoguerra e la fine degli anni ’90, è stato pianista classico e jazzista ed ha saputo fondere perfettamente i ritmi della tarantella con melodie africane e americane creando una forma di macchietta, ballabile e adeguata ai tempi.

La sua passione per la musica inizia sin da piccolo cominciando a suonare il vecchio pianoforte della madre, scomparsa quando Renato era ancora fanciullo. Su volontà del padre, impresario al Teatro Mercadante, inizia a studiare musica e nel 1937 si diploma in pianoforte presso il Conservatorio di San Pietro a Majella.

Viene presto scritturato da una compagnia di arte varia, con cui si imbarca per l’Africa Orientale Italiana; quando la compagnia si scioglie, Carosone rimane tra Massaua e Addis Abeba per nove anni, prestando anche servizio militare per la Seconda guerra mondiale al fronte della Somalia Italiana. Suona in varie formazioni, conosce la futura moglie Lita, che gli darà il figlio Pino, e nel 1946 torna a Napoli.

Contro le aspettative del padre Antonio si trasferisce a Roma ottenendo una buona notorietà nell’ambiente musicale.

Fonda il Trio Carosone nel 1949 insieme all’olandese Peter Van Wood  e al fantasista napoletano Gegè Di Giacomo (nipote del poeta Salvatore).

I tre, con Carosone al pianoforte, Di Giacomo alla batteria e Van Wood alla chitarra elettrica, inaugurano lo Shaker Club di Napoli frequentato dai militari americani e dai nuovi ricchi degli “anni del benessere“. Il trio divenuto famoso inaugurò il locale l’Open Gate, a Roma  e il night a Capri, La canzone del mare. Nel 1952 l’olandese Van Wood lascia il trio per trasferirsi in America e Carosone e Gegè ricostituiscono il gruppo che diventa dapprima un quartetto e poi un sestetto con il quale incisero  sia melodie napoletane come Luna rossa e ‘Nu quarto ‘e luna, ed anche pezzi umoristici come Papaveri e papere e Buona Pasqua.

Il 3 gennaio 1954, alle tre del pomeriggio, Carosone si esibì attraverso il piccolo schermo con il primo programma musicale L’orchestra delle quindici. Il trio fu il primo gruppo ad apparire in televisione.

La notorietà dell’artista aumenta negli anni Cinquanta, durante le stagioni della Bussola di Focette in Versilia  (un locale destinato a diventare il tempio della musica leggera italiana),  diretta da Sergio Bernardini. Nel frattempo, compaiono sul mercato i primi long playing. Il primo successo commerciale dell’artista napoletano è Maruzzella .

Accanto a Maruzzella, Carosone pescò tra i successi della musica napoletana di quegli anni e li fece suoi, arrangiandoli secondo il proprio gusto. Tra questi ci furono Malafemmena di Totò,Scapricciatiello, di Aurelio Fierro ,  Anema e core,  La donna riccia di Domenico Modugno,  La pansè cantata da Di Giacomo (prima posizione nei Paesi Bassi per quindici settimane), ed Eternamente .

Nello stesso anno scrisse un pezzo originale intitolato Mo’ vene Natale e andò addirittura a ripescare un classico napoletano del 1888, firmato da Salvatore Di Giacomo, ‘E spingole frangese. A questi due, affiancò alla fine dello stesso anno Io, mammeta e tu, esilarante brano di Pazzaglia e Modugno, che Carosone lasciò alla voce e alla verve comica di Gegè.

 Le successive incisioni, soprattutto quelle composte assieme al paroliere napoletano Nisa (pseudonimo di Nicola Salerno) – O suspiro, Torero, O sarracino ,Chella llà  e Caravan Petrol conquistano le classifiche di vendita europee e nordamericane. Della sola Torero, rimasta per due settimane al primo posto della hit parade statunitense, si conoscono più di trenta incisioni americane e dodici tradizioni in altrettante lingue.

Nisa presentò a Carosone un  testo da musicare che si intitolava Tu vuò fa l’americano. Il pezzo ispirò subito Carosone, il quale combinò musica swing e jazz al pianoforte, realizzando un boogie-woogie in un solo quarto d’ora. Nacque così la canzone più famosa di Carosone che divenne poi un successo planetario.

Quelli di Renato Carosone furono concerti-spettacolo, dove ai testi ironici di Nisa fanno da contrappunto le performance comiche di Gegè Di Giacomo, spesso concluse dal totale coinvolgimento del pubblico, e le melodie di Carosone, mutuate dal jazz e dallo swing mescolate ai ritmi più diversi.

Dopo una lunga serie di concerti in Europa, il gruppo di Renato Carosone sbarca a Cuba, inaugurando una memorabile tournée americana. Dopo Caracas, Rio de Janeiro e San Paolo del Brasile, il 5 gennaio 1957 il suo gruppo approda alla Carnegie Hall di New York.

Tornati in Italia, parallelamente a Piccolissima serenata, ‘A sunnambula, ‘A casciaforte e Lazzarella (tutte canzoni di successo provenienti dai repertori più vari che Carosone arrangiò secondo il proprio gusto) nacque un’altra  grande hit firmato dall’accoppiata Carosone-Nisa : Pigliate ‘na pastiglia.

Nel marzo del 1959 il complesso affrontò una tournée italiana, alla quale ne seguì un’altra nel mese di giugno che si snodò tra il Marocco e il Medio Oriente, passando per la Tunisia, l’Egitto, il Libano e la Giordania. A luglio il sestetto partì per un altro giro nell’America Meridionale, con soste in Argentina, Cile, Uruguay, Perù e Brasile.

Carosone e il suo gruppo vennero invitati all’Ed Sullivan show, il più importante spettacolo musicale degli Stati Uniti dove riscossero un successo travolgente .Carosone fu il terzo italiano ,dopo Nilla Pizzi e Domenico Modugno, a esibirsi alla televisione statunitense .

Il 7 settembre 1960, al culmine del successo, egli si ritira inspiegabilmente dalle scene sorprendendo tutti.

In realtà inciderà ancora altre canzoni, ma senza il suo complesso. Colse comunque quell’occasione per perfezionare lo studio della musica classica e dedicarsi alla pittura, iscrivendosi a un corso presso l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. La passione per la pittura lo accompagnò poi per tutto il resto della sua vita.

Il suo silenzio musicale si interrompe il 9 agosto 1975 con una serata alla Bussola di Focette, su invito di Sergio Bernardini. Il concerto viene ripreso dalla televisione; tra i brani eseguiti, l’irresistibile Tu vuo’ fa l’americano.

Nel 1982 rientra in sala d’incisione e incide l’album Carosone ’82. Il successo ottenuto convinse Carosone ad attraversare nuovamente l’oceano per tornare in America dove tenne un concerto al Madison Square Garden di New York.  Iniziò poi  una nuova fortunata tournée, che lo vide prima in Canada per esibirsi con l’Orchestra Filarmonica di Toronto, poi in giro per il Sudamerica. Tornato in Italia, Carosone preparò una serie di tour, che si sarebbero completati soltanto nel biennio 1987-1988, e partecipò poi a show e trasmissioni televisive.

Il 12 gennaio 1995, in occasione del settantacinquesimo compleanno del musicista, la Rai organizzò uno spettacolo al Teatro Mercadante intitolato Tu vuò fa l’americano – Un ragazzo e un pianoforte. Una vera e propria serata d’onore alla sua carriera.

Il 26 ottobre 1996 Carosone ricevette a Sanremo il Premio Tenco per il rinnovamento apportato alla canzone napoletana e, in occasione della festa di Capodanno del 1998, diede il suo ultimo concerto in Piazza del Plebiscito a Napoli, alla presenza di duecentomila persone.

Renato Carosone muore  nel sonno il 20 maggio 2001, nella sua casa di Roma, in via Flaminia Vecchia,

Ai suoi funerali, celebrati due giorni dopo nella Chiesa degli Artisti in Piazza del Popolo, parteciparono circa quattromilacinquecento persone, e tutto il mondo artistico e politico dell’epoca.

Il 6 luglio 2001, due mesi dopo la morte di Carosone venne organizzato nello Stadio San Paolo un primo memorial in suo onore, divenuto poi Premio Carosone.

Tra i suoi maggiori successi si ricordano: Torero, Caravan petrol, Tu vuò fa l’americano, ‘O sarracino, Maruzzella e Pigliate ‘na pastiglia. Carosone è stato anche uno dei due cantanti italiani (l’altro è stato Domenico Modugno) ad aver venduto dischi negli Stati Uniti senza inciderli in inglese.

L’alter ego di Carosone, il batterista Gegè Di Giacomo, muore a 87 anni nella sua casa di Poggioreale, a Napoli, nel 2005.

Nel 2010 il duo australiano di musica house Yolanda Be Cool rielaborò in chiave electro dance il classico Tu vuò fa l’americano, ribattezzato We No Speak Americano, che divenne un hit mondiale durante l’estate.

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