Pietro e Bartolomeo Ghetti furono due fratelli scultori, marmorari e decoratori di origine carrarese attivi a Napoli dalla fine del XVII agli anni Settanta del XVIII secolo che hanno lasciato una forte impronta in numerosi edifici , sopratutto ecclesiastici nella nostra città.
Grazie a numerosi committenti che apprezzavano la loro opera hanno praticamente lavorato in quasi tutte le chiese napoletane e spesso nel visitarle sentiamo citare i loro nomi . Eppure sono forse gli artisti meno famosi tra i tanti che hanno abbellito di monumenti e capolavori la nostra città.
Pensate solo che loro lavori li ritroviamo nella chiesa del Gesu’ Vecchio ( cappella di S. Francesco Borgia ), nel Duomo di Napoli ( Monumento funebre del cardinale Innico Caracciolo ) , nella chiesa di S. Maria dei Miracoli ( decorativa della navata ) , all’interno di uno dei più prestigiosi monasteri di Napoli ( S. Andrea delle Dame ) e nella chiesa di S. Giuseppe dei Ruffo, dove lavorarono sotto la guida del geniale architetto G.D. Vinaccia .
Loro segno distintivo era un ampio drappo, spesso di color rosso sostentato da cherubini che spesso ornava le loro opere.
Negli anni 1683-84 i due fratelli realizzarono l’altare maggiore di S. Maria Donnaromita ed eseguirono vari lavori in S. Domenico Maggiore. L’anno seguente Pietro scolpì, due sculture a grandezza umana (la Carità e la Religione) nella cappella intitolata a S. Agostino nella chiesa di Maria Regina Coeli.
Successivamente Pietro e Bartolomeo lavorarono su disegno dell’architetto F.A. Picchiatti al berniniano Monumento funebre dei cardinali Francesco Maria e Stefano Brancaccio, nella cappella omonima.
Nel 1688 iniziarono nel duomo di Napoli, i lavori in marmo dell’altare Loffredo, e l’anno dopo fecero il pavimento dell’altare maggiore di S. Giovanni delle Monache.
L’anno seguente iniziarono numerosi lavori decorativi, per diversi altari e cappelle della chiesa dei Girolomini di Napoli e di S. Gregorio Armeno oltre ad alcune ornamentazioni marmoree in S. Maria di Monteoliveto dei Lombardi.
Gli anni Novanta videro affiancare ed associare i due fratelli nelle varie botteghe e cantieri, i figli di Bartolomeo: Andrea, e Giovanni Francesco e Nicola, e Antonio Passeri che sposò la loro sorella Agnese.
Gli anni successivi videro la famiglia intera famiglia impegnata in numerosissime commissioni in città’ come nella basilica di S. Restituta in duomo , la chiesa del Rosariello alle Pigne a via Foria ,la chiesa di S. Antonio Abate,il portale rinascimentale del Gesù Nuovo, alcune cappelle nella chiesa dei Girolomini e in quelle di S. Giacomo in S. Caterina a Formiello; le decorazioni marmoree in S. Maria Egiziaca , e dell’altare maggiore di S. Nicola al Molo nonche’ una lunga serie interventi nella chiesa napoletana di Gesù e Maria.
Non mancarono di lavorare in S. Domenico Maggiore realizzando la magnifica cappella Milano nella grande sacrestia, ed il pavimento dell’altare maggiore .
Nella chiesa napoletana di S. Girolamo delle Monache eseguirono il magnifico altare maggiore e contemporaneamente lavorarono a varie statue per la chiesa dell’Annunziata.
Restaurarono poi i marmi seicenteschi della facciata di S. Maria di Costantinopoli , alcune cappelle della chiesa della croce di Lucca e sotto la direzione di Ferdinando Sanfelice lavorarono anche alla sacrestia dei Ss. Apostoli a Napoli.
Nonostante tutto questo , nessuna strada in città è oggi intitolata alla loro memoria . Credo che meriterebbero almeno , non dico molto “un vicoletto ” o meglio ancora una piazzetta , magari al posto di quella dedicata al signor Camillo Benso conte di Cavour che tanto non ha fatto per Napoli.