Nino Taranto, colui che nel tempo divenne l’incarnazione della macchietta, della canzone umoristica, nacque a Napoli il 28 agosto 1907.
Il padre era un sarto del quartiere di Forcella e quindi di cose cucite addosso lui ne capiva davvero. Si cucì addosso infatti un genere comico musicale sempre in bilico tra il comico e la tragedia, il cui marchio di fabbrica era una paglietta tagliuzzata che simboleggiava la sua eccentricità e le persecuzioni cui era sottoposto.
CURIOSITA’: Pisano & Cioffi cucirono su di lui la mitica Ciccio Formaggio, la canzone col personaggio sfigato e sfruculiato dalla fidanzata che gli taglia la paglietta. E quella paglietta tagliata divenne il simbolo della sua arte comica.
Dotato di un talento naturale, fin da piccolissimo mostrò di non provare nessuna soggezione di fronte al pubblico intrattenendo i clienti della bottega, canticchiando canzoncine del repertorio comico. La sua innata nnata capacità comunicatica e la sua genuina semplicità lo portarono nel giro di pochissimi anni, a farsi notare nell’allora panorama artistico napoletano, grazie anche una dura gavetta presso compagnie dialettali di varietà come cantante-macchiettista. Esordi inafatto come tredicenne nella “Compagnia dei piccoli” di Mimi Maggio, presso il Teatro Partenope a Foria, grazie al suo talento canoro naturale, per poi far parte della Compagnia Cafiero-Fumo in cui si specializzo nel varietà.
Studiò mimo, danza e l’arte della recitazione e ben presto risultò essere uno dei migliori interpreti di ‘sceneggiate’ creando uno stile tutto suo, fatto di mimica e improvvisazione.
Strenuo lavoratore dotato di una grande professionalità si dedicò successivamente al teatro ed alla rivista recitando con le maggiori protagoniste di quegli anni, tra cui Anna Fougez, Titina De Filippo, Wanda Osiris eDolores Palumbo, e con successo si impegnò anche in difficili ruoli del teatro di prosa, fino alle ultime apparizioni, già anziano, accanto a Luisa Conte.
Col tempo riesce ad emergere a sua volta grazie, soprattutto, ad alcune sue famose ‘macchiette’: ‘Il barone Carlo Mazza‘ e sopratutto ” Ciccio Formaggio “‘ in cui il protagonista indossava la famosa paglietta, con i pizzi tagliati dalla dispettosa compagna che divenne poi il suo copricapo di scena, come la famosa bombetta di Totò .
Rese immortali con le sue esobizioni , alcune incredibili canzoni scritte dal duo Pisano & Ciof come : Agata, Ciucculatina mia, Maggia curà. Mazza, Pezza e Pizzo, Rea confessa.
Fu un fine uomo di teatro; mettendo in scena negli anni 50 commedie con i testi di Raffaele Viviani , Giuseppe Marotta e di Samy Fayad.
Ma è con il cinema (e poi con la televisione) che Nino Taranto avrà la grande popolarità.
Al cinema approda nel 1938, ma il vero successo giunge solo negli anni Cinquanta.
Il suo talento vero viene fuori nel film “Anni facili“, di Luigi Zampa, che gli vale anche un Nastro d’Argento come miglior attore protagonista.
M chi di noi non ricorda ogni singola scena di Tototruffa 62 (la fontana di Trevi, il padrone di casa, il vespasiano… ?
Oppura per i più anziani come me quel Totò contro Maciste, o Totò monaco di Monza ?
Considerato una ” grande spalla ” di Totò, il nostro Nino, riuscì a far emergere il suo grande genio teatrale senza mai provare a prevaricare. Nei film con Totó espresse il meglio del suo talento comico. E & Totò fu sempre grato, fanto da scrivere per lui l’orazione funebre alla chiesa del Carmine che rimune nella storia degli artisti napoletani. “Questo non è un monologo ma un dialogo con Napoli, la città che conserva la tua voce e che oggi ti ringrazia perché l’hai onorata”.
Il grande pubblico conosce infatti essenzialmente Nino Taranto come comico di grande spessore artistico ed ineguagliabile spalla di Totò in numerosi film, tra cui Totò contro i quattro, Ie il divertentissimo Totòtruffa .
Contemporaneamente, compare moltissimo anche in TV, sia in sceneggiati che varietà in cui fa conoscere al pubblico televisivo le sue strabilianti macchiette.
Visse gli ultimi anni della sua vita , dopo tanti anni sul palcoscenico , nella sua casa di Parco Grifeo.
Di qui ammirava il golfo di Napoli, la sua Napoli dove solo si sentiva davvero bene, come amava ripetere; e fu per questo motivo uno dei pochi artisti a non lasciare mai la propria città.
Morì a Napoli, all’età di 79 anni, nel 1986, lasciando un grande rimpianto nel suo affezionatissimo pubblico che lo amava con grande affetto e rispetto.
Parteciparono al funerale più di tremila persone. C’era la Napoli ufficiale delle autorità, ma soprattutto quella dei quartieri popolari come Forcella dove Nino Taranto era nato.
Sulla bara scura la paglietta bianca, a tre punte, di Ciccio Formaggio.
L’ ultimo, lungo e fragoroso applauso Nino Taranto lo ebbe davanti alla chiesa di San Ferdinando, in piazza Trieste e Trento, e davanti al teatro Sannazaro, in via Chiaia, dove l’ attore napoletano, aveva recitato fino all’anno prima.
Con lui mori’, al pari di Scarpetta, Totò, e i De Filippo, un grande interprete della napoletanità. Egli seppe esprimere la gioia, il dolore e l’ ironia dell’ anima napoletana con uno straordinario talento artistico .
Fu certamente uno degli interpreti più originali e popolari della grande tradizione scenica partenopea. Uno dei suoi figli più’ illustri che aveva conquistato l’amore e il rispetto non solo dei napoletani, ma di moti italiani, tant’è vero che tante furono le commemorazioni in suo onore.
Fu un attore capace di adeguarsi al progresso ed ai tempi moderni, dimostrandosi versatile in tutti i campi dello spettacolo, dalla radio, al teatro, dal cinema alla televisione, e proprio la RAI nel 1984 gli dedicò il ‘Nino Taranto Show’, per celebrare questo importante protagonista dell’Italia del novecento.
Il comune di Roma gli ha dedicato una strada, mentre quello di Napoli solo i giardini di via Aniello Falcone che si affacciano sulla sua casa di Parco Grifeo.
A Napoli, opera anche una fondazione a suo nome, creata dai familiari per mantenerne vivo il ricordo.
Oggi lui è seppellito al Cimitero del Pianto, anche se molti credono di trovare la sua tomba al quadrato degli uomini illustri. Lui è nella cappella di famiglia, a pochi metri dalla tomba del suo complice di sempre, Totò.
