Giambattista Basile nato a Giugliano in Campania nel 1566 fu un letterato scrittore cortigiano di corte ma anche un militare e capace diplomatico.
Dopo aver assunto per lungo tempo a quegli obblighi letterari che lo avevano costretto in un rigido protocollo di committenza ( vicerè , principi e duchi) in giro per l’Italia ( Venezia e Mantova ) finalmente di ritorno a Napoli svela la sua vera anima e incomincia a scrivere con il cuore intraprendendo la composizione di due opere in dialetto napoletano: ” de Le muse napolitane ” e ” de Lo Cunto de’ li cunti “.
Nascono così due capolavori che svelano la sua vera natura di artista.
Le muse napolitane sono una corona di nove dialoghi in dialetto che rappresentano dei “vivacissimi quadri di costume popolano mentre Lo cunto de li cunti, è invece una raccolta di cinquanta fiabe di origine popolare, raccontate in dialetto napoletano nel corso di cinque giornate (da cui il titolo postumo de Il Pentamerone ) che fu definito da Benedetto Croce da lui tradotto in lingua italiana “il più bel libro italiano barocco”.
In quest’ultima raccolta compare per la prima volta il personaggio di Cenerentola che prima di essere portata al successo dallo scrittore francese, era giunta alle sue orecchie e Basile ne aveva tratto materia per una delle sue favole, La gatta cenerentola, inclusa nella raccolta di novelle per i bambini, chiamata “Lo cunto de li cunti ovvero lo trattenemiento de peccerille”.
Fu il primo a divulgare la fiaba, come espressione popolare, anticipando di gran lunga ( oltre un secolo) Charles Perrault, i fratelli Grimm e Johann Ludwig Tieck .
Anche Il gatto con gli stivali infatti resa famosa da Johann Ludwig Tieck deriva da una sua fiaba intitolata Cagliuso che si trova nella famosa raccolta. Cagliuso, racconta la storia di un gatto sapiente che aiuta un poveruomo a far fortuna.
Sia Le muse napolitane che Lo cunto de’ li cunti furono pubblicati postumi, dopo la morte di Basile, avvenuta il 23 febbraio del 1632 nella sua casa di governatore a Giugliano, nei pressi di Napoli.
Possiamo oggi dire a distanza di anni che l’opera «Lo Cunto de li Cunti», o «Pentamerone», è una delle raccolte più famose del barocco considerata da sempre uno dei principali punti di riferimento scritti della più classica tradizione italiana della Fiaba
La fortuna dell’opera e della sua influenza nel genere letterario della fiaba a livello europeo d’altronde lo si vede con alcuni dati eloquenti. Si tratta di un’opera ristampata sei volte nel ‘600, e tradotta in lingua italiana da Benedetto Croce.
Unica nota stonata fu quella di essere stroncata dalla critica italiana nel settecento. Giunto, però, in Francia, in forma di libro o attraverso rappresentazioni, ebbe la sua rivincita e fu fonte d’ispirazione per uno dei maggiori favolisti del tempo quale Charles Perrault e successivamente da Jacob Grimm, che nel 1846, tradusse integralmente Lo Cunto de’li cunti.