Il grande cuore del popolo napoletano e del suo strano ma affascinante rapporto avuto nel tempo con la morte , lo si valuta ancora una volta , laddove ve ne fosse bisogno nell’istituzione fatta a suo tempo , di una particolare confraternita che divenne simbolo di amore e pietà .
La confraternita dei bianchi , il cui nome deriva dal colore del saio indossato , fu fondata dal sacerdote francescano San Giacomo della Marca ( Domenico Ganzala ) appartenente all’Ordine dei frati minori osservanti che l’avrebbe fondata quando, nella seconda metà del Quattrocento, venne a predicare nella città partenopea in cui morì nel 1476.
La fondazione nacque con la missione di assistere gli infermi incurabili allettati in ospedale , i carcerati , e sopratutto i condannati a morte . I confratelli della Compagnia dei Bianchi della Giustizia si erano infatti assunti sin dalla loro origine il triste compito di confortare i condannati a morte, disporne funerali e messe di suffragio ed assistere le famiglie (da qui il nome Succurre Miseris ).
I condannati a morte , in questo modo non si sentivano soli nei loro ultimi momenti . La caritevole opera della compagnia li assisteva fino al loro ultimo ” viaggio ” al patibolo . Attraverso i suoi affiliati li confortava continuamente , raccoglieva le loro ultime volontà , garantiva degna sepoltura al loro corpo , assisteva le famiglie in lutto e organizzava messe di suffragio in loro memoria .
Un celebre quadro che ritrae Eleonora Pimental de Fonseca nel mentre viene accompagnata al patibolo in Piazza Mercato ci ricorda la missione della confraternita.
Si tratta se osserviamo bene il dipinto di quel gruppo di persone incappucciate col saio bianco che con passo lento e cadenzato accompagnano la povera sventurata dal boia.
La confraternita per combattere il crescente fenomeno dell’ aumentare dell’usura in citta’, istitui’ anche un istituto di credito pronto a d aiutare le famiglie in difficolta’ e creo’ anche una casa del rifugio destinata ad ospitare le matrone cadute nell’adulterio.
Le prime sedi della confraternita furono inizialmente il complesso di Santa Maria La Nova e quello di San Pietro ad Aram e successivamente la bella cappella dei Bianchi presso il cortile del complesso degli Incurabili , piu’ nota come Santa Maria Succurrere Miseris .
La cappella sia allora come oggi era poco accessibile al pubblico al quale era aperta solo 3 volte l’anno: Pasqua, Assunzione e il giorno dei morti ( 2 novembre).
Il 2 novembre si celebrava in citta’ la cosidetta ” processione delle ossa “, una sorta di funerale collettivo dedicato a tutti quei giustiziati che non avevano potuto ricevere il conforto delle esequie nel corso dei mesi precedenti . Si trattava di una spettacolare processione con carri addobbati e grandi ceri che partendo dalla chiesa di Santa Maria di Loreto si concludeva poi nel cortile degli Incurabili presso la suddetta cappella .
Oggetti , arredi , documenti con inqietanti simboli funerari raccontano la storia di questa bellissima e suggestiva cappella.
La bellissima cappella mostra un’altare maggiore in marmo policromo realizzato da Dioniso Lazzari con al centro ” la Madonna col bambino ” di Giovanni di Nola .
La volta , come l’abside e’ ricca di preziosi affreschi fatti da rinomati artisti dell’epoca ( Giovanni Balducci, Giovan Battista Benaschi e Giacomo Sansi ).
Nella sagrestia possiamo riconoscere affreschi di Paolo De Matteis , raffiguranti membri eminenti della confraternita
Accanto a sculture di Lorenzo Vaccaro e pitture di Camillo Spalluccia e’ presente una particolare impressionante statua in cero plastica denominata ” la scandalosa”.
Essa serviva da monito per le tante ragazze che allora si dedicavano alla prostituzione e rischiavano , vittime della sifilide di essere ricoverate agli Incurabili . La scultura mostra infatti le devastazioni provocate dalla malattia sul corpo di una giovane donna .
La compagnia era inizialmente composta da laici e religiosi e rappresento’ per lungo tempo un importante cenacolo culturale e politico dove si riunivano molti aristocratici napoletani dell’epoca . Poiché nulla si veniva a sapere del contenuto delle riunioni settimanali che vi si tenevano , le autorita’ spagnole temendo l’organizzazione di una congiura contro il governo ordino’nel 1583 di sciogliere questo tipo di incontri . Successivamente decreto’ che vi potevano partecipare solo gli ecclesiastici.
Gli incappucciati uomini della confratenita hanno accompagnato nel corso dei tempi oltre 4000 condannati alla pena capitale verso il patibolo e di ognuno di essi hanno conservato oggetti e registrato ogni cosa nei loro archivi .
Nell’archivio di questa antica confraternita sono dunque presenti importanti documenti che ci fanno rivivere , seppure con dolore , alcuni grandi eventi della storia cittadina come la triste famosa strage del 1799 quando i bianchi accompagnarono al patibolo i patrioti della rivoluzione napoletana . Uno sterminio che privo’ Napoli delle sue menti migliori sotto la manna del boia . Gli eroi della liberta’ napoletana condannati a morire durono : Il medico Domenico Cirillo , Eleonora Pimental Fonseca , Gennaro Serra di Cassano,Mario Pagano, Ettore Carafa , Giorgio Pignatelli , Vincenzo Russo , la povera Luisa Sanfelice e tanti altri .
I loro corpi vennero poi gettati alla rinfusa e ammassati sotto l’ipogeo della vicina Basilica del Carmine Maggiore.
In quei tristi anni Piazza Mercato fu teatro di assurde decapitazioni . Una sterminata folla di persone alle quali nei giorni precedenti era stato comunicato l’evento con meravigliosa campagna pubblicitaria per agitarla ed inferocirla , si accalcava e seguiva le esecuzioni con eccitazione bestiale per poi accanirsi sui corpi delle vittime facendoli letteralmente a pezzi .
I corpi di questi condannati venivano spesso fatti a brandelli ed i loro pezzi piu’ piccoli , in preda a veri episodi di cannibalismo , venivano talvolta arrostiti e mangiati .
Inutilmente la compagnia supplico’ i borbone di non lasciare i cadaveri dei giustiziati in Piazza Mercato alla merce’ di un popolo affamato e inferocito .