Nel comune di Portici , al confine tra il quartiere napoletano di San Giovanni a Teduccio ed il comune di San Giorgio a Cremano si trova un Museo particolare ed unico nel suo genere . Si tratta del Museo ferroviario di Pietrarsa localizzato all’interno della stazione ferroviaria Pietrarsa – San Giorgio a Cremano.
La zona di Pietrarsa veniva così chiamata in seguito ad una eruzione del Vesuvio che aveva portato la sua lava fino alla costa.
Il Museo ferroviario è stato realizzato dove una volta sorgeva l’importante industria siderurgica voluta da Ferdinando II di Borbone che dava lavoro a circa 700 operai : il Reale Opificio di Pietrarsa nato dapprima nel 1840 come industria siderurgica e successivamente (1845 ) trasformato in fabbrica per vagoni e locomotive a vapore .
Questa fabbrica era al momento dell’unita’ la piu grande fabbrica d’Italia, l’unica in grado di fabbricare motrici navali e il regno delle due Sicilie era l’unico stato della penisola a non doversi avvalere di macchinisti inglesi per la loro costruzione . Questa cosa dava molto fastidio all’Inghilterra sopratutto perchè la costruzione in proprio delle locomotive da parte del Regno Borbonico incominciò con il montaggio di sette locomotive copiando il modo con cui era stato costruito un modello inglese acquistato nel 1843. Una volta capito come utilizzare le parti componenti costruite in Inghilterra , Ferdinando II , pensò bene di costruirsi da se le locomotive della sua ferrovia e fece in modo che lo stabilimento di Pietrarsa fosse autosufficiente non solo di costruire locomotiva e carrozze ma anche di provvedere alla loro eventuale riparazione .Nacque così il primo e più importante nucleo industriale italiano oltre mezzo secolo prima che nascesse la Fiat .
La fabbrica era famosa e conosciuta in tutta Europa con grande gelosia del solo governo inglese e nel suo periodo di maggiore attività fu visitato da noti ed importanti personaggi come lo zar di Russia Nicola I che manifestò l’intenzione di prendere Pietrarsa a modello per il complesso ferroviario di Kronstad e anche dal papa Pio IX
Con l’unità d’Italia, dal 1861, l’Opificio fu considerato dal governo piemontese come una fabbrica poco utile con una attività peraltro poco redditiva e da una relazione fatta da un loro ingegnere emerge addirittura la volontà da parte delle istituzioni piemontesi di venderlo o addirittura demolirlo . La fabbrica di conseguenza attraversò un periodo di grande difficoltà, che culminò con la cessione della gestione alla ditta Bozza, il che portò ad una serie di proteste e scioperi dei lavoratori. Poi, nel 1905 in seguito alla statalizzazione delle ferrovie entrò a far parte delle infrastrutture primarie delle nuove Ferrovie dello Stato, specializzandosi in particolare nel settore delle locomotive a vapore. Con l’avvento dei nuovi sistemi di trazione elettrica e poi diesel, ebbe inizio il lento declino della fabbrica, fino a quando il 15 novembre 1975, fu decisa la sua chiusura,.
In occasione poi del 150esimo anniversario delle ferrovie dello stato si decise di sfruttare i vecchi capannoni della prima fabbrica di locomotive d’Italia e di fare di Pietrarsa un museo ferroviario .
All’esterno è presente una grande statua di Ferdinando II di Borbone, che lo ritrae mentre con un gesto regale ordina la fondazione delle Officine, sulle cui macerie sorgerà proprio il Museo. La parte interna, che si estende per un’ area complessiva di circa 36.000 metri quadrati, si divide in otto padiglioni in cui sono conservate locomotive a vapore, elettriche e a corrente continua , locomotori diesel, elettromotrici, automotrici e carrozze passeggeri.
Nel primo padiglione sono conservate la maggior parte delle locomotive storiche, tra cui la riproduzione della Bayard, che fu la prima a percorrere un tratto ferrato in Italia, da Napoli a Portici, con a bordo la famiglia reale; nel secondo ci sono carrozze e automotrici, nel terzo sono esposte cinque locomotive diesel, e ancora, nelle successive, utensili e altri oggetti ferroviari.
Interessante è il treno Reale, un convoglio di undici vagoni, costruito nel 1929 per le nozze di Umberto II di Savoia con Maria Josè .Mentre è da considerare un vero gioiello la carrozza-salone del treno dei Savoia, attualmente “Treno della Presidenza della Repubblica Italiana”