Situato nel cuore del centro storico, in Piazza del Gesù Nuovo al civico 33, della Calata Trinita’ Maggiore , praticamente di fronte alla guglia barocca dell’Immacolata e a pochi passi dalla misteriosa chiesa del Gesù Nuovo e dal famoso complesso monumentale di Santa Chiara , si trova uno storico palazzo , conosciuto sopratutto per la sua presenza in due famoso pellicole del cinema napoletano dirette dal grande indimenticabile Vittorio De Sica .
I due famosi film sono ovviamente “L’ oro di Napoli “ ed il celebre “Matrimonio all’italiana “ interpretato da Marcello Mastroianni e Sofia Loren , nel quale gli interni dell’edificio con vista su piazza del Gesù, furono utilizzati per rappresentare la casa di Filumena Marturano.
In tempi più recenti è stato invece scelto come set cinematografico quale abitazione del medico santo , per la miniserie televisiva dedicata a Giuseppe Moscati .
Dal un punto di vista architettonico la residenza monumentale , che come potete osservare , risponde ad un stile tardo barocco, faceva parte di un unico corpo di fabbrica con palazzo Pignatelli .
L’edificio faceva infatti parte integrante del Palazzo Pignatelli di Monteleone. ristrutturata dal duca Nicola Pignatelli su progetto e direzione del famoso architetto dell’epoca Ferdinando Sanfelice .
Acquistato poi nel 1823 da Gaetano Pandola, imparentato con la famiglia Pignatelli, fu separato dal corpo di palazzo Pignatelli e reso indipendente per adibirlo a propria residenza modificandone comunque lo stile originario della facciata , secondo il gusto neoclassico in voga in quegli anni.
La facciate che ne scaturì fu dotata oltre che di balconi anche di un imponente cornicione e un portale avanzato rispetto al prospetto.
Come la maggior parte dei palazzi monumentali del centro antico della città, anche Palazzo Pandola fu dotato nell’ interno del suo cortile, di un’imponente maestosa e mozzafiato scala settecentesca ornata con belle decorazioni pittoriche.
Gaetano Pandola era sposato con una irlandese di nome Amelia Higgins che era molto amica della baronessa Poerio a tal punto che si presto’ di nascondere nel suo palazzo il figlio Carlo Poerio , ricercato e condannato all’ergastolo per aver partecipato ai moti rivoluzionari del 1848 .
In seguito , quando il regno di Napoli fu annesso a quello d’Italia , Carlo Poerio ritorno’ alla vita pubblica e venne eletto nel 1861 , vicepresidente della Camera dei Deputati .
La proprietà’ passata in seguito ai suoi figli, Eduardo ed Enrico, divenne anche luogo di rifugio per diversi patrioti irredentisti, tra cui Guglielmo Oberdan, che fu direttore del giornale patriotico Pro Patria da lui fondato , dopo che aveva aver disertato dall’esercito austriaco .
Quest’ultimo nel 1882 preparò anche un attentato nei confronti dell’imperatore austriaco Francesco Giuseppe, ma la sua congiura fallì e venne decapitato.
La sua presenza nell’edificio viene ancora oggi ricordata attraverso una lapide posta sul lato destro del portale d’ingresso del Palazzo.