Nel 1800,  esisteva nella nostra  città  al piano terra del Palazzo della Foresteria (oggi Prefettura), in piazza Plebiscito, un locale, il Gran Caffè, che veniva anche chiamato “delle Sette Porte” per i numerosi ingressi di cui era dotato.

Il Caffè  aperto intorno al 1860, era composto di due piani e aveva all’interno sale adorne di stucchi e pitture pregevoli, ma non si sa per quale vicenda esso chiuse nel 1885.

L’amministrazione provinciale bandì, allora, una pubblica gara per l’affitto di quei locali. Tra i concorrenti c’era Mariano Vacca che gestiva in quei tempi già un  locale, posto di fronte proprio  al Gran Caffè.

Egli con questo suo piccolo locale denominato  Caffè d’ Europa,  da sempre invidiava e  cercava di fare concorrenza proprio al Gran Caffè , e ovviamente non si lasciò certo  sfuggire questa incredibile occasione.

Mariano Vacca intenzionato a realizzare il più bel Caffè della città, una volta  aggiudicatosi  il fatidico lotto, pensò bene quindi di affidare a tale scopo  il rifacimento del locale all’architetto Antonio Curri, che, adiuvato da una schiera di pittori e scultori napoletani, fece di quel locale una galleria di pitture e di sculture, « un vero gioiello di decorazione pratica e moderna», destinato a diventare la chiesa laica dell’arte napoletana.

L’architetto Antonio Curri per la  decorazione degli interni all’architetto si avvalse della mano dei  grandi artisti impressionisti napoletani dell’epoca come Migliaro, Scoppetta, Volpe, Postiglione, Pratella, Cocco, Fabron, Casciaro, Esposito, Irolli, Caprile e Chiarolanza.

 

 Mariano Vacca , soddisfatto del lavoro fatto decise allora di chiamare il locale con il nome del leggendario re germanico inventore della birra, cioè con il nome  “Gambrinus”.

CURIOSITA’ :  Gambrinus fù il re germanico che fece costruire il porto di Amburgo sul fiume Elba. Egli era famoso, così come il padre Marsus, per provare una grande passione per la birra. Sembra che entrambi i re, padre e figlio, fossero degli enormi consumatori della bevanda.

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Secondo altri invece il nome Gambrinus è legato alla figura di Giovanni I di Brabante (1254-1298), Duca di Lorena e del Brabante, soprannominato “il vittorioso”,che  visse nelle Fiandre nel tredicesimo secolo :  il suo nome originale sembra sia stato Jan Primus, che venne in seguito storpiato in Gambrinus.

 

Pare infatti  che il nobile sia stato il primo  ad utilizzare il luppolo, facendo macerare e bollire orzo e fiori di luppolo in un alambicco. Un suo discendente ,Giovanni IV ,fu anche autore del decreto che nel 1420 imponeva ai birrai l’uso del frumento in aggiunta alle ricette, ai fini di migliorare le birre.

Il suo nome legato alla birra pare comunque derivi dalla elezione a capo dei birrai che nel  XII secolo a Bruxelles fece  la corporazione dei birrai: quando fu il momento di eleggere il capo si presentarono in molti. Solo chi avesse trasportato un intero barile colmo di birra per una certa distanza sarebbe divenuto il capo dei birrai. Il ruolo esigeva una figura forte, anche nel fisico. Nessuno degli aspiranti capi riuscì nell’intento, e quando venne il turno di tale Jan Primus sembrava si  dovesse assistere ad un altro tentativo fallito. L’astuto e assetato Jan stupì tutti: aprì il barile, bevve l’intero contenuto e terminò la prova agilmente. In questo modo fu nominato capo, e la leggenda si espanse affibbiando a Gambrinus il ruolo di Re della Birra.gambrinus-jan-primus

Il re germanico o il duca di Lorena e del Brabante quindi ?

Fatto sta che la  figura di Gambrinus come patrono o dio della birra è ancora ben salda nell’immaginario comune e il nome Gambrinus è da sempre associato alla birra, come la figura di Bacco lo è al vino.

Attualmente esistono molti pub, ristoranti, bistrot, e birrerie che riportano tale nome.

Il più famoso è proprio  lo storico  Gran Caffè Gambrinus della nostra città presente come tutti sappiamo in  Piazza San Ferdinando (attuale Piazza Trieste e Trento) , sorto dalla ristrutturazione del rinomato Gran caffè, la cui inaugurazione ,  ebbe  luogo, il  3 novembre del 1890 .

Mariano vacca con l’inaugurazione del leggendario Gambrinus, istituì nella nostra città, quello che è stato tra la fine dell’Ottocento e per buona parte del nostro secolo l’ultimo dei più eleganti caffè napoletani.

Basta dirvi che su  un palchetto, che d’estate veniva sistemato all’aperto, davanti a uno degli ingressi che davano su Piazza Plebiscito, le Dame Viennesi, un’orchestrina di sole donne abbigliate nei loro pittoreschi costumi d’oltralpe, deliziava il pubblico con valzer di Strauss, mentre ai suoi  numerosi tavolini si davano spesso appuntamento intellettuali, artisti e personaggi stravaganti.

Il Gambrinus divenne in città sia  durante l’iniziale gestione di Mariano Vacca che quella successiva dei fratelli Esposito, il locale che  grazie alla sua posizione “strategica” e alle splendide decorazioni delle sale interne,  il luogo di ritrovo preferito dagli esponenti della migliore società napoletana.

 

Clienti abituali dei suoi tavoli e di quelle  sue sale dorate, arredate in stile liberty , impreziosite da dipinti, marmi e stucchi, sono stati per decenni tutti gli intellettuali ed artisti della Napoli ottocentesca, e personaggi illustri d’ogni tempo e paese tra cui: Salvatore Di Giacomo, Ferdinando Russo, Eduardo De Filippo, Benedetto Croce, Libero Bovio, Enrico De Nicola, Matilde Serao – E . Scarfoglio – Eduardo Scarpetta – Toto’ e i De Filippo – Gabriele D’Annunzio – Ernest Hemingway – Oscar Wilde, Filippo Tommaso Marinetti  e  Sean Paul Sartre.

 

La sua  “terrazza”  rappresentava anche il centro “morale e artistico” del grande baccanale di Piedigrotta. Il corteo aveva  infatti come passaggio obbligato Piazza San Ferdinando: i carri si fermavano innanzi al ‘Gambrinus’ e le Donnarumma, i Testaccio, le Scarano, i Maldacea, i Pasquariello, interpretavano le canzoni nuove innanzi al pubblico più severo e più beffardo della città’.

Gran Caffè Gambrinus, Napoli

La nostra città in quel periodo  attraversava un momento di gran   fermento culturale . In  città  brulicava  un gran numero di  intellettuali e di artisti ed il Gran Caffè Gambrinus, già dalla sua fondazione, riscuotendo  un enorme successo,  divenne in brevissimo tempo un importante  luogo di ritrovo  della intelligenzia napoletana ma anche una fonte di ispirazione per molti artisti che fecero del luogo una tappa obbligata.

Oltre a Di Giacomo, da tutti riconosciuto come il caposcuola della poesia napoletana, era possibile incontrare in questo luogo personaggi come  Ferdinando Russo, Ernesto Murolo, Libero Bovio, Rocco Galdieri, Edoardo Nicolardi, Giovanni Capurro, i due De Curtis Giambattista (poeta, pittore) ed Ernesto (musicista) e, la sera, alla chiusura del San Carlo o dopo le recite al San Nazzaro, anche  il grande “Enrico” Caruso che faceva puntualmente la sua apparizione.

Ancora oggi si racconta in  questo luogo di Gabriele D’annunzio, delle sue poesie scritte ai tavolini del Gan Caffè Gambrinus. Delle frequentazioni da parte dell’illustre Benedetto Croce, dell’immenso Totò   e dei fratelli De Filippo. Degli scrittori Ernest Hemingway, Oscar Wilde e Jean Paul Sartre.

Il Gambrinus  diventato una galleria d’arte, grazie ai  pannelli di Migliaro, Caprile, Irolli, e Casciaro il vecchio che spiccavano tra le grandi specchiere dorate,  attraeva illustri personaggi anche dalle ex province borboniche: dall’Abruzzo i fratelli Palizzi e D’Annunzio; dalla Sicilia i Capuana, i de Roberto, i Borgese; dalla Calabria il Misasi: dalla Puglia, dalla Basilicata e dal Salernitano i politici Nitti e Salandra.

In quella  Napoli d’inizio secolo c’era un fermento culturale che attirava studiosi , poeti , musicisti , commediografi e attori e persino … le sciantose.

Il Gran Caffè Gambrinus è stato infatti uno dei primi locali italiani a ospitare il Cafè Chantant o Caffè Concerto.

Ad allietare gli ospiti presenti ai tavolini in quel periodo oltre a dolci note era spesso presente … la figura della sciantosa; una cantante che eseguiva brani ed arie tratti da opere liriche o operette. (Il termine sciantosa è una storpiatura  della parola francese chanteuse e cioè cantante).

Napoli, in quell’epoca, insomma , benché fosse sempre afflitta dai suoi eterni problemi economici, era una città affollata da un mondo di letterati e di dotti nelle scienze, che avevano molteplici occasioni per esprimere la propria vivacità culturale.

Forse mai più la citta ha forse accolto tanti letterati  ed artisti in un unico periodo .

La città era considerata un punto di riferimento culturale importante per tanti intellettuali.

La città in quel meraviglioso periodo,accanto alla sua grande università, che raccoglieva un corpo docenti di fama internazionale, aveva  l’istituto di veterinaria, quello d’ingegneria, quello delle belle arti, il Collegio cinese, accademie come la Pontaniana, la Reale società, il Circolo filologico e poi ancora licei ginnasi, educandati femminili, una scuola normale e via via altre iniziative culturali venivano maturando.Benedetto Croce con il suo lavoro paziente, implacabile e quotidiano, illuminava le menti e i cuori.

In questa Napoli d’inizio secolo c’era un fermento culturale che attirava l’ interesse di studiosi di tutta Europa.

La vecchia capitale di un Regno si ripresentava in quel periodo come la capitale della cultura e in quella magica atmosfera si riappropriava del suo appellativo di “Nobilissima”

N.B. Clienti affezzionati  di quelle sue sale dorate arredate in stile liberty e abbellite  di stucchi, statue e quadri delle fine 800 realizzati da importanti artisti napoletani sono stati anche   i reali di casa Savoia e negli  ultimi anni alcuni Presidenti della Repubblica nei loro soggiorni a Napoli , cosi’ come alcuni  presidenti del consiglio ( Prodi – Berlusconi  – Cossiga – Mattarella etc. )

Caffè letterario

CURIOSITA’: L’antenato del Gambrinus in città come luogo di ritrovo e considerato un centro culturale dove artisti e letterati potessero riunirsi, era  in quel periodo un locale molto famoso che  sorgeva in piazza Municipio, a due passi dal teatro San Carlo, all’ombra delle palme dei giardini reali Esso  si chiamava Strasburgo, ed era una birreria frequentata da letterati, scrittori, giornalisti, avvocati e artisti di chiara fama.

Quando il tre  novembre del 1890 s’inaugurava il Gambrinus , la vecchia birreria Strasburgo purtroppo chiudeva i battenti, e tutti i  suoi clienti compresi i tanti intelletuali che frequentavano assiduamente il locale, , passarono in blocco nei nuovi locali di fronte alla seicentesca chiesa del Conforto (San Ferdinando).

L’arte, gli studi, il giornalismo, e tutta la Napoli che contava si  trasferì quindi nei nuovi locali del Gambrinus dove con il tempo nacque anche il famoso “caffè sospeso”.

A partire dalla seconda metà dell’Ottocento si diede infatti  il via proprio in questo locale alla pratica che consiste nel pagare un caffè e destinarlo a chi non può acquistarlo. La tradizione viene perpetuata e rinnovata ancora oggi.

CURIOSITA’: Ancora oggi  all’ingresso del Gran Caffè Gambrinus è posizionata una caffettiera in cui si possono lasciare gli scontrini per i caffè sospesi. L’eco di questa meravigliosa iniziativa è giunta fino in America, dove viene emulata e dove sono nate iniziative simili.

Dalle segnalazioni storiche di Ettore De Mura si apprende che “fino agli anni venti, il Gambrinus ebbe vita prospera;poi, sotto l’incalzare di eventi e mode con le quali non poteva avere, per le sue tradizioni, alcun rapporto, cominciò a declinare.

Visse stancamente gli ultimi anni, fino al 1938, quando la sua chiusura divenne inevitabile.

Il Gambrinus fu infatti chiuso per decreto prefettizio , perché considerato luogo d’incontro di antifascisti.

Fortunatamente intervenne il Banco di Napoli che rilevandone alcune sale per i propri uffici, evitò che tante opere d’arte andassero distrutte.

 Il Gambrinus  riaprì nel 1952, ma da allora non fu più lo stesso!

Il turista che oggi visita Napoli e  fa una tappa obbligata al Gambrinus, vedrà un bel locale stile Belle époque, ma non potrà mai più cogliere quell’atmosfera di un tempo.

I vecchi camerieri in frac, servizievoli, sorridenti e cortesi, che conoscevano uno per uno i loro clienti, sono stati sostituiti da giovani che forniscono il bancone di tazzine come un operaio alimentava la monotona catena di montaggio.

Il turismo massivo che pervade la nostra città non richiede eleganza e belle maniere. I turisti esigono  di continuo solo un rapido caffè e si avvicendano al banco affollati solo per dire a tutti sui social che sono stati anche al famoso Gambrinus .

Se poi ci si siede a un tavolo, il caffè della tradizione napoletana  ha poca importanza. Cio che conta è solo farsi un selfie da inviare agli amici e parenti.

Oggigiorno l’affanno di apparire sui social è molto forte: le persone hanno bisogno di  mostrate di continuo le loro foto con finti sorrisi per sentirsi felici .

Hanno bisogno di proiettare una loro immagine positiva (ovvero una che riceva feedback positivi), allo scopo di dimostrare agli altri che sono  felici, sebbene non sia davvero così o non ne siano davvero convinti.

A loro non conta nulla della storia del Gambrinus e dell’importanza di quel luogo dove si sono ritrovati in piu grandi personaggi della nostra cultura partenopea.

La gente , ha oggi solo bisogno di apparire o fare una buona impressione sugli altri, soprattutto sui social. e per sentirsi accettati hanno bisogno di postare la loro immagine continuamente .

IL bistrattato Gambrinus oggi serve solo come oggetto utile per  l’affanno di apparire sui social network .

Oggi è solo un locale correlato a quel smisurato bisogno di approvazione sociale, del sentirsi accettati tramite un like .

Il Gambrinus vive nella nostra città oggi  come la limonata a cosce aperte a San Biagio dei Librai …esso vive di selfie.

A proposito di selfie penso che sia inutile ricordarvelo ma poco vicino al Gambrinus nei quartieri spagnoli è presente anche il famoso “murales di Maradona “ma vi voglio di ricordarvi che nello stesso posto si trova anche il palazzo dove ha abitato per lungo tempo anche il piu grande poeta italiano di sempre, un certo  Giacomo Leopardi .

Io capisco che oggi  i nostri quartieri spagnoli sono a tutti voi noti per il murales dedicato a Diego Armando Maradona, diventato una sorta di icona della nostra città .Lo so che  in tutte le guide turistiche della nostra  città esso  insieme al “cuoppo di zeppole panzarotti ” del nostro centro storico, la limonata a cosce aperte  e alla vele di Scampia dove hanno girato Gomorra, rappresenta una delle tappe  fondamentali   per i tanti turisti che sempre in numero maggiore  decidono di fare un viaggio a Napoli.

 Ma di tanto in tanto ricordatevi anche che i quartieri spagnoli sono anche un luogo intriso di storia . Tra questi stretti vicoli ha per qualche tempo anche abitato il celebre  pittore  Caravaggio ( pseudonomino di Michelangelo Merisi ) che fece di questi  luoghi    il tema del suo  dipinto “Le sette opere di Misericordia ” .

 

Il famoso dipinto su tela che oggi si trova esposto nella bellissima pinacoteca  al Pio Monte della Misericordia, in Via dei Tribunali ,  appare infatti ambientato  in un vicolo semibuio dove si affollano personaggi e storie di miserie quotidiane, alleviate da opere di bene ispirate dai vangeli .

Oltre al murales di Maradona ei luoghi dove hanno girato mare fuori che ne dite quindi di fare anche una piccola scappata a vedere il palazzo dove il grande poeta Giacomo Leopardi,  venne a  trascorrere gli ultimi quattro anni della sua vita per cercare di salvare la sua vita dalla tubercoli che lo affligeva ?

O magari andare a vedervi la famosa opera di Caravaggio oggi esposta nella bellissima pinacoteca del Pio Monte della Misericordia ?

CURIOSITA’ L”attuale nome della piazzadove è presente ancora oggi il Gambrinus, è in vigore dal 1919, ma esso non è stato mai definitivamente accettato dai napoletani , affezionati alla vecchia dizione di Piazza San Ferdinando ( esattamente come via Roma citata piu’ volentieri come via Toledo ). La piazza inizialmente si chiamava Largo Santo Spirito ( poi dopo sara’ chiamata piazza S. Ferdinando ) e dal 1919 in base ad un decreto oggi si chiama ( sigh ! ) Piazza Trieste e Trento ) , ma il popolo continua a chiamarla Piazza San Ferdinando.

CURIOSITA’: Un tempo questa  piazza  era sede di chiostri e stazionamento di carrozzelle tirate dai cavalli , Ad  uno dei suoi angoli mostra  il Teatro San Carlo , opera dell’architetto Antonio Medrano costruito su volere del re Carlo di Borbone , mentre proprio di fronte al caffè Gambrinus mostra invece la bella chiesa di San Ferdinando costruita dai gesuiti.

Purtroppo  la piazza ha visto sorgere anche  la celebre fontana del carciofo , voluta dall’ex sindaco Lauro .

Un tempo accanto alla chiesa di San Ferdinando , si trovava un orologiaio che aveva messo sotto l’ insegna del suo negozio un cannoncino caricato a salve ; egli lo aveva regolato in modo tale che attraverso una lente , i raggi del sole a mezzogiorno si concentravano sulla miccia facendo tuonare la piccola bocca da fuoco .
Ogni giorno , a mezzogiorno , un nutrito gruppo di spettatori assisteva al rituale botto , che come ricorda Salvatore Di Giacomo regolava con la sua meridiana tutti gli orologi di Napoli.
“… ed ecco , ad un tratto , lo sparo del cannoncino di Piazza San Ferdinando , E’ MEZZOGIORNO , tutti gli eleganti passeggiatori regolano il loro orologio inglese sull’ora napoletana e lo struscio , l’ineffabile struscio , principia ……..

Nella stessa  piazza, , tristemente chiamata ” Piazza Trieste e Trento ” al civico 48 si trova il maestoso palazzo Zapata, cosi’ detto poiche’ vi abito’ il cardinale Antonio Zapata Y Cisneros che fu vicere’ di Napoli dal 1620 , precedentemente inquisitore a Toledo e tristemente ricordato per la spietatezza verso i sudditi che peraltro si ribellarono in maniera tanto decisa da indurre i sovrani a rimuoverlo dall’incarico.
Il palazzo fu poi acquistato poi dal medico Domenico Cotugno ( e risistemato in quell ‘occasione da Carlo Vanvitelli ) che alla sua morte lo lascio’ agli ospedali Incurabili .
E’ stato sede nel 1888 della ‘ società’ degli artisti ‘ fra i cui soci spiccavano i piu’ rilevanti nomi della cultura e arte napoletana , ed organizzava mostre d’arte , conferenze , recite e concerti .

Un ‘ultima curiosita: Il Gran Caffè Gambrinus è stato teatro di alcuni film e di serie televisive come Carosello Napoletano del 1954 di Ettore Giannini con la straordinaria partecipazione di Sophia Loren e la serie ” I bastardi di Pizzofalcone” di Carlo Carlei, con Alessandro Gassman.

Il locale, inoltre, compare nel fumetto Dampyr, precisamente nel numero 160 (Sergio Bonelli Editore).

Il Gambrinus  ha inoltre potuto fregiarsi del titolo “Fornitore della Real Casa”.

Questo locale e questa  piazza insomma rappresentano  uno dei luoghi piu importanti della nostra citta . Essi hanno  tenuto a battesimo una schiera di artisti locali che conquistero poi  notorietà e prestigio sui palcoscenici di tutto il mondo. Il Gambrinus in particolare è forse stato  nell’ottocento uno dei luoghi in città dove maggiormente si respirava  cultura e   si riunivano artisti , poeti, scrittori , musicisti e teatranti e quindi il fulcro di quella cultura fiorente da cui il nascente café-chantant ha maggiormente attinto le sue radici.

Che peccato che oggi il luogo abbia perso tutta questa magia … in parte la colpa non è neanche tanto sua ma di quella dilagante deculturizzazione di massa che caratterizza questa nuova societa .

Che nostalgia  di un tempo passato che appare, in chi scrive, forse più felice e spensierato di quanto sia oggi questa realtà.

 

 

 

 

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