Giuseppe Recco nato a Napoli nel 1634 e morto poi ad Alicante nel 1695 , fece parte di una grande famiglia di pittori specializzati in nature morte : suo padre Giacomo, da cui apprese i primi fondamenti fu infatti tra i fondatori del genere, mentre suo zio Giovan Battista, divenne nel tempo il più grande nei suoi caratteristici soggetti di cucina e selvaggina,.
I suoi figli Elena e Nicola Maria, seguirono degnamente le orme paterne, ma possiamo affermare , a nostro modo di vedere che sicuramente egli è stato tra tutti i Recco , quello più importante come artista nel panorama della natura morta napoletana.
A differenza di tutti gli altri artisti del settore,dell’epoca egli riuscì infatti a spaziare con abilità e padronanza non solo su singoli determinati elementi , ma su molti oggetti e con grande naturalezza al punto da farli parer veri ,
Con la stessa grande abilità dipingeva fiori e pesci, ma anche interni di cucina , dolcii e frutta , non dimenticandosi di preziosi broccati, vetri , tappeti, strumenti musicali , vasi antichi, maioliche e preziosi ricami,
Oltre che il formidabile apprendistato proveniente dalla sua artistica famiglia , nella sua prma fase risentì certamente anche dell ‘influsso della pittura lombarda , grazie ad un suo breve viaggio in Lombardia al seguito del padre dove ebbe modo di conoscere l’originale pittura del Baschenis e del Bettera.
N.B. Recco pare che in questa occasione ottenne nel 1667 il cavalierato di Calatrava, come conferma il reperimento di un documento dell’archivio storico di Madrid.
A questa sua prima formazione , si aggiunse successivamente , nella sua fase finale verso il 1680 , una serie di influenze che ebbero su di lui il contesto culturale pittorico napoletano che si avviava a cedere completamente alle novità del Barocco, portate al trionfo dal genio travolgente di Luca Giordano con il quale collaborerà anche in alcune composizioni .
Aderì quindi agli stimoli barocchi di Brughel e e di Ruoppolo che completarono certo la sua iniziale formzione che vide tra le sue prime opere una serie di Bodegones oggi conservati nel Museo di Cordova nella collezione Medinacoeli di Madrid e nella collezione del marchese di Moret .
La sua pittura mostra comunque anche molte affinità verso i modi pittorici di autori iberici quali il Pereda ed il Cerezo che erano il frutto di movimenti culturali sull’asse Italia-Spagna e viceversa.
Alle sue prime opere seguirono una serie di altri piccoli capolavori con natura morta di fiori e frutta , oppure di dolci e fiori , che si trovano nel Museo di Capodimonte , a San Martino, e nelle collezioni pubbliche e private di New York , Monaco, Roma, Firenze e Napoli.
In verità egli cercò fino alla fine di non cedere a quel tipo di pittura dei tempi moderni che gli appariva, (come sosteneva il Causa ) facile, rapida, sciatta, e così distante dagli eroici modelli di tanti illustri predecessori , ma alla fine dovette comunque cedere ad un mercato dove il gusto dei committenti influenzò certamente le richieste degli artisti,.
CURIOSITA’: Questi nuovi committenti erano sopratutto quei ” nuovi nascenti ricchi ” non presenti negli inventari degli antichi nobili di sangue nè Spagnoli ,nè napoletani , che sorti suelle ceneri della rivoluzione di Masaniello ma sopratutto della terribile peste che sterminò gran parte della popolazione . I nuovi ricchi erano una nuova borghesia certo non blasonata e con titoli nobiliari ma molto opulente che mostrava la sua ricchezza preparando nelle loro fastose abitazioni, sontuosi ed interminabili banchetti .
Questi nuovi costituivano i principali committenti ed i nuovi collezionisti, del mercanto pittorico, ed egli ad un certo punto , probabilmente anche per soli ragioni economiche dovette adeguarsi alla nuova moda di committenti che volevano scenografiche cascate di frutta e di fiori o confuse mescolanze di pesci, frutta ed oggetti musicali,.
Egli ovviamente , visto il suo talento artistico , non mancò poi di eccellere nel nuovo genre .La varietà degli oggetti da lui realizzati ,e gli inediti accostamenti da lui rappresentati hanno qualcosa di sublime e particolare che hanno fatto supporre ai vari critici d’arte , una conoscenza da parte dell’artista delle nature morte realizzate a Roma , negli anni 50 da Francesco Fieravino (detto ” il maltese “) e da Meiffren Conte ,
CURIOSITA’ : Giuseppe Recco, caso più unico che raro, fin dall’inizio della sua attività ebbe l’abitudine di firmare o siglare e spesso anche datare i suoi quadri . All’inizio adoperò quasi sempre la firma per esteso Gio o Gios. mentre nella fase finale della sua vita artistica firmò i suoi dipinti con G. Recco o il solo il monogramma G.R, tra l’altro usato anche dal padre Giacomo e Giuseppe Ruoppolo, Nel solo periodo che va dal 1683 al 1691 firmò invece i suoi dipinti con il titolo E Q S Recco, cioè il titolo di cavaliere. Tale titolo nobiliare secondo il De Dominici gli viene assegnato nel 1667 ed è quello di Caballero di Calatrava ( questo titolo che veniva assegnato esclusivamente ai nobili, secondo il critico d’arte De Vito , non era destinato al nostto Recco in questione ma ad un omonimo Giuseppe Recco vissuto nello stesso periodo ).Giuseppe Recco pittore fu comunque secondo molti senza dubbio cavaliere, come testimoniano le numerose firme sui suoi quadri degli ultimi anni, precedute inequivocabilmente dall’appellativo di «Eques». L’ipotesi più probabile è che possa trattarsi di un titolo dato dalla Chiesa che prevedeva la possibilità di conferirlo agli artisti, ed antecedenti illustri a Napoli sono costituiti da Giovan Battista Caracciolo, Massimo Stanzione e Giuseppe Ribera.
Nella sua ” nuova pittura ” quello che più colpì dei vari committenti che fu il motivo per cui venne poi tanto ricercato era il suo modo di rappresentare su tela i pesci , Egli venne infatti considerato lo specialista di pesci e gli altri frutti di mare che egli riproduceva in maniera talmente realistica da farli sembrare veri .
Attento a ritrarne il dato naturale con le sottili vibrazioni di luci,ed il cangiar di toni , i vari pesci , ma anche le tartarughe ,i granchi, le seppie ed i calamari,della sua pittura , appaiono come se fossero ancora vivi ,guizzanti, lucidi, grondanti acqua, frammisti a tralci di corallo e ad alghe nere tra le spaselle di pescatori ed attrezzi per la pesca; il tutto ambientato con un accorto equilibrio tra oggetti rappresentati e paesaggio, attraverso scorci di panorama che hanno la delicata funzione di modulare i riflessi della luce.
Per concludere possiamo certamente sostenere che Giuseppe Recco fu comunque senza alcun dubbio il protagonista assoluto della pittura di natura morta negli ultimi tre decenni del secolo in quanfo fu capace di rinnovare certamente e completamente il genere introducendo nuove tematiche e collaborando con i più importanti pittori di figura a partire da Luca Giordano. Alla fine della sua carriera è talmente celebre da essere chiamato alla corte spagnola di Carlo II.
ANapoli possiamo ammirare la sua bravura ammirando la grande tela del 1666 che mostra ll Paesaggio con pesci ed una barca,cha appartiene alla collezione Pagano in cui l’artista come sappiamo per realizzarla collaborò con Luca Giordano
Nel Museo di Capodimonte possiamo invece ammirare una tela non finita ( datata 1672 )di eccezionale interesse proprio per la sua incompiutezza che ci lascia capire il percorso artistico dep Recco . La incompiuta Natura morta con fiori, frutta e uccelli appare infatti ricercatissima in alcune parti e semplicemente abbozzata in altre.
Altri suoi eccezionale dipinti sono inoltre presenti a Catania ( i Pesci di collezione Gaudioso) , a Bergamo ( I cinque sensi di collezione privata), nel Museo di Pesaro e agli Uffizi di Firenze
Negli ultimi decenni della sua attività il Recco, in una fase della pittura napoletana tutta tesa al barocco e dominata dalla prorompente personalità di Luca Giordano, partecipò alle periodiche celebrazioni della festa dei Quattro Altari, patrocinate ogni anno dal vicerè marchese del Carpio e con la regia dell’onnipresente Luca Giordano. In queste feste venivano eseguite tele di grandissime dimensioni, che vedevano all’opera i più grandi pittori di natura morta collaborare a più mani con specialisti di figura. La folla accorreva in massa stupita per ammirare gli artisti mebtre lavoravano.
Al culmine del successo ed oramai anziano, Giuseppe Recco venne invitato dal re Carlo II in Spagna, ove si recò in compagnia della figlia Elena
Morì proprio in Spagna ,ad Alicante nel 1695,dove oltre che ai suoi resti umani , restano anche due quadri a figure , la Morte di An Giuseppe e l’Assunzione della Vergine ,conservate i collezione Arenoza a Malaga
La figlia Elena, fu una pittrice ricercata mentre tra i suoi allievi vanno citati e ricordati certamente il bravo Marco De Caro ed un certo Nicola Maria.