La storia di questa chiesa ha un inizio triste e cruento che ruota intorno alla figura di Corradino di Svevia . Essa infatti inizia con un ragazzino di appena 16 anni ,ultimo della dinastia degli Hohenstaufen, sconfitto dallo schieramento di Carlo I d’Angiò. Arrestato e condannato a morte , viene condotto in catene dalle guardie angioine in piazza del Mercato. Stremato ,nel fisico e nella mente , cerca con difficoltà di tenersi in piedi, mentre lo strattonano spingendolo avanti, in mezzo ad una folla urlante. Le catene gli lacerano la pelle, ma presto non sentirà più nulla. Un colpo secco alla nuca e la sua vita sarà finita.
La Chiesa di Santa Croce presente in Piazza Mercato si trova esattamente proprio nel preciso luogo in cui il 19 ottobre del 1269 per ordini di Carlo I d’Angiò , fu’ decapito il giovane Corradino .
Il luogo inizialmente segnalato solo da una sola colonna sormontata da una croce di stile gotico , venne successivamente sostituito da una cappella fatta costruire per commossa pietà e pentimento , da un conciatore di pelli di nome Domenico Persio .
Egli decise di dedicare una cappella a memoria del povero Corradino di Svevia e la precedente colonna con croce ( definita colonna espiatoria) non fu abbattuta ma solo posta nel suo interno. Questo fu il motivo per cui la cappella , che rappresentava solo il primo impianto dell’attuale chiesa , prese il nome di Santa Croce .
Successivamente, nel XVII secolo, nella piazza vennero create delle fosse comuni per seppellire le migliaia di persone morte durante l’epidemia di peste del 1656 .Questa terribile peste decimando l due terzi della popolazione napoletana del tempo riempì le strade e le varie piazze della città di un macabro scenario.
Le strade del centro erano piene di cadaveri e moribondi, ammucchiati l’uno sull’altro, al punto che le carrozze vi passavano sopra come fossero un selciato.. In vari punti della città bruciavano roghi di carne umana.
Le grandi piazze come quella del Mercatiello ( attuale Piazza Dante ) e quella del Mercato , vennero accatastate migliaia di vittime e molte di esse trovarono pace proprio qui , nei granai di Piazza del Mercato che rappresentò la fossa comune più grande con le sue quarantasettemila persone sepolte . Su queste fosse fu eseguito un recinto per segnalare la presenza del luogo di sepoltura , e fu costruita per ricordare i defunti , una seconda cappella, che fu detta della Santa Croce delle Anime del Purgatorio.
Pochi anni più tardi, il 22 luglio 1781, un incendio generato dai fuochi utilizzati durante la festa in onore della Madonna del Carmine, diede fuoco alle numerose botteghe in legno che costellavano la piazza danneggiando non solo l’intera piazza ma anche le due cappelle. Della ricostruzione venne incaricato da Ferdinando IV l’architetto Francesco Sicuro che procedette alla realizzazione di un’esedra che lambisse il perimetro della piazza e che desse alle attività commerciali .
L’architetto realizzò anche la chiesa di Santa Croce e Purgatorio unendo in un solo edificio i resti delle preesistenti cappelle distrutte dall’incendio ed anche tre fontane che avrebbero decorato la piazza. Queste fontane settecentesche che mostrano un evidente influnza egiziana nella loro costruzione , furono costruite a mo’ di obelischi ed in modo tale da avere non solo una utilità propriamente decorativa ma anche come abbeveratorio per gli animali che trasportavano le merci. Questa sorte di obelischi piramidali ancora oggi visibili, poggiano su uno spesso basamento decorato da ghirlande dove a metà altezza si trovano quattro teste leonine, fiori e festoni. Gli elementi che fanno da cornice ai gettanti d’acqua sono le quattro sfingi.
In piazza vi erano altre tre fontane. Una era la fontana dei Delfini, dalla quale si crede che Masaniello arringasse la folla. Il monumento fu acquistato nel 1812 dal comune di Cerreto Sannita nella cui piazza principale è oggi ospitato.
La seconda fontana fu eretta nel 1653 sotto il viceregno del conte di Ognatte, Iñigo Vélez de Guevara. Progettata da Cosimo Fanzago, era detta fontana maggiore (Fontana di Corradino) ed era collocata sul lato destro della piazza. Fu restaurata da Francesco Sicuro nel 1788. Oggi non è più esistente perché forse distrutta o portata via in Spagna da qualche vicere di turno.
La terza fontana è la fontana dei Leoni, che dagli anni trenta del XX secolo è visibile nei giardini del Molosiglio.
Nel nuovo luogo di culto vennero conservati alcune importanti reliquie delle due cappelle e nelle sue fondamenta ancora oggi si intravedono le ossa dei cittadini napoletani uccisi dall’epidemia.
La Chiesa di Santa Croce e Purgatorio , oggi purtroppo chiusa ai fedeli e a tutti coloro che amano la città , mostra in un totale degrado una ancora bella facciata neoclassica che ricorda, in basso, un tempio.
Quattro colonne doriche e due semicolonne scanalate incorniciano il portale, sorreggendo un timpano triangolare che reca in alto lo stemma borbonico. che sormonta il portale d’ingresso.
Nel primo e nel secondo ordine si aprono quattro nicchie delle quali sono poste le statue dei Santi Gennaro e Eligio (in basso) e dei Santi Pietro e Paolo (in alto). Due finestre in basso ed una in alto riempivano il luogo di riverberi luminosi, animando gli antichi marmi colorati.
L’edificio è infine sormontato da una pregevole cupola decorata da bande maiolicate verdi e gialle e azzurro che ne dividono la superficie in settori, a loro volta decorati da motivi floreali maiolicati .
All’interno, la pianta a croce greca è divisa in tre navate. Sul portale di accesso, una splendida cantoria in legno bianco bordato d’oro ospita un organo.I soffitti recano decorazioni di bianco stucco su fondo verde. Verdi e bianche, con spunti di rosso, sono anche le decorazioni interne della cupola . Grandi cornici in marmo e porfido circondavano un tempo le numerose tele, opere di grandi artisti locali tra cui Luca Giordano. Tutte le opere pittoriche avanzate da furti e atti vandalici vari sono state con il tempo trasferite ed oggi conservate nel Museo Civico di Castel Nuovo.
Sono qui custodite la lapide commemorativa della esecuzione di Corradino ed il ceppo con lo stemma dei cuoiai sul quale, secondo la leggenda, il sovrano fu decapitato per mano di Punzo, un conciatore di pelli. Una colonna commemorativa in porfido ricorda l’evento storico che diede il via all’ascesa della dinastia angioina a Napoli ai danni degli Svevi con l’incisione “Asturis ungue leo pullum rapiens aquilinum hic deplumavit acephalumque dedit”, (Il leone artigliò l’aquilotto ad Astura, gli strappò le piume e lo decapitò). La morte del sovrano in piazza sancì infatti la fine della dinastia sveva e del suo sogno imperiale, favorendo l’ascesa degli angioini di Napoli.
Restaurata nel 1911, l’edificio subì gravi danni sia a causa dei bombardamenti durante la Seconda Guerra Mondiale che a causa del terremoto del 1980. Abbandonata in uno stato di degrado insostenibile ed inspiegabile la chiesa di Santa Croce e Purgatorio è oggi chiusa al pubblico ed ai fedeli rappresentando la perfetta scenografia di una città abbandonata a se stessa .
La favolosa storica Piazza del Mercato , e sue bellissime ed antiche chiese , sono oggi l’emblema di tutto quello che non si deve fare per valorizzare una città . Un qualcosa che andrebbe insegnato alle università ed esportato nel mondo .
Lo scenario del luogo e sopratutto la sua edilizia che la circonda , frutto della cosiddetta speculazione Lauro ,è quanto di peggio possa fare un’amministrazione comunale per preservare storia , cultura , bellezza e turismo di una città .
Possiamo scrivere e raccontarvi tutte le bellezze che storia ed architettura ci hanno lasciato di questa piazza , e innamorati possiamo descrivervi la magnificenza della chiesa del Carmine , di Sant’Eligio , di San Giovanni , di Santa Maria la Scala o della stessa chiesa di Santa Croce , ma rimane la triste realtà che se vi recate in questo posto sarete sopratutto colpiti dal degrado e dall’abbandono in cui versa versa da anni sotto lo sguardo di finti ciechi politici che volutamente ignorano il problema .
La stolta amministrazione di vecchi sindaci osannati come grandi imprenditori ci ha lasciato in eredità in questo posto il terribile ecomostro di Palazzo Ottieri , sorto sgraziato e imponente nella sua bruttura per dividere due piazze un tempo riunite in un’unico largo spiazzo .
La rottamazione di questa edilizia spazzatura postbellica che deturpa la storica Piazza è la sola speranza futura di quasto luogo. . Qui ogni pietra in questo luogo ha una storia da raccontare, e ogni vicolo ha una sua voce. Tra le viuzze strette e l’ombra di palazzo Ottieri si nasconde buona parte della nostra storia. Questo posto dal 29 ottobre 1268 all’11 settembre 1800 è stato teatro di numerose esecuzioni capitali: il primo giustiziato fu Corradino di Svevia, l’ultima fu Luisa Sanfelice legata alle vicende che seguirono la soppressione della Repubblica napoletana del 1799.
La piazza, poi, è particolarmente celebre per essere stata il luogo dove ebbe inizio la rivoluzione di Masaniello, il quale nacque e visse in una casa alle spalle della piazza (Vico Rotto al Mercato ), dove oggi, in sua memoria, è murata, dal 1997, un’epigrafe.
Un tempo chiamata Campo del moricino e dislocata esternamente al perimetro urbano , divenne sotto il periodo Angioino il grande mercato della città ed uno dei più grandi centri commerciali del regno .Infatti nel 1270 sotto Carlo I d’Angiò la sede mercatale della città fu spostata dalla piazza di San Lorenzo (cioè piazza San Gaetano, che lo ospitava sin dall’età greco-romana) in una zona extra-moenia, appunto il campo del moricino, che d’ora in poi sarà detto mercato di Sant’Eligio e principalmente foro magno, snodo fondamentale dei traffici provenienti dalle più importanti basi commerciali italiane ed europee e volano dello sviluppo urbanistico della fascia costiera.