La chiesa attualmente sconsacrata della Santa Croce di Lucca è situata in Via dei Tribunali.
Venne costruita nel 1537 insieme all’annesso Monastero dall’ordine delle suore Carmelitane che la dedicarono al crocifisso venerato nel Duomo di Lucca.
Nel XVII secolo vennero effettuati dei lavori di restauro alla chiesa e di ampliamento del monastero e del chiostro, per opera dell’architetto Francesco Antonio Picchiatti e successivamente dell’architetto Giovanni Battista Manni insieme a suo figlio.
La facciata presenta un portale in piperno con decorazioni a intarsi in marmo, sormontato da un timpano arcuato spezzato, dove in una nicchia è inserito un dipinto raffigurante il Crocifisso.
L’interno si presenta a navata unica con cappelle laterali e decorazioni in marmo.
Il soffitto, a cassettoni, racchiude il dipinto della Madonna del Carmine con Santi, opera di Gian Vincenzo Forlì.
Ferdinando Sanfelice invece si occupò di sistemare l’abside e il pavimento.
La sua decorazione vide la partecipazione di vari pittori del ‘700.
Nel 1903 purtroppo per la costruzione del Policlinico universitario vennero abbattuti il monastero e il chiostro, ed alcuni edifici adiacenti la chiesa che comunque subì un taglio di circa sette metri.
La realizzazione delle cliniche universitarie, diede luogo ad un grande sventramento che deturpò l’impianto millenario della città greco- romana e comportò la demolizione di tutto il monastero della Croce di Lucca e di quello attiguo della Sapienza, entrambi ricchi di opere d’ arte. Nonostante la ribellione dell’ambiente intellettuale del tempo, purtroppo, il progetto di abbattere monastero e chiostro entrambi ricchi di opere d’arte , fu attuato e di tutto il complesso oggi ci rimane solo la chiesa.
Costruire un Policlinico e delle cliniche universitarie in un luogo dove a stento riesci talvolta a circolare e’ una vera follia. Ma il nostro sindaco non si fece intimidire da nessuno e impettito continuò la sua iniziativa a dispetto di tutto e tutti.
Nessuno, ma proprio nessun sindaco di qualsiasi altra parte del mondo avrebbe mai distrutto un patrimonio artistico della propria città per far posto ad un Policlinico.
Egli liberò un’ampia area del centro storico distruggendo ben 2 monasteri, entrambi ricchi di opere d’arte, con pregevoli affreschi e dipinti.
L’abbattimento di queste strutture, provocò la sdegnata opposizione di Benedetto Croce, il quale si scagliò con fermezza contro la distruzione del grande patrimonio costituito dalle strutture monastiche, e in particolare nel 1903 si appellò al sindaco Luigi Miraglia dalle pagine della rivista ” Napoli Nobilissima ”
Ma nonostante tutto i conventi furono abbattuti insieme a 2 palazzi nobiliari ( palazzo d’Aponte e palazzo De Curtis ) per costruire al loro posto parte del policlinico.
Rimase soltanto la Chiesa di Lucca ( mutilata dell’abside ) salvata grazie al prodigarsi di Benedetto Croce.
La chiesa della Sapienza doveva essere abbattuta ma alla fine Croce fece il miracolo e fu decisa la conservazione.
L’intera area di questo Policlinico è destinata tra qualche anno ad essere abbattuta per essere sostituita ( speriamo ) da un grande parco archeologico, dal momento che al di sotto di essa sono conservati resti dell’antica Neapolis in particolare dell’acropoli.
Questa università, che deve andare via oggi non è più quella di Napoli (negli anni 70 del 1900 fu costruito un secondo policlinico in quella che oggi è la zona ospedaliera) ma quella della città di Caserta (dove si deve trasferire) anche se inspiegabilmente si continuano a spendere soldi pubblici per ristrutturare alcuni edifici e reparti.
Il crocifisso raffigurante il corpo e il volto di Cristo è di colore scuro e totalmente diverso dai normali crocifissi che siamo abituati a vedere. Secondo una leggenda è stato scolpito da San Nicodemo, che non essendo proprio un ottimo scultore fu aiutato più dalla grazia divina che dalla sua arte. Nicodemo, una volta scolpito il busto del Volto Santo al quale mancava solo la testa, si addormentò stanco ai piedi della statua.
Al suo risveglio trovò il crocifisso completato, fatto dagli angeli durante la notte che avevano lavorato per lui.
Durante il periodo delle persecuzioni, Nicodemo ormai in punto di morte, affidò questa scultura a Isacaar, il quale la nascose nel sotterraneo di una grotta per evitare che venisse danneggiato o rubato dai giudei.
Rimase così nascosta per generazioni.
Si racconta che un giorno un angelo indicò al vescovo Gualfredo la presenza di questa croce, dicendogli che doveva essere spostata in un luogo più adatto al pubblico culto.
Il Vescovo Gualfredo lo ritrovò all’interno della grotta e decise di collocarlo dentro una nave adornata di molti ceri e lampade accese.
La barca fu poi lasciata andare e affidata alla Divina Provvidenza sperando che raggiungesse un paese dove molti popoli sarebbero accorsi per venerarlo.
Nel 782 d.C. la nave dall’oriente approdò sulle spiagge di Luni.
Nel frattempo, un angelo apparve in sogno al Vescovo Giovanni di Lucca, suggerendogli di recarsi al Porto di Luni a prendere la barca ed il suo prezioso carico.
Il vescovo si recò a Luni ma una volta giunto nacque ben presto una diatriba fra lunensi e lucchesi su chi avesse maggior titolo per conservare la scultura.
Scoppiarono non poche polemiche e, per acquietare le sommosse, si decise che la Santa Croce sarebbe stata posta su un carro trainato dai buoi e se, lasciati liberi i buoi, avessero trascinato il carro verso Lucca, l’immagine sacra sarebbe stata dei Lucchesi, altrimenti sarebbe andata ai Lunensi. Ancora una volta affidata alla Provvidenza, la croce fu diretta dai buoi verso Lucca, dove risiede tutt’oggi.