Si narra anche che a Napoli vivesse un tempo un giovane di nome Vesuvio. Costui si innamorò perdutamente di una ninfa, che rubò il suo giovane cuore. Vesuvio la corteggiò disperatamente, e arrivò persino al punto di dedicarle una preghiera dolce e disperata: fu così che la ninfa si innamorò di quel ragazzo. Scoppiò l‘amore.. I due amanti passavano giornate liete e spensierate in spiaggia, poi, un giorno litigarono. La fanciulla venne costretta dai suoi a separarsi da Vesuvio, Lei venne portata in un posto segreto lungo il mare, la distanza e la privazione finirono per rafforzare l‘amore tra i due. Fu così che un giorno la ragazza uscii in mare con un piccola barca a vela e, una volta a largo si abbandonò all‘abbraccio delle acque finchè non scomparve fra le onde. Divinità marine mosse a pietà, decisero di regalarle una nuova forma di vita, che potesse ripararla e renderla immortale: la sua anima fu tramutata in pietra e così nacque l‘isola di Capri. La notizia della scomparsa arrivò a Vesuvio che fu sopraffatto dal dolore. La rabbia si impadronì di lui e del suo nobile cuore, e così impazzì. Pazzo, ricolmo d‘amore e di dolore, cominciò a tirare fuori degli enormi sospiri d‘ira che si tramutavano in fuoco.
Anch‘ egli divenne di pietra, si tramutò in un monte dal ventre infarcito di lava e lapilli che vomitava fuori insieme alla sua rabbia. Solo la vista della sua Capri gli regalava di tanto in tanto un po di pace. Quando la vedeva da lontano il suo cuore ridestava, ma il dolore con il tempo si rifà vivo, quando riaffiora lui erutta. Sono più le volte in cui si calma, e guardando il mare: ” Quant‘è bella però la mia regina di pietra. Quant‘è bella la mia Capri.”
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