Tutto nasce all’indomani del Concilio di Trento a metà del 500 e alle nuove direttive che lo stesso Concilio aveva dettato a preti e monaci dal punto di vista gastronomico . Le nuove più rigide regole imponevano il rispetto di mangiare magro e senza carne nei pasti sacramentali e sopratutto il divieto di mangiare molto  nei giorni di avvento e quaresima .

Il re Ferdinando I di Borbone era golosissimo di pesce e di frutti di mare ed in particolare delle cozze che lui stesso pescava nelle acque di Posillipo.cozze-e-tombole-10

Amava mangiare le prelibate cozze preparate con una ricetta di sua invenzione (cozzeche dint’â connola)

N.B. ‘A connola, la culla, delle cozze è un grosso pomodoro sorrentino, che veniva svuotato della polpa e riempito di cozze sgusciate, trito di prezzemolo, capperi ed aglio, mollica di pane e pangrattato.
Un piatto regale, sontuoso.

Padre Rocco, benvoluto a corte e molto stimato dai Borbone per il suo continuo prodigarsi in misericordiose opere di assistenza verso i poveri e gli emarginati, riusci’ nell’intento di convincere il monarca a non eccedere con peccati di gola, almeno durante la settimana santa.

“Maestà, ma almeno in settimana santa dovremmo essere più morigerati. Che esempio diamo al popolo con questi piatti sontuosi?

Il re voleva  accontentare Padre Rocco e certamente seguire il suo consiglio per dare il buon esempio al popolo ma Ferdinando era però troppo goloso delle sue amate cozze e furbescamente, per non rinunciare alle sue cozze tanto gradite ordinò ai cuochi di preparare, il giovedí santo, prima di recarsi a via Toledo per lo struscio di rito, i mitili in maniera meno sontuosa e si fece servire in tavola una semplice  zuppa di cozze con pomodoro e olio  forte di peperoni.

La nuova ricetta elaborata dal sovrano uscí dalle cucine di palazzo e si diffuse in tutta la città.

 La notizia fece rapidamente il giro del regno di Napoli e  tutto il popolo cominciò a seguire l’esempio del re, ritenendo questo piatto quasi un piatto devozionale, visto che a quanto pare  lo ha detto anche padre Rocco

Da quel giorno dapprima fra la borghesia e poi tra tutto il popolo, seguendo l’esempio del re , nessuno si fece mancare quella gustosa zuppa sulla tavola del giovedi’ Santo.

CURIOSITA’: Successivamente il popolo basso sostituí le costose cozze con le piú economiche lumache e si contentò d’una zuppa di lumache (ciammarruche), preparata con il medesimo sugo di quella di cozze (la zuppa di cozze con le freselle alla maruzzara9.

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Da allora questa zuppa pur essendo un piatto servito tutto l’ anno nei ristoranti del centro storico, esso viene consumata a Napoli tradizionalmente, in alternativa alla zuppa di lumache, quale pranzo del giovedí santo, prima di dedicarsi al rituale struscio.

La zuppa di cozze con salsa forte alla napoletana è un tipico piatto partenopeo, ed è una delle ricette piú utilizzate per la preparazione delle cozze, dopo l’impepata di cozze.

Deve contenere, oltre alle cozze, le maruzze di terra (lumache), sebbene molti le omettano e aggiungano, invece, frutti di mare assortiti e crostacei, le ranfe (tentacoli) di polpo lesso e soprattutto, il forte (l’olio rosso piccante). Sul fondo della scodella, va riposta la fresella, un biscotto di grano che viene intriso sia con il condimento delle cozze, mescolato a quello della bollitura del polpo, sia con l’olio piccante. La fresella deve essere morbida e l’olio rosso va versato fin’a quanno s’o tira, cioè fino al punto in cui il biscotto riesce ad assorbirlo.

 

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