Il filosofo e teologo Tommaso d’Aquino , discendente dalla famiglia dei conti d’Aquino, e’  ancora oggi da  molti ritenuto  non solo il maggior pensatore cattolico più importante del Medioevo ma quello che maggiormente ha influenzato   in  notevole maniera il pensiero della chiesa cattolica da quel momento fino ad oggi  ,
Egli fu il filosofo che portò a compimento l’adattamento del pensiero aristotelico in ottica cristiana e pur  essendo di grandissima dottrina e intelligenza, mantenne sempre nell’arco della sua vita una grande umiltà e serenità .

Nato nel 1225 a Roccasecca, un piccolo paesino del Lazio , Tommaso d’Aquino , dopo essere stato dapprima educato nell’abbazia di Montecassino si trasferì poi a Napoli per frequentare l’Università fondata pochi anni prima da Federico II.  All’età di 18 anni , entrò nell’ordine dei domenicani , ottenendo  i voti  e l’abito dei frati , nella chiesa di Sant Arcangelo a Morfisa, oggi parzialmente inglobata nella Basilica.

Dopo  un soggiorno nel suo castello di Roccasecca, dove si dedicò allo studio delle Sentenze e dei testi aristotelici (tradotti da Michele Scoto), lasciò l’Italia per divenire   nel 1246  allievo  di Alberto Magno, seguendolo dapprima nella sua docenza  a Parigi e poi a Colonia.

Tornato a Parigi nel 1252 iniziò il suo magistero all’Università dove ottenne un notevole successo, venendo nominato nel 1257 magister, maestro .

Curiosita’:  La sua famiglia  provò a lungo a farlo desistere dalla sua vocazione, ma senza successo. Affascinato dal nuovo Ordine dei domenicani a Napoli, egli volle  entrarvi a tutti i costi nonostante il parere contrario dei parenti . Fu infatti da questi osteggiato in tutti i modi  possibili : i suoi fratelli arrivarono addirittura a provare a trascinarlo via con la forza sequestrandolo o addirittura distrarlo dalla sua missione tentando inutilmente di farlo   “cadere” con una donnina di facili costumi  da loro ingaggiata. Senonché  la comunità dell’epoca si prodigò nel tentativo di  dirottare il novizio verso l’Alta Italia, ma venne  fatto rapire e poi rinchiuso nel castello di famiglia, dove restò circa un anno.

Negli anni successivi alternò periodi di permanenza in Italia, dove tra l’altro si occupò di riorganizzare gli studi dell’ordine domenicano, a soggiorni parigini dove insegnava teologia. Nel 1272 rientrò definitivamente in Italia assumendo la docenza  di teologia all’Università di Napoli., che si teneva nello Studium del  convento di San Domenico Maggiore, voluto da Carlo I d’Angiò , non in latino universitario come era allora corrente in uso nelle scuole di teologia, ma nel  volgare napoletano inteso dal popolo.

CURIOSITA’: Fra Tommaso fu presente  a San Domenico Maggiore ben due volte : tra il 1259 e il 1261, anni nei quali sta scrivendo la Summa contra Gentiles, e a partire dal settembre 1272 per fondare e dirigere un centro di studi, più tardi elevato a Studio Generale o Facoltà teologica. Il corso che tiene agli studenti nel seguente anno accademico riguarda il libro dei Salmi.

Il re Carlo I d’Angiò,  per ridare lustro all’Università ,si adoperò molto  per averlo a Napoli arrivando a  fissargli come appannaggio un’oncia d’oro al mese, in quanto il suo insegnamento veniva  ritenuto appartenente all’Università di Stato.

Tommaso profitta di questo periodo per proseguire il suo capolavoro, la Summa theologiae (che rimarrà purtroppo interrotta alla questione 90 della terza parte e cioè alle prime tematiche riguardanti il sacramento della Penitenza), e predicare in chiesa la quaresima del 1273, nel corso della quale si sofferma sui Comandamenti, il Pater Noster e l’Ave Maria.

Nello stesso convento egli era solito riposarsi alla fine delle giornata in una cella ( oggi visitabile  )alla quale si accedeva lungo un corridoio (oggi denominato con il nome di San Tommaso ).

La Cella di San Tommaso d’Aquino  si trova al primo piano del convento, precisamente accanto all’ex biblioteca. La Cella si riconosce dai marmi che ne ornano l’ingresso. Il busto del Santo è di Matteo Bottiglieri  (1720). La sistemazione attuale complessiva si deve a  Muzio Nauclerio .

CURIOSITA’: Il Corridoio grazie ad una ristrutturazione avvenuta nel  1685, mostra oggi  lungo i suoi due lati e agli ingressi delle celle dei frati , venticinque bei  dipinti murali con Storie della Vita di San Tommaso  attribuibili al pittore tardo seicentesco  Domenico Viola  con epigrammi riferiti alla vita di San Tommaso,

N.B. Va comunque sottolineato che questo corridoio considerato il  dormitorio principale del convento è ancora oggi abitato dai frati,

La cella dove soggiornò Tommaso d’Aquino conserva oltre alcuni oggetti utilizzati a suo tempo dal santo come  la campanella che faceva suonare all’inizio delle sue lezioni, una bolla papale, un corale ed una reliquia (un omero del Santo) anche e sopratutto  una importante tavola duecentesca di aurore ignoto raffigurante la Crocifissione davanti alla quale  secondo una leggenda, San Tommaso raccolto in preghiera ebbe la visione di Cristo che gli parlò.

La  misteriosa tavola del Crocifisso da secoli considerata miracolosa , non si trovava però allora  nella cella del santo ma era collocata nella cappella dedicata a San Nicola di Bari . Era qui che infatti secondo i biografi dell’Aquinate, Tommaso soleva raccogliersi in preghiera davanti a questo Crocifisso, e tale misterioso colloquio sembra essere avvenuto proprio durante l’ultimo soggiorno del santo a Napoli, databile quindi nell’anno 1273.

La tavola, presente  sull’altare maggiore del Cappellone del Crocifisso, è attualmente esposta nella cella di San Tommaso d’Aquino dove egli amava ricevere i suoi studenti e svolgere i suoi studi liturgici, mentre quella   oggi esposta e conservata nella chiesa, precisamente nel Cappellone del Crocifisso è invece una copia dell’originale.

Ma  vi siete mai chiesti cosa veramente si sono detti San Tommaso e Cristo il  6 dicembre del 1273 ?

Tommaso ebbe un dialogo mistico davanti alla tavola: «Bene scripsisti de me, Thoma. Quam ergo mercedem accipies?» («Tommaso tu hai scritto bene di me. Che ricompensa vuoi?»). E Tommaso rispose: «Non aliam nisi te, Domine» («Niente altro che Te, Signore».)

Cosa ci sia di vero in questa storia  nessuno lo sa con certezza, sta però di fatto che, la leggenda narrata per secoli e giunta fino a noi è di per sé un mistero sul come abbia fatto ad arrivare ai nostri giorni così vivida.

Da un punto di vista artistico va detto che la tavola del Crocifisso è pregevole e un raro esempio di pittura duecentesca in Campania, che presenta evidenti influssi iconografici orientali.. Essa risulta essere ben conservato e giunta pressoché integro fino ad oggi anche è soprattutto alle cure che gli sono state riservate in virtù anche della leggenda a cui si è legato fin dalle sue origini di opera artistica

Nella sua interezza opera si presenta con una forte intensità drammatica che può senz’altro scorgersi nel volto di Gesù crocifisso ed in quello delle figure che ai lati della croce sembrano patire con partecipazione l’evento che si sta consumando.

Nei volti dunque dei personaggi traspare una forte umanità impressa dalle pennellate dell’anonimo artista che l’ha realizzata che non so quanto volontariamente, riporta ad una dimensione terrena i sentimenti rappresentati nella tela.

La cella dopo importanti rifacimenti presenta oggi un ambiente che è stato interamente recuperato nel suo aspetto originale.

La Cella vera e propria è il piccolo oratorio a destra entrando. Nella stanzetta che funge da sagrestia, sulla parete sinistra, troviamo il dipinto di San Tommaso d’Aquino, opera di Francesco Solimena.  In basso, il reliquiario contenente l’omero sinistro o del Santo. All’omero manca la testa dell’articolazione del gomito, staccata e rinchiusa nella statua argentea che si trova nella cattedrale, in occasione della proclamazione, nel 1605, di San Tommaso d ’Aquino ad ottavo patrone di Napoli per voto fatto durante la peste del 1600.

N.B.La reliquia, sistemata in un reliquiario recente, viene esposta nel giorno della festa del Santo.

Nel piccolo reliquiario presso la finestra, si trova mezza pagina di un codica autografo  di San Tommaso, che si conserva nella  Biblioteca Apostolica Vaticana.  Si tratta del commento al terzo libro delle Sentenze di Pietro Lombardo. Sulla parete sinistra,è invece presentela bolla   originale con la quale nel 1567 il papa Pio V proclamò l’Aquinate dottore della della Chiesa: tra le firme, quella del papa e di S, Carlo Borromeo .Nel vestibolo,  è invece visibile la piccola campana  che annunziava l’inizio delle lezioni del Santo.

La prodigiosa e preziosa tavola che parlò a San Tommaso d’Aquino, attribuita ad anonimo bizantineggiante campano, dipinta a tempera nel XIII secolo, è ovviamente oggi come vi abbiamo accennato anch’essa presente nella celladopo un restauro avvenuto nel 2018 .

Essa raffigura un Christus patiens tra la Vergine, San Giovanni Evangelista (dolenti), due angeli posti superiormente e due domenicani in basso,

Se vi ponete dinanzi ad esso sembra ancora sentirlo quel dialogo mistico con il Crocifisso che g parlò a Tommaso: «Bene scripsisti de me, Thoma. Quam ergo mercedem accipies?» («Tommaso tu hai scritto bene di me. Che ricompensa vuoi?»). E Tommaso rispose: «Non aliam nisi te, Domine» («Niente altro che Te, Signore».)

Nella stessa stanza Tommaso d’Aquino intraprese la stesura della terza parte della Summa, completata dopo la sua morte dal suo fedele assistente, fra Reginaldo da Piperno.

All’aula in cui Tommaso tenne le sue lezioni vi i si accede dal cortile antistante la facciata della basilica. A fianco della porta d’ingresso, sulla sinistra,si trova l’iscrizione che menziona la somma assegnata al Santo dal re Carlo I d’Angiò per il suo insegnamento. Nell’aula, oggi adattata a sala di conferenze, sulla parete di fondo, è visibile anche un affresco secentesco con il Santo in cattedra.

 

CURIOSITA’ : Nel suo aspetto fisicoTommaso d’Aquino  era un uomo grande e grosso, bruno, un po’ calvo ed aveva l’aria pacifica e mite dello studioso. Nel corso dei suoi studi a Parigi molti avevano ribattezzato Tommaso d’Aquino il “bue muto”, sia per la sua corporatura imponente ma pacifica, sia per il suo carattere taciturno.e silenzioso .  Il suo maestro Alberto Magno diceva: «Questi, che noi chiamiamo bue muto, un giorno muggirà così forte da farsi sentire nel mondo intero».

Nella bellissima chiesa è amche presente  la cappella della famiglia d’Aquino (vi si passa quando si lascia la basilica e ci si dispone ad entrare nella sagrestia):  in essa troviamo a sinistra, in basso, Tommaso d’Aquino , in alto, Cristoforo d’Aquino ; a destra, in alto, Giovanna d’Aquino ( in basso, Gaspare d’Aquino . L’autore delle tombe del primo e del secondo personaggio (due conti di Belcastro) è il grande Tino da Camaino.

 

 

 

 

 

 

 

 

Tommaso d’Aquino è stato sicuramente uno dei più ferdenti rappresentanti del mondo cattolico , immerso nella preghiere e dotato di forte amore verso il prossimo . Di lui si racconta che spesso durante la Messa si commuoveva addirittura fino alle lacrime , ma si racconta anche della sua generosità verso gli altri , sempre disposto ad aiutare i più deboli e dispensare  buoni consigli verso chi ne aveva bisogno  Era un uomo molto sereno , di spirito forte, previdente nel giudicare, dotato di tenace memoria,  e libero da ogni sensualità che era capace di tenere a bada .

Nonostante una vita non particolarmente longeva egli produsse comunque una mole considerevole di scritti. A lui sono attribuite 36 opere e 25 opuscoli. Le sue opere maggiori son la Somma della verità della fede cattolica contro i Gentili, il Secondo commentario delle Sentenza e il suo capolavoro: la Somma teologica. Altra opera importante sono le Questioni, in cui Tommaso argomenta teologicamente le posizioni degli averroisti e degli agostiniani.

Giovanni XXII lo dichiarò santo nel 1323 mentre Pio X lo proclamò “Dottore della Chiesa”, raccomandandone lo studio come autore particolarmente affidabile.

Inviato da Papa Gregorio X al concilio di Lione nel 1274, egli nonostante le sue cattive condizioni di salute, intraprese viaggio per la Francia, per assistere al Concilio ma si ammalò durante il viaggio fermandosi nel Castello di Maenza dove viveva la nipote Francesca. Tutte le cure furono inutili e Tommaso, vedendo avvicinarsi la sua fine, si fece portare nella vicina abbazia di Fossanova, dove i monaci cistercensi lo ospitarono.  Vi rimase circa un mese per poi morire  il 7 marzo 1274 a soli 49 anni.

Le tesi di Tommaso di Aquino suscitarono molto scalpore e reazioni avverse nell’ambito della chiesa cattolica, ed arrivarono ad essere condannate nel 1277, 1284 e 1286. L’ordine dominicano nella difesa del loro maestro dichiarò nel 1278 il ‘Tomismo’ come dottrina ufficiale dell’Ordine, ma la condanna venne abrogata solo nel 1325, dopo essere stato proclamato santo nel 1323.

La salma di San Tommaso d’Aquino immediatamente dopo la sua morte fu tumulata davanti all’altare maggiore della chiesa dell’abbazia di Fossanova, luogo della sua morte. Alcuni mesi più tardi venne portata all’interno della clausura per timore di possibili furti, e vi rimase per sette anni. Dopo di che l’abate Pietro di Monte San Giovanni la fece riesumare e sistemare in un sepolcro marmoreo a sinistra dell’altare maggiore, per facilitare la venerazione dei fedeli.

Dopo 14 anni dalla morte, al santo venne amputata la mano destra che fu consegnata alla sorella del santo, Teodora, che da tempo l’aveva richiesta. Questa la fece riporre nella cappella del suo castello di San Severino e da lì poi fu trasferita a Salerno nella chiesa di San Domenico.

CURIOSITA’: E’ possibile che in questo stesso periodo il pio abate facesse rimuovere anche la testa che fece conservare nella sacrestia, pensando che se il corpo fosse oggetto di qualch e furto  per lo meno sarebbe rimasta la testa. Ma la paura di perderla era ancora grande e così, nel 1303 fu portata a Priverno, nella chiesa di San Benedetto, dove in quel momento risiedeva l’abate e dove rimase fino al momento della sua (ipotetica?) traslazione a Tolosa insieme al corpo, avvenuta nel 1368, quando il capo venne riportato da Priverno per raggiungere il resto del corpo.

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Arrivo dei resti di San Tommaso d’Aquino a Tolosa. Stampa di Otho Van Veen

Infatti, dopo la canonizzazione di Tommaso (1363) l’ordine domenicano richiese al papa i suoi resti. Nel 1368 Urbano V diede la sua autorizzazione e nel 1369 arrivarono a Tolosa da Fossanova, nella chiesa dei Giacobini (Les Jacobins) dove San Domenico aveva fondato l’ordine nel 1217.

Nel 1791 quando i domenicani vennero espulsi dal governo della Rivoluzione Francese le reliquie furono traslate nella chiesa di San Sernin dove rimasero fino al 1974 quando, in occasione del VII centenario della morte del santo, furono restituite alla sua prima dimora, la chiesa dei Jacobins, dove sono tutt’ora presenti.

Toulouse_-_St_Thomas_d'Aquin

Altre reliquie di San Tommaso d’Aquino  come abbiamo visto si trovano nell’antico convento dei Domenicani di Napoli e nel duomo della città.

Quindi le sue reliquie si trovano in molti luoghi tranne che nella sua citta natale Per questo motivo nel 1963, in occasione della consacrazione della nuova cattedrale di Aquino, il vescovo della diocesi chiese all’arcivescovo di Tolosa una reliquia, e fu così che da Tolosa arrivò una costola che fu accolta con grande giubilo e sistemata in un prezioso reliquiario. Oggi si trova sotto la grande statua di legno dell’Aquinate e viene portata in processione ogni 7 marzo, anniversario della morte del santo.

UN ‘ULTIMA CURIOSITA’

Lo sapete che in giro si celebrano ben due teste di San Tommaso d’Aquino ?

Pre infatti che quella di Tolosa non sia l’originale in quanto un monaco  dell’abbazia di Fossanova, un tale Fra Giovanni da Presenzano, venuto  a conoscenza  che le reliquie del santo dovevano essere traslate a Tolosa . si adoperà per nascondere in un luogo segreto il cranio originale  ponendone uno falso al suo posto.

Quando poi il priore dell’abbazia di Fossanova, fra Giovanni Viele, che nel frattempo aveva consegnato la  testa del  Santo a quelli di Tolosa,trovò questa testa originale egli la ripose in una cassetta e la conservò nella sacrestia, dove venne persino venerata da papa Benedetto XIII fra il 1725 ed il 1729. Nel 1772 fu trasferita nella cattedrale di Santa Maria di Priverno dall’abate Pier Martini, per motivi di sicurezza, dov’è si trova tutt’ora

L’autenticità di queste ultime vicende non si sono al momento  potute dimostrare ma tutto sta che oggi   ogni anno a Priverno, come a Tolosa il 7 marzo, l’urna con la testa di San Tommaso d’Aquino viene portata in processione. Solo l’analisi del DNA delle due teste (quella di Priverno e quella di Tolosa) potrebbe determinare qual è quella autentica ma pare che nessuna delle due parti sia molto interessata a farla fare, forse per timore del risultato.

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