La bella Fontana del 500   che  oggi vediamo in piazza Salvatore di Giacomo a Posillipo , fu fatta costruire per volere del vicerè  don Pedro di Toledo . Questi ,volendo una fontana nell’allora Piazza del Porto o dell’Olmo (l’odierna Piazza Bovio) per l’approvvigionamento  idrico degli abitanti del luogo e  delle stesse navi attraccate al porto (che ne facevano approviggionamento  prima degli imbarchi ),  affidò i lavori della sua costruzione al famoso scultore ed architetto  Giovanni Merliano da Nola. Alla sua realizzazione partecipò comunque anche lo scultore Annibale Caccavello , che dovette rifare la statua di Venere andata distrutta .

N.B. : La sua collocazione originaria, era quella di Piazza del Porto (o dell’Olmo) che corrisponde alla zona occupata oggi dalle vie De Pretis, De Gasperi e S. Nicola alla Dogana.

Il popolo , una volta vista la fontana , non ebbe molto chiaro lo stemma del viceré scolpito sulla fontana (l’aquila con le armi di Carlo V),  al vertice della fontana . La scultura  apparve quindi a tutti come la sagoma di una civetta e di conseguenza icominciarono subito a darle  l’appellativo di Cöccövàja  ( civetta in latino si dice cocovaja) .

Il nome “degli Incanti”,  deriva invece dal fatto che, attorno alla fontana , mercanti e venditori di robe vecchie e nuove , esponevano al pubblico incanto la loro mercanzia  sotto un grande olmo che dava il nome alla piazza stessa. Questi ” incantatori “, vendendo e comprando ogni sorta di merce all’aperto e non al chiuso nelle botteghe , spesso creavano intorno alla fontana grande confusione e spesso anche numerose risse . Questo comportò nel tempo un numero sempre maggiore di   tumulti che costrinsero , nel 1577, l’allora vicerè don Iñigo López de Mendoza marchese di Mondejar  a proibire la  pratica. di vendere mercanzia nella zona intorno alla fontana pena cinque anni di galera.

Secondo un’antica leggenda  popolare invece  la fontana è chiamata  ” degli incanti ” a causa dei sortilegi che le streghe più  potenti della città  praticavano co l’acqua della fontana . Esse si radunavano nel cuore della notte per utilizzare l’acqua della fontana per creare potenti pozioni magiche ,  filtri d’amore o  incantesimi a chiunque  lo  richiedesse .
Un’antico racconto locale narra che un lontano giorno un giorno si recò da lei un nobile spagnuolo che si era perdutamente innamorato di una giovane fanciulla napoletana di nome Barbara; egli voleva a tutti i costi farla cedere alle sue voglie e per questo chiese un incantesimo alla potente strega-fattucchiera  che fornì al ” nobiluomo ” un potente intruglio .
Alla ragazza, le fu dato un appuntamento dal nobiluomo che le fece bere l’ intruglio; ma al posto di favorire il desiderio  dell’amore, la pozione magica , rivelatasi velenosa , procurò  invece alla giovane la morte .
Il nobile spagnuolo disperato fu raggirato dalla fattucchiera e perse anche la giovane spasimante.

La  fontana , di cui purtroppo non ci sono pervenute immagini , doveva essere, secondo antichi racconti  bellissima  e molto  diversa da quella attuale  .  La fontana era in fatti   anticamente ornata da statue mitologiche, tra le quali Minerva (dea della filosofia e della saggezza nonchè protettrice delle acque) che era scolpita con il proprio animale sacro,  e la civetta, posata sul braccio.

Alla base  presentava  una vasca quadrangolare con al centro un monte roccioso  con quattro nicchie. Vi erano inoltre collocate delle statue di divinità giacenti e al di sopra una vasca rigurgitante acqua, dove spuntava un’aquila recante gli stemmi dell’imperatore Carlo.

La  fontana, che durante la festa di San Giovanni veniva addobbata e le statue che la componevano vestite con strani abiti , subì dei gravi danni nel 1647 durante la rivoluzione di Masaniello.

Da quel momento , la fontana subì nel corso dei secoli diversi rifacimenti  e restaurazioni .

Nel 1649, il vicerè Giovanni d’Austria affidò il restauro a Donato Russo, Francesco Castellano e Antonio Iodice sotto la supervisione di Francesco Antonio Picchiatti. Altri restauri furono eseguiti nel 1725 e nel 1728, ma non ci sono più testimonianze dell’esistenza della fontana dal 1775 al 1834, anno in cui viene ricostruita da Pietro Bianchi ( la ricostruì daccapo e ne modificò il suo profilo seicentesco).

Nel 1889, in occasione dei lavori del risanamento, fu smontata e conservata nei depositi comunali. Ricostruita  in zona Mercato , un po’ per caso, ed un po’ per fortuna, riuscì miracolosamente a scampare alle demolizioni del Risanamento. A fine ‘800 fu smontata e, agli inizi del XX secolo, fu ricostruita nell’attuale  collocazione in Piazza Salvatore Si Giacomo.

La fontana ,è oggi formata da una vasca circolare al centro della quale, una vasca più piccola, , è sorretta da un basamento con capitelli floreali, da dove fuoriuscivano i getti d’acqua ma è priva delle aggiunte novecentesche del Bianchi che aveva sistemato sulle quattro punte del basamento quattro leoni in marmo accovacciati .

 

Del tutto dimenticata non solo dai politici locali , ma dalla stessa cittadinanza napoletana , la piazza , come la fontana è oggi  mortificata, riempita di graffiti , e senza più acqua .

Ormai decadente e  dimenticata da tutti,   continua a vivacchiare all’ombra degli alberi di Piazza Di Giacomo, in un totale stato di abbandono ,sperando sempre di ritornare quanto prima agli splendori di un tempo.

I bambini giocano intorno  alla fontana e gli anziani siedono sulle panchine del parco circostante senza immaginare che, un tempo, i cittadini avevano paura di avvicinarsi e anche solo guardare questa fontana.

Attualmente un muretto circolare (impiegato come panchina) sembra proteggerla  dai continui attacchi dei vandali che tentano ogni tanto di sfregiarla in ogni modo , ma allo stesso tempo  toglie respiro e luce all’ ‘antico  monumento   conferendogli un’aria triste  e malinconica .

Un’altra immagine davvero triste  della nostra città che offende la ricca storia della fontana, la cui funzione originale, ormai del tutto persa, ha ceduto il posto ad un orinatoio per uso pubblico all’aperto.

QUANDO FINIRA’ TUTTO QUESTO ?

QUANDO FINALMENTE VEDREMO DIFENDERE , PROTEGGERE E VALORIZZARE DALLE NOSTRE AUTORITA’ I NOSTRI MERAVIGLIOSI MONUMENTI ?

Curiosità: un episodio legato alla Fontana degli Incanti , come accennato ,  era quello che riguardava la tradizionale Festa di San Giovanni a Mare  dove per l’occasione le statue (divinità elleniche molto belle) venivano vestite a festa e abbellite con dei colorati «panni» al fine di coinvolgerle nella solenne festa sacro- profana che si teneva  ogni anno nella notte di San Giovanni il 23 giugno.

La festa , originata da un motivo religioso ( si intendeva ricordare il battesimo di Gesu’ nel Giordano ) finiva  sempre con un bagno notturno nelle vicine acqua marine . Questo rituale voleva simboleggiare un comune battesimo popolare di ordine cristiano  , ma non tenne conto degli effetti del vino spesso consumato in eccedenza durante la solenne festa .

Il popolo  infatti , festeggiava si , la ricorrenza con un bagno collettivo nelle acque del mare, ma una  volta inibita la comune morale ,  si abbandonava a poco licenziosi atti amorosi ,degenerando spesso in vere e proprie orge collettive che producendo gran scandalo , costrinsero ben presto il vicere spagnolo a sopprimere la festa  per la piega pagana e misterica che stava prendendo .
Il bando di abolizione del periodo vicereale parla di promiscuita’ fra ” homini et femine”.

 

 

 

 

 

 

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