I proverbi napoletani , rappresentano la saggezza popolare legata  ad una città con una storia antica ed  una tradizione culturale unica al mondo . Essi contengono, al loro interno, messaggi vecchi di decenni, se non di secoli dal valore inestimabile. Piccole perle di saggezza ricche talvolta di sentenze che hanno spesso rappresentato  il punto di partenza su cui si è costruita l’educazione di chi è nato in questi luoghi: è questo il motivo per cui non possono essere trascurati, e anzi devono essere diffusi alle future generazioni . Essi esprimono tutta l’esperienza , la saggezza e sopratutto la sapienza millenaria di chi ha dovuto imparare a sopravvivere tra dominazioni , miseria , arte di arrangiarsi e capacità di sdrammatizzare senza mai affliggersi e demoralizzarsi trovando il buono anche nelle più grandi tragedie ,  imparando a sorridere e vivere anche di fronte alle più evidenti avversità e  pronti a festeggiare per le piccole gioie fatte spesso di cose semplici ma importanti.

La filosofia di un popolo che ha imparato a godere del poco ed a essere felici non avendo niente  o solo piccole  cose semplici .

Un esempio per il mondo , contro il dirompente consumismo , dove ancora prevale l’amore per le cose semplici  , l’amicizia ed i contatti umani . Un modo diverso di ricordare, di socializzare e di amare. che paradossalmente con tutti i suoi difetti è oggi , forse , come diceva l’amato De Crescenzo l’ultima speranza che resta alla razza umana .È un’attitudine allo stare al mondo in un modo che è diverso da altri. È dare poca importanza a cose che da altre parti sarebbero vitali e tantissima rilevanza a cose invece superflue per alcuni E’ un modo per ricordarsi che i piaceri della vita vanno condivisi lontani dallo stress ed in un’atmosfera soft e rilassante

Tutto questo cari signori si chiama napoletanità e non è un pregio e non è un difetto è solo un modo diverso di vivere e vedere la vita dove ancora certamente conta tantissimo la solidarità e l’amicizia .Dove un semplice caffè può  come per magia , trasformarsi nel più incredibile induttore di socialità … un pretesto per fare due chiacchiere ….per scambiarsi qualcosa … magari  un “fattariello“, una confidenza, una battuta.

Questa socialità libera la mente e allevia l’animo trasformandosi in antistress.  Il caffè è un modo per ricordarsi che i piaceri della vita vanno condivisi.

Il napoletano , come persona , ha talmente bisogno di socializzare con qualcuno che lo ha portato a inventarsi addirittura  il “caffè sospeso“.
Si usava e vi assicuro, si usa ancora, a Napoli, talvolta, prendere un caffè al bar ma pagarne due (per chi viene dopo ma  non può pagarselo).

In questo modo chi non può permettersi il caffè al bar, ha un caffè offerto da qualcuno. I caffè sospesi vengono segnati su una lavagnetta ). Di tanto in tanto qualcuno si affaccia alla porta e chiede se c’e “un caffè sospeso”…. e spesso riceve in cambio anche un sorriso.
Il caffè sospeso è sempre stato un gesto solidale e filantropico fatto da qualcuno che entrava all’interno di un bar con uno stato d’animo molto felice e gioioso.
Proprio grazie a questo suo stato d’animo, egli decideva di prendersi un caffè e pagare sia la sua consumazione, sia quella che sarebbe avvenuta dopo di lui: aggiungendo i soldi necessari per pagare un’altra tazza di caffè. Praticamente, in poche parole, veniva offerto il caffè ad uno sconosciuto che sarebbe entrato nel locale dopo di lui.

Se la persona arrivata successivamente avesse chiesto la presenza di un caffè sospeso, questo sarebbe andato certamente a lui, altrimenti a chiunque ne avesse chiesto la presenza.
Il famoso scrittore napoletano, Luciano De Crescenzo, che ha scritto un libro intitolato proprio “Il caffè sospeso”, racchiuse in una bellissima frase questa vecchia abitudine partenopea: Quando un napoletano è felice per qualche ragione, invece di pagare un solo caffè, quello che berrebbe lui, ne paga due, uno per sé e uno per il cliente che viene dopo. È come offrire un caffè al resto del resto del mondo…


Questa è Napoli, signori miei, questo e’ il cuore dei napoletani, se c’e da festeggiare qualcosa, se la giornata è iniziata particolarmente bene, o anche solo per solidarietà, il caffè sospeso rappresenta la voglia di condividere la tua felicita’ con chiunque.
Il semplice gesto del caffè sospeso e’ molto di più di quello che appare. Lasciare un caffè pagato a beneficio di un qualsiasi avventore sconosciuto e’ la grande generosità del popolo napoletano. E’ la fiducia nel prossimo. E’ un gesto di speranza. Perché’ ti fidi del barista e speri che un giorno quel qualcun offra ad un prossimo un gesto d’amore e di solidarietà. Speri che quello a cui hai offerto il caffè, un giorno, quando le cose andranno meglio, si ricordi di offrirlo a qualcun altro. Perché’ non aspetti una tragedia o un terremoto per dimostrare a qualcuno che gli sei vicino comunque!
E ‘ un caffè offerto… a chi non conosci, all’intera umanità.

Aveva proprio ragione l’amico Luciano De Crescenzo quando mi diceva <Dovunque sono andato nel mondo ho visto che c’era bisogno di un poco di Napoli >.

La napoletanità come filosofia per cambiare il mondo con la sua solidarietà e generosità ricca di ironia e sana leggerezza per non far pesare i momenti anche più difficili . Un modo diverso di affrontare la vita con divertente , sapiente e saggia  ironia  spesso espressa proprio nei suoi vecchi ed antichi proverbi .

Abbiamo di seguito raggruppati  un’ampia raccolta dei maggiori proverbi napoletani  a nostro modo di sentire più belli e famosi. Sono modi di dire, detti e proverbi che esprimono una sapienza millenaria e che riescono a descrivere, con poche parole, gli ambiti più diversi dell’esperienza e saggezza umana di un popolo unico al mondo.

 

Ogni scarrafone  è bello ‘a mamma soja

Chiunque, per quanto poco attraente, è bello agli occhi della propria madre. Un modo di dire reso famoso  (e accessibile anche a chi non parla il dialetto napoletano) dalla canzone dell’allora giovanissimo Pino Daniele, dal titolo “‘O scarrafone”.

 

 

 

Giacchino mettette ‘a legge e Giacchino fuje ‘mpiso

Gioacchino (Murat) istituì la legge e Gioacchino (stesso), fu impiccato. Chi è causa del suo mal, pianga se stesso. Il proverbio si riferisce a Gioacchino Murat ucciso a Pizzocalabro in attuazione di una legge da lui stesso imposta.

 

 

 

 

Ntiempo’e tempesta, ogne pertuso è puorte’

In tempo di bufera ogni pertugio è porto. In tempi difficili anche il più piccolo appiglio è una salvezza.

 

 

 

 

Dicette o pappice vicino a’ noce, ramm’ o tiemp’ ca te spertose

Disse il verme alla noce: dammi tempo che ti perforo. È un modo per dire che con tempo e costanza si raggiungono anche risultati che sembrano impossibili o molto difficili. Allo stesso modo il verme impiega tempo a rompere il guscio della noce, ma poi ne gusta il frutto.

 

 

 

 

S’è aunito ‘o strummolo ‘a tiriteppola e ‘a funicella corta

Si sono uniti la trottola che gira fuori centro e lo spago corto. È un modo di dire che viene dai ragazzi di strada quando giocavano con le trottole. Oggi viene usato per indicare delle cose che non funzionano per una serie di fattori inestricabili.

 

 

Chi chiagne fotte a chi ride

Chi piange frega a chi ride. Si riferisce al fatto che chi piange sempre suscita pietà negli altri e ne riceve aiuto, mentre una stessa persona che affronta i guai col sorriso non chiede nulla agli altri, anche se alle volte si trova in una posizione peggiore di chi non fa altro che lamentarsi.

 

 

 

Meglio nu ciuccio vivo, ca nu duttore muorto.

Meglio un asino vivo che un dottore morto. È un modo per dire che non importa quello che sai fare, l’importante è agire perché si diventa inutili solo quando non si fa niente.

 

 

 

Dopp’ arrubbate, Pullecenella mettette ‘e cancielle ‘e fierro

Dopo essere stato derubato pulcinella mise i cancelli di ferro. A volte si pone rimedio a una situazione quando è troppo tardi e il guaio è già stato fatto.

 

 

 

E deritte moreno pe’ mmane d’ ‘e fessi

Gli intelligenti muoiono per mano degli stupidi. Questo proverbio mette in guardia dall’accompagnarsi con gli stupidi, perché possono danneggiare anche persone intelligenti.

 

 

 

 

 

 E solde fanno venì ‘a vista ‘e cecate

I soldi fanno tornare la vista ai ciechi. È un modo per dire che per soldi molti sono disposti a tutto, miracoli compresi.

 

 

 

 

 

Dicette ‘o parrucchiano: “Fa chello ca te dico je e no chello ca facc’ je”

Disse il prete: “Fa quel che dico, ma non ciò che faccio”. Proverbio che esprime bene il classico predica bene e razzola male, perché spesso siamo bravi a fare discorsi e a dare consigli, ma quando si tratta di metterli in pratica…

 

 

 

 

Quann’ ‘o mare è calmo, ogni strunz è marenaro

Quando il mare è calmo, ogni stupido è marinaio. Il significato di questo proverbio è molto esplicito: quando le cose sono facili, siamo tutti bravi, ma le reali capacità si vedono nei momenti difficili.

 

 

 

 Chiacchiere e tabacchere ‘e lignamme ‘o banco ‘e napule nun ne ‘mpegna

Chiacchiere e tabacchiere di legno il Banco di Napoli non ne impegna. Un modo per dire molto sottile che non si devono fare promesse impossibili o raccontare bugie perché, come oggetti di poco valore, non vengono considerate attendibili.

 

 

 

 

 Storta va, deritta vene

Storta va, diritta viene. Uno dei proverbi più ottimisti: a volte una qualsiasi cosa che sembra iniziata male o sbagliata, invece si rivela essere il modo migliore o giusto, o ha solo bisogno di un piccolo cambiamento per diventarlo.

 

 

 

 

 Frije ‘e pisce e guarda ‘a jatta

Friggi il pesce e guarda la gatta. Detto popolare che ci ricorda di goderci ciò che abbiamo, ma non di abbassare la guardia verso chi potrebbe togliercelo.

 

 

 

 Quann’ ‘o perucchio saglie ‘ngloria, perde ‘a scienza e ‘a memoria

Quando il pidocchio sale in gloria, perde la ragione e la memoria. Detto popolare per dire che quando una persona viene a facili ricchezze, dimentica com’era la povertà e prende a ostentare il proprio benessere in comportamenti frivoli.

 

 

 

 Nun sputà n’ciel ca n’facc te torna

Non sputare in cielo perchè in faccia ti torna. Questo proverbio ha sia un riferimento al divino, verso il quale non bisogna mai bestemmiare, ma anche in generale nella vita non si deve “sputare” in maniera figurata sulle cose buone perché se ne avrebbe danno.

 

 

 

 

 

 

 ‘O pesce fete d’ ‘a capa

Il pesce puzza dalla testa. Un detto popolare per dire che quando qualcosa non va, in uno stato, in un’azienda ma anche in famiglia, la colpa è sempre di coloro che prendono le decisioni.

 

 

 

 

 

 ‘O scarparo porta ‘e ppeggio scarpe

Il calzolaio porta le scarpe peggiori. Qui il calzolaio non è colui che aggiusta le scarpe, ma l’artigiano di una volta che le faceva a mano. Spesso non aveva il tempo e i soldi di curare le proprie calzature, così le uniche calzature trascurate erano proprio le sue.

 

 

 

 

 ‘O sparagno nun è maje guadagno

Il risparmio non è mai guadagno. Quante volte per risparmiare abbiamo comprato qualcosa che è durato pochissimo così da costringerci a tornare in negozio. Questo proverbio napoletano ci ricorda proprio che a volte è meglio non risparmiare per guadagnare.

 

 

 

 

 

 Tutto ‘o lassato è perduto.

 Tutto il lasciato è perso.

 

 

 

 

 

Me staje purtanno pe’ vviche e vicarielle.

“Mi stai portando in vicoli e vicoletti.”

Questo detto ci fa riflettere su ciò che si verifica allor quando qualcuno ambisce a produrre disordine per riguardante un argomento a cui si preferisce non fare fronte e perciò non arriva mai al dunque. E’ come quando qualcuno ti vuole accompagnare in un posto e per arrivarci, invece di seguire la strada principale più lineare, va per i vicoli e i vicoletti per fati ingarbugliare le questioni. E quando giungiamo al dunque? Affrontate gli argomenti con maggiore direzione.

 

 

 

 Sul’ pa morte nu”nc’è rimedio.

Soltanto alla morte non c’è rimedio.

 

 

 ‘O cummanna’ è meglio d’ ‘o fottere.

Comandare è meglio che copulare.

 

 

‘A nave cammina e ‘a fava se coce.

 “La nave cammina e la fava si cuoce.”  la zuppa di fave, secca, economica e nutriente, non creava problemi alla pancia, come invece avrebbero potuto crearli fagioli o ceci (per ovvi motivi). Unico problema il tempo di cottura e la fonte per cuocerla; Questo proverbio napoletano in pratica fa comprendere che per procurarsi certe cose occorrenza solo avere la serenità di aspettare senza far precipitare le cose.

 

 

 

 

 

 

 L’ammore fa passà ‘o tiempo e ‘o tiempo fa passà l’ammore.

L’amore fa passare il tempo e il tempo fa passare l’amore.

 

 

 

 Meglio murí sazzio ca campà diúno.

Meglio morire sazio, che vivere digiuno.

 

 

 

 

 

 

 

 Quann’ ‘o diavulo t’accarezza, vo’ ll’ ànema.

Quando il diavolo ti accarezza, vuole l’anima.Chi t’accarezza più di quel che suole, o ti ha ingannato o ingannar ti vuole.

 

 

 

Nce stanno uommene, uommenicchie, uommenone e quaquaraquà.

Ci sono uomini, ometti, omoni e nullità. Il proverbio intende dire che spesso gli uomini non hanno tutti la stessa dignità!

 

 

 

 

 Nisciuno è nato ‘mparato.

Nessuno è nato istruito . C’è sempre tempo per imparare qualcosa.

 

 

 

 

 

‘O purpo se coce cu ll’acqua soja.

“Il polpo si cuoce con la propria acqua.”

Per cuocere un polipo non è obbligatorio aggiungere liquidi, nella tegame inserisce lui stesso il fluido indispensabile a farlo lessare e perciò, con le persone testarde o cocciute, è inutile sprecare tempo e parole, occorre pazientare e attendere che si convincano da se medesime. Siate meno testardi

 

 

 

 

 

 Adda passà ‘a nuttata.

Deve passare la nottata [I guai prima o poi finiranno].

 

 

 

 

 

 

 ‘O pesce gruosso se magna ‘o piccerillo.

Il pesce grande mangia il piccolo [La legge del più forte].

 

 

 

 

 

 Senza renàre nun se càntano mésse.

Senza denaro non si cantano messe [Nulla si ottiene senza denaro].

 

 

 

 

 

 Ogne bella scarpa cu’ ‘o tiempo addiventa scarpone.

Ogni bella scarpa col tempo diventa scarpone [Anche le cose più belle col tempo peggiorano].

 

 

 

 

 Primm’ e cunfett’ e poi e difett’.

Prima i confetti e poi i difetti [Dopo le nozze vengono fuori i difetti].

 

 

 

 

 

 ‘O sàzio nun crére a ‘o diùno.

Chi è sazio non crede al digiuno. Il proverbio tende ad evidenziare che spesso colui che è in uno stato di minorità economica (in questo detto, tramite la metafora del cibo si allude soprattutto a ciò) ma anche sociale, politica o quant’altro, non viene creduto da chi è in una condizione migliore.

 

 

 

 

 ‘O regno ‘e Napule è ‘nu paraviso, ma è abitato da ‘e diavule.

Il Regno di Napoli è un paradiso, ma è abitato dai diavoli.

 

 

 

 

Sparte ricchezza e addeventa puvertà. 

Dividi la ricchezza e diventerà povertà. 

 

Chi sparte, ave ‘a peggia parte

Chi divide riceve la parte peggiore

 

 

Chi te vò bene appriesso te vene

Chi ti ama ti segue  

 

Comm’è ‘a musica ,accussi abballiamo

Come è la situazione così ci comportiamo 

 

Chi te vò bene cchiù de mamma ,te ‘nganna

Chi ti vuol bene più della mamma ti inganna ( Nessun amore può superare quello di una madre ). Un proverbio ripetuto nella nostra città da secoli, da mamme e nonne. Esso sostiene che chi dice di volerti bene sopra ogni cosa, anche più di tua madre, ti sta mentendo. Esso fa il paio con un altro proverbio partenopeo che dice  “chi t vo ben cchiù e na mamma, o te tradisc o te ‘nganna ” Il proverbio ci invita a temere quelle persone che ci circondano destinandoci troppe attenzioni.

Chi tene a mamma nun chiagne’. (Chi ha la madre, non piange).

Come il proverbio precedente anche questo mette in evidenza l’importanza che i napoletani danno alla figura della  mamma, Essa viene da sempre considerata la colonna ed  il vero pilastro che sostiene la famiglia. Questo modo di dire sopravvisuto nei secoli nella nostra città e ripetuta continuamente in quasi tutte le case napoletane, vuole mettere ben in evidenza l’ amore e attaccamento che ogni  mamma ha  per i propri figli, un amore che notoriamente, supera ogni altri legame, tanto che difficilmente lascia che si allontanino, anche geograficamente. Non c’è dolore, predica il proverbio napoletano, che l’amore e la presenza di una madre non sappiano addolcire e non c’è avversità dalla quale una donna non proteggerebbe i propri figli.

Na mamma è bona per ciente figlie’, ciente figlie’ nun so’ bone’ pe’ na mamma’.

Una mamma basta per cento figli, cento figli, non bastano per una sola mamma.
Non importa tra quanti figli debba dividere il suo amore, una madre sa essere presente e sacrificarsi per essere d’aiuto per tutti i suoi figli, fossero anche, come recita iperbolicamente il proverbio, cento. Per i figli il discorso cambia, forse perché sono sempre i figli ad avere bisogno della madre.

 

 

Chi sparte ave ‘ a meglia parte

Chi divide riceve la parte peggiore ( chi amministra si prende la parte migliore )

Chi cumanna nun suda.

Chi comanda non suda (Chi sta al posto di comando, chi impatisce ordini non suda perché non muove un dito)

 

 

 

O’ cane mozzeca semp’ o’ stracciato.

La sfortuna non fa che accanirsi con chi già versa in condizioni disperate

 

 

 

‘A femmena pe’ ll’ommo addeventa pazza, l’ommo p’ ‘a femmena addeventa fesso.

Ci sono uomini che per una donna si rimbecilliscono 

 

 

 

 

 

 

‘A capa ‘e sotta fa perdere ‘a capa ‘e còppa.

Il sesso può far diventare pazzi o scemi.

 

 

 

 

 Attacca ‘o ciuccio ‘a ‘ddò vole ‘o padrone.

Lega l’asino dove vuole il padrone“. Se si è alle dipendenze di qualcuno è inutile esprimere la propria opinione, specie se contraria a quella del proprio superiore.

 

 

 

 

 

Addò c’è gusto nun ce sta perdenza.

Se una cosa è fatta con piacere non importa se per realizzarla od averla occorre fare dei sacrifici o spendere dei soldi.

 

 

 

 

 

Addò cieche e addò fuoche

Dove cechi e dove vedi”. Riferito a chi vede solo quello che vuol vedere.

 

 

 

 

 

Addò mangiano duie, ponno mangià pure tre.

Dove mangiano due persone, possono mangiare anche tre. Se c’è da dividersi qualcosa, sarà sempre possibile farlo, anche se aumenta il numero di persone tra cui dividere.

 

 

 

 

 ‘A robba bella se fa avvede’

Le belle cose devono essere mostrate . Riferito a donne o ad oggetti.

 

 

 

 

 

 

‘A raggiona è d’ ‘e fesse.

“La ragione è degli stupidi”. La ragione si dà agli stupidi per farli tacere.

 

 

 

 

‘A pigliato ‘o cazzo pà banca ‘e l’acqua .

Ha scambiato l’organo genitale maschile per chiosco dell’acqua. (Ha preso fischi per fiaschi) . Dicesi di una persona che ha confuso qualcosa di scontato

 

 

 

 

 

 

 A pianta s’addrezz a quann’era piccerell.

E’ più facile migliorare i caratteri quando si è piccoli.

 

 

 

 

 

 

A ppava’ e a mmuri’, quanno cchiù tarde è possibile.

Pagare e morire, quando più tardi è possibile.

 

 

 

 

 

 

 

 ‘A monaca de’ Camaldoli diceva ca muscio nun le piaceva e tuosto le faceva male.

Si dice di una persona incontentabile.

 

 

 

 

‘A meglia parola è chella ca nun se dice.

La miglior parola è quella che non si dice : Alcune volte, per evitare di peggiorare la situazione, è più opportuno non proferir parola.

 

 

 

 

 

‘A mamma d’ ‘e strunze è sempre prena.

La mamma degli imbecilli è sempre incinta”Per quanto l’umanità possa evolversi, essa non sarà mai priva di sciocchi ed imbecilli. È un modo alternativo per esclamare “Toh! un altro imbecille!”

 

 

 

 

 

 

 ‘A mala nuttata e ‘a figlia femmena.

L’utilizzo di questo proverbio viene utilizzato  quando si verifica una serie di circostanze che ostacola la buona riuscita di un evento . quando praticamente va tutto storto .  Alle sue origini  c’è una sottocultura piuttosto diffusa, nel meridione, che considerava la nascita di un erede di sesso femminile un evento non più di tanto da festeggiare .Ma la sfortuna nel modo di dire è ancora più accentuata dalla “mala nuttata”, dalla notte in tempesta, che rende (rendeva) difficile  dell’ostetrica ( mammana )

 

 

 

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A llietto stritto cuccate ‘mmiezo.

In caso di necessità , accontentati e arrangiati E’ un invito ad adattarsi senza troppe pretese nei casi di necessita’, provando pero’ a trovare la soluzione migliore. Infatti al centro del letto la posizione, si sa, e’ piu’ comoda e sicura. E’ anche un proverbio che ci dice che la solidarietà è sempre possibile, per quanto si sia nelle ristrettezze si può aiutare.

 

 

 

 

 

 

A gatta pe’ jì ‘e pressa, facette ‘e figlie cecate.

La gatta per fare presto fece i figli ciechi . Il proverbio sottolinea la necessità di fare le cose nei tempi giusti e senza fretta, altrimenti le conseguenze possono essere gravi al punto di danneggiare noi e chi ci sta intorno.

 

 

 

‘A gallina fa ll’uovo e o gallo ll’abbruscia ‘o culo.

La gallina fa l’uovo e al gallo brucia il sedere

Quante volte ci si trova di fronte qualcuno che lavora tranquillamente con impegno e dedizione senza far pesare a nessuno quello che fa, e poi invece in altre circostanze si trova chi non fa niente e si lamenta vedendo lavorare l’altro. Il napoletano che ha messo in circolazione questo proverbio, ha paragonato questi due personaggi, l’uno fattivo e l’altro inconcludente, alla gallina e al gallo. In effetti la gallina è quella che dovrebbe avere più problemi perché deve fare l’uovo e lo fa invece in una maniera estremamente tranquillità, mentre è il gallo che fa tanta confusione anche se in pratica non deve fare niente, deve solo aspettare che esce l’uovo.

 

 

 

 ‘A femmena bella s’appretende, a brutta se marita.

La donna bella si fa pretendere, mentre la brutta si sposa.

 

 

 

‘A famma fa ascì ‘o lupo da ‘u bosco

Il bisogno può indurre gli uomini anche a compiere cattive azioni.

 

 

 

A dicere so’ tutte capace; ‘o defficile è a ffà.

Della serie fra il dire e il fare c’è di mezzo il mare:a dire sono tutti bravi ma il difficile è poi fare le cose

 

 

 

A cucina piccerella fa ‘a casa granne.

Basta risparmiare sulla spesa per metter su una casa più accogliente.

 

 

 

‘A cunferenza è ‘a mamma d”a mala criànza.

La troppa confidenza porta, alle volte, alla scostumanza

 

 

 

 

A chi pazzèa cu’ ‘o ciuccio nun le mancano càuce.

Chi bazzica in un brutto ambiente deve sopportare le conseguenze.

 

 

 

 

Aniello ‘ca nun se pave nun se stima

Anello, inteso come bene di valore, che si ottiene in regalo, quindi senza sforzo, non si apprezza, si tiene in poco conto proprio perché ottenuto facilmente. Si usa per sottolineare quando la fatica sprecata lasci apprezzare di più i risultati raggiunti o nel senso letterale dell’espressione, gli oggetti posseduti.

 

 

 

 

‘A lira fa ‘o ricco, a crianza fa o signore

La lira (il vecchio conio, inteso metaforicamente come soldi) fa il ricco, ma la creanza (la buona educazione) fa il signore. Non basta essere ricchi per essere signori, sono i modi gentili e la buona educazione a distinguere un signore.

 

 

 

 

 

Dicette o pappice vicino a’ noce, ramm’ o tiemp’ ca te spertose

Disse il verme alla noce: dammi tempo che ti perforo. È un modo per dire che con tempo e costanza si raggiungono anche risultati che sembrano impossibili o molto difficili. Allo stesso modo il verme impiega tempo a rompere il guscio della noce, ma poi ne gusta il frutto.

 

 

 

 

 

Acqua cà nun cammin fa pantano è fet

Acqua che non cammina, fa pantano e puzza. La saggezza popolare ci dice di non fidarci delle persone che stanno zitte e non dicono apertamente la loro, ma poi tramano nell’ombra per danneggiarci facendo uscire il loro marcio interiore.

 

 

 

Cane c’abbaia, nun mozzeca.

Spesso chi urla non fa paura.

 

 

 

 

 

Vulé ‘o cocco ammunnato e bbuono”

Il detto napoletano indica una certa abitudine ad ottenere tutto senza sforzi.
il cocco rappresenta l’uovo fresco (cocco fresco) che veniva dato in tempi passati ogni mattina ad ogni bambino.
Per quanto riguarda “ammunnato”, invece, è una trasformazione dell’italiano “mondato”, pulito, quindi, in questo caso, sgusciato. “Bbuono”, infine, è posto come rafforzativo tipico della lingua napoletana (cuotto e bbuono, muorto e bbuono) e serve solo a dare maggiore enfasi all’aggettivo.
Insomma, “vulé ‘o cocco ammunnato e bbuono” si traduce in: “Così come succede con i bambini, vuole l’ovetto già sgusciato”. In questo caso, ovviamente, si parla di uovo sodo, visto che sgusciarlo è un lavoro noioso e, spesso, snervante, mentre, già “ammunnato” va solo addentato senza altri sforzi.

 

 

Campa, cavallo, ca l’evera cresce.

Campa cavallo che l’erba cresce.

Chi cagna ‘ a via vecchia p’ a nova sape chello ca lassa e no chello ca trova

Chi lascia la strada vecchia per la nuova , sa ciò che lascia ma non sa ciò che incontra 

Chi se mette appaura nun se cocca cu’e femmene belle 

Chi ha paura non va a letto con le belle donne o meglio chi nun tene curaggio nun se cocca che e femmene belle ,  è un modo  dire che nelle vita chi non ha coraggio e non osa , non va lontano.

 

Da nu malo pavatore piglia chello ca può

Da un cattivo pagatore , prendi quello che puoi  

 

Chiacchiere ‘e tabbaccari e lignamme ‘o banco nun è ‘mpigni

Chiacchiere e legno non hanno valore  

Chi pecora se fa, ‘o lupo s’ ‘o magna

Chi si dimostra umile pecora , viene mangiato dal vorace lupo 

 

 

Comm’è o cappiello, accussi è a cappelleria

Come è il cappello così la cappelleria ( come sono i genitori così saranno i figli 

Chi troppo magna, s’affoca 

Chi mangia troppo, soffoca 

 

 

 

 

 

Chi troppo lo sparagna, vien la gatta e se lo magna

Chi troppo risparmia, viene la gatta e se lo mangia. E’ inutile risparmiare troppo se dopo viene la morte che si prende tutto.

 

 

 

Chi poco tene, caro tene.

Chi poco ha, caro se lo tiene.

 

 

 

Chi sparte, ave ‘a peggia parte

Chi divide riceve la parte peggiore

 

 

 

Chi te vò bene appriesso te vene.

Chi ti ama ti segue.

 

 

 

Chi se facette ‘e cazzi suoje , campaje cient’anne.

Chi si fece i fatti suoi , campò cento anni.

 

 

 

 

Chi ha avuto, ha avuto, e chi ha rato, ha rato.

Chi ha avuto, ha avuto, e chi ha dato, ha dato.

 

 

 

Ce truamme a ballà… e ballamme.

Ci troviamo a ballare, allora balliamo. Se ci si trova invischiati in una brutta situazione tanto vale affrontiamola.

 

 

 

 

Campa, cavallo, ca l’evera cresce.

Campa cavallo che l’erba cresce.

 

 

 

 

Chi ha fatto chicchrichì, mm po’ fa chicchiricò.

Chi ha fatto chicchrichì, non può fare chicchiricò. Non si può cambiare idea da un momento all’altro.

 

 

 

AVIMMO PERDUTO A FELIPPO E Ô PANARO.


Lo si dice di situazioni irrimediabilmente fallite. Filippo incaricato di consegnare il canestro al destinatario, se lo appropriò, dileguandosi.
La frase rammenta una non meglio identificata farsa pulcinellesca di Antonio Petito nella quale un tal Pancrazio aveva affidato al suo servo Filippo una cesta di cibarie, perché la portasse a casa, ma il malfido servo, riuniti altri suoi pari si diede a gozzovigliare facendo man bassa delle cibarie contenute nella cesta, e temendo poi le reazioni del padrone evitò di tornare a casa lasciando il povero Pancrazio a dolersi del fatto.

 

 

 

Chi nasce sfurtunato ‘o piglja ‘ngulo pure assettato.

Chi nasce sfortunato lo prende in culo anche da seduto. Se uno è sfortunato non c’è nulla che lo possa proteggere.

 

 

 

 

 

Chi cagna ‘a via vecchia p’ ‘a nova sape chello ca lassa e no chello ca trova.

Chi lascia la strada vecchia per la nuova, sa ciò che lascia ma non ciò che incontra.

 

 

 

Chi bella vo’ parè, pene e gguaje hadda pate’

Chi vuole apparire bella, deve sopportare pene e guai

 

 

 

 

‘A carna fa carna, ‘o vino fa sango e ‘a fatica fa jettà ‘o sango.

“La carne dà carne, il vino dà sangue e il lavoro fa morire.”

I proverbi napoletani spesso sono serviti al popolo che li ha inventati per rendere pubbliche alcune affermazioni che ritenevano corrette e quindi era giusto che potessero diventare di dominio pubblico. In pratica, come si fa a dare torto a chi ha messo fuori questo proverbio, come si può negare che mangiando la carne si ingrassa o che bevendo il vino, naturalmente di qualità e nella giusta quantità, si aiuta la circolazione del sangue, o che il lavoro………..fa gettare il sangue? Soprattutto per quanto riguarda l’ultimo passaggio, oggi lo vedo molto attuale, chi ha inventato questo proverbio forse si sentiva che sarebbe successo qualcosa. In effetti non è forse vero che oggi “‘a fatica fa jettà ‘o sango”, cioè il lavoro fa gettare il sangue? Lo fa gettare perché molto spesso non si trova, lo fa gettare perché purtroppo spesso è pagato poco, lo fa gettare perché……….! Soprattutto per i ragazzi, per i giovani di oggi, che sicuramente non sono i responsabili di questa precaria situazione che stiamo attraversando, speriamo che possa presto cambiare qualcosa e……smentire il proverbio!

 

 

 

 

O purpo se coce cu ll’acqua soja.
“Il polpo si cuoce con la propria acqua.”

Per cuocere un polipo non c’è bisogno di aggiunta di liquidi, nella pentola aggiunge lui stesso il liquido necessario a farlo cuocere e perciò, con le persone testarde o cocciute, è inutile sprecare tempo e parole, occorre pazientare e attendere che si convincano da se medesime.

 

 

 

 

 

 

‘O cummanna’ è meglio d’ ‘o fottere.
“Comandare è meglio che fare l’amore.”

Un proverbio che vuole mettere in evidenza un fenomeno che sicuramente succede, e cioè che sono in tanti quelli che se si trovano di fronte alla scelta di dover comandare qualcuno o di dover fare l’amore magari con una bella donna e scelgono la prima proposta. Credo di poter dire tranquillamente che è il segnale di comportamenti non sempre condivisibili e da apprezzare.

 

 

 

 

‘E sciabbole stanno appese e ‘e foderi cumbattono.
“Le sciabole stanno appese ed i foderi combattono.”

Questo proverbio vuole significare che spesso succedono dei fatti strani, come quando le sciabole che dovrebbero essere usate per combattere, vengono conservate mentre i foderi delle stesse sono usate per combattere. Vale a dire che succede abbastanza spesso che vengono fatte eseguire alcune attività da persone incompetente, mentre vengono ignorate persone preparate che sicuramente potrebbero seguirle meglio.

 

 

 

 

‘ A sera so’ bastimiente; ‘a matina so’ varchette.
“La sera sono navi, il mattino barchette”.

Questo proverbio vuole mettere in evidenza il carattere dei pescatori che spesso dicono bugie per cui quando parlano delle barche con le quali vanno in mare la sera, le definiscono bastimenti perché a quell’ora nessuno li vede, quando parlano invece delle barche con le quali escono il mattino, le chiamano barchette perché tutti le vedono in quanto la luce del giorno svela la verità.

 

 

 

 

 

‘A gatta, quanno nun pò arrivà ò llardo, dice ca fète.
“La gatta, quando non può raggiungere il lardo, dice che puzza.”

E’ un semplice proverbio, anche molto conosciuto tanto è vero che lo si usa oramai quasi dappertutto in Italia. In pratica vuole significare che spesso una persona desidera qualcosa che sembra difficile da poter ottenere ed allora, non volendo riconoscere che non dispone di mezzi per averla, dice che in fondo la cosa non è tanto appetibile. In qualche modo chi ha ideato questo proverbio paragona questa persona ad una gatta che ambisce a raggiungere il lardo che con cautela la padrona di casa ha sistemato in un posto impossibile da raggiungere. La gatta non ammetterà mai che, nonostante la sua abilità e la sua agilità non riesce ad arrivare al lardo e quindi, per darsi pace, dice che non gli interessa perché puzza.

 

 

 

 

 

Ccà ‘a pezza e ccà ‘o sapone.
“Io ti do lo straccio e tu mi dai il sapone.”

Semplice e simpatico proverbio napoletano che vuole mettere in evidenza soprattutto la determinazione di questa gente. Se qualcuno da qualcosa ad un’altra persona, lo fa sicuramente con piacere, ma vuole subito il compenso, difatti letteralmente va a significare che quando fra due persone c’è uno scambio di qualsiasi genere, non si vuole rimandare la consegna, né il compenso.

 

 

 

 

 

Hai voglia ‘e mettere rum, chi nasce strunz’ nun po’ addivintà babbà.
“Puoi mettere tutto il rum vuoi, un escremento non sarà mai un babà.”

Questo proverbio ci fa capire che è impossibile cambiare le persone non affidabili, difficilmente muteranno il proprio carattere e il paragone viene fatto con gli escrementi che, anche se si coprono di rum, non diventeranno mai dei babà, rimarranno sempre escrementi! In pratica uno sciocco per quanto si cerchi di truccarlo, edulcorare o esteriormente migliorare, non potrà mai diventare una cosa diversa da ciò che è.

 

 

 

 

 

Giorgio se ne vò jì e ‘o vescovo n’ ‘o vò caccià.
“Dicesi di due persone che vogliono la stessa cosa, ma nessuno fa il primo passo.”

Il napoletano le inventa tutte per far capire agli altri un concetto e usa molto spesso un proverbio simpatico per riuscire a fare ciò. In questo caso si fa capire che sia il Giorgio che il Vescovo vogliono fare la stessa cosa, in pratica Giorgio se ne vuole andare e ilVescovo lo vuole mandare via, ma nessuno dei due prende per primo l’iniziativa, e irrimediabilmente tutto resta invariato. E’ questo anche un consiglio a chi si dovesse trovare in situazioni analoghe a scrollarsi e prendere velocemente una decisione……chi si ferma, è perduto

 

 

 

 

 

 

Fattelle cù chi è meglio ‘e te e fance ‘e spese.
“Frequenta chi è migliore di te e pagane le spese.”

Questo è un invito serio, corretto che attraverso un proverbio un vero signore napoletano fa alla gente che legge: frequenta sempre gente che sta sistemato meglio di te così sei quasi sicuro che non ti vuole fregare. In pratica, soprattutto con i tempi che si stanno attraversando, è vero. Oggi se ti frequenta qualcuno che ha meno risorse di te, ti fa venire sempre il dubbio che possa voler approfittare di te, se invece ti frequenta qualcuno ben sistemato e con risorse economiche superiori alle tue, ci sono sicuramente meno possibilità che possa volerti fregare per cui può essere giusto e opportuno frequentarlo.

 

 

 

 

 

Faje ‘o scemo pe’ nun ghi’ a’ guerra.
“Fai lo scemo per non andare in guerra.”

E’ un richiamo di una persona napoletana per bene che si rivolge all’amico che finge di essere scemo per non andare in guerra, o finge di non essere in condizione di poter prendere un impegno, solo perché lo stesso non gli garba.

 

 

 

 

 

Faje ‘a fine d’ ‘e tracche: tanta botte e poi dint’ ‘a munnezza.
“Fai solo confusione ma non concludi mai nulla.”

Un modo come un altro per offendere qualcuno che fa tanta confusione senza però mai raggiungere un risultato positivo e lo si paragona ai tric trac, quei petardi che i napoletani usano per festeggiare il Santo Natale. In pratica questo proverbio vuole mortificare chi parte per raggiungere un obiettivo concreto e poi d’improvviso scompare dalla scena, così come succede alle botte che fanno tanto rumore per poi finire irrimediabilmente nell’immondizia.

 

 

 

 

 Pure ‘e pullece tenen’ ‘a tosse.
“Anche le pulci hanno la tosse.”

Sicuramente qualche napoletano verace, trovatosi in qualche occasione di fronte dei bimbi che si davano arie da adulti, scocciato da questa situazione, ha ideato a proposito questo proverbio. In effetti è vero che i bimbi devono fare sempre i bimbi, perché altrimenti viene spontaneo ripetere questo proverbio, paragonandoli alle pulci.

 

 

 

 

 

 

Mazze e panelle fann’ ‘e figlie belle. Panelle senza mazze fann’ ‘e figlie pazze.
“Per avere figli educati occorrono pane e bastonate.”

Vuole significare che quando si crescono i figli, è importante farli mangiare e nello stesso tempo redarguirli se hanno qualche atteggiamento sbagliato. Dar loro solo da mangiare e non richiamarli mai, non è difficile Che diventano figli maleducati

 

 

 

 

Uocchie chine e mane vacante.
“Occhi pieni e mani vuote.”

In pratica una piccola frase napoletana che ci mette di fronte a tante possibili situazioni che giornalmente si verificano. Quanti uomini restano folgorati quando passa una bella ragazza, si riempiono gli occhi e restano con le mani vuote. Quante persone vedono una bella villa e, purtroppo, si riempiono gli occhi per ammirarla e restano con le mani vuote perché non possono permettersela. Quanta gente rimane estasiata quando vede una bella barca a mare, si riempie gli occhi e poi resta a mani vuote perché non può pensare di poterla acquistare. Si potrebbe continuare con tanti altri esempi………….

 

 

 

Troppi galli a cantà nun schiara mai juorno.
“Troppe persone a comandare non si mettono mai d’accordo.”

Un giusto paragone che mette in evidenza che per far funzionare bene qualsiasi cosa, è importante che non siano in tanti a comandare, ne basta uno. Così come sarebbe giusto che in un pollaio ci dovrebbe essere un solo gallo la mattina a cantare per far capire che è passata la notte, quando invece nello stesso ci sono più galli viene fuori solo una grande confusione perché ognuno di loro canta in un orario diverso e quindi non sono più un punto di riferimento la mattina.

 

 

 

 

Chi è cchiù bello ‘e te se trucca.
“Non c’è nessuno più bello di te, e se lo è, è perchè si trucca.” 

Proverbio partenopeo che mette in evidenza un uomo che dice ad un amico che non può esistere una persona più bella di lui perché ove mai se ne trovasse una, significherebbe che si trucca o che imbroglia qualcosa. Certamente sono opportunità che il furbo non riesce a non sfruttare, evidentemente dopo un complimento così bello, potrà avere l’opportunità di potergli chiedere qualcosa in cambio. Sono tutti

 

Cunziglio ‘e volpe ,rammaggio ‘e gallina

E’ un fantastico modo di definire una riunione in cui  i più furbi si uniscono, a scapito dei piu semplici che invececi rimettono le penne

Chi nasce mappina nun pò murì foulard …oppure similmente … chi nasce tond nu pò muri’ quadrato .

Sono tutti piccoli proverbi per indicare in modo saggio che le persone non cambiano mai  Le chiacchiere se le porta il vento , i maccheroni invece riempiono la pancia . Un bel proverbio che sta ad indicare l’inconsistenza  in certi determinati momenti delle parole

 

 

E chiacchiere s’ ‘e pporta ‘o viento; ‘e maccarune jengheno ‘a panza 

Le chiacchiere se le porta il vento , i maccheroni invece riempiono la pancia . Un bel proverbio che sta ad indicare l’inconsistenza  in certi determinati momenti delle parole.

Quann’ ‘o mellone jesce russo, ognuno ne vo’ ‘na fella

Quando il cocomero al taglio si presenta ben colorito di rosso, ognuno ne vuole una fetta,ovvero quando l’occasione è buona ( l’affare è buono ) ognuno vuol partecipare per cercare di ottenere il massimo vantaggio : Per traslato, l’espressione si usa quando si voglia bollare il comportamento di chi è sempre pronto a saltare sul carro del vincitore…

ARTICOLO DI ANTONIO CIVETTA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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