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Sulla collina del Vomero, uno dei quartieri collinosi di Napoli, si trova una delle chiese più importanti della nostra città realizzata tra 1325 e il 1368 .
Per vederla dovete però accedere ad un grande cortile realizzato da Giovanni Antonio Dosio e poi da Cosimo Fanzago che si trova all’interno della certosa a cui si accede oltrepassando un portale d’ingresso, sormontato da uno stemma angioino, dopo il quale vi è un androne il cui soffitto è affrescato con la raffigurazione di S.Bruno di Colonia, il monaco fondatore dell’Ordine certosino.

Su questo cortile affaccia anche la nostra Chiesa della Certosa, realizzata tra 1325 e il 1368 in tufo e piperno, ma poi modificata nei secoli successivi. Di esso infatti ad oggi restano del progetto originario, solol e volte a crociera della navata e gli archi ogivali del pronao

La Chiesa della Certosa di San Martino,aveva infatti inizialmente una facciata costituita nel suo pronao da cinque arcate . Fu Giovan Antonio Dosio che alla fine trasformò questo pronao che precede l’ingresso della chiesa da cinque a tre arcate per ricavare due cappelle: la Cappella del Rosario (a destra) e la Cappella di S.Giuseppe (a sinistra).
La parte alta della facciata fu invece realizzata da Nicola Tagliacozzi Canale.
N.B. Le due navatelle della chiesa gotica furono trasformate in cappelle, mentre l’interno all’interno del pronao noterete alcuni deliziosi affreschi posti in quattro riquadri sulla parete anteriore e due su quelle laterali.
Esse fanno da piacevole contorno a quel luminoso bianco della facciata e certo non possiamo mancare di vedere almeno la Storie diei supplizi inflitti ai Certosini (affresco di Domenico Gargiulo detto Micco Spadaro)
a sinistra in alto: Carlo duca di Calabria offre la chiesa al vescovo S.Martino (Giovanni Baglione – 1591) – a sinistra in basso: Bruno di Colonia vede miracolosamente Raimondo Diocres condannato all’Inferno (Belisario Corenzio – 1632)

a destra in alto: La regina Giovanna I offre la custodia della chiesa a S.Bruno (Belisario Corenzio – 1632) – a destra in basso: Il sogno di Sant’Ugo che indica il luogo di Cartusia (Belisario Corenzio – 1632).

Sulla parete sinistra del pronao invece si trovano:
in alto: Storie di Martiri certosini (Micco Spadaro – 1651/1656)
in basso: Distruzione di una certosa in Inghilterra (Micco Spadaro – 1651/1656)

Sulla parete destra del pronao si trovano:
in alto e in basso: Storie di supplizi inflitti ai Certosini d’Inghilterra da re Enrico VIII Tudor (Micco Spadaro – 1651/1656).
Sul portale d’ingresso come petete invece notare , si trova il busto di papa Pio V (o del Vescovo S.Martino), sul cui capo due angeli realizzati dal Cavalier d’Arpino , reggono lo stemma CART (=Cartusia).
N.B. Il busto fu realizzato alla fine del Cinquecento da un ignoto artista napoletano (forse Felice de Felice).

Il colore bianco della facciata è invece solo opera del grande architetto Cosimo Fanzago che decise di abbellire questa entrata della chiesa con del marmo bianco e bardiglio al quale aggiunse la serliana.
Da una bel portone in legno del 600 decorato con figure intagliate di Santi , si entra nella chiesa ricoperta da marmi pregiatissimi e coloratissimi che provengono da ogni parte del Mediterraneo. Essa come potete subito notare è stracolma di capolavori del barocco napoletano.
Entrare all’interno di questa chiesa significa esplorare un capitolo della storia dell’arte.
Qui ogni centimetro sia della volta, che delle pareti e del pavimento è stato decorato e ricoperto con degli affreschi, degli stucchi e delle splendide tarsie.
Quello che immediatamente colpisce la nostra attenzione è il bellissimo pavimento in marmi policromi intagliati, progettato da Cosimo Fanzago e dal certosino Bonaventura Presti
Per costruire questo capolavoro vennero usati marmi come il broccatello di Spagna, il bardiglio, l’onice di S.Gesualdo, la fiamma di Blesia, il verde di Calabria, il bianco di Carrara, l’alpujarras, il rosso di Francia, il giallo di Siena, il diaspro di Sicilia e il nero del Belgio.
Guardate che meraviglia !

Sono stati usati per questo capolavoro il broccatello di Spagna, il bardiglio, l’onice di S.Gesualdo, la fiamma di Blesia, il verde di Calabria, il bianco di Carrara, l’alpujarras, il rosso di Francia, il giallo di Siena, il diaspro di Sicilia e il nero del Belgio.
Altrettanto bella è la volta che mostra l’ ascensione con angeli di Giovanni Lanfranco.
Se infatti alzate lo sguardo noterete che essa ha conservato la sua struttura trecentesca e ovviamente anche quei bellissimi dipinti di Giovanni Lanfranco reallizzati trail 1637 e il 1640 : un’Ascensione di Cristo con Angeli e Santi .
Nelle mezze lunette accanto ai sei finestroni l’artista ha invece dipinto gli Apostoli.
In controfacciata invece le due mezze lunette accanto alla finestra raffigurano la Vocazione degli Apostoli Pietro e Andrea e la Prima Apparizione di Cristo ai Discepoli sul Lago di Tiberiade.
La chiesa nel suo interno è comunque ricca di incredibili capolavori e certo non possiamo almeno mancare di vedere la persecuzione dei Certosini (affresco di Domenico Gargiulo detto Micco Spadaro) e le statue di San Giovanni Battista e San Girolamo del Fanzago (gli angeli sulle arcate).
Uno dei capolavori più belli è certamente la bellissima balaustra marmorea disegnata da Tagliacozzi Canale con del marmo misto ad alabastro intracciato con pietre dure e bronzo dorato, con una finissima lavorazione che ha chiesto un lavoro immenso . Alle sue spalle l’altare a doppia facciata sembra a base di oro , marmi e argenti ma in realtà’ e’ stata realizzata con legno , stucchi e angeli in cartapesta , in quanto quello che vediamo era solo un modello per far vedere come sarebbe stato l’altare definitivo. Per mancanza di fondi non venne mai realizzato e il modello divenne l’altare definitivo.
N.B. A disegnare questo altare maggiore a doppia faccia mai realizzato fu Francesco Solimena : quello presente nella chiesa è infatti il modello in legno e stucchi (Giacomo Colombo) e Angeli in cartapesta (Giovanni Sanmartino).
Assolutamente da vedere le tele sopra le statue raffiguranti Mosè ed Elia di Giuseppe Ribera.
Francesco Solimena ha dipinto nella portella del tabernacolo un Cristo risorto.
Il pavimento marmoreo riccamente intagliato dell’abside è settecentesco.
Il coro posto alle spalle dell’altare era il luogo dove i monaci si riunivano per pregare e cantare e per far meglio risuonare le loro voci. A tal proposito appare interessante notare che essi costruirono al di sotto un’altra immensa sala che funzionava da cassa armonica.
Il coro ligneo seicentesco è stato realizzato da Orazio De Orio.
In una nicchia tra gli stalli è collocata la statua dell’Immacolata, opera di Gennaro Monte (1682).
In una nicchia tra gli stalli è collocata la statua dell’Immacolata, opera di Gennaro Monte (1682).
Di aurore ignoto risulta invece il leggio intagliato (fine XVI secolo)
Nella parete di fondo dell’abside vi sono entro nicchie due statue: la Vita Attiva di Pietro Bernini e la Vita Contemplativa di Giovan Battista Caccini.
Nella volta il Cavalier d’Arpino e Bernardino Cesari hanno dipinto Storie del Vecchio e del Nuovo Testamento con Evangelisti, Dottori della Chiesa, Profeti e Santi Certosini (1591/1596).
Sulle pareti sono posti alcuni dipinti: la Lavanda dei piedi del Battistello Caracciolo (1682), la Comunione degli Apostoli di Jusepe de Ribera (1651), l’Adorazione dei Pastori di Guido Reni (1641), l’Ultima Cena della scuola di Paolo Veronese (fine XVI secolo), e Preparativi per l’Ultima Cena di Massimo Stanzione (1639).




Dopo questa nostra passeggiata nelle bellissima chiesa resta comunque da dire che è praticamente comunque impossibile indicare tutte le opere, i dipinti, le statue, gli affreschi delle pareti e delle volte che sono presenti in questo meraviglioso luogo .. L’unico vero consiglio è quello di non mancare di vedere almeno una volta nella vita questa meravigliosa raccolta di opere d’arte.
La chiesa e’ considerata un vero capolavoro del barocco ma anche del 700 napoletano in cui si sposano la creatività dell’uomo e l’abilita’artigianale artistica.















































