La Chiesa dei Santi Apostoli, ubicata nel centro storico lungo il Decumano Superiore, è una delle quattro più antiche basiliche della città, insieme alla Chiesa di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta, la Chiesa di San Giovanni Maggiore e la Chiesa di San Giorgio Maggiore. Il monastero annesso è oggi adibito a scuola, e per un periodo ospitò un grande poeta italiano: il napoletano Gianbattista Marino.
La chiesa fu edificata dal vescovo Sotero a meta del V secolo, sulle rovine di un antico Tempio pagano dedicato alla divinità Mercurio.
In origine si trattava di un piccola chiesa e soltanto nel Cinquecento venne notevolmente ingrandita dai frati Teatini mentre il campanile fu realizzato nel Seicento ad opera di Bartolomeo Picchiatti.
I Teatini, un ordine religioso di frati fondato da San Gaetano da Thiene, ottennero la struttura dai Caracciolo di Vico e nel 1610 iniziarono la costruzione dell’attuale Chiesa su progetto dell’architetto teatino Francesco Grimaldi.
E’ una Chiesa quasi nascosta che si trova in una piccola piazzetta ed ha una facciata semplicissima. L’esterno, semplice e privo di decorazioni, non mostra infatti grandi rilievi architettonici e non lascia prevedere la bellezza del suo interno quasi interamente affrescato dal pittore parmense Giovanni Lanfranco fra il 1638 e il 1646.
E’ solo dopo la piccola scalinata, entrando che si ha l’esatta visione della bellezza di questa Chiesa, con soffitti e affreschi bellissimi. In questa Chiesa c’è un altare del Borromini che è difficile vedere nella nostra città.
All’interno vi lavorarono insigni architetti quali Francesco Grimaldi, Ferdinando Sanfelice, Bartolomeo Picchiatti, Francesco Borromini, e grandissimi artisti napoletani, quali Luca Giordano e Francesco Solimena. Si trovano conservate importanti opere d’arte come la tomba del letterato Giovan Battista Marino, affreschi di Giovanni Lanfranco, dipinti di Francesco Solimena, tele di Luca Giordano, l’Altare Pignatelli e l’Altare Filomarino disegnato da Francesco Borromini.
È una splendida Chiesa barocca a pianta a croce latina a navata unica con quattro cappelle per lato comunicanti tra loro. Ai lati del transetto vi sono due altari, quello a sinistra, in marmo bianco fu progettato da Francesco Borromini.
La copertura della navata centrale è realizzata con una volta a botte affrescata da Giovanni Lanfranco.
La maestosa cupola presenta decorazioni in stucco di Dionisio Lazzari ,un affresco raffigurante il Paradiso di Giovan Battista Benaschi ed un ciclo di affreschi di Francesco Solimena.
Negli archi delle otto cappelle sono inserite sedici tele di Francesco Solimena. La controfacciata è mirabilmente affrescata con la scena della Piscina dei Probati, opera del pittore Giovanni Lanfranco.
Le cappelle racchiudono una vera e propria pinacoteca del XVII e XVIII secolo dove possiamo trovare dipinti di vari artisti come Nicola Malinconico, Paolo De Matteis, Francesco De Mura, Agostino Beltrano e la tomba di Vincenzo Ippolito, opera di Giuseppe Sanmartino.
Nel transetto a sinistra è presente l’unica opera napoletana di Francesco Borromini in città, l’altare Filomarino con tele di Luca Giordano sulle pareti ; mentre il transetto destro è caratterizzato dal grande altare Pignatelli di Ferdinando Sanfelice che riprende quello del Borromini.
L’altare Filomarino in marmo bianco , opera dell’architetto Francesco Borromini, cominciato a Roma nel 1638 e terminato a Napoli nove anni dopo. L’altare fu commissionata dal Cardinale Ascanio Filomarino e ad essa lavorarono diversi artisti maestranze romane (sculture di Andrea Bolgi, Giuliano Finelli, François Duquesnoy) che operarono seguendo il disegno di Francesco Borromini.
Nel presbiterio, sono sistemati seicenteschi candelabri bronzei del Bolgi e tele di Luca Giordano e del Lanfranco
Nella sagrestia completamente barocca restaurata dal Ferdinando Sanfelice al suo interno troviamo affreschi di Nicola Malinconico , un coro del 1640 di Francesco Montella e un bell’ organo settecentesco di Felice Cimmino. Inoltre, vi è anche un busto raffigurante Gennaro Filomarino .
Nella cripta grande quanto la chiesa, con affreschi di Belisario Carenzio vi è sepolto il poeta Giambattista Marino.
La chiesa presenta un doppio chiostro, sempre realizzato su disegno del Grimaldi , intorno al quale si sviluppa, su due piani, la fabbrica conventuale.
Il Monastero tolto ai teatini ed incamerato ai beni dello Stato nel XIX secolo fu adibito prima ad archivio notarile, poi a Manifattura dei tabacchi ed ora è sede del Liceo Artistico Statale.
La chiesa invece nel periodo francese, divenne, per ordine di Gioacchino Murat, una caserma, e fu poi affidata nel 1826 alla Congrega di Santa Maria Vertecoeli che la restaurò e la riaprì al culto.