I campi flegrei ovvero i campi ardenti della terra dei fuochi (secondo gli antichi greci ) si identificano con quella porzione di territorio campano che si estende dalla punta di Posillipo ( cinta dalla collina dei Camaldoli ) fino alla piana di Quarto e lungo la Domiziana fino alle sponde del Lago Patria.

L’immagine che gli antichi avevano dei Campi Flegrei doveva inizialmente essere terrificante e meravigliosa al tempo stesso. I vulcani con le loro lingue di fuoco che alte sembravano lambire il cielo, le sorgenti termali che sgorgavano ovunque e i laghi scuri circondati da fitte e inesplorate foreste  erano proprio il luogo ideale dove immaginare potessero risiedere tutti i loro miti e le loro credenze e far vivere le loro leggende.
Il luogo per il suo misterioso fascino era quanto di meglio si prestava per immaginare ed intrecciare storia, miti e leggende.
Furono i navigatori greci di ritorno dai loro viaggi di esplorazione a narrare di aver visto e poi descrivere con il nome “terra dei fuochi” questo straordinario luogo ed i suoi paesaggi fatti di colonne di fumo, di vulcani ardenti, e di lingue di fuoco alte nel cielo che con il loro riflesso nel mare rendevano le acque vicino la costa inquietanti e misteriose.

Molte delle leggende hanno quindi trovato il luogo ideale dove ambientarsi e numerose memorie storiche, artistiche e letterarie hanno di conseguenza trovato casa nel mondo fiabesco della terra flegrea. Ancora oggi possiamo ammirare impressionanti manifestazioni fumaroliche presso la solfatara di Pozzuoli, un vulcano dal cratere ellittico che risale a circa 4000 anni fa che è anche l’unico dei Campi Flegrei ancora attivo.

Nel secolo scorso i campi ardenti divennero per i viaggiatori una tappa fondamentale di quel Grand Tour ottocentesco del programma di formazione a cui si doveva attenere qualsiasi europeo che si vantasse di essere colto e viaggiatore poichè solo in questo luogo egli poteva trovare immediato riscontro fatto dai suoi studi sui poemi e sui classici latini e greci.

La maggior parte dei luoghi sono ambientati intorno alle figure di Ercole, Ulisse Enea e Virgilio. Il primo per la costruzione della famosa via Herculanea, cioè la diga artificiale tra il Lago di Lucrino ed il mare fatta in occasione del suo passaggio con i buoi presi a Gerione (decima delle dodici fatiche a cui l’eroe fu condannato). Il mito di Ercole fu molto radicato nel territorio e molte località legarono il suo nome a quello dell’eroe: Bacoli (vacua = terra incolta e deserta; boaulia = stalla di buoi, venne cosi’ chiamata in ricordo della sosta di Ercole con gli armenti sottratti a Gerione) mentre Ercolano secondo leggenda pare sia stata fondata proprio da Ercole ( Hercolaneum ,cioe’ la greca Herakleion ).

La figura di Ulisse è invece legata sopratutto ai nomi di Baia e Miseno, i due suoi sciagurati compagni seppelliti nei luoghi che hanno poi dato il nome alle due località.
Ma se non bastasse, sembra che Nisida sia l’isola delle capre narrata da Omero e l’isola di Scheria pare corrisponda alla bella Ischia.

Enea è invece il protagonista assoluto del Lago d’Averno, identificato dagli antichi come lo specchio d’acqua che tutti credevano celasse la porta di ingresso agli inferi.
In questa zona si trova anche il luogo dei vaticini della Sibilla che come cita Virgilio nell’Eneide ( libro VI) fu visitato da Enea nella speranza di conoscere il proprio destino per mano della Sibilla Cumana da lui consultata.

Il luogo ricco di paura e mistero dove non potevano volgersi in volo gli uccelli, era anche il luogo delle misteriose grotte abitate dai Cimmeri e della inestricata e inesplorata foresta sacra dedicata a Proserpina.

Virgilio è in assoluto il personaggio che più di ogni altro ha magnificato il luogo scegliendolo quale protagonista assoluto dove ambientare l’intero VI libro della sua opera.
Il Tempio di Apollo a Cuma con le sue gigantesche porte in oro, la leggenda di Dedalo, la Sibilla ed i suoi vaticini, il mondo dell’Ade e la porta degli inferi trovano con il poeta la loro definita consacrazione.

I Campi Flegrei sono luoghi non solo ricchi di leggende ma anche di storia, in particolare di Roma e molti famosi personaggi romani hanno legato le loro vicende a questo luogo: Agrippina, Annibale, Cesare, Nerone, Cicerone, Lucullo, Caio Mario, Augusto, Caligola, Pompeo, Domiziano e tanti altri possedettero qui sfarzose ville.

Tra queste primeggiava quella del dittatore Caio Mario, poi acquistata da Lucullo, dove morì, nel 37 d.C., l’imperatore Tiberio, ma non si può dimenticare quella di Cornelia, figlia di Scipione l’Africano.

Fu una località molto ambita dalla nobiltà romana, famosa per il suo  clima mite, la bellezza del paesaggio, il verde delle sue colline e le sue acque termali: tutto il litorale e le colline circostanti furono luogo di insediamento di sontuose ville di patrizi romani per i quali divenne segno di prestigio e di affermazione sociale possedere una villa per esempio a Baia, considerata all’epoca il luogo più bello del mondo ed il più ambito per passarvi l’estate.
Tutta la zona venne frequentata dai personaggi più in vista della capitale e questi luoghi diventarono di conseguenza occasioni di incontri politici e di affari oltre che di cultura, lussi e lussuria.

Già precedentemente nel suo passato l’intera area aveva comunque conosciuto altri grandi protagonisti della storia.
L’antica città di Cuma ( Kyme per i greci ) fondata da coloni greci provenienti da Eubea è stata una delle più antiche colonie greche in Italia ( 730 a.C).
Fu essa a far sorgere il primo nucleo urbano nell’area a valle di Pizzofalcone, sulle sponde del fiume Sebeto, che chiamarono Parthenope e più tardi fondarono a poca distanza un’altra città, che fu chiamata Neapolis, in contrapposizione a Palepolis ( città vecchia).
Oggi purtroppo per chi percorre la piana di Cuma è difficile riconoscere e immaginare i tratti dell’antica città e il suo splendore poichè i luoghi sono stati notevolmente trasformati nel corso dei secoli dall’attivita vulcanica che ha profondamente colpito il territorio. Dell’antica Cuma è rimasto solo il caratteristico colle su cui dai greci fu eretta l’acropoli della loro città provvedendo ad un sistema di opere murarie di difesa ancora oggi in parte visibili. Il resto sembra sparito nella sabbia delle sue spiagge che arrivano ininterrotte fino a Mondragone e all’antica Minturno nel Lazio.

Nella zona inoltre sono stati ritrovati numerosi sepolcri di età greca e romana e nelle sue immediate vicinanze il famoso l’Arco Felice, viadotto costruito da Domiziano per il passaggio della via che collegava Pozzuoli a Roma.

Dalla seconda metà del VI secolo a.C. Cuma si trovò a fronteggiare gli Etruschi che all’epoca dominavano l’entroterra con una lega di 12 città. Lo scontro finale che vide la vittoria di Cuma avvenne nella vicino Monteruscello dove nella battaglia si distinse Aristodemo ( futuro tiranno di Cuma ).
Sconfitti gli Etruschi estese il suo dominio sulla Campania interna, dominio che ebbe comunque breve durata poiché fu poi occupata dai Sanniti ( insieme a Capua ).
Iniziò quindi un lento declino durante i quali i piccoli insediamenti di Neapolis e Puteoli, sorti inizialmente come colonie cumane presero il sopravvento sulla città di origine ( altre famose colonie furono Volturnum sul fiume omonimo e Liternum sul Lago Patria ).
I Sanniti furono poi sconfitti dai romani che trovarono la città strategicamente utile.

Nei primi due secoli dell’Impero Romano, Cuma ebbe una notevole espansione urbanistica civile e militare fortificando le sue mura anche se non raggiunse mai in splendore e sviluppo commerciale le vicine Baia, Lucrino e Pozzuoli. Anzi, danneggiata dalla espansione commerciale e militare di queste cittadine vide il suo enorme porto progressivamente abbandonato.

Il vero cuore pulsante dei campi flegrei è stata comunque nel tempo la piccola cittadina di Pozzuoli che ha giocato, certamente attraverso i secoli, un ruolo chiave nello sviluppo e nella storia della terra flegrea.
Il primo nucleo abitativo della piccola cittadina di Pozzuoli si chiamava Dicearchia, ovvero il governo dei giusti e fu fondata nel 529 a.c. da esuli politici dell’isola di Samo fuggiti dalla loro patria di origine per i contrasti sorti con il potere tirannico di Policrate.
La scelta del nome non avvenne a caso. Dicearchia doveva rappresentare per quei fuggiaschi la patria della libertà e dell’espressione di tutte la razze e religioni.
Insieme a Cuma, Dicearchia si schierò contro gli Etruschi. Più tardi sotto il dominio dei Sanniti cambiò nome e si chiamò Puteoli.
I Sanniti gli diedero questo nome a causa delle esalazioni puteolenti dei vicini crateri.

Nel 215 a.C. Puteoli venne poi occupata dai romani sotto il cui potere, nel tempo divenne uno dei porti più importanti del Mediterraneo, secondo nel I secolo a.C. solo ad Alessandria d’Egitto.
Fu un porto cosmopolita, vero crocevia di razze, costumi, lingue e tradizioni, approdo obbligato di quanti percorrevano le rotte marittime e commerciali del Mediterraneo ( identificata come vera culla della civiltà ).

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Tempio di Serapide, Pozzuoli

Nerone la elevò al rango di colonia nel 63 d. C. mentre Vespasiano, invece, come segno di ringraziamento per l’appoggio ricevuto nella lotta contro il rivale Vitellio, fece costruire alcuni splendidi monumenti come l’Anfiteatro Flavio ( così denominato per distinguerlo da quello più antico di età augustea) ed il Sarapeum o Tempio di Serapide.
A tal proposito bisogna dire che tale nome erroneamente attribuitogli deriva solo dal ritrovamento all’interno di esso, durante lo scavo, di una statua del dio egiziano Serapis.
Fu quindi erroneamente ritenuto un “tempio” mentre si tratta in realtà solo di un Macellum, ovvero di un mercato pubblico della città.
Oggi il Tempio, invaso dalle acque termo minerali che scaturiscono dal sottosuolo è reso celebre dal fenomeno del bradisismo che può essere letto sulle sue colonne che puntualmente vengono sommerse o riemergono in sincronia con gli avvenimenti geologici.
Le tre colonne in marmo cipollino presentano evidenti tracce di fori praticati dai litodomi che testimoniano l’alterno movimento bradisismico della zona.

Purtroppo le tracce dell’ antico porto di Dicearchia sono andate quasi completamente perdute a causa della sovrapposizione delle costruzioni di epoca medievale e dei continui sconvolgimenti bradisismici della zona.

L’antico porto di età augustale fu distrutto da una violenta mareggiata ai tempi di Adriano e nonostante una serie di avviati restauri, i vari tentativi fallirono miseramente condannate dai continui fenomeni bradisismici ed oggi uno dei porti più importanti dell’antichità giace sepolto sotto la sabbia e il mare.
Possiamo comunque localizzare il sito dell’antico centro greco nell’isoletta del Castello, una piccola collina, meglio conosciuta come Rione Terra.

Il Castello Aragonese che domina il golfo di Pozzuoli custodisce le opere provenienti dagli scavi, del rione Terra a Pozzuoli e numerosi calchi in gesso di sculture greche ritrovati a Baia. Già esistente in epoca aragonese, esso fu ampliato dal viceré spagnolo don Pedro de Toledo, dopo l’eruzione del Monte Nuovo nel 1538.
Il castello è ora stato adibito a Museo Archeologico ed ospita i reperti del sacello degli Augustali a Miseno, i frammenti del monumento equestre di bronzo di Domiziano-Nerva, nonchè la stupenda scenografia del Ninfeo marittimo di Punta Epitaffio, e tante pregevoli statue ritrovate .
L’intera storia della terra Flegrea ha girato nei secoli intorno alla sua area portuale.

Essa fu un importante porto marittimo già in epoca Cumana dove con una flotta ben attrezzata i greci di Cuma dominavano tutto il litorale della Campania. Ma la sua vera importanza come porto marittimo commerciale e militare lo si ebbe in epoca romana dapprima con le opere navali e militari volute da Agrippa durante la guerra civile tra Pompeo ed Ottaviano e poco dopo con la designazione da parte di Augusto di base navale del Tirreno alle dirette dipendenze dell’Imperatore.

Nel 37 a.C. fu realizzato il Portus Julius su idea dello stratega Marco Vipsanio Agrippa, e il Lago di Lucrino fu collegato al mare mediante una diga artificiale che tagliava la via Herculanean e contemporaneamente collegato sempre con un canale artificiale con il lago d’averno, per realizzarvi una grandiosa struttura portuale adibita ad arsenale della flotta di Miseno. In tal modo il lago d’Averno costituì il bacino interno del porto mentre il lago di Lucrino in comunicazione con il mare costituì il bacino esterno e tutta l’area fu trasformata per l’occasione in un enorme cantiere navale.

Tutta la difesa marittima dell’Italia romanica venne cosi’ ad essere principalmente concentrata sul porto di Miseno e nella vicina località di Miliscola sorse un’ importante scuola per soldati romani.
Tra i prefetti militari a capo della flotta di Miseno si ricordano Tiberius Claudius Anicetus che mandò i suoi sicari ad assassinare Agrippina, madre di Nerone, e Plinio il Vecchio che morì durante l’eruzione del Vesuvio (79 d.C.).
L’ improvviso erompere del vulcano Nuovo ( 1538 ) ha cambiato purtroppo radicalmente il paesaggio ed oggi degli antichi insediamenti romani non restano altro che pietre sparse, sommerse nelle acque del mare o seppellite nelle vicine campagne .

La creazione del monte nuovo inghiottì inoltre il piccolo villaggio di Tripergole che si trovava sulla sponda del lago e trasformò radicalmente l’intera zona.

Resta a noi la Piscina Mirabilis, ultima grande opera idraulica dell’acquedotto del Serino, un gigantesco serbatoio, il cui scopo era quello di fornire acqua alle strutture militari dell’enorme porto romano di Miseno. Nel visitarlo l’impressione è che si tratti di un tempio sotterraneo più che una cisterna.

Scavata invece nella parete di tufo a picco sulla spiaggia di Misenum, si trova un’ altra  cisterna romana detta della Dragonara, caratterizzata da una pianta quadrangolare divisa in cinque navate da tre file di dodici grossi piloni ricavati nel tufo, con fodera muraria in opus reticulatum e rivestimento in cocciopesto. Originariamente era accessibile dall’alto attraverso tre grandi aperture che si aprono nella volta a botte mentre grazie a scavi recenti è accessibile tramite gradini che comunicano  con una sottostante cisterna. Secondo molti  studiosi la cisterna aveva la funzione di rifornire le navi della flotta presente a Miseno , mentre secondo altri pare che possa essere  messa in relazione con gli ambienti appartenenti ad una villa residenziale presente  sulla spiaggia  appartenuta a Lucullo.

Ma restano a noi anche  affascinanti luoghi adibiti all’epoca a terme . Non possiamo fare a meno di visitare le  famose  terme  di Mercurio   caratterizzate dalla presenza del grandioso “frigidarium”, un ambiente  a pianta centrale con una grossa cupola dove possiamo risentire la nostra voce con un grande eco, la  villa dell’Ambulatio, il settore della Sosandra, , il settore di Venere  (che comprendeva due grandi sale termali ) ed infine  il Sudatorio di Trivoli detto ‘ Terme Stufe di Nerone , oggi ancora funzionante ,che si trova tra Bacoli  e Pozzuoli ,  sul lago di Lucrino ,databile al II secolo che si trova ai monti di una collina ( dove si trova una sorgente ancora oggi molto attiva ) che convoglia vapore caldo tramite cunicoli nelle varie stanze dove si trovano letti completamente scavati nel tufo.

Il lento movimento bradisismico ha con il tempo fatto affondare nel mare i moli di Portus Julius di cui ancora oggi possiamo ammirare tra Baia e Pozzuoli sotto la superficie del mare, tracce delle sue imponenti strutture portuali che è possibile visitare con guide turistiche tramite escursioni con battello dal fondo trasparente.

E’ così possibile osservare resti di ville sommerse, colonne, reperti archeologici, fauna marina e fenomeni vulcanici sottomarini stando comodamente seduti sotto il livello del mar e.
Capo Miseno, Baia, Bacoli e il Monte di Procida con le sue baie restano comunque bellissime e rinomate meta di bagnanti dove nelle sue stazioni balneari si possono trascorrere felici e liete giornate nonchè passare magnifiche serate nei tanti ospitali locali e ristoranti presenti lungo tutto il litorale.
Le località sono oggi considerate rinomate mete turistiche e ambiti luoghi di villeggiatura estiva.

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Tomba di Agrippina, Bacoli

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