L’UNESCO ha nominato Piazza del Gesù Nuovo patrimonio dell’umanità
Che meraviglia !!! Una stupenda cartolina di Napoli che, anni fa, finì addirittura sul retro delle diecimila lire come immagine simbolo della bella Italia
Piazza del Gesù Nuovo prende il nome attualmente dall’ omonima chiesa di epoca rinascimentale eretta nel palazzo, prima, dei Sanseverino , di cui è ben visibile il bugnato a punta di diamante sulla facciata principale .
Il palazzo Sanseverino , fu costruito nel 1470 per Roberto Sanseverino principe di Salerno e barone di Cilento . Egli era il barone più potente del regno, avendo combatutto a fianco del re Ferrante nella guerra tra Aragonesi e Angioini .
Dopo aver conquistato Salerno ( reduce dalla vittoriosa campagna in Calabria ) , ottenne dal re l ‘ investitura ufficiale del principato di Salerno e il privilegio di battere moneta.
Il palazzo passò poi al figlio Antonello che , per contrasti con la corte aragonese , subì la confisca dei beni e fu costretto a fuggire da Napoli. ( egli fù a capo della congiura dei baroni e per non cedere in mano al re fuggì dal regno travestito da mulattiere e si rifugiò in Francia , dove meditò la sua vendetta , spingendo il re francese CarloVIII alla conquista del Regno di Napoli.
Nel 1495 quando Carlo VIII calò in Italia con un grosso esercito aveva difatti , all ‘ entrata in Napoli , al suo fianco Antonello Sanseverino nella qualifica di grande ammiraglio e consigliere del re ., che combattendo e sostenendo i francesi per mare e per terra, mostrò essere uomo di gran valore e potenza .
Il palazzo fu varie volte confiscato e restituito ai proprietari fino all’ ultima e definitiva confisca nel 1547 ( fu confiscato da Pedro di Toledo, perché la nobile famiglia appoggiò la rivolta popolare contro l’Inquisizione ) dove , una volta messo in vendita , fu acquistato dai gesuiti che per costruire la chiesa , lo fecero demolire , conservando con poche variazioni la sola facciata civile, rendendo unica la basilica .
La facciata è caratterizzata da bugne di piperno di forma piramidale con la punta rivolta verso chi guarda . Le bugne presentano sui lati delle incisioni particolari simili ad ideogrammi di un misterioso alfabeto .
Sembra che sull’ edificio gravava un maleficio che perseguitò i suoi occupanti e che trovava origine nei poteri della corporazione segrete dei maestri pipernai , i quali erano gli unici a saper lavorare il piperno ( pietra durissima ).
I segni sulle buglie rappresentano una formula negativa voluta dal primo proprietario e le punte rivolte verso l’ esterno per tenere fuori le forze malefiche , abbiano poi rivoltato queste ultime all’ interno perchè le bugne stesse furono malemente disposte dal maestro pipernaio .
L’imperizia degli operai che lavorarono alla realizzazione delle bugne a punta di diamante avrebbe fatto collocare le pietre in modo scorretto. Per questo le energie positive si sarebbero trasformate in negative, attirando sul palazzo numerose sciagure (l’ultima, durante la seconda guerra mondiale, con la caduta di una bomba proprio sul soffitto della navata che però, miracolosamente, non esplose).
I maestri pipernai sfruttavano le conoscenze iniziatico-esoteriche tramandate dagli antichi costruttori da migliaia di anni ed erano gli unici a trattare il piperno ( spesso tramandando tale arte da padre a figlio e da generazione in generazione ).”Bugnato” sta per costruzione di pietra, spesso muraglia, in cui i blocchi sono posti l’uno sopra e di fianco l’altro, con cadenza ripetuta, sporgendo a punta di diamante. Una costruzione messa in opera anche ai tempi del Medioevo, tipica del Veneto Rinascimentale ma poco conosciuta nel Meridione.
Il bugnato della Chiesa del Gesù Nuovo, di forte spicco barocco, però, a dispetto di tutti gli altri, presenta una particolarità: i simboli sulle pietre di dieci centimetri circa di lunghezza, sembrano lettere (inequivocabile, per esempio, è la A), somigliano ad antichi simboli alchemici (la A stava a significare “magnesio”, per i pionieri della chimica), probabile è che ricordino simboli astrali (la stessa A, vista meglio, potrebbe significare “leone”).
Una teoria poco accreditata afferma che ogni pietra del bugnato sia stata “marchiata” per ricordare da quale cava di tufo fosse stata raccolta e trasportata.
La leggenda più insistente vuole che i simboli incisi sulle pietre siano “canali di flusso” per incamerare energie positive e ricacciare quelle negative: Qualcosa che riguardava l’alchimia.
Roberto Sanseverino, principe di Salerno, nel 1470 ordinò a Novellino di San Lucano la costruzione della Trinità Maggiore, cioè la Chiesa del Gesù Nuovo.
Avrebbe indicato nei dettagli dove posizionare le pietre che, prima di essere lavorate, venivano “irrorate” di magia positiva dal lato utile. . Un’interpretazione tipicamente rinascimentale che trascinava con sé una leggenda.
La leggenda si divide in due parti: la prima gioca sull’ignoranza dei maestri pipernieri, i quali avrebbero malauguratamente costruito il bugnato impilando le rocce al contrario. In tal modo gli influssi negativi sarebbero entrati nell’edificio e quelli positivi sarebbero sfociati all’esterno.
La seconda pare sia quella più accreditata: si è parlato di maestri pipernieri, coloro che ricevevano la conoscenza dell’antica arte del taglio della pietra campana (fin dai tempi dell’Antica Roma) da una potente quanto segreta corporazione che li obbligava al “giuramento degli apprendisti”. Molti di essi erano anche abili conoscitori dell’alchimia e dell’esoterismo. Quindi avrebbero compreso come disporre le pietre magiche (si sospetta che lo stesso Roberto Sanseverino li avesse chiamati a corte perché anch’egli conoscitore della magia) e quindi non si sarebbe trattato di un errore così grossolano (si sospetta che questi furono corrotti dai nemici del nobile).
Non ci è dato saperlo, almeno non ancora. Sta di fatto che nei secoli il Gesù Nuovo sarebbe stato afflitto da numerosi malefici. I problemi di proprietà, ad esempio: il figlio di Roberto Sanseverino, Antonello, ricevuto il palazzo in eredità, fu allontanato dal regno a causa di contrasti con gli Aragonesi; anche Ferrante Sanseverino, l’ultimo principe di Salerno, fu allontanato dal re Filippo II; la Compagnia dei Gesuiti, che acquistò il palazzo dallo stesso Filippo II, fu successivamente allontanata come Ordine.
Ma anche le numerose confische dei beni ai Sanseverino, la completa distruzione di un’ala del palazzo, gli innumerevoli crolli della cupola e il successivo incendio della chiesa
Dell’ originario palazzo resta oggi solo la struttura del basamento e la facciata in bugnato a punta di diamante .
Lo storico dell’arte, appassionato di rinascimento napoletano e musicofilo, Vincenzo De Pasquale ha decifrato un nuovo significato dei simboli sul bugnato: Non si tratterebbe di magia, ma più semplicemente e profanamente di musica, sebbene travestita in lettere semitiche ; sono solo sette segni e ognuno corrisponde a una delle note.
Si tratterebbe di uno spartito musicale scritto in lettere aramaiche, in totale sette lettere, da leggersi al contrario: dal basso verso l’alto, da destra verso sinistra. Un pentagramma sulla facciata del Gesù Nuovo scritto in aramaico . ( L’aramaico era la lingua parlata da Gesù.) L’uso di segni che componevano una musica non era inusuale negli anni del tardo umanesimo e Gli stessi Sanseverino fecero incidere dei simboli musicali nel loro palazzo a Lauro di Nola
Durante una cena in Ungheria nel 2005, anno di inizio dello studio, De Pasquale mostrò questi strani simboli a Lòrant Réz, suo amico musicologo che davanti a un piatto di gulasch e un bicchiere di tokai» cominciò a far concordare lettere e note, abbozzando lo spartito, scrivendolo sul retro del menù di un ristorante».
De Pasquale fu poi aiutato da un padre gesuita esperto in aramaico, Csar Dors, che tradusse le lettere dall’aramaico al latino.
E così vennero alla luce le prime note di quello che sarebbe diventata “Enigma”, partitura di un concerto per strumenti a plettro della durata di tre quarti d’ora circa. Si tratta di musica rinascimentale che segue i canoni gregoriani la cui riscrittura e’ oramai realta’ e il cui sogno è quello di eseguirla in pubblico proprio al Gesù Nuovo, restituendo a Napoli un frammento della sua storia infinita.
Il concerto è stato intitolato «Enigma», ed è stato trascritto per organo, invece che per strumenti a plettro.
Gli studi proseguono, anche perché il prof. Réz dichiara che lo spartito si possa leggere in altri nove modi diversi e che lo stesso spartito abbia delle assonanze addirittura con l’ “Herr Jesu Christ, dich zu uns wend, BWV 655” di Johann Sebastian Bach, che fu un massone e che fu a Napoli e che, a questo punto, è ipotizzabile sia stato influenzato dall’opera occulta.
Consacrata nel 1601 divenne la chiesa del Gesù nuovo , dedicata all’ Immacolata( fu chiamata del Gesù nuovo per distinguerla dalla prima sede della compagnia di Gesù , il Gesù vecchio , nella zona del Nilo , alla fine di via Paladino.)
La chiesa è il più significativo esempio di barocco napoletano con una pianta a croce greca. Nel suo interno si ammirano affreschi di Francesco Solimena , di Luca Giordano , di Massimo Stanzione ,di Aniello Falcone e sculture di Cosimo Fanzago.
Nella prima cappella della navata destra c’è una grande statua di bronzo con un lungo camice ed uno stetoscopio al collo e con la mano protesa in avanti in segno di saluto . La statua è quella di Giuseppe Moscati , il medico santo .
Quì riposano linfatti le sue spoglie mortali sotto l ‘altare della cappella della Visitazione , così detta per la famosa pala dipinta da Massimo Stanzione.
All’interno della chiesa e’ stato ricreato nell’ala destra una suggestiva rappresentazione degli ambienti dove teneva studio il dottor Moscati che vale la pena vedere.
Giuseppe Moscati visse e morì al civico n 10 di via cisterna dell’ olio , dietro piazza Dante ).
Dalla piazza possiamo poi scorgere il complesso di Santa Chiara ( in particolare la chiesa ed il campanile ), e il cinquecentesco palazzo Pignatelli di Monteleone le porte dell’attuale liceo classico Antonio Genovesi un tempo celavano le enormi stanze del Palazzo della Congregazione per formare l ‘ insula gesuita assieme alla Casa Professa dei Padri Gesuiti (l’attuale liceo statale Eleonora Pimentel Fonseca).
Questa piazza in epoche antecedentie si chiamò Piazza Trinità Maggiore e Piazza Guglielmo Oberdan ( perchè al n 33 vi abitò poco prima del supplizio il martire triestino ).
Si chiamò Piazza Trinità Maggiore dopo la temporanea soppressione dei gesuiti per la chiesa che così l’ intitolava.
Per 2 anni , dal 1705 al 1707 , nella piazza spiccò la statua equestre di Filippo V che fu poi abbattuta dai fautori di Carlo VI , quando la città passò dal dominio spagnolo a quello austriaco .Successivamente, nel1743, i Gesuiti fecero costruire al suo posto l’ attuale guglia dell’ Immacolata.
La Madonna dell’Immacolata , interamente di rame l’8 dicembre di ogni anno riceve l’incoronazione da parte dei vigili del fuoco, come segno di devozione della città nei riguardi della Vergine.
Nel XIII secolo fu innalzata dai Gesuiti grazie a una colletta pubblica voluta da Padre Pepe. Il lavoro scultoreo (la statua poggia su una guglia marmorea) fu di Matteo Bottigliero e Mario Pagano.
Sul marmo dell’obelisco, la gente mormora, pare ci siano dei strani simboli e una faccia di scheletro . Una leggenda popolare racconta di alcune figure blasfeme, insieme a quella della morte, scolpite insieme a quelle mariane, che sembrerebbero mostrarsi solo in alcuni momenti della giornata, con il gioco di luce ed ombre, o in certe visuali creati dalla prospettiva. L’immagine della morte con la falce apparirebbe guardando la statua da dietro. Un ‘ antica leggenda vuole che chiunque riuscisse, semmai , a vederne l ‘ immagine di faccia ne acquisti in cambio l’ immortalità.
Le immagini malvagie non sono mai state confermate.
Ciò che resta da spiegarsi è l’effetto ottico che si può notare in alcune ore della giornata, soprattutto verso sera all’imbrunire, che rendono la statua grottesca: osservando la statua da dietro si noterà che ella avrà il velo increspato. Aguzzando la vista, con un gioco di prospettiva la statua sembrerà del tutto diversa: il velo coprirà, come un cappuccio, una figura simile alla Morte che brandisce la classica falce ;l’immagine delle Madonna nasconde quindi un segreto, o forse è solo suggestione.
In alcune ore del giorno, specialmente con la luce del tramonto o dell’alba, l’aspetto della statua cambia alla vista. Il drappo non sembra più coprire la Vergine, ma una figura scheletrica che regge una falce: la Morte. Alcuni associano tale figura a quella della “Santa Muerte”, la “Santissima” divinità venerata da alcuni culti e sette sorti in Messico e che alimentano alcune branche di criminalità negli U.S.A..Difficile risulta credere che anche a Napoli ci sia stato il culto della “Santissima”: la Santa Muerte ha origini incerte per quanto riguarda la data di nascita. E’ certo che il culto sia nato in Messico e che fino agli inizi del Duemila fosse rimasto tale. Dopodiché, un arcivescovo messicano allontanato dalla Chiesa Cattolica, ne professò le regole. Dapprima additato dalla comunità messicana, oggi la religione-culto gode di popolarità, soprattutto nei ranghi delinquenziali. Comunque sia, la statua tipica della Santa Muerte è uno scheletro in un velo di vario colore a seconda del male da debellare (in giallo: risolve problemi di danaro, in rosso: cancella i crucci in amore; in nero quella generica e più conosciuta…).
L’accezione esoterica presenta tra le mani, oltre che la falce e la bilancia, una marionetta e una clessidra, a sottolineare la sua importanze nel conteggio della vita dell’uomo.
Spesso si pensa che invocarla inutilmente provocherebbe la morte di un parente o un amico e che, più raramente, la Santa Muerte sia gelosa degli altri santi, che non dovrebbero essere più adorati.
Leggenda o realtà che sia, la nostra Vergine Maria dell’Obelisco dell’Immacolata è fatta di rame, che col tempo si è ossidato ed è diventato azzurro-verde.
Lo stesso colore della Santa Muerte risolutrice dei problemi di lavoro…