La vita della cappella trova origini in una antica storia accaduta ad un uomo in tempi passati : questi era stato ingiustamente accusato di un grave delitto , e mentre passava proprio nei pressi del palazzo di famiglia dei principi di Sansevero , scortato dalle guardie del re che lo conducevano in carcere , ebbe la pia e sincera ispirazione di raccomandarsi alla Santa Vergine affinche’ venisse riconosciuta la sua innocenza .
In quel momento avvenne qualcosa di prodigioso.
Si racconta infatti che in coincidenza del loro passaggio , all’ improvviso frano’ parte di un muro vicino al palazzo facendo affiorare un antico dipinto raffigurante una ” Pieta’ ” con l’ immagine della Santa Vergine Maria che quell’ uomo aveva appena ardentemente invocato .
Quando qualche tempo dopo fu riconosciuto del tutto innocente e scarcerato egli , in segno di riconoscenza , volle porre sul luogo del miracolo una lampada votiva che ardesse perennemente accanto a quella piccola Pieta’ rinvenuta .
Diffusasi rapidamente la notizia del miracolo , presto quel luogo divenne meta di pellegrinaggio popolare e piu’ tardi , intorno a quella stessa immagine , per espressa volonta’ di Giovan Francesco de’ Sangro , primo principe di Sansevero nacque una piccola chiesa .
La prima pietra fu posta nel 1590 in un angolo del giardino della sua casa. Suo figlio Alessandro ( arcivescovo di Benevento ) amplio’ la costruzione destinandola a sepoltura dei membri della famiglia e le diede il nome di Santa Maria della pieta’ poi meglio conosciuta a Napoli con l’ affettuoso nome della ” pietatella
La cappella prende il suo aspetto definitivo con Raimondo de Sangro , principe di Sansevero .
Raimondo di Sangro nasce a Torremaggiore , in provincia di Foggia nel 1710 , terzo di tre fratelli . Alla morte della madre , che avviene un anno dopo la sua nascita , viene affidato alle cure del nonno ( Paolo di Sangro ) , poiche’ il padre Antonio , accusato dell’ uccisione di un vassallo sulla cui figlia aveva messo gli occhi , fugge a Vienna, quindi rinuncia al titolo e prende i voti . E per la prematura morte degli altri fratelli , Raimondo eredita il titolo di VII principe di Sansevero a soli sedici anni .
Fu un uomo di grande prestigio , scienziato , letterato, militare di alto rango , accademico della Crusca e gran maestro della massoneria napoletana .( la cappella e’ infatti ricca di allegorie massoniche ) .
Raimondo di Sangro , a quei tempi era un personaggio molto potente e famoso a Napoli , egli godeva anche dei favori del re Carlo di Borbone il quale lo aveva nominato Gentiluomo di Camera.
Egli era dotato di un ingegno eccezionale nonche’ di una cultura poliedrica con una particolare propensione per l’ alchimia e l’ esoterismo . Era inoltre famoso per i suoi esperimenti , per le sue invenzioni e sopratutto per aver composto straordinarie formule chimiche rimaste ancora oggi del tutto segrete e misteriose .
L’ elenco delle sue stravaganti invenzioni alla fine risultera’ lungo anche se , come sottolineato dal Croce , di nessuna di esse vi e’ rimasta traccia : Il lume eterno , la cera fatta senza api , i sistemi di trasformazione dell’ acqua di mare in acqua dolce , la filatura della canapa , tutto e’ rimasto nei racconti di chi ha visto o sentito .
Tra le note biografiche che ci sono giunte , quella ricostruita da Benedetto Croce appare suggestiva : …e’ il principe di Sansevero , o il principe per antonomasia , che cosa e’ in Napoli, per il popolino delle strade che attorniano la cappella dei Sangro , ricolma di barocche e stupefacenti opere di’ arte , se non l’ incarnazione napoletana del dottor Faust o del mago Pietro Barliario , che ha fatto il patto col diavolo , ed e’ divenuto un quasi diavolo egli stesso , per padroneggiare i piu’ riposti segreti della natura o compiere cose che sforzano le leggi della natura ? …….
A causa della sua misteriosa attivita’ , in particolare ai suoi strani e misteriosi esperimenti , si consolido’ una sorte di fama sinistra che incomincio’ ad aleggiare attorno al nome del Principe e del suo palazzo . Ci furono anche esagerazioni dettate dalla fantasia popolare come le insistenti dicerie che portarono a ritenere che il Principe si servisse addirittura di esseri viventi , magari rapiti per strada , per utilizzarli come cavie in alcuni dei suoi terribili esperimenti . Dicerie del popolo anticamente , narravano che lungo il vico Sansevero la gente udiva provenire da luoghi sotterranei dei prolungati rumori che non tacevano neanche di notte , e talvolta essi erano accompagnati anche da sinistri bagliori .
La cappella e’ ad unica navata rettangolare con quattro arconi per lato mentre sulla destra troviamo l ‘ accesso alla piccola sagrestia e alla cavea sotterranea .
L’affresco della volte a botte e’ di Francesco Maria Russo e rappresenta la ‘ gloria del paradiso ‘ . Questo soffitto , ancora oggi conserva inalterata la brillantezza dei suoi colori pur non avendo mai subito alcun significativo restauro .
Tutto questo pare , grazie ad una particolare tecnica inventata dal Principe Sansevero e trasmessa al suo esecutore , un modesto pittore dell’ epoca. Sembra infatti che quest’ultimo , abbia mischiato assieme ai suoi abituali colori , una particolare sostanza , frutto appunto dell’ invenzione esclusiva del principe , capace di non far alterare la pittura nel tempo Raimondo de Sangro arricchi’ la cappella con preziose opere di’ arte , decorazioni , ricostruzione del pavimento e realizzazione di un piano sotterraneo .
Nel piano sotterraneo possiamo vedere gli studi anatomici del principe:
In due armadi troviamo un uomo e una donna con relativo feto ( Modelli anatomici ) eretti non in forza del loro scheletro , bensì dal sistema arterioso e venoso pietrificato a mo’ di corallo ( ai piedi della donna era posto un tempo “il corpicciuolo d’un feto” poi andato rubato ) . Si tratta di due esperimenti di metallizzazione della rete venosa di due cadaveri .
Le Macchine furono realizzate dal medico palermitano Giuseppe Salerno, sotto la direzione di Raimondo di Sangro; I due studi anatomici costituiscono le presenze più enigmatiche della Cappella Sansevero. Ancora oggi, a circa due secoli e mezzo di distanza, non si sa attraverso quali procedimenti o adoperando quali materiali si sia potuta ottenere una tanto eccezionale conservazione dell’apparato circolatorio.
La leggenda popolare vuole che si tratti sicuramente dei corpi di quei due sventurati servitori che da qualche tempo erano scomparsi e fin da quando di loro non si seppe piu’ niente, molti sospettarono che fossero stati rapiti dal Principe per essere poi sottoposti a qualche suo terrificante esperimento . A quei tempi gia’ correva voce di alcuni processi di metallizzazione dei corpi a cui il Principe Raimondo stesse lavorando da tempo .
Si penso che egli avesse svolto tali esperimenti proprio su quelle due vittime iniettando nelle loro vene un liquido speciale dagli effetti ” metallizzanti ” che si sarebbe poi solidificato lentamente . E’ stato ipotizzato che Salerno abbia inoculato in due cadaveri una sostanza – forse a base di mercurio – creata in laboratorio dal principe, la quale avrebbe permesso la “metallizzazione” dei vasi sani . L’altra possibilità è che il sistema circolatorio sia frutto, in parte o nella sua interezza, di una ricostruzione effettuata con diversi materiali, tra cui la cera d’api e alcuni coloranti . Quella massa scura e ramificata che si estende per tutto il corpo dunque , rappresenterebbe il sistema venoso ed arterioso completamente pietrificato e consolidato al punto da potersi conservare , assieme alle ossa dello scheletro , nella posizione rigida ed eretta senza aver bisogno di sostegni o di altri supporti esterni .
Queste figure dette ” macchine anatomiche ” hanno dato luogo a chiacchierate leggende del popolo creando un clima di sospetto e di terrore intorno al Principe Sansevero .
A tal proposito , ci racconta Benedetto Croce : << Solo che per essere un gran signore , un principe , egli riuniva alle arti diaboliche capricci di tiranno , opere di sangue e atti di raffinata crudelta’ . Per lieve fallo , fece uccidere due suoi servi,un uomo e una donna , e imbalsamarne stranamente i corpi in modo che mostrassero nel loro interno tutti i visceri , le arterie e le vene , e li serbo’ in un armadio , e ancora si mostravano dal sagrestano in un angolo della chiesa ; ammazzo’ altra volta nientemeno che sette cardinali , e delle loro ossa costrui’ sette seggiole , ricoprendone il fondo con la loro pelle …..>>
Secondo alcuni studiosi quelle due macabre figure costituirebbero soltanto una perfetta simulazione di due cadaveri, in realta’ esse non sarebbero altro che della ” macchine anatomiche ” , congegnate dal Principe . Si tratterebbe cioe’ di due manichini , ovvero di una diabolica ricostruzione di fantomatici cadaveri in cui soltanto le ossa ed alcuni organi interni hanno veramente provenienza umana , mentre tutto il sistema venoso costituisce il frutto di una prodigiosa ricostruzione . Pare infatti che sia stato scoperto che quelle vene siano composte da una sottilissima anima metallica portante avvolta in una sorta di garza imbevuta di qualche misteriosa sostanza chimica . Il tutto opportunamente modellato e sagomato nei vari spessori ; da quelli piu’ spessi per la arterie a quelli piu’ sottili per i capillari e cosa pure importante , che il tutto fosse poi capace di poter conservare perfettamente l’ aspetto e la rigidita’ nel tempo .
Se cosi’ fosse ,non si tratterebbe di due orrendi crimini perpetrati in laboratorio ma sarebbe il risultato di un gran lavoro , fatto con abilita’ da persona con grande conoscenza anatomica del corpo umano .
Comunque sia, il procedimento tecnico scientifico con cui sono stati esegui i due corpi rimane ancora oggi un grande mistero .
Stupisce il fatto comunque che il sistema artero-venoso sia riprodotto con notevole verosimiglianza e fin nei vasi più sottili, nonostante all’epoca le conoscenze di anatomia non fossero così precise. Ossa e crani sono senz’altro quelli di due veri scheletri umani.
Nel bel mezzo della cappella , si ammira la scultura de la Pudicizia velata, in onore della madre del principe morta in giovane eta ‘ , all’ eta’ di soli 23 anni ( Cecilia Gaetani dell’ Aquila d ‘Aragona).
La statua e’ opera dello scultore veneto Antonio Corradini : Essa rappresenta una bellissima donna con il capo ed il corpo ricoperti da un sottilissimo velo attraverso il quale traspaiono le belle ed eleganti sembianze della giovane .
La statua del Disinganno , posta di fronte alla Pudicizia e’ dedicata al padre ( Antonio de Sangro ) e’ invece opera di Francesco Queirolo e raffigura un uomo nell’ intento di liberarsi da una rete( il padre da uomo di mondo , divenne sacerdote) . Essa vuole significare la redenzione del padre , il quale dopo una vita dissoluta , vuole uscire ” dall’ inganno terreno ” per convertirsi finalmente alla fede .
Di particolare effetto scenografico e’ il Sepolcro di Cecco de Sangro ,opera di Francesco Celebrano , dove dal sepolcro si vede fuoriuscire la figura allucinata di Cecco de Sangro con la spada sguainata.
Il sepolcro rappresenta il curioso episodio della vita del defunto , il quale, ritenuto morto in battaglia e gia’ chiuso in una cassa , ne usci’ con la spada in pugno terrorizzando i nemici .
Tra le tante leggende popolari intorno alla figura di Raimondo , l’ uscita dal sarcofago rappresenterebbe una prefigurazione della resurrezione dello stesso principe committente dell’ opera .
Raimondo de Sangro mori’ il 22 marzo del 1771 e intorno alla sua morte si sono accumulate e intrecciate varie leggende , la piu’ note delle quali lo vuole ucciso dal suo stesso tentativo di resurrezione . Racconta Benedetto Croce : Quando senti’ non lontana la morte, provvide a risorgere , e da uno schiavo moro si lascio’ tagliare a pezzi e bene adattare in una cassa , donde sarebbe balzato fuori vivo e sano , a tempo prefissato ; senonche’ la famiglia , che egli aveva procurato di tenere all’ oscuro di tutto , cerco’ la cassa e la scoperchio’ prima del tempo , mentre i pezzi del corpo erano ancora in processo di saldatura , e il principe , come risvegliato nel sonno , fece per sollevarsi , ma ricadde subito gettando un urlo da dannato .
Il vero capolavoro e’ il famosissimo Cristo Velato del Sanmartino , posto al centro della navata e raffigurante Cristo morto e disteso , coperto di un velo, che ne lascia intravedere ogni particolare del suo capo , tutte le fasce muscolari e le ferite attraverso il marmo.
Ad essa si associano due dicerie del popolo : la trasparenza del velo non sarebbe dovuta all’abilita dello scultore , bensi’ ad un velo marmorizzato che l’ alchimista Raimondo avrebbe fatto sovrapporre ad una normale statua di un uomo disteso .
La seconda diceria sarebbe l’ accecamento del Sanmartino affinche’ non ripetesse l ‘ opera per un altro committente .
Benedetto Croce a tal proposito scrive : ….. all ‘ artista che egli scolpi’ per la sua cappella il Cristo morto , trasparente sotto un velo di marmo , e che vi lavoro’ la vita intera , fece cavare gli occhi affinche’ non eseguisse mai per altri cosi’ straordinaria scultura ….
La cosa sorprendente e che assume un aspetto terribilmente misterioso e’ il fatto che proprio in coincidenza dell ‘ ultimo pagamento effettuato dal Principe a saldo dell’ opera ormai finita , da quella data , dello scultore non si seppe piu’ nulla in citta’ .
Cio’ fini’ col destare ancora una volta pesanti sospetti sul Principe , il quale , forse volle disfarsi di uno scomodo testimone che avrebbe potuto svelare il suo segreto.
Leggiamo da Art dossier : L’esecuzione del velo trasparente sul corpo senza vita, e’ straordinaria , con effetti plastici che meravigliano tanto realistica ne e’ l’ esecuzione : lo stesso Casanova ammirato cerco’ di acquistare l’ opera a qualsiasi prezzo . Ebbene , e qui sta la notizia , il velo non e’ di marmo , bensi’ di stoffa finissima , marmorizzata con un procedimento alchemico dal Principe , a tal punto da costruire , insieme alla scultura sottostante del Sanmartino , un’ unica opera .
” Nell’ archivio notarile distrettuale di Napoli e’ stato rintracciato il contratto tra Raimondo di Sangro ed il Sanmartino per la realizzazione della statua .Ad un certo punto troviamo scritto : … Raimondo di Sangro , oltre a procurare il marmo necessario , si obbliga ad apprestare una sindone di tela tessuta , la quale dovera’ essere depositata sovra la scultura ; accio’ dipoiche’ , esso Principe l’havera’ lavorata seconda sua propria creazione ; e cioe’ una deposizione di strato minutioso di marmo composito in grana finissima sovrapposto al velo . Il quale strato di marmo dell ‘ idea del signor Principe , fara’ apparire per la sua finezza il sembiante di nostro signore dinotante come fosse scolpito di tutto con la statua . Viceversa il riferito signor joseph s. Martino si obbliga puranche alla politura ed allustratura della Sindone ; di tal arte per lo sbalordimento del piu’ attento osservatore .
Il Sanmartino si impegna inoltre a non svelare al concepimento di essa ( statua ) la maniera escogitata dal Principe per la Sindone ricrovente la statua . Nell’ atto notarile si conviene ancora che tutto il lavoro risultera’ di detto signor S. Martino . …..”
A questo stupefacente contratto si aggiunga che, in un altro documento rintracciato dalla Miccinelli , viene data dal Sansevero la ” ricetta ” per fabbricare il ‘ marmo a velo ‘ .
Un prezioso documento in cui vengono descritti i procedimenti alchemici , ovvero la ricetta con cui il Principe riusciva a ‘ marmorizzare ‘ la stoffa , e dove addirittura si legge che egli stesso si impegnava a fornire allo scultore il velo che serviva a coprire il corpo di Cristo.
Un procedimento chimico che consentiva appunto di ottenere la calcificazione del tessuto in cristalli di marmo o, per dirla piu’ semplicemente come se avesse inventato una sostanza capace di ottenere del marmo allo stato liquido .
Tali documenti sminuiscono l’ abilita’ del Sanmartino e delle altre sculture ( pudicizia e disinganno ) ed esalta le doti alchemiche del Sansevero , molti infatti credono che quando il Sanmartino ebbe terminato il bellissimo corpo del Cristo disteso sul letto di morte , vi abbia opportunamente adagiato e modellato il sottilissimo velo che preventivamente era stato intriso in quella particolare soluzione inventata dal Principe . Al termine della completa solidificazione del tessuto, i due potereno constatare la perfetta riuscita dell’ opera in cui ancora una volta la diabolica genialita’ del Principe aveva trionfato .
Indagini condotte da esperti , in passato , al termine di minuziose perizie non sono riusciti a dimostrare nulla di ufficiale di quanto detto e nessuna procedimento chimico e’ venuto alla luce . Questi esperti , pero’ non hanno potuto prelevare alcun campione direttamente dalla statua per non alterarne l’integrità.
E’ possibile supporre che le stesse modalita’ tecniche siano state adottate anche per la realizzazione del velo che copre la Pudicizia e per l’ intricatissima rete che avvolge il Disinganno ma, almeno per quest’ultima opera , pare che si tratti invece di autentico marmo. Del Disinganno infatti fu possibile grazie ad una circostanza del tutto fortuita analizzare un pezzetto di quella rete, quando , durante l’ ultima guerra , per puro atto vandalico , un soldato tedesco assesto’ con il calcio del suo fucile un violento colpo alla statua staccandone un pezzo.
Verso la fine dell ‘ ottocento , un piccolo ponte , poi crollato e mai ricostruito collegava direttamente il palazzo Sansevero con la cappella . Questo breve cavalcavia dava la possibilita’ ai membri della nobile famiglia di recarsi comodamente in chiesa senza passare per la strada e molto probabilmente veniva usato dal Principe per potersi recare celermente nel suo laboratorio , in qualsiasi ora del giorno o della notte , per attendere ai suoi importanti esperimenti , con il notevole vantaggio di non destare alcun sospetto durante l’ attraversamento , non potendo egli mai essere visto dalla strada.
Nel corso degli anni sia la cappella che il palazzo hanno richiamato l’ attenzione di molti studiosi animati dalla viva speranza di trovare qualcosa che potesse condurre al rinvenimento del suo laboratorio , secondo , essi , ubicato sicuramente nello stretto ambito di quei luoghi .Molti infatti credono nell’ esistenza di un laboratorio segreto in cui il principe poteva eseguire i suoi esperimenti e il suo ritrovamento costituirebbe di sicuro un fatto clamoroso in quanto porterebbe ovviamente all’acquisizione di preziosissime informazioni utili a far luce intorno ai procedimenti delle sue formule e dunque a svelare molti misteri rimasti irrisolti .qualcuno in particolare sostiene che quel luogo , celato in una posizione segreta e strategica , andrebbe ricercato sopratutto nei sotterranei della cappella piuttosto che dal palazzo , ma per avere delle risposte definitive a tale supposizione , bisognerebbe effettuare degli scavi molto impegnativi.
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