“La via piu’ popolosa e gaia dell’universo”
Stendhall ……
La strada forse piu’ cara ai napoletani , che deve il suo nome al vicere’ di Napoli don Pedro de Toledo , il quale provvide durante il suo viceregno alla sistemazione urbanistica della citta’ proprio con l’apertura di questa nuova importante arteria.
Ricca di negozi e botteghe fin dai primi tempi della sua creazione e per questo sempre affollatissima , una tempo via Toledo , era una sorta di gigantesco teatro sul quale sfilavano carrozze di tutti i tipi . Era una costante gara che vedeva impegnati nobilta’e alta borghesia nell’aggiudicarsi il primato della vettura piu’ bella .
Su via Toledo si trova la maestosa Galleria Umberto I , iniziata nel 1887 ed inaugurata nel 1892 ( 4 edifici e galleria in ferro e vetro ).
La galleria in passato fu sede degli uffici del quotidiano ” il giorno ” all’epoca animato da Matilde Serao , ma sopratutto fu ritrovo di artisti e personaggi dello spettacolo grazie alla presenza nei sotterranei del celebre Salone Margherita , autentico tempio del varieta’ a Napoli , sala da concerti ed elegante Cafe’ Chantant d’Italia , che venne dedicato alla sovrana e conobbe anni di splendore .
Affollavano il salone i maggiori personaggi di fine 800 e primi 900 tra cui : Di Giacomo , Scarfoglio , Ferdinando Russo , i principi ereditari di casa Savoia ( Vittorio Emanuele ) .
Vi si proiettarono i primi films dei fratelli Lumiere ( 1896) e vi aprirono il primo cinematografo.
Nel varieta’ gli impresari del salone scritturavano artisti famosi in tutta Europa come la ballerina viennese Dora Parnes , la celebre Eugenie Fougere , innamorata di Eduardo Scarpetta e la leggendaria Bella Otero che qui’ si esibi’ per amore del principe Gaetano Caracciolo , conosciuto a Parigi .
Nel Salone Margherita , Gabriele D’Annunzio conobbe la giovane francese Pierrette Butterfly , presentatagli da Edoardo Scarfoglio , mentre Maria Ciampi mando’ in delirio la folla eseguendo la celebre < MOSSA > , il sensuale movimento imparato dalla napoletana Maria Borsa che lo aveva proposto con successo nei teatri popolari .
Nell’angiporto della galleria , ora Piazzetta Matilde Serao , al civico numero 7 , si trova la prima sede originaria del ‘ Mattino ‘ quotidiano napoletano fondato nel 1892 da Eduardo Scarfoglio e Matilde Serao .
Numerosi caffe’ , frequentatissimi nell’800 , botteghe e palazzi sfarzosi animano la strada . Tra i tanti palazzi che incontriamo nel percorrere la strada citiamo :
Palazzo Barbaja : prende il nome dall’impresario del teatro San Carlo che ospito’ tra gli altri nell’800 Gioacchino Rossini ( che qui compose l’Otello ) .
Palazzo Berio : (1772) di Luigi Vanvitelli , salotto culturale nell’800 del marchese Berio di Salsa.
Palazzo Zevallos Stigliano : proprietà del gruppo Banca Intesa San Paolo ex Banca Commerciale che lo acquista nel 1898 . Opera magistrale di Cosimo Fanzago , modificato negli anni 20 del 900 da un lucernaio liberty in vetri multicolori a copertura del salone dell’ex cortile del palazzo . In questo palazzo nella splendida galleria , aperta al pubblico , e’ in mostra l’ultimo capolavoro del Caravaggio acquistato nel 1972 dalla Banca Commerciale Italiana ,che è il bellissimo “Martirio di Sant’Orsola”, opera dipinta nel 1610, a poche settimane dalla sua drammatica morte avvenuta a Porto Ercole .
Il dipinto , ultima opera della sua vita , fu commissionato dal banchiere genovese Marcantonio Doria, la cui famiglia aveva per protettrice proprio Sant’Orsola, e fu eseguito dal Caravaggio in poco tempo proprio perché era in procinto di fuggire da Napoli.
Palazzo del Banco di Napoli : ( 1939) opera dell’ architetto Piacentini , ( protagonista dell’architettura ufficiale del primo ventennio ) per dare una sede moderna al piu’ antico istituto di credito in Italia.
Palazzo Lieto – Palazzo Tapia – Palazzo Cavalcanti – Palazzo della Nunziata Apostolica –
Palazzo Buono : sede nel 600 del Monte dei Poveri Vergognosi , (soppresso poi dai francesi ) che nasce come istituto per assistere i poveri che si vergognavano di chiedere l’ elemosina .
Numerosi sono gli slarghi di tale via , formatisi in conseguenza di vecchi palazzi abbattuti , come successo con la Piazza Duca d’Aosta : tale piazzetta viene sistemata tra il 1926 ed il 1929 per l’apertura della stazione funicolare centrale ( 1928) , dove il palazzo del 600 del conte di Mola , abbattuto , ospitava un teatrino con 1600 posti , ideato da Luigi Vanvitelli . Sul largo , oggi troviamo il tetro Augusteo .
In Largo dello Spirito Santo ( ora Piazza 7 settembre , a ricordo dell’evento ) nel 1860 , Giuseppe Garibaldi durante la sua permanenza a Napoli , saluta i napoletani dal balcone del Palazzo Doria d’Angri ( 700 di Luigi Vanvitelli ) e proclamo’ l’ unione del regno delle due sicilie a quello dell’ Italia. ( e .. diede inizio alla famosa questione del meridione …. )
Palazzo Doria fu quindi la residenza di Garibaldi nella sua venuta a Napoli .
Sul lato opposto la chiesa del 500 dello Spirito Santo , modificata a fine 700 , in cui e’ sepolto il pittore Massimo Stanzione , stroncato secondo le fonti , dalla peste del 1656 .
Accanto all’edificio , il Conservatorio dello Spirito Santo per fanciulle povere del 1654 , ora sede di uffici bancari e sul lato sinistro , la facciata laterale di Palazzo Maddaloni (1582) trasformato nel 1600 dall’architetto Cosimo Fanzago e nel 700 al centro della vita mondana aristocratica della citta’ . ( tra gli ospiti illustri figura Giacomo Casanova )
La chiesa di San Nicola alla Carita’ (1647) , conserva dipinti di Francesco Solimena .
Poco piu’ avanti il palazzo che ha ospitato il filosofo naturalista Giovan Battista Della Porta e poi Largo della Carita’.
In questo largo tra i tavolini del caffè di Vito Pinto agli inzi del 1800 soleva sedersi sempre Giacomo Leopardi, ingolosito pare dal gelato dello stesso Pinto che per questa sua abilità fu addirittura insignito dell’onorificenza di barone da re Ferdinando II.
Ancora in questo largo , veniva soccorso in gravi condizioni Heinrich Schliemann, balzato agli onori della cronaca mondiale per aver speso molti anni della sua vita a rincorrere , identificare e svelare i luoghi descritti nei poemi di Omero ed in particolare di Troia. Egli cercò la famosa città in Anatolia in Turchia , dove scoprì una cittadella con tracce di incendio ; gli scavi porarono alla luce diversi strati della città ,tutti di epoche diverse .
Schliemann,nella sua vita di archeologo potò inoltre alla luce il palazzo di Tirino,il tesoro di Minia in Beozia e le tombe dell’Agropoli di Micene.
Quando fu soccorso in gravi condizioni colto da un malore , fu portato in Questura dove non riuscendo a parlare , venne riconosciuto grazie ad una ricetta di un medico che lo aveva visitato il giorno prima presente in una tasca del suo abito. Nonostante le cure prestategli egli morì poco dopo nell albergo in cui alloggiava .
Schliemann si trovava a Napoli per essere operato ad un orecchio e di lì a poco sarebbe dovuto ripartire per far ritorno nella sua dimora di Atene.
Secondo alcune voci sembra che Schliemann sia stato ucciso dalla malavita napoletana di allora con cui era entrato in contatto per affari legati alla vendita illecita in giro per l’Europa di alcuni reperti antichi scoperti forse proprio a Troia .
Sempre nel largo della carità un figlio di un giornalaio è stato l’ultimo venditore di ” copielle “della storia in città. Le copielle erano fogli volanti su cui venivano stampati i versi e le musiche delle canzoni . L’ambulante (Giuseppe Iorio )si narra che le conoscesse tutte a memoria .Bastava fischiettarle che lui subito identificava il brano e consegnava alla gente la copiella corrispondente .
Nella Napoli di fine ottocento si viveva anche di canzoni e poesie : musicisti , letterati ed autori lavoravano febbrilmente mentre il popolo cantava e diffondeva i nuovi brani grazie proprio alle copielle .Tanti versi e musiche circolavano continuamente per la città spesso senza il consenso dell’ autore ed il popolo era l’unico giudice capace di decretare con il suo gradimento il successo o il fiasco di un nuovo motivo musicale .
Continuando il percorso troviamo sul lato destro , Palazzo Mastelloni ( 1733) con il portale del 700 . Nel 1799 proprieta’ del ministro della Repubblica Partenopea e abitazione di Luigia Sanfelice al momento dell’arresto da parte dei gendarmi Borbonici .
Ad angolo di vico D’Affitto in via Toledo 275 ha sede la storica pasticceria Pintauro , tradizionalmente legata all’altrettanto celebre sfogliatella , tipico dolce napoletano le cui origini secondo antiche memorie risalgono al XVII secolo , quando nel convento di Santarosa , sulla costiera amalfitana fra localita’ Furore e Conca dei marini , una suora addetta alla cucina invento’ il tipico dolce di sfoglie a forma di cappuccio che ebbe il nome di Santarosa , in omaggio alla Santa a cui era dedicato il convento .
Fu nel 1818 , che l’oste Pasquale Pintauro , gia’ proprietario di trattorie in via Toledo , entrato in possesso della ricetta originale della Santarosa decise di apportarvi delle variazioni personali , modificandone la forma ed eliminando dal ripieno la crema pasticciera e l ‘amarena .
Nacque cosi’ , la sfogliatella nelle sue varianti , ‘ riccia ‘ e ‘ frolla’ che ancora oggi sono la specialita’ partenopea per eccellenza .
Tempo dopo , il pasticciere Pintauro , gia’ famoso per le sfogliatelle , ebbe poi l’idea di friggere davanti alla sua bottega , un altro tipico dolce napoletano ” le zeppole” .
Era la mattina di San Giuseppe ; da allora il 19 marzo , tutte la pasticcerie napoletane presero l’abitudine di offrire ai propri clienti questa specialita’ che nella versione antica erano piccole ciambelline di acqua e farina ricoperte di cannella in polvere e zucchero .