La Farmacia degli Incurabili era un centro di eccellenza famosa sia per la ricerca che per la produzione di erbe medicinali in tutto il Regno .
E’ uno dei posti più belli di Napoli ed è una splendida farmacia settecentesca perfettamente conservata, , un vero capolavoro barocco e parte dell’antico e grande ospedale Incurabili.
La sua storia non può prescindere da quella dell’ospedale. In origine l’ospedale degli Incurabili si chiamava Santa Casa degli Incurabili e fu fondato tra il 1520 e il 1522, con tanto di chiesa annessa, dalla nobildonna catalana Maria Longo
La Longo segui a lungo l’ospedale e dopo anni divenne monaca di clausura fondando poi anche l’ordine delle Trentatre, dopo l’autorizzazione papale ad aumentare a 33 le suore. Le prime consorelle furono reclutate tra alcune prostitute che erano guarite presso l’ospedale dalla sifilide e che si erano convertite e per questo motivo il monastero era anche detto delle Pentite. L’ospedale divenne da subito punto di riferimento in tutto il Regno e vi collaborarono grandi medici e illustri scienziati. E’ uno dei pochi ospedali al mondo ancora in funzione da oltre 500 anni, ma è senza dubbio l’unico al mondo dove hanno lavorato ben 33 persone che sono state poi santificate tra cui san Gaetano Thiene e san Giuseppe Moscati.
La splendida farmacia, subi’ una prima ristrutturazione nel Seicento grazie a numerose donazioni ed una seconda ristrutturazione nel Settecento che culminò nella ristrutturazione dell’antica spezieria cinquecentesca con la realizzazione della farmacia ad opera di Domenico Antonio Vaccaro. Ai locali vi si accede da un sontuoso scalone in piperno . La farmacia si compone di due ambienti, il laboratorio e e la sala di rappresentanza.
La farmacia fu arredata con preziosa radica di noce ed armadietti a sei piani con capitelli scolpiti dell’ebanista Agostino Fucito. Nelle vetrine si possono ammirare mensole porta boccette, ampolle in vetro di murano, e vasi policromi maiolicati che raffigurano scene bibliche ed allegoriche dipinti da Lorenzo Salandra e Donato Massa, lo stesso bravo decoratore del chiostro maiolicato di Santa Chiara: in origine questi vasi erano ben 480, oggi 420. Il pavimento in cotto maiolicato è attribuibile a Giuseppe Massa e sul soffitto della sala di rappresentanza è stato da poco restaurato e riposizionato il grande quadro di Pietro Bardellino, “Macaone che cura un guerriero ferito”.
Annessa c’è la Quadreria dell’ospedale, da poco rinnovata e il Museo delle Arti Sanitarie, che ripercorre la storia della medicina a Napoli dal 1600 fino a San Giuseppe Moscati che lavorò in ospedale .
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