Quanno sponta la luna a Marechiare
pure li pisce nce fann’ a l’ammore,
se revotano l’onne de lu mare,
pe la priezza cagneno culore
quanno sponta la luna a Marechiare.
 A Marechiare nce sta na fenesta,
pe’ la passione mia nce tuzzulea,
nu carofano adora int’a na testa,
passa l’acqua pe sotto e murmuléa,
A Marechiare nce sta na fenesta
A Marechiare, a Marechiare,
nce sta na fenesta.
 Chi dice ca li stelle so lucente
nun sape l’uocchie ca tu tiene nfronte.
Sti doje stelle li saccio io sulamente.
dint’a lu core ne tengo li ponte.
Chi dice ca li stelle so lucente?
 Scetate, Carulì, ca l’aria è doce.
quanno maie tanto tiempo aggio aspettato?
P’accompagnà li suone cu la voce
stasera na chitarra aggio portato.
Scetate, Carulì, ca l’aria è doce.
O scetate, o scetate,
scetate, Carulì, ca l’aria è doce.
Marechiaro, è una piccola baia situata a Posillipo che almeno una volta se venite a Napoli , non potete mancare di vedere . Esso è un piccolo borgo di pescatori  che si trova  a picco sul mare dove si respira ancora un’atmosfera unica con ristoranti sul mare, reti ammassate e vecchi gozzi di legno.
Anticamente il luogo , come tutto il borgo di Posillipo intorno a via Marechiaro, prendeva il nome di Santa Maria, in onore alla chiesa di Santa Maria del faro.che si trova nelle immediate vicinanze.
L’attuale  nome Marechiaro, non deriva dalla limpidezza dell’acqua come in molti sono portati a credere bensi dalla  quiete del  mare in questo luogo.  In alcuni documenti risalenti al  periodo svevo il luogo viene appunto definito “mare planum ” che tradotto in lingua napoletana divenne “mare chianu “da cui poi l’odierno Marechiaro.
Al mattino se vi recare in questo incredibile bellissimo borgo , sarete  letteralmente abbagliati dalla bellezza del suo straordinario paesaggio mentre di sera sarete invece incantati dall’atmosfera romantica  che qui  è possibile respirare .
Il  suono del mare, le stelle , la luna ma sopratutto la  presenza di  una piccola finestra sotto la quale vi è un’inscrizione con alcuni versi,  vi permeterrano non solo di catturare la bellezza del luogo ma anche entrare in contattocon il lato nascosto della nostra città … con il suo cuore.
La famosa ‘Fenestrella’, rappresenta infatti nella nostra città la forza evocativa dell’amore . Essa è il simbolo di un amore incondizionato … la storia di un uomo che  in trepidante attesa  sotto la piccola  finestra,  al chiaro dei riflessi della luna nel mare , quando “anche i pesci fanno l’amore”, spera solo di vedere nascosta dietro di essa, il suo amore il cui nome è Carulì.
I versi che vedete scritti sotto la finestra sono quelli che hanno reso celebre la finestra … essi sono quelli che hanno  ispirato i versi di un’antica canzone Napoletana, sicuramente tra le più amate nel mondo e molto nota in città.

La  canzone “A Marechiaro  ” scritta da Salvatore di Giacomo e musicata da Francesco Paolo Tostil ,nasconde però un piccolo segreto che non molti conoscono.

Dovete infatti sapere che nonostante la canzone in quel periodo  diede molta  fama ed onore a Salvatore Di Giacomo,  egli  nonostane tutto non amò mai questa canzone che gli diede più successo di tante sue opere teatrali, raccolte liriche e versi di maggiore spessore.

Si racconta a proposito di questo brano infatti che  Salvatore Di Giacomo durante una gita fatta con alcuni amici all’Aquarium  in città , decise poi di fare un giro nel golfo a bordo di un vaporetto della Stazione Zoologica. Giunti a  Marechiaro  si ritrovarono tutti in un’osteria situata non lontana dalla celebre “fenestrella”,  dove egli pare abbia composto la canzone  dopo aver osservato il panorama.  In realtà, come sostengono in molti, il compositore scrisse quegli splendidi versi mentre beveva un caffè seduto a un tavolino del prestigioso Gambrinus.

Le cronache narrano  che Salvatore Di Giacomo di quei versi , non volesse farne affatto una canzone e che Tosti , per convincerlo a far musicare il  testo offrì  scherzosamente all’amico  il compenso di  una sterlina d’oro. I versi vennero così poi musicati  da Salvatore Tosti dando  luogo alla canzone “Marechiaro ” e la sua melodia diventò presto una delle più popolari dell’epoca divenendo un classico del repertorio napoletano.

Il maestro Tosti aveva ragione perchè il successo della canzone fu enorme dando grande fama oltre che  allo stesso  poeta Di Giacomo anche ad uno dei posti più belli di Napoli che di conseguenza  nel corso degli anni  accorsero come turisti da tutto il mondo per visitare quel luogo e la sua finestra.

Al poeta, autore di tante opere ben più impegnate, queste righe ispirate da un luogo mai visto e dedicate ad una normale, banale vicenda d’amore pure inventata apparivano comunque troppo scontate e melense, e mai amò veramente questo brano , tanto che considerando questi versi nulla di più di un’esercitazione letteraria preferì non inserirla neanche nelle varie raccolte da lui stesse curate. Egli in un certo senso rinnegò la sua creatura: criticò qualche suo verso e la escluse definitivamente dalla raccolta di poesie destinata a contenerla.

 Ma la canzone ebbe sempre la meglio sul poeta. Fino alla fine. Tanto che lo accompagnò finanche durante il suo funerale (1934): fu infatti suonata da una banda musicale che si unì al corteo funebre.

Ancora oggi per ricordare il luogo che, nella leggenda o nella realtà, ispirò il poeta napoletano, vi è sotto la “fenestrella” di Marechiaro una targa commemorativa a forma di pergamena con il pentagramma della canzone. A rendere ancora più suggestivo il luogo, alcuni garofani rossi riempiono il davanzale per dare vita a una delle storie d’amore più emozionanti della canzone napoletana.

 

Ora , se siete curiosi di sapere se “anche i pesci fanno l’amore”, non dovete far altro che recarvi nel borgo di Marechiaro  e leggere i versi scritto al di sotto di essa.

Ma ricordadatevi anche che qui potete affittare sul posto una barca che vi condurra’ lungo un vicino tratto di costa frastagliato

dove si trovano i resti di un antico edificio di epoca romana chiamato ” Palazzo degli spiriti “perché’ di notte pare si sentono  misteriosi lamenti .
Questi resti archeologici risalgono al al I secolo a. C. e fanno parte di un Ninfeo ( ambiente sacro dedicato ad una ninfa ) che fu chiamato Domus praestigiarum cioe’ casa delle stregonerie .

Secondo la leggenda popolare la  casa e’ abitata da spiriti e fantasmi antichi . Ne sono testimoni i vecchi pescatori e marinai di Marechiaro , secondo cui di notte attorno alla villa e’ solito  ascoltare un dolce lamento proveniente da una figura luminosa che suona la cetra . Accostandosi infatti all’antico rudere , i  marinai giurano di aver sentito invocare poesie da questa figura e che l’ abbiano riportate in versi latini  pur ignorando la lingua e i poemi . ( VIRGILIO ? )

 

Il poeta Virgilio pare infatti avesse proprio in questo luogo , durante il medioevo , un edificioche era sede della famosa ” scuola di Virgilio “dove egli praticava ma sopratutto insegnava ai suoi adepti come praticare le arti magiche.

Da allora , questo edificio semi-sommerso dall’aspetto spettrale è sempre stato ritenuto dai napoletani un punta di costa, impregnato da energie occulte, e spesso scelto come luogo di forze per studi esoterici, a causa delle porzioni e filtri versati dal mago  Virgilio in quelle acque per lungo tempo. 

 

CURIOSITA’: Qualche tempo fa proprio nei ruderi del palazzo, un gruppo di falsari avevano impiantato una zecca clandestina per coniare monete false in oro e argento. Per nascondere il loro operato illegale e notturno, questi avevano escogitato un piano per far sì che la villa fosse infestata: avevano predisposto alcuni teli bianchi alle finestre, illuminati da torce bianche dal retro per simulare i bagliori e le evanescenze, sprigionando dei fumi per dare l’illusione spettralee allonatanare i curiosi , pescatori compresi.

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