Le Catacombe di San Gaudioso si trovano sotto la  Basilica di Santa Maria della Sanità ,nel centro nevralgico del Rione Sanità e rappresentano il secondo cimitero paleocristiano più importante della città dopo le Catacombe di San Gennaro.

La Basilica fu eretta, tra il 1602 ed il 1610, su disegno del domenicano Fra’ Giuseppe Nuvolo, ed e’ è conosciuta anche come chiesa di San Vincenzo ‘O Munacone (il monacone ) perché custodisce una famosa statua di San Vincenzo Ferrer.

Queste catacombe prendono il nome da Gaudioso l’Africano, vescovo di Abitine (Tunisia) che giunse a Napoli per puro caso. A seguito dell’invasione dei Vandali non volle convertirsi all’arianesimo, così il re Genserico lo imbarcò su una nave senza vele né remi insieme ad altri cristiani. Arrivò  quindi esule e per puro caso a Napoli su una barca malridotta e privo di tutto. Inizialmente si stabilì sull’acropoli dell’antica Neapolis (Sant’Aniello a Caponapoli) e successivamente sulla collina di Capodimonte, dove costruì un monastero. Importò a Napoli la regola agostiniana e alcune reliquie, la più importante delle quali è certamente quella di Santa Restituta. Quando morì, all’ età di settanta anni tra il 451 e il 453 d.C. fu sepolto nell’area cimiteriale fuori le mura della città e  ben presto il luogo della sua sepoltura diventò oggetto di culto.

 Da questo momento l’inziale nucleo della catacomba ( sorto tra il IV e il V secolo d.C.) incominciò ad essere molto ambito da quanti volevano la propria futura sepoltura accanto a quelle del santo e la catacomba venne di volta in volta ampliata fino a divenire  nella sua espansione  il secondo cimitero ipogeo paleocristiano della città. Appare comunque ancora oggi difficile stabilire con certezza l’ampiezza e il numero di ambienti, a causa delle numerose trasformazioni che hanno subito le Catacombe: Nel Basso Medioevo le catacombe furono progressivamente abbandonate da fedeli e pellegrini, a causa delle frane di fango e detriti che scendevano dalle colline..Le Lave dei Vergini le invasero e ne ostruirono l’accesso, mentre altre  parti furono modificate o colmate per poter costruire la Basilica.

Era chiamata la Lava delle Vergini  un’enorme massa di acqua ,fango e detriti che a causa di una mancata struttura fognaria e della pendenza del luogo, scendeva dalle strutture collinari della città e  invadeva durante le giornate di pioggia l’intero quartiere costringendo  i fedeli e gli abitanti del luogo a rifugiarsi nei piani alti degli edifici.

Un ulteriore causa di abbandono fu il trafugamento delle reliquie di San Gennaro, da cui scaturì lo spostamento delle spoglie degli altri santi  tra cui San Severo e San Gaudioso per  meglio metterle in sicurezza all’interno delle mura. In seguito al furto dei resti di San Gennaro da parte del principe Sicone I, che li portò a Benevento, si temevano infatti altri furti di reliquie dei santi e dei vescovi sepolti fuori le mura della città.

Le catacombe di San Gaudioso tornarono ad essere un sito sepolcrale nel XVI secolo, dopo il ritrovamento di un affresco della Madonna fino ad allora coperto dal fango. La Madonna della Sanità, del V-VI secolo, è la più antica raffigurazione di Maria in Campania. Dopo il ritrovamento dell’affresco, le catacombe furono affidate ai Domenicani che costruirono la Basilica di Santa Maria Della Sanità in modo da inglobarla nell’edificio.

Oltre alle spoglie del santo le catacombe accolgono anche elementi paleocristiani e del XVII secolo, affreschi e mosaici del V-VI secolo e alcune sepolture riservate ai nobili, risalenti al Seicento.

Un tempo l’intera valle era un’ area cimiteriale dove sorsero ipogei e catacombe paleocristine come quella di San Gausioso.   A partire dal XVII secolo tutta la zona fu chiamata  Sanità perchè era ritenuta  incontaminata e salubre proprio grazie alle proprietà miracolose attribuite alla presenza delle tombe dei Santi presenti nel luogo.

Sono ben nove le catacombe e i complessi ipogei sotto il Rione Sanità, di cui solo alcuni sono stati portati alla luce, cioè San Gennaro, San Gaudioso, San Severo e il cimitero delle Fontanelle.

San Gaudioso in uno dei quadri della Basilica Santa Maria della Sanità.L’accesso alle catacombe si trova all’interno della Basilica Santa Maria della Sanità, sotto l’altare maggiore.Nel suo interno troviamo conservati preziosi affreschi e mosaici del V secolo in cui sono presenti molti simboli particolarmente diffusi nella prima età cristiana, come il pesce, l’agnello, la vite con i tralci.

Ma nel suo interno ritroviamo anche  particolari tipi di sepolture . Nel Seicento, il sito ospitava principalmente sepolture riservate agli aristocratici e agli ecclesiastici e la loro sepoltura prevedeva  un particolare macabro procedimento:  il loro teschio veniva murato, ( incastrato nel muro ) mentre sotto di esso veniva dipinto un corpo che desse delle indicazioni sul mestiere o la vita del defunto .  L’affresco richiamava, sia nell’abbigliamento, sia nel mestiere, la posizione sociale del defunto.

I frati domenicani pensavano che la testa fosse la parte più importante del corpo poichè sede dei pensieri , per cui dopo l’essiccazione , le teste venivano conservate , mentre il resto del corpo veniva ammassato negli ossari .

E’ interessante notare che quasi tutti gli affreschi furono realizzati da un artista di nome  Giovanni Balducci, che pur di essere sepolto anche lui nelle catacombe di San Gaudioso , tra gli aristocratici della città rinunciò al suo compenso .Questo a dimostrazione di quanto tale pratica era ritenuta  segno di grande importanza e distinzione .    Per avere questo particolare tipo  di trattamento una volta morto ,si doveva pagare una cifra assurda . Il procedimento  veniva pagato a peso d’oro in quanto era visto come una sorte di espiazione anticipata dei propri peccati.

Oggi , come possiamo vedere dei teschi incassati nel muro è rimasta ormai solo la calotta cranica in quanto la parte anteriore si è deteriorata per via dell’umidità caratteristica delle catacombe

Inoltre, per un breve periodo la sepoltura sempre  di nobili ed ecclesiastici avveniva tramite la pratica della scolatura.  Il “rito della scolatura” prevedeva che i cadaveri venivano posti all’interno di alcune nicchie, le cosidette cantarelle  (dei seditoi con un foro al centro) sotto il quale veniva posto un vaso per raccogliere i liquidi dei cadaveri messi lì a ” scolare “e seccare. Per agevolare questa operazione sui  morti venivano praticati dei fori  ( venivano punzecchiati ). Il difficile compito spettava ad un becchino che proprio in virtù di questo ingrato compito veniva appunto chiamato “schiattamuorto“.

Da questo rito, deriva anche l’attuale imprecazione “Puozze sculà”, cioè che tu possa morire.

 

Il macabro rito veniva eseguito perchè si riteneva allora che in questo modo il corpo si ” purificasse” completamente da tutti i peccati e  divenire in tal modo più degno del paradiso .

Una volta “scolato” il cadavere, le ossa venivano lavate e seppellite. I crani invece venivano incastonati nel muro e l’artista Giovanni Balducci vi dipingeva intorno un affresco che raffigurasse qualcosa della vita terrena del defunto, un  attrezzo che ricordava il proprio mestiere e spesso anche una massima.

La pratica era talmente ritenuta segno di importanza e distinzione che l’artista stesso rinunciò ad essere pagato per poter essere sepolto anche lui nelle Catacombe di San Gaudioso.

Fortunatamente questa strana pratica è rimasta in vigore per pochissimo tempo nel corso del XVII secolo

A questo proposito è da notare che  è presente nei sotterranei anche un intero corpo murato, quello del Guardiano delle catacombe. Le sue mani sono appoggiate ad un cancello e nella raffigurazione  il suo compito era quello di bloccare le anime in Purgatorio, senza consentirne l’accesso al cielo. Accanto al guardiano, vi sono raffigurati due scheletri che si tengono per mano.

L'affresco sulla tomba di Pascenzio.
L’affresco che raffigura Pascenzio.

 

Tra le tante cose da  vedere, quello che assolutamente non dovete perdere è la visione del bell’affresco di Pascenzio datato al V secolo. L’affresco mostra la figura dell’apostolo Pietro che introduce il defunto Pascentius ad una terza persona, identificata probabilmente in San Paolo.

Ultimamente è stato magicamente restaurato un importante affresco scoperto casualmente nel 1991 giusto poco prima che le lave dei Vergini occludessero l’antica chiesa cimiteriale. Si tratta di un affresco bizantino raffigurante la Madonna col Bambino tra due Santi Vescovi  (datato alla seconda metà del IX secolo d.C.).

I canaloni attraverso cui passavano le Lave dei VerginiUno scorcio del Rione Sanità

L'affresco che ha ispirato Totò per 'A Livella.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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