La chiesa della Pietà dei turchini sorge in via Medina ed e’ poeticamente descritta come la fabbrica dei cantori napoletani del Seicento e del Settecentoturchini-1.
Nonostante sia inscritta al patrimonio sacro come la chiesa di Santa Maria dell’Incoronatella, il suo nome storico rimane Pietà dei Turchini, in ricordo principalmente del colore dell’abito, modesto e decente, di color turchino, lungo a modo di sottana ecclesiastica indossato dagli iscritti allo studentato del prestigioso conservatorio la Pietatella.
Il nome della chiesa deriva quindi dal colore dell’abito indossato dagli orfani accolti nell’istituto ad essa annesso: l’istituto fondato fra il 1592 e il 1607comprendeva l’edificio sacro, un orfanotrofio e un conservatorio musicale.
La sua fondazione avvenne grazie alla Congregazione dei Bianchi dell’Oratorio: Inizialmente, l’associazione aveva sede presso la chiesa di Santa Maria dell’Incoronatella a Rua Catalana e, dal 1573, si occupava di accogliere bambini abbandonati. In seguito, vista la necessità di una struttura più ampia, fu decisa la realizzazione della nuova struttura, comprendente una chiesa ed un conservatorio, che fu denominata “dei Turchini” dal colore degli abiti indossati dai giovani ospiti Qui studiarono Alessandro Scarlatti, Giovan Battista Pergolesi e Giovanni Paisiello.
Per far bisogno alle necessità caritatevoli dell’istituto alcuni delegati si recavano per le strade della città con apposite cassette a chiedere offerte.
Con il tempo, questo compito andò scomparendo e l’Istituto sostituì la questua con forme di finanziamento più sicure, come l’impiego degli stessi allievi in attività esterne al conservatorio; gli allievi erano molto richiesti per cantare e suonare non soltanto nelle chiese, nei conventi e nelle case private, ma anche durante le processioni, le feste pubbliche e i funerali e, nel tempo, formarono delle vere e proprie compagnie musicali.
I Governatori che gestivano l’istituto avevano il compito di reclutare personalmente, nei quartieri più disagiati della città, i fanciulli che potevano essere ospitati nell’orfanotrofio; a partire dal 1585, due anni dopo la fondazione, nell’Istituto furono accolti anche quei ragazzi che spontaneamente ne facevano richiesta.turchini-2
Nel 1600, un nuovo regolamento prevedeva l’ingresso nell’istituto solo per quei fanciulli bisognosi e senza padre, di età compresa tra i sette e i quindici anni, limite che poi fu esteso a ventidue anni e, in casi di eccezionale bravura, poteva anche essere protratto in età più avanzata. A partire dal 1615, accogliendo la tesi di Salvatore Di Giacomo, con l’ingresso ufficiale della musica come insegnamento all’interno delle Pia Istituzione, si verificò un nuovo cambiamento che prevedeva l’iscrizione al conservatorio di alunni paganti “i cosiddetti “pensionisti”, napoletani o forestieri, a condizione che non fossero nati da matrimoni illegittimi né avessero pendenze penali presso corti ecclesiastiche.
La chiesa è stata ristrutturata fra il 1633 e il 1639: in questa occasione, all’edificio a navata unica con cappelle laterali, furono aggiunti il transetto, l’abside e la cupola.

L’edificio religioso  conserva numerose opere d’arte che il mecenatismo o la carità di illustri personaggi resero possibile. Oltre le sculture in marmo di Lorenzo Vaccaro e Dionisio Lazzari, l’arte pittorica ci offre una summa della pittura a Napoli, fra la fine del manierismo, gli albori del classicismo e, soprattutto, alcuni pezzi capitali del naturalismo come  l’Angelo Custode di Filippo Vitale, La Sacra famiglia di Battistello Caracciolo e L’Adorazione dei pastori di Juan Do.

La chiesa al suo interno veste il caratteristico splendore barocco che le è stato conferito dal repertorio iconografico di Michelangelo, Andrea Vaccaro , Mattia Preti e Luca Giordano principalmente.
Tra le tante opere di’ arte presente non mancate di dare uno sguardo alla “Sacra Famiglia ” splendida opera di Battistello Caracciolo, conservata nella terza cappella di destra.
Caracciolo fu il primo pittore napoletano a interpretare fedelmente le soluzioni compositive e cromatiche di Caravaggio. Nella parte superiore della tela si osservi l’estremo realismo degli angeli che circondano l’Eterno, nei quali si intuiscono i ritratti di giovani popolani che posarono come modelli: si tratta di un chiaro omaggio agli angeli delle Sette Opere di Misericordia di Caravaggio.turchini-3
Da non non perdere anche l’Invenzione della Croce di Luca Giordano: il pittore raffigura qui uno degli episodi salienti della leggenda della Vera Croce: la storia narra le origini del legno che aveva costituito la croce sulla quale Gesù fu crocifisso e di come fu ritrovato da Elena madre di Costantino. Elena riuscì a trovare il legno sacro e a riconoscerlo, dopo che al contatto con questo un defunto resuscitò.
Notevoli anche le Tele del transetto sinistro di Giacinto Diano: l’interessante apparato decorativo, dipinto su tela, è stata realizzato dal pittore classicista Giacinto Diano nel 1781. Al centro è l’Adorazione dei pastori, ai lati l’Adorazione dei Magi e la Circoncisione. In alto, sul lungo fregio, la Strage degli Innocenti.
La facciata non è quella originale, ma è frutto di un rifacimento avvenuto tra il 1769 e 1770, su progetto di Bartolomeo Vecchione.
Per quanto riguarda il conservatorio, ben presto la sua attività principale divenne quella di insegnare musica e, tra i suoi allievi come detto, vi furono Alessandro Scarlatti, Giovanni Paisiello e Giovan Battista Pergolesi. In seguito, nel 1808, la struttura si fuse con altri tre conservatori (di Santa Maria di Loreto, dei Poveri di Gesù Cristo e di Sant’Onofrio a Capuna) per dare vita al Regio Collegio di Musica nell’ormai abolito monastero di San Sebastiano e, in seguito, nel 1826, spostarsi nell’attuale sede di San Pietro a Majella.

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La chiesa è un monumento emblematico della civiltà napoletana dell’età barocca, significativa sintesi di carità, cultura ed arte; il suo  annesso un conservatorio di musica, oggi dà il nome ad un’istituzione musicale con sede nella Chiesa di Santa Caterina da Siena.

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