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ll Santo Natale si sta avvicinando e la commedia che per antonomasia più di tutte nella nostra citta’ rappresenta questo magico momento è sicuramente quella del famoso “Natale in casa Cupiello”
L’abbiamo vista decine di volte e molti di noi ne conoscono a memoria moltissime battute che sono entrate nel linguaggio corrente dei napoletani…
Chi di noi per esempio non conosce frasi come :
“Te piace o presepio?” – “Fa friddo, fa friddo”… Eh! Questo Natale si è presentato come comanda Iddio. Co’ tutti i sentimenti si è presentato,
oppure “ Voglio ‘a zuppa ‘e latte” usata spesso per sfruculiare il bamboccione viziato dai genitori ?
Scommetto che tutti ricordate anche la moglie Concetta …
Lucarie’, Lucarie’ …… scètate songh’e nnove!.
E sopratutto il suo meraviglioso dialogo iniziale con Luca Cupiello … quando quest’ultimo beve un sorso di caffè e subito lo sputa..
Mamma do carmine, Concè ti sei immortalata, che bella schifezza che hai fatto, Conce’!
Concetta – (risentita) E già, mo le facèvemo ‘a cioccolata! (alludendo al caffè) È nu poco lasco ma è tutto caffè.
Luca – Ma perché vuoi dare la colpa al caffè, che in questa tazza non c’è mai stato?
Concetta – (mentre cerca in un cassetto qualcosa di personale delle forcine un pettine un rocchetto di filo bianco) ah! Lucarie, ti sei svegliato spiritoso? Beato te
Luca – Tu sei permalosa, sei diventata permalosa, Non ti piglià collera, Conce’. Tu sei una donna di casa e sai fare tante cose, come si deve. Pasta e faggioli, ‘a frittata c’ ’a cipolla, sei maestra, sei la reginetta della frittata c’a’ cipolla, come la fai tu non la sa fare nessuno. Ma ‘o ccafè non è cosa per te.
Concetta – (arrabbiata) E nun t’ ‘o piglià! Tu a chi vuoi affligere.
Luca – Non lo sai fare e non lo vuoi fare, perché vuoi risparmiare. Col caffè non si risparmia. È pure la qualità scadente: questa fete ‘e scarrafone.
Ma sopratutto come dimenticare quel fantastico rapporto che lega Luca al suo presepe quando allarmato chiede : ‘O Presepio … Addò stà ‘o Presepio?
“Uh Lucarie. E vottace quatt’ pasture
‘ncoppo lloco… Esce pazzo isso e ‘o presebbio”…
Questa la famosa frase con la quale Convetta apostrofa Luca Cupiello intento alla realizzazione del Presepe. Ma il buon Lucariello, anche se non aveva una consapevolezza precisa, sapeva bene che il Presepe non è ‘vuttà quatt’ pasture’.
Il presepe per noi napoletani, infatti è da sempre non solo quella “base”, costruita da uno scheletro in sughero e in cartone poggiato su una tavola di legno dove sistemare i pastori …
Non è solo come tutti pensano , un rito religioso da ripetere ogni anno … ma una vera e propria tradizione, tramandata da secoli di generazione in generazione , mantenutasi inalterata per secoli fino ad oggi.
Il meraviglioso Professore Bellavista del grande Luciano De Crescenzo, si addentra addirittura in una simbolica discriminante sorta di differena culturale e geografica tra chi ama l’albero di natale (alberisti), e chi ama il presepe (presepisti). I primi, considerati tutti quelli che appartengono al nord Italia, tengono in genere in gran conto la Forma, il Denaro e il Potere, mentre i secondi, che in genere etichetta i meridionali, pone invece ai primi posti l’Amore e la Poesia (tutto il resto viene dopo ). Tra le due categorie non ci può essere colloquio, uno parla e l’altro non capisce. Quelli a cui piace l’albero di Natale sono solo dei consumisti. Il presepista invece, bravo o non bravo, diventa creatore e il suo Vangelo è Natale in casa Cupiello.
Questa meravigliosa intramontabile commedia come notate è in fondo solo lo scontro di due mondi incompatibili: quello poetico del protagonista e quello prosaico che lo circonda. Il candido immaginario di chi ha una visione serafica del mondo e contemporaneamente ignora l’esistenza del male.

Natale in casa Cupiello in fondo rappresenta solo la crisi attuale di una societa allo sbando alla quale manca purtroppo proprio il culto della famiglia.

La ” colla ” per fare il presepe rappresenta per esempio la solo la disperata simbolica richiesta che ogni buon padre desidera più di altre: mantenere unita la famiglia, tenerla insieme!
Quel grande amore per la famiglia che la società di oggi ha difficolta nel tenere insieme! Proprio come fa la colla.

La difficoltà nel pronunciare il verbo ‘riunirsi’, rappresenta la triste crisi di chi paralizzato dinanzi al suo schermo o al suo smartphone non riesce più a socializzare perche chiuso nella sua stanzetta.

Le calze di lana solo solo un emblema della società moderna mistificata (perché più si lavano e più si allargano e si allungano ma non riscaldano ).

La zuppa di Latte di Tommasino e l’attegiamento della mamma Concetta , rappresenta quel modo iperaccudente di come le mamme di oggi crescono i loro figli maschi , difendendoli da tutto e tutti ( insegnanti compresi) .

Il convinto NO di Tommasino rappresenta solo quello scontro fra generazioni ultimamente sempre più presente .

La lettera rappresenta solo l’ipocrisia di matrimoni senza amore ma consumati solo per danaro di una società dove oggi conta solo la ricchezza materiale.

Quell’attegiamento d Luca nel cercare addirittura di ‘comprare’ l’approvazione del figlio con maldestri ed inefficaci tentativi di corruzione quali un nuovo guardaroba e la complicità nelle sue abitudini furtive, rappresenta solo la denuncia di un mondo che tutto condanna tranne la corruzione a cui i politici ci hanno abituato.

Quella Telepatia di cui parla Luca rappresenta solo l’indifferenza di un mondo che non sa più amare .
Sai che significa telepatia?
È quando io non busso e tu apri la porta.” e’ una frase alla quale non tutti sanno dare il giusto significato

Natale in casa Cupiello in fondo rappresenta solo la crisi attuale di una societa allo sbando alla quale manca purtroppo proprio il culto della famiglia.
Questa meravigliosa intramontabile commedia è solo lo scontro di due mondi incompatibili: quello poetico del protagonista e quello prosaico che lo circonda. Il candido immaginario di chi ha una visione serafica del mondo e contemporaneamente ignora l’esistenza del male,
Il folle canto stonato di chi di questi tempi con il resto della famiglia si dedica esclusivamente alla preparazione della Natività senza rendersi conto del dramma che si sta consumando in intorno a lui ( guerre , armi , missili e nuovi erodi che in questi giorni ammzzano sotto le loro armi tra l’indifferenza del mondo occidentale innocenti bambini che vivono in paesi in guerra ).
Nella sua tragedia essa rappresenta un vero inno alla famiglia oggi sempre più disunita ed in crisi perchè manca quell’amore filiale e coniugale che dovrebbe regnare in ogni famiglia,
Come spiega lo stesso Eduardo, “intorno a Luca si va creando un’atmosfera indifferente e gelida, man mano che le montagne di cartapesta si popolano ci capanne e ‘casarelle’, e diventa addirittura ostile quando, a opera compiuta, egli chiede timidamente alla famiglia un po’ di adesione” .Intorno a lui vi sono persone che non gli prestano ascolto in alcun modo: la moglie Concetta lo ignora, il figlio Tommasino è disobbediente e la figlia Ninuccia non risponde alle sue domande circa il motivo per cui ha litigato con il marito.

Oggi nessuno ascolta più chi parla di amore e addirittura talvolta diventa pesante e noioso .

Il Presepe, quindi, diventa una sorta di anti-linguaggio che inevitabilmente isola Luca dal resto del mondo abituato a parlare una ‘lingua diversa: quella dell’amore per il nucleo familiare E proprio questa mancanza lo spinge ogni anno a ripetere il rito della costruzione del Presepio (che è, di contro, il simbolo per eccellenza della famiglia unita e amorevole). In questo modo il protagonista si illude di poter ristabilire l’ordine, ma è chiaro fin dalle prime battute che la sua famiglia è completamente sorda al suo richiamo

Tommasino,nella testa di Luca, dovrebbe rappresenta il futuro pater familias e la costruzione del presepe rappresenta per lui quel modo di trasmettere ai suoi futuri nipoti gli antichi valori ai quali, però, il giovane pare preferire ben altro.
La figlia Ninuccia in uno scatto di ira addirittura fa a pezzi il suo presepe simbolo di amore e famiglia . E questo distruggerlo da parte sua non è un caso ,E’ infatti s proprio lei che sta minacciando l’unità familiare con la fine dell’amore per il marito e la presenza di un amante: la distruzione del Presepe corrisponde alla distruzione della famiglia.
Per la moglie Concetta è additittura solo “’na spesa e nu perdimento inutile quella rappresentazione della Sacra Famiglia .
Il rifiuto del Presepe per Luca significa rinunciare all’amore. Si tratta di qualcosa di inconcepibile per lui che, quindi, non sentendosi più parte integrante della realtà che lo circonda, decide di estraniarsi riversando tutte le sue attenzioni solo ed esclusivamente sulla rappresentazione della Sacra Famiglia che incarna perfettamente i suoi ideali.
Natale in casa Cupiello è come il “percorso di un’anima dall’illusione alla disillusione” che sfocia nella “separazione definitiva dell’interiorità dal contesto inadeguato del mondo esterno”.

Ua triste realtà di fronte al quale Luca comunque deve fare poi i conti …

Egli vedeva il mondo attraverso gli occhi della sua innocenza e ignoranza e quando lo costringono ad accorgersi che esso non è come lui lo immaginava, si sente annientato. Nonostante ciò, continua testardamente a credere nel presepe e a lottare per ristabilire la sua idea di famiglia. Luca ritroverà infatti la sua pace alla fine, solo riunendo la famiglia ricomponendone l’unità, anche a costo di ricongiungere i due amanti (con un rovesciamento umoristico che sembra dirla lunga sul valore della fedeltà coniugale della società a lui contemporanea) perché “nel delirio della febbre ha ravvisato nelle sembianze di Vittorio quelle di suo genero Nicolino”. Questo, difatti, è l’unico momento di tutto il terzo atto in cui Luca esce dal suo stato di torpore e mostra “un lampo di gioia negli occhi” mentre “il suo volto si rischiara” e “riesce a parlare con più forza e chiarezza” per benedire i due giovani.

A vincere nel finale se ci pensate bene è l’amore, perché “contro il pregiudizio della famiglia” che vorrebbe il sacrificio del vero amore provato dai due amanti in nome di quello coniugale, Luca “unisce alla mano della figlia quella non del marito, ma dell’amante”.

Ma questo non basta per realizzare il sogno di unità familiare che il protagonista ha tanto inseguito nei primi due atti. Il “Presepe grande come il mondo”, infatti, si palesa ai suoi occhi come una “visione incantevole” soltanto quando riesce a tirare il figlio nell’orbita dei suoi ideali. Prima che cali il sipario Luca ha il tempo di chiedere trasognato per l’ultima volta “Tommasi’, te piace ‘o Presebbio?”, e il figlio, che “è il solo a comprendere tutta la tragedia” gli risponde finalmente “Sì” sancendo in tal modo la sua crescita. Tommasino è diventato uomo, prenderà in mano le redini della famiglia che, se fino a quel momento era stata di tipo matriarcale per l’inettitudine di un padre mancato, ora torna ad essere patriarcale.

Le ultime parole di Luca (e della commedia) sono “Ma che bellu Presebbio! Quanto è bello!” perché morendo Luca ha la visione di quell’universo in cui aveva creduto e che ora sembra realizzarsi grazie alla ricomposizione del nucleo familiare. Un mondo contraddistinto da quella cultura dei sentimenti che ha sempre cercato di trasmettere ad una nuova generazione che egli voleva “assimilare” alla propria (dunque Luca non è un inetto totale poiché tenta di imporre una sua auctoritas seppure singolare e per qualcuno anacronistica). Una cultura dei sentimenti che, come abbiamo visto, ha uno suo specifico linguaggio, un parlare speciale che lo (auto)esclude dai rapporti intersoggettivi con il prossimo. Però questo “Presepe grande come il mondo” è un miracolo visto solo da lui perché nel mondo il male continua ad avere il sopravvento.

Alla fine possiamo dire che il fanciullesco atteggiarsi di Luca con i suoi tre magi , Cicci Bacco,, i suoi pastorelli ed il suo enteroclisma ,denunciano solo la “desolante situazione di un’umanità che si balocca con le illusioni mentre il dramma è alla porta”,

Quella di un uomo che seppur “travolto dalla sventura”, attraverso un “finale patetico” ci mostra che “gli affetti e i sentimenti sopravvivono” purche esista una famiglia ed uncapofamiglia che conosca per nome uno per uno e sappia raccontare per ogni pastore con amore nu bello fattariello .

Quindi… a pensarci bene … il capolavoro del nostro grande Eduardo De Filippo rappresenta oggi una commedia più attuale che mai. È la “tragedia moderna”del mondo in cui viviamo.
Un mondo che vede un simbolo di amore come il presepio solo “’na spesa e nu perdimento di tempo inutile”.

E a voi … dite la verità … “ve piace o presepio?”

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