Il pittoresco quartiere della Pignasecca, dove possiamo ammirare uno spaccato molto suggestivo e folkloristico della città partenopea è certamente uno dei luoghi più caratteristici di Napoli. In questo affollato tratto di strada nel più completo disordine, esiste il più antico mercato della città dove potete ascoltare i rumori, sentire gli odori e apprezzare i colori del popolo napoletano più genuino. A questo mondo variegato di voci e colori si affiancano bancarelle di ogni genere, con capi d’abbigliamento, accessori e dischi o cd musicali, con prezzi molto accessibili. Completano la scena esposizioni di pesce, frutta, verdura, fritture e dolci tipici da consumare in strada.
Ogni giorno migliaia di persone attraversano il mercato della Pignasecca, quasi come se fosse l’ombelico del mondo.
Un’enorme flusso di folla per tutto il giorno percorre via di Porta Medina, così chiamata per una porta eretta nella prima metà del ‘600 da Cosimo Fanzago, per ordine del vicerè Ramiro de Guzman duca di Medina e demolita nel 1873.
Essa a distanza di tanti anni mantiene ancora intatto con la sua folla di persone il carattere di “porta della città” rappresentando con il suo vivace mercato la tanta animazione e le disordinate costruzioni avvenute negli anni, uno dei luoghi più popolari della città.
Nella vicina piazza di Montesanto vi sono la stazione della Ferrovia Cumana (attiva con una prima tratta dal 1889) e la funicolare di Montesanto (aperta nel 1891) che sale a fianco dei resti della cinta muraria di età vicereale su per la collina del Vomero nei pressi di Castel S. Elmo.
In passato nella piazza di Montesanto, dove oggi si trova la stazione, al suo posto si trovava un ippodromo con tanto di toreros e picadores in costume spagnolo che fu realizzato nei duecento anni di vicereame spagnolo.
Sempre nella stessa piazza si trova la chiesa di Montesanto, nel cui interno si trova un dipinto di Francesco Solimena ed il sepolcro del grande compositore Alessandro Scarlatti.
La chiesa iniziata dall’architetto Pietro De Marino fu portata a termine (1680) da Dionisio Lazzari.
Sul portale della sua facciata possiamo ammirare la raffigurazione in stucco della Madonna del Monte Santo Carmelo, opera di Angelo Viva del sec. XIX. L’interno, a croce latina, ha otto cappelle laterali ed oltre al dipinto del Solimena vi sono anche due tele di Paolo De Matteis che raffigurano San Michele Arcangelo e il Miracolo di Sant’Antonio e una Santa Cecilia di Giuseppe Simonelli.
Il curioso nome Pignasecca attribuito a questo luogo risale al 1500 quando i numerosi orti che lo caratterizzavano furono spianati per la costruzione di via Toledo. La zona del noto mercato si trovava all’epoca fuori le mura della città, dove c’erano fiorenti orti, tant’è che il luogo era noto con il nome di “Biancomangiare” per indicare la salubrità del sito ed una gustosa pietanza locale consistente pare in una gustosa crema di latte.
In tutta la zona che andava da Santa Chiara alla attuale Pignasecca vi erano vasti giardini e belvedere che appartenevano al duca Pignatelli Fabrizio di Monteleone, il quale abitava in un suo palazzo a Monteoliveto.
Quando le mura di Napoli furono allargate con il vicerè don Pedro de Toledo, per costruire la nuova via a lui intitolata, fu deciso di spianare tutta la zona del Biancomangiare e la maggior parte dei giardini furono confiscati al Pignatelli a cui rimasero solo quelli nella zona dello Spirito Santo. Egli allora su questo residuo terreno rimastogli fece costruire un ospizio oggi divenuto dopo tanti rifacimenti l’Ospedale Pellegrini.
Alla grande spianata di tutti questi orti pare che sopravisse soltanto un pino, definito in napoletano pigna. Delle gazze vi nidificarono nascondendovi tutti gli oggetti preziosi che sottraevano dalle abitazioni vicine, finché i demoralizzati abitanti non provvidero a scacciarle. Il pino progressivamente si seccò conferendo a questa zona il nome di “Pignasecca”.
Secondo una leggenda invece pare che in questo luogo un tempo, vi fosse una pineta, grande e fitta, popolata da tantissime gazze. Uno di questi uccelli scoprì il vescovo della città a letto con la perpetua, e mentre questi era intento a fare determinate cose pensò bene di rubargli il suo prezioso anello. A questo punto egli, per vendicarsi, scomunicò la gazza, anzi, scomunicò tutte le gazze, una ad una. Dopo tre giorni dall’evento, la pineta morì. I pini seccarono, le gazze sparirono, lasciando solo una distesa di terra arida e vuota: la Pignasecca.
Lungo la via di un mercato straordinariamente vivace di prodotti freschi e di piccoli esercizi commerciali dove si può trovare di tutto e a buon prezzo, appaiono nascoste nel contesto di una disordinata edilizia numerose e notevoli testimonianze di un glorioso passato come appare lungo il percorso di via Portamedina nella piazzetta Pignatelli dedicata al fondatore del vicino e cinquecentesco ospedale per Pellegrini con annessa chiesa della S.S, Trinità dei Pellegrini, che prende il nome dalla confraternita che vi aveva sede.
Nello slargo si incontra poco dopo l’ingresso al cortile dell’Ospedale dei Pellegrini dove sorge la chiesa della SS. Trinità e il suo bellissimo Complesso Museale che vi consigliamo assolutamente di vedere.
Il magnifico edificio che si trova nel cortile dell’Ospedale riunisce in un solo corpo due chiese dislocate su due diversi livelli visto che la costruzione della nuova chiesa della S.S.Trinità dei Pellegrini, costruita per volere dell’Arciconfraternita finì per inglobare la vecchia chiesa di Materdomini costruita dal duca Fabrizio Pignatelli.
La chiesa a cui si accede da un maestoso scalone a doppia rampa, fu realizzata nella seconda meta’ del settecento da Carlo Vanvitelli, figlio del più famoso Architetto Luigi Vanvitelli.
La vecchia di Santa Maria Materdomini, ha mantenuto nel tempo la semplicissima facciata cinquecentesca in piperno realizzata da Giovan Francesco di Palma (allievo del Mormando).
Nel suo interno oltra ad una Madonna con Bambino di Francesco Laurana del XV secolo che un tempo era posta all’ingresso della chiesa a tutela dei pellegrini, custodisce il Monumento funebre di Fabrizio Pignatelli realizzato da Michelangelo Naccherino.
La chiesa della SS. Trinità dei Pellegrini con la sua bella facciata realizzata nel settecento da Carlo Vanvitelli, conserva invece nel suo interno opere di numerosi artisti. Ovunque possiamo vedere pregevolissime opere d’arte commissionate dall’Arciconfraternita o ad essa donate. Tra le opere pittoriche possiamo ammirare opere di Andrea Vaccaro, Francesco Fracanzano, Onofrio Palumbo, Francesco De Mura, Giuseppe Bonito, e Giacinto Diano e tanti altri.
Ma oltre a questi piccoli capolavori la chiesa possiede un magnifico coro, dei bellissimi ambienti destinati alla vita dell’Arciconfraternita ( Salone del Mandato, Sale della Vestizione, Sala degli Albi d’Oro, Galleria dei Dipinti, una Terrasanta costruita sotto il presbiterio per dare sepoltura ai confratelli , un complesso museale ed un fantastico archivio storico composto da 1254 volumi.
La maestosa chiesa della SS. Trinità dei Pellegrini fu fondata insieme all’annesso ospedale dei Pellegrini grazie alla volontà del duca Fabrizio Pignatelli e alla caricavole opera dell’Arciconfraternita della SS. Trinità dei Pellegrini nell’ unico intento di assistere i bisognosi ed i pellegrini di passaggio in città che nel corso dei loro lunghi viaggi sostavano a Napoli.
Vi ricordiamo che era solito all’epoca nella tradizione cristiana effettuare grandi pellegrinaggi da parte dei fedeli ed era altrettanto comune vedere sorgere nelle varie città complessi chiesa – ospedali come quello dei Pellegrini a Napoli.