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Ci sono luoghi della città dove occorre fare un notevole sforzo di fantasia per immaginare che nelle strade dove oggi va in scena il degrado, un tempo esisteva  una delle ville più belle e grandiose di Napoli, nata dalla volontà di un re aragonese e dal genio di un architetto fiorentino che lavorò a lungo a Napoli.

La splendida villa con giardini, terrazzamenti e fontane; era infatti  la residenza prediletta di Alfonso II d’Aragona e si estendeva da Porta Capuana alla chiesa di San Pietro ad Aram, all’inizio dell’attuale Rettifilo. Essa fu  progettata da Giuliano da Maiano, famoso scultore, architetto e intarsiatore, figlio di uno scalpellino che aveva ricevuto già l’incarico di decorare la sagrestia del Duomo di Firenze insieme al fratello, e sempre a Firenze aveva realizzato sculture e decorazioni a palazzo Vecchio, palazzo Pazzi e palazzo Antinori.

N.B. Giuliano da Maiano è l’architetto protagonista anche delle  famose porte rinascimentali della città a lui commisionate (Porta Capuana e Porta Nolana ).

La meravigliosa Villa Duchesca venne così denominata   per celebrare l’amore tra Alfonso II e Ippolita Maria Sforza, figlia di Francesco Sforza, il primo duca di Milano appartenente alla celebre dinastia.

CURIOSITA’: Questo come si era solito fare all’epoca fu ovviamente  un matrimonio politico quello celebrato il 10 ottobre 1465. tre Alfonso II e Donna Ippolita, proveniente dal raffinato mondo culturale lombardo. Si ricorda, come riportano numerosi storici,che  quando quest’ultima fece il suo ingresso trionfale a Napoli il 14 settembre del 1465,  in città ci fu un eclissi di sole, che il popolo interpretò come un cattivo augurio nella relazione tra Alfonso e Isabella.

Lei noncurante dell’eclissi, attraversò la Porta del Carmine sotto un baldechino de drappo d’oro, affiancata a destra dal legato pontificio e a sinistra dal sovrano aragonese.

I due  si sposarono  nell’ottobre dello stesso anno( 10 ottobre 1465) e secondo i cattivi auspici la pia  duchessa,da tutti additata quale esempio di fedeltà e di «inaudita pudicizia» morì nel 1488, un anno dopo l’inizio della costruzione della villa e sei anni prima che il marito succedesse al padre Ferrante col titolo di re.

N.B. Alfonso II  comunque regnò poco meno di un anno: divorato dai dubbi, terrorizzato dai cattivi presagi, tormentato dagli incubi e dagli scrupoli religiosi, consapevole dell’impopolarità che circondava la sua figura, approfittò dell’avanzata di Carlo VIII per abdicare (nel gennaio 1495) in favore del figlio Ferrandino. Aveva sollecitato invano, contro i Francesi, l’aiuto turco, ma nessuno mosse un dito per lui. Fuggì in Sicilia e si rinchiuse in un monastero, morendo a Messina alcuni mesi dopo, il 18 dicembre 1495.

Il sovrano aveva comunque un notevole gusto per l’eleganza ( le sue dimore furono chiamate delizie alfonsine ) e per realizzare l’incantevole  Villa Duchesca, fortemente voluta dalla raffinata e colta  consorte, certo non badò a spese. Per realizzare il suo buen retiro, innanzitutto, il duca aveva bisogno di spazio e oer ingrandire la proprietà non si fece scrupolo di imporre alle monache del convento della Maddalena di sloggiare, e pure alla svelta. «E poiché le monache resistevano esprimendo tutta la loro opposizione,  Alfonso provvide a farle trasferire a viva forza nel vicino convento di Santa Caterina a Formiello».

Il famoso architetto fiorentino Giuliano da Maiano al quale il re affidò la committenza di realizzare la Villa, realizzò secondo i gusti che caratterizzavano le opere tra il quattrocento ed il cinquecento, un edificio quadrato  di forma geometrica classica, con uno spazio centrale  circondata da colonne poste

La parte centrale della villa era caratterizzata da una bella fontana con la statua di Partenope che versava dai seni l’acqua con cui abbeverava dei putti, con l’iscrizione Sacrae fontes Ninpharum, che con  ordine,  grazia  e bellezza,  invitava ad un giardino geometricamente diviso in quattro aree considerate luogo di delizie e di passeggiate, di brillante mondanità e meditazione filosofica.

In tutto nei meravigliosi giardini, che vennero realizzati e  concepito proprio come il giardino grande di Castelcapuano,c’erano tre fontane monumentali alimentate dal formale della Bolla (a due passi dalla odierna Duchesca c’è la chiesa di Santa Caterina a Formiello) che formavano i giochi d’acqua tipici dei palazzi cinquecenteschi, riflessi sia nella villa della Duchesca che nella villa di Poggioreale (entrambe avevano una larga peschiera).

CURIOSITA’ : A quei tempi il castel Capuano , circondato da torri e fossati, conservava ancora l’aspetto di una fortezza medievale. Alfonso decise di attrezzare il giardino ispirandosi alla moda fiorentina, e in particolare alle residenze di Lorenzo de’ Medici, al quale era particolarmente legato. Va detto che il grande umanista Pontano, proprio in quegli anni, teorizzava che ciascun principe dovesse «possedere giardini, nei quali far passeggiare ed allestire all’occasione un banchetto. Questi giardini avranno poi piante esotiche e rare, disposte con arte e con la debita cura» (G. Pontano ).

Il giardino realizzato dal giardiniere reale Pacello da Mercogliano, (attivo anche a Poggioreale) era  quindi pieno di piante esotiche e alberi rari, disposti con arte e tenuticon la debita cura. Essi erano  talmente belli da essere lodati nientemeno che dal re Carlo VIII di Francia quando scese in Italia e spinse il re Alfonso II alla fuga in Sicilia.

N.B. A tal porposito scrisse il re: “voi non potete credere i bei giardini che io ho visto in questa città, perché sulla mia fede mi sembra che non vi manchi che Adamo ed Eva per farne un paradiso terrestre, tanto son belli e pieni di ogni buona e singolare cosa”

Il re francese Carlo VIII decise dopo aver vistp questi meravigliosi. giardini, di portarsi su in Francia proprio il Pacello, il quale diede vita al giardino rinascimentale francese, sorto dunque sul modello del giardino napoletano.

Insomma la  villa “La Duchesca” era nota soprattutto per la magnificenza dei suoi giardini e di quei  vialetti deliziosi che la collegavano direttamente  all’adiacente Castel Capuano. Essa venne infatti realizzata nell0iniziale ideale progetto,coi suoi giardini e fontane, comeun’estensione bucolica del castello.

CURIOSITA’: Ben prima che sorgesse la villa della Duchesca, nell’area orientale di Napoli già campeggiavano due edifici che narravano della potenza regia della dinastia aragonese: Castel Capuano e Porta Capuana. Il primo era l’antichissimo castello normanno, edificato nell’XI secolo, all’epoca più simile a una fortezza medievale, con fossati e torri, mentre il  secondo, porta Capuana, era già un vanto della famiglia: eretta sotto il padre Ferrante d’Aragona, fu commissionata allo stesso architetto creatore dei fabbricati della villa: il grande Giuliano da Maiano, un architetto (che a Napoli dirigerà anche i lavori di Porta Nolana e della Villa di Poggioreale) considerato in Toscana come   il fiore all’occhiello dei Medici a Firenze.

A tal proposito ci sembra giusto rivordare che i rapporti tra Alfonso e Lorenzo il Magnifico erano resi sereni dalla comune aria rinascimentale ispirata al culto delle arti non disgiunta dall’aperta ostentazione del potere. Alfonso chiese a Lorenzo nel dicembre 1484, di mandargli “alchuno architecto et homo ingenioso da edificare et fortezze de terre”. E Giuliano da Maiano venne a Napoli con due modellini di palazzo (uno della villa di Poggioreale e l’altro per la Duchesca). Anche se il giardino e alcune fabbriche erano già presenti nel 1481, fu Giuliano l’indiscusso artefice del corpo centrale della  bellissima villa.

Lo so !

E’ difficile oggi immaginare solo lontanamente che alle spalle dellla nota statua di  Garibaldi con la faccia rivolta verso la stazione centrale in un luogo  identificato come uno dei  mercati   più popolari di Napoli, un tempo esisteva un’incantevole villa rinascimentale con uno dei giadini più belli d’Europa .

Talvolta quando mi capita di trovarmi nei pressi di quel di un triangolo di fazzoletto della nostra città ,compresa tra Porta Capuana, via della Maddalena e piazza Garibaldi, proprio non riesco ancora a capacitarmi di come quei meravigliosi  giardini e la sua meravigiosa villa possano essere stati così brutalmente  trasformati dal tempo in un nido di strade e vicoli pieni di negozi spesso rigurgitanti merce straniera e spesso contraffatta.

Bisogna veramente fare un grosso sforzo di immaginazione per collocare mentalmente la villa e i suoi giardini abbelliti da fontane monumentali in questo intrico caotico di vicoli e mucchi di case abbandonate da tempo al degrado più totale.

Bisogna inoltre pensare che quattrocento anni fa qui s’innalzava maestoso il tratto orientale delle mura di Napoli. Più oltre c’erano solo orti e  paludi.

Provate solo per qualche minuto a chiudere gli occhi….e fare  uno sforzo d’immaginazione… la vedete la villa?

Essa sorge tra Castel Capuano, la chiesa di santa Caterina a Formiello e la chiesa di san Pietro ad Aram, in uno spazio anticamente detto castra vetera o Campus Neapolis, presso le mura orientali della città racchiuse dai bastioni di porta Nolana a sud e porta Capuana a Nord. E’la residenza preferita di re Alfonso II  d’Aragona …è una splendida villa con giardini, terrazzamenti e fontane …è un luogo meraviglioso.

Avvicinatevi alla villa e guardate quella  lapide con il testo in lingua latina  che fregia il fronte della villa:

ALPHONSUS FERD. REGIS FIL. ARAGONIUS; DUX CALABR. GENIO DOMUM HANC CUM FONTE, ET BALNEO DICAVIT, HIPPODROMUM CONSTITUIT; GESTATIONES HORTUS ADIECIT, QUAS MIRTIS CITRORUMQUE NEMORIBUS EXORNATAS SALUTI SOSPITAE AC VOLUPTATI PERPET. CONSECR.

ALFONSO ARAGONESE FIGLIO DI RE FERDINANDO; DUCA DI CALABRIA INAUGURÒ COL SUO GENIO QUESTA CASA, CON FONTANE E BAGNI, FABBRICÒ L’IPPODROMO; AGGIUNSE LE PASSEGGIATE NEL GIARDINO, LE QUALI ABBELLITE CON BOSCHETTI DI MIRTI E DI LIMONI ALLA SALUTE SALVATRICE E AL PIACERE CONSACRÒ IN ETERNO.

Ci troviamo in pieno periodo aragonese, Un  periodo che copre grosso modo tutta la seconda metà del 400 e la splendida villa con i suoi meravigliosi giardini fu figlia del Rinascimento.

Di lei è rimasto solo il nome .Solo chi passeggia per questo lugo lo può capire … basta vedere la scarsa fantasia  nel nominare le strade di chi poi ha governato la nostra città : vicolo I Duchesca, vicolo II Duchesca ecc.

Nel cinquecento i giardini già non erano più presenti a causa dell’espansione territoriale e demografica che avvenne durante il viceregno spagnolo “che creò un’incredibile fame di suoli edificabili”, mentre nell’ottocento  la villa era  praticamente scomparsa, ormai trasformata in rione popolare,disordinato, brutto , pericoloso  e sporco con viuzze laterali, un tempo note per le scarpe di ottimo prezzo che vi si trovavano , ma sopratutto per essere in città uno dei poli del falso napoletano.. quella del famoso “pacco”molti spinti  dalla volontà di voler fare l’affare si beccavano … o meglio si meritavano; in fondo chi compra un telefonino o un computer da un signore a piazza Garibaldi deve aspettarsi che, quanto meno, l’oggetto abbia provenienza furtiva. Per cui è inutile lamentarsi, chi compra, e viene fregato, non è migliore di chi vende.

Oggi,dove prima erano presenti  edifici ispirati alla divina proporzione,  sorgono al loro posto  mucchi di palazzi; dove erano viali, giardini e fontane del più puro Rinascimento, ora vediamo strade e negozi rigurgitanti merce straniera e spesso contraffatta.

Oggi al posto di una delle residenze più belle di Napoli sorge il palazzo Ottieri , il simbolo del cemento armato post bellico che ha profondamente modificato una delle zone della nostra città  più ricche di storia .

CURIOSITA’. Mario Ottieri fu il costruttore responsabile di alcuni  interventi architettonici post bellici che ha  profondamente modificato in peggio la nostra città . Egli è colui rimasto noto per aver ispirato il film “Le mani sulla cita colui che gettò centinaia di migliaia di quintali di cemento a Napoli. Via Kagoshima, Via Rica, & Muragua cinese di Via Aniello Falcone e in centro, il palazzo Ottieri alla Maddalena, e ancor de più il palazzo Ottieri a Piazza Mercato che ha chiuso la prospettiva della piazza sul mare.

Prima di concludere questo malinconico articolo voglio solo ricorardavi che il re Alfonso II d’Aragona oltre a volere la villa della Duchesca, fece edificare in città  anche altre tre  favolose ville ( denominate tutte come  ville alfonsine)  di cui oggi restano poche tracce o nulla , Una di queste è la Conigliera oggi in vico Luperano al Cavone, un’altra era  la villa Ferrantina che  si trovava nella zona dell’attuale liceo Umberto presso via dei Mille, mentre l’ultima oggi anch’essa  scomparsa era la Villa di Poggioreale che con il suo splendido parco arrivava fino al mare.

 

ARTICOLO SCRITTO DA ANTONIO CIVETTA

 

 

 

 

 

 

 

 

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