Questo importante edificio che  come numerazione ricade al  vico San Domenico Maggiore (civico 9), è uno di quei favolosi palazzi che vediamo affacciarsi su piazza San Domenico .

Esso risale al XVI secolo e fu eretto  per volontà del nipote del primo duca di Torremaggiore Paolo di Sangro, come residenza della casata, su iniziale disegno e progetto  dello scultore e architetto Giovanni da Nola.

Giovan Francesco Paolo di Sangro, primo principe di San Severo, dopo aver fatto costruire il palazzo principale, decise di utilizzare nel 1950, una parte  di un ampio giardino di sua proprietà, dove era presente un’edicola votiva , di costruire al  suo posto, una cappella dedicata alla Vergine della Pietà,  come luogo di sepoltura di famiglia. Si tratta ovviamente di quella famosa cappella che è oggi conosciuta come Cappella Sansevero e che fu poi  inaugurata dal figlio Alessandro vescovo di Benevento.

N.B. Secondo alcuni  la costruzione della cappella doveva essere una specie di riabilitazione del palazzo dopo l’efferato delitto, avvenuto nello stesso anno (1950) , nello stesso palzzo, da parte del musicista Carlo Gesualdo , pricipipe di Venosa, della moglie Maria d’Avalos e del suo amante Fabrizio Carafa , colti in fragante adulterio. Il  clamoroso fatto di sangue fece infatti all’epoca molto scalpore in città e tutti oramai  perlavano di questo palazzo solo come quello protagonista del triste scenario di quell’evento sinistro ed il popolo narrava che questo ogni notte nei vicoli vicini risuonassero nel silenzio le urla strazianti di Maria e che il palazzo fosse stato maledetto per generazioni e generazioni.

CURIOSITA’:Nella piazza, secondo la leggenda, ancora oggi si sentono talvolta ancora riecheggiare i colpi di arma da fuoco che uccisero donna Maria d’Avalos e il suo amante.

Curiosi di questo episodio ?

Bene !

Dovete sapere innanzitutto che in questo   palazzo, nel cinquecento abitavano insieme  l’insigne compositore di musica sacra  Don Gesualdo e la sua bellisima moglie Maria d’Avalos che dopo qualche tempo si innamorò follemente di don Fabrizio Carafa duca d’Andria.

I due, divenuti amanti, si incontravano ogni volta che don Gesualdo si allontanava dalla città, in un sotterraneo di Palazzo Sansevero collegato direttamente all’appartamento della bella Maria D’Avalos ( all’epoca descritta come la più bella donna di Napoli).

Carlo Gesualdo, insospettito che la bella moglie non gli fosse fedele, grazie alla soffiata di un amico, decise di tendere una trappola alla sciagurata coppia. Egli deciso a vendicarsi dell’oltraggio subito, preparò cosi, insieme ai suoi servitori la personale vendetta.

Finse di partire per una battuta di caccia e si nascose con alcuni suoi servi nelle segrete del palazzo mentre altri suoi servi sorvegliavano l’appartamento nel quale la nobildonna s’incontrava con il Carafa.
Sospettando che la bella moglie non gli fosse fedele e accecato dall’ira, preparò la vendetta d’accordo con i servitori che sorvegliavano l’appartamento nel quale la nobildonna s’incontrava con il Carafa. Al momento opportuno fece irruzione nella camera della principessa sorprendendo i due amanti in flagrante adulterio per poi ucciderli entrambi con ferocia.

Furono ammazzati a colpi d’archibugio e di spada. I corpi furono straziati da decine di pugnalate e di colpi d’arma da fuoco. I loro corpi, privi di vita, furono poi gettati fuori dal palazzo.

Don Gesualdo completamente accecato di odio e gelosia, diede successivamente ordine di recuperare i corpi ed esporli nudi al balcone dell’appartamento in maniera tali che tutti potessero vedere l’offesa e la vendetta. Il suo disonore veniva cosi’ lavato.
La folla si accalcò rapidamente in piazza e la notizia dell’ omicidio di vicolo in vicolo di sparse rapidamente in tutta la città.

Don Gesualdo subito dopo l’omicidio si rifugiò nel suo castello di Venosa dove pare, ancora sconvolto dalla pazza gelosia, abbia fatto ammazzare pure il figlio avuto dalla fedifraga (forse per la dubbia paternità che lo stava rodendo).

La nobildonna venne invece poi sepolta sul lato destro della chiesa di San Domenico Maggiore e secondo una leggenda il suo spettro ancora sporco di sangua pare vaghi inquieto ogni anno  nella ricorrenza del brutale assassinio,  tra l’obelisco della piazza ed il portale d’ingresso del palazzo in cerca dell’amato Fabrizio e del figlio ucciso senza colpa.

N.B. Antichi racconti narrano che ogni anno nel giorno del suo assassinio risuona forte il suo grido agghiacciante e tutti nel quartiere non mancano di farsi il segno della croce.

Don Gesualdo subito dopo l’omicidio si rifugiò nel suo castello di Venosa dove pare, ancora sconvolto dalla pazza gelosia, abbia fatto ammazzare pure il figlio avuto dalla fedifraga (forse per la dubbia paternità che lo stava rodendo).

Per qunto invece riguarda il  povero Fabrizio Carafa, bisogna dira che sua madre si adoperò molto per salvare l’anima del figlio ed ottenere l’indulgenza.Si recò da suor Orsola Benincasa, che viveva come un eremita in cima alla collina (dove ora sorge la sede universitaria) e invocò pietà per il figlio ammazzato.

L’indulgenza alla fine arrivò e in segno di ringraziamento, sul luogo dove avvenne il delitto, venne edificata per grazia ricevuta la “Pietatella”, cioe’ quella Cappella che poi Raimondo de Sangro più tardi trasformerà in uno scrigno bellissimo di arte e segreti.
Fabrizio Carafa è stato probabilmente sepolto nella stessa cappella, forse ai piedi dell’altare maggiore nel punto in cui due putti sembrano scoperchiare una tomba indicata da un angelo che sovrasta il ritratto di Adriana Carafa.

Il corpo invece di Don Gesualdo alla sua morte sembra sia stato deposto nella Chiesa del Gesù Nuovo al di sotto del cappellone di S. Ignazio da Loyola ( opera dello scultore Cosimo Fanzago ).

Ritornando al nostro bellissimo palazzo dovete sapere che l’edificio su volere del  secondo principe di Sansevero, Paolo dei Sangro, andò incontro  nel 1621  ad alcuni imporatanti  rifacimenti che interessarono sopratutto  la facciata, a opera di Bartolomeo Picchiatti e di Vitale Finelli, che si occupò del monumentale maestoso portale  costituita  con colonne bugnate ad anelli in marmo e piperno con capitelli compositi su cui poggia un frontone spezzato recante un grande stemma marmoreo del casato: tre bande azzurre diagonali in campo oro.

Il palazzo, acquisì in questo modo la sua attuale caratteristica facciata cinquecentesca,che  si erge su un basamento in piperno e presenta gli elementi tipici dell’architettura tardo manieristica, come il ricorso al bugnato e anelli in marmo e piperno. Sulla chiave di volta è presente una lapide marmorea sormontata dallo stemma di famiglia che insiste su un timpano arcuato spezzato.

Ma il palazzo visse il suo  periodo d’oro  quando passò nel XVIII proprio a Raimondo de Sangro, dei  uno più grandi e illustri personaggi della Napoli del ‘700, la cui fama risuona ancora oggi.

Questi non solo fece del palazzo il teatro dei suoi studi e dei suoi esperimenti ma, volendo cancellare traccia del tragico episodio avvenuto in passato, decise di procedere a un profondo rimaneggiamento dell’edificio. Risistemata la cappella di famiglia con opere di inestimabile valore e bellezza come statue, bassorilievi, affreschi, sculture tra cui il famoso Cristo velato opera dello scultore Giuseppe Sammartino e abbellito il palazzo con nuove e preziose decorazioni a opera di Belisario Corenzio che rappresentano la magnificenza della famiglia, e di Francesco Celebrano, raffiguranti le Quattro Stagioni.

 

Fece inoltre costruire un cavalcavia, una sorta di ponte che collegava il palazzo proprio con la cappella che purtroppo con il tempo , nel 1889 , a causa di infiltrazioni d’acqua  crollò determinando anche la perdita degli affreschi del Corenzio (da notare che la cappella  collegata direttamente al palazzo tramite un ponte, rappresentava qualcosa di molto ardito per l’epoca ).

CURIOSITA’: Divenuto   Gran Maestro massone il principe Raimondo  adibì nel suo palazzo  una grande stanza a laboratorio dove cominciò a passarci gran parte del giorno e della notte, Questo  misterioso laboratorio era probabilmente presente proprio in questo piccolo Tempio che attraverso il passaggio sopraelevato  Esso era infatti era da un lato collegato con la famosa cappella e dall’altro dava direttamente nella  stanza personale del Principe Raimondo di Sangro. In tal modo il  piccolo ponte  crollato e mai ricostruito collegava direttamente il palazzo Sansevero con la cappella dando la possibilita’ al  Principe di  potersi recare celermente nel suo laboratorio , in qualsiasi ora del giorno o della notte , per attendere ai suoi importanti esperimenti , con il notevole vantaggio di non destare alcun sospetto durante l’ attraversamento , non potendo egli mai essere visto dalla strada.

Inoltre, nell’atrio del palazzo, vennero aggiunti dei bassorilievi con scene di baccanali, battaglie e mascheroni, attribuite a Giuseppe Sanmartino e allo stesso Celebrano, mentre altri sono sicuramente opera di Gerardo Solifrano. I lavori di abbellimento andarono avanti anche dopo la morte del Principe, avvenuta nel 1771, visto che il figlio Vincenzo si preoccupò di proseguire l’opera avviata dal padre, soprattutto per quanto riguarda la cappella.che fu risistemata ed arricchita di pregevoli statue , tra cui il famoso Cristo velato di Giuseppe Sammartino e sculture  meravigliose come la Pudicizia e il  Disinganno, oggi considerate capolavori dell’arte mondiale .

Chimico, filosofo,  alchimista, scienziato dalle mille risorse e dalle innumerevoli conoscenze, inventore di macchine idrauliche e pirotecniche , esperto di strategie , balistica, architettura militare di tanti altri marchingegni incredibili e attraverso i quali aveva saputo anticipare il progresso, le sue  scoperte suscitarono vasta eco presso i più insigni luminari dell’epoca.

Raimondo de Sangro era un uomo di immensa cultura e dall’ingegno impareggiabile . Egli eraall’epoca  un personaggio molto potente e famoso a Napoli ,  godendo  anche dei favori del re Carlo di Borbone il quale lo aveva nominato Gentiluomo di Camera. Era inoltre molto famoso per i suoi esperimenti , per le sue invenzioni e sopratutto per aver composto straordinarie formule chimiche rimaste ancora oggi del tutto segrete e misteriose .

I rumorosi laboratori sotterranei di Palazzo Sansevero non tacevano neanche di notte e accesero la fervida fantasia popolare dei napoletani e in particolare di coloro che abitavano negli stretti vicoli del centro antico.
Tante leggende circolano su di lui e il mausoleo di famiglia, cioe cappella Sansevero, che abbelli raccogliendo e commissionando statue barocche, delle quali la più celebre è senza dubbio quella vigente intorno al Cristo velato dove il popolo impaurito era oramai convinto che egli fosse  capace di ridurre in polvere marmi e metalli,  e tutti concordavano  con la diceria che il principe avesse fatto accecare  Giuseppe Sanmartino,  affinché egli “non eseguisse mai per altri così straordinaria scultura” e sopratutto con la sua morte non svelasse ad altri l’alchimia con cui il principe avrebbe “marmorizzato”  il velo del Cristo.

 

 

Intorno alla sua figura e al suo nome , a causa  dei suoi strani esperimenti e della sua misteriosa attività , si consolidò nel corso della sua vita  una sorte di fama sinistra che incomincio’  a serpeggiare sopratutto  tra il popolino . Dicerie del popolo incominciarono a  narrare che lungo il vico San Severo la gente udiva provenire da luoghi sotterranei dei prolungati rumori che non tacevano neanche di notte , spesso  accompagnati anche da sinistri bagliori che impedivano di dormire agli abitanti degli angusti vicoli del centro . Tutto questo servì ad accendere la fervida fantasia popolare dei napoletani che con  insistenti dicerie  portarono a ritenere che il Principe si servisse addirittura di esseri viventi , magari rapiti per strada , per utilizzarli come cavie in alcuni dei suoi terribili esperimenti . Di lui la gente raccontava  che fosse una specie di stregone, un alchimista diabolico  che nessun potere, neanche quello del re, riusciva a controllare.

Si sparse addirittura la voce che le dua famose macchine anatomiche custodite nella stanza da lui denominata  ‘Appartamento della Fenice ‘ in teche di vetro,o solo i corpi  appartenevano  di un uomo e di una donna incinta che il principre grazie a qualche intruglio alchemico era  riuscito letteralmente a disseccare, lasciando pietrificato  ed  intatto invece l’intero sistema circolatorio  .Il popolo  a quel punto  era intimorito  dalla figura del Principe e non mancava di aumentare la propria andatura  nel passare dinanzi al suo palazzo spesso ricorrendo al  segno della croce o a  veri e propri scongiuri passando  nei pressi della sua l’abitazione .  Ancora oggi  non  è raro imbattersi in un passante che, davanti a Palazzo Sansevero, si fa il segno della croce come per scacciare i malefizi del temuto e “diabolico” principe e addirittura c’è perfino chi ha narrato di “incontri ravvicinati” con lo spirito di Raimondo di Sangro.

 

Il popolo  a quel punto  era intimorito  dalla figura del Principe e non mancava di aumentare la propria andatura  nel passare dinanzi al suo palazzo spesso ricorrendo al  segno della croce o a  veri e propri scongiuri passando  nei pressi della sua l’abitazione .  Ancora oggi  non  è raro imbattersi in un passante che, davanti a Palazzo Sansevero, si fa il segno della croce come per scacciare i malefizi del temuto e “diabolico” principe e addirittura c’è perfino chi ha narrato di “incontri ravvicinati” con lo spirito di Raimondo di Sangro.
Una  leggenda racconta che in alcune notti di luna piena si senta, nel vicino vico De Sanctis dove di trova la famosa Cappella Sansevero, l’eco dello scalpitio dei cavalli della sua carrozza. Mentre ogni notte, prima della mezzanotte, in prossimità della sua abitazione si odono ,  accompagnata da una strana figura ,  i rumori dei suoi passi…..

…… e se quella sinistra figura notturna somigliante ad un fantasma che gli abitanti del luogo giurano di vedere in talune notti somigliante al Principe   fosse invece realmente ancora il Principe in carne  e ossa ?

 

Magari chissà …  in tanti decenni di studio incessante il Principe di San Severo forse ha davvero scoperto l’elisir di lunga vita   ……..

D’altronde a meno che non si tratti di papiri bruciati  , dall’imprevedibile Principe potremmo aspettarci di tutto.

 

 

 

 

  • 19
  • 0