Sulla collina dei Camaldoli, all’incrocio tra le vie Camillo Guerra e Soffritto si trova un casale abbandonato che un tempo era l’ antica Osteria del Ricino (probabilmente un punto di dazio nella Napoli del Rinascimento) che veniva denominata “Luogo della Ortolana“.
Venne costruita nella prima metà del XVIII secolo e rappresenta, assieme all’eremo dei Camaldoli e all’antico nucleo colonico dei marchesi Verusio, l’unica testimonianza dell’epoca dell’intera zona.
Nell’ottocento il casale fu abitato, dopo averlo ristrutturato, dal famoso pittore e scrittore d’arte Camillo Guerra (allievo di C. Angelini) nominato nel 1827, Professore onorario del Reale Istituto di Belle Arti di Napoli, che nacque a Napoli il 19 maggio 1797 e ivi mori nel 1874.
Le sue opere principali si trovano nella galleria di Capodimonte, nel Palazzo Reale di Caserta, ed in quello di Napoli nelle chiese napoletane di S. Francesco di Paola, di S. Maria delle Grazie, di S. Filippo Neri, e nella chiesa dei Gerolamini.
Altre preziose opere le possiamo ammirare nella cappella San Michele a Castello di Gaeta e nella Cattedrale di Aversa.
Sulle facciate del casale vi sono immagini e strani simboli secondo molti legati all’ordine dei Templari con forti richiami massonici. All’esterno della struttura, per esempio, sulla parete che fa da angolo al casale leggiamo a grandi caratteri la scritta “LA DECINA”. La grande scrittura ha per lungo tempo suscitato la curiosità degli abitanti del luogo senza mai trovare una logica spiegazione. Pare alla fine che tale denominazione derivi da una grossa quercia chiamata appunto “decima o regina” presente nel suo vasto giardino.
Secondo alcuni studiosi invece potrebbe trattarsi di un riferimento all’ordine dei Templari.
Secondo questi infatti il numero 10 era in assoluto il numero perfetto poichè rappresentava la somma dei primi quattro numeri interi: 1+2+3+4=10.
L’ordine dei Templari fu infatti fondato da 10 templari (tra cui il fondatore Ugo di Payns) e nella loro cultura iniziatica il numero 10 ricorreva spesso. Era per loro un numero pieno e completo in sè stesso (la grande madre che abbraccia tutto e tutto delimita).
Un altro ornamento della facciata che suscita molti interrogativi alimentando la curiosità della gente che vi passa e’ quello della statua di una donna adagiata su una sfera con le mani congiunte in segno di penitenza.
Per alcuni si tratterebbe solo della Madonna Maria, madre di Cristo, che in passato veniva spesso posizionata agli incroci per aiutare i viandanti nella giusta scelta della via da percorrere; sembra questa l’ipotesi più cavalcabile considerato che un tempo il posto era un’antica osteria e un punto di dazio e confine.
Secondo altri invece, l’ immagine che balza agli occhi dei passanti incuriositi, non sarebbe altri che la rappresentazione di Maria Maddalena, figura sacra ai Cavalieri del tempio di Salomone, appunto di nuovo i Templari.
L’alone di mistero che circonda il casolare viene inoltre alimentato da un altro misterioso ornamento costituito da un bassorilievo riportante uno stemma con armatura, elmo e armi da guerra, simile a quello adoperato dalle due logge massoniche “Società Torre di Guardia e Cavalieri Templari” quest’ultima attuale e appartenente al decimo grado del rito di York.
Ma il simbolo più interessante è situato all’ingresso di uno dei corpi che costituiscono il casale, si tratta del BAFOMETTO, la mitica “testa barbuta”, che pare fosse adorata dai Templari.
E’ posta all’ingresso di una grande stanza rettangolare con apertura ad occidente, caratteristiche tipiche richieste dal rito massonico per le sale di riunione ed iniziazione, ed è del tutto simile a quella che si trova all’interno di una delle sale di Castel del Monte in Puglia, il leggendario castello che fece costruire Federico II.
La stessa immagine la possiamo trovare anche sul portale della chiesa di Sainte-Merry a Parigi e su quello della chiesa di Sainte-Craix a Provins, luoghi da sempre ritenuti sede di cerimonie iniziatiche.
Bafometto viene raffigurato come un diavolo barbuto, alato ed ermafrodito, con faccia e gambe da caprone, corna e artigli. Ricordiamo a tal proposito che proprio per colpa di Bafometto l’inquisizione mise al rogo molti Templari con l’accusa di eresia.
Altra curiosità simile si trova a non molta distanza dal casale, nel popolare quartiere di Soccavo, dove troviamo in una edicola votiva (costituita da un blocco unico di marmo piperno posto su una base di tre gradini) una croce di piperno (divenuta simbolo del quartiere). Nei bracci della croce sono rappresentati San Pietro e San Paolo mentre nel centro troviamo Gesu’ Cristo.
Se guardiamo bene la croce ci accorgiamo subito della presenza di strani simboli su di essa ed in particolare colpisce la presenza alla sua base di uno strano calice.
Si tratterebbe del famoso sacro Graal, la coppa che, la tradizione vuole, usata da Gesu’ nell’ultima cena e nella quale Giuseppe di Arimatea avrebbe poi raccolto le gocce di sangue del Cristo durante la crocifissione.
La coppa fu scolpita dai maestri pipernai, uniti in un’importante corporazione segreta, che trovava origine nei poteri per le pratiche esoteriche come si può anche ammirare nel bugnato caratteristico del Palazzo Sanseverino ( già chiesa del Gesù Nuovo ) in Piazza del Gesu’. Bugnato sta per costruzione di pietra, spesso muraglia, in cui i blocchi sono posti l’uno sopra e di fianco l’altro, con cadenza ripetuta, sporgendo a punta di diamante.
I maestri pipernai sfruttavano le conoscenze iniziatico-esoteriche tramandate dagli antichi costruttori da migliaia di anni ed erano gli unici a saper lavorare la durissima pietra di piperno (un’arte tramandata da padre a figlio e da generazione in generazione).
La ricca corporazione medievale dei maestri pipernieri, ad un certo punto fu tanto ricca da possedere un intero paese alle porte di Napoli.
Come se non bastasse nel 2011 gli speleologi hanno rinvenuto nel sottosuolo della chiesa di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta in via trubunali, nel centro antico della città, strani simboli Templari.
Troppi elementi in un’unico territorio lasciano pensare alla presenza e al passaggio del Santo Graal nella zona e sopratutto il casale dei Camaldoli, secondo molti, sembra nascondere un misterioso segreto riconducibile proprio all’Ordine Templare.
I TEMPLARI
I cavalieri templari erano membri dell’ordine militare- religioso del Tempio di Salomone fondato nel 1119 a Gerusalemme da Ugo di Panys per la difesa dei luoghi santi e la salvaguardia dei numerosi pellegrini che visitavano Gerusalemme dopo la sua conquista avvenuta a conclusione della prima guerra crociata nell’anno 1099.
La maggior parte di coloro che vi avevano partecipato, cavalieri, nobili o semplici viandanti, fece ritorno in Europa, lasciando così sguarniti di uomini e di mezzi i fragili regni cristiani appena sorti in Terra santa; questi, circondati da nazioni ostili e potenti, si trovarono fin da subito in netto svantaggio e tutto faceva presagire una rapida riconquista araba del Santo Sepolcro.
Un gruppo di cavalieri scelse così di rimanere in Palestina per difendere dai predoni i pellegrini che continuavano ad affluire in Medio Oriente. Questi vivevano secondo la Regola di San Benedetto (castità, povertà e obbedienza), ma si dedicavano anche all’arte militare: li capitanava Ugo de Payns, futuro primo Maestro (o Gran Maestro) dell’Ordine Templare.
Le voci su di loro si sparsero, sia in Palestina che in Europa: per rispettare la regola di povertà, dormivano in camicia su di un materasso con un lenzuolo e una coperta.
Essi non dovevano inoltre mostrare particolare cura per il loro aspetto che spesso era trasandato poiché secondo la regola bisognava avere più cura dell’anima che del corpo; i Templari infatti non avevano paura di morire, la prospettiva di combattere nel nome di Dio significava certezza assoluta di raggiungere il Paradiso. Questa loro fede cieca nella guerra Santa gli dava un’inspiegabile forza nel combattimento.
La sveglia era all’alba e se il lavoro era stato faticoso veniva concessa un’ora di sonno in più, ma in cambio bisognava recitare tredici Padre Nostro a letto. Dovevano inoltre rispettare la regola di castità che era molto rigida.
Ogni cavaliere possedeva tre cavalli e uno scudiero ma nessuna decorazione di lusso per briglie, sella e speroni; possedeva inoltre armi semplici ma molto efficaci. La regola prevedeva inoltre il divieto della caccia tranne per il leone.
Il loro abbigliamento consisteva principalmente in mantelli bianchi immacolati nei quali era cucita una croce rossa che simboleggiava il loro ordine.
Il Re Baldovino di Gerusalemme concesse loro fin dall’inizio privilegi e sovvenzioni; anche il Papa Onorio II°, vinta un’iniziale diffidenza verso questi monaci guerrieri (in quanto dediti alla contemplazione così come alla violenza) scelse, grazie anche all’appoggio di San Bernardo, Abate di Clairvaux, di dare il suo benestare: riconobbe formalmente l’Ordine, e da quel momento i “Pauperes Milites Christi” ricevettero donazioni in denaro e in terre da ogni parte d’Europa.
Stabilito il loro quartier generale a Gerusalemme in prossimità dei resti della Spianata del Tempio di Salomone (da qui il nome), i Templari crebbero in numero e potere, giungendo a farsi carico della difesa dei regni latini d’Outremer.
Nel giro di pochi anni, in seguito alle generosissime donazioni, sorsero in tutta Europa le commende, ovvero case, monasteri, caserme, cimiteri e fattorie di proprietà dell’Ordine, presenti in ogni località degna di nota e soprattutto sulle vie dei pellegrinaggi.
Furono oltre che formidabili combattenti anche abili diplomatici riuscendo a stabilire rapporti bilaterali con i Turchi, con gli Arabi e persino con la potentissima setta sciita degli Assassini del Vecchio della Montagna (da cui riscuotevano una decima!). Possedevano inoltre una fitta rete di agenti segreti infiltrati sia nel mondo islamico che in Europa.
Alla fine del XII secolo la potenza dei Templari raggiunse il suo apice: divenuti un esercito d’élite, temutissimo dai Musulmani, ma soprattutto una vera e propria potenza politica ed economica in grado di rivaleggiare con nazioni come la Francia.
Il suo iniziale declino inizio’ quando nel secolo successivo incomincio’ a prestare forti somme di danaro al governo francese (che si indebitò fortemente nei loro confronti).
Alla fine del XIII secolo il XXIII° Maestro dell’Ordine, Jacques de Molay, trasferì il tesoro del Tempio da Cipro a Parigi, dove lui stesso si insediò. Fu l’inizio della rovina. La ricchezza e il potere dell’Ordine, col tempo, avevano incominciato a venire visti di malocchio dai potentati dell’epoca, che sentivano il loro potere personale sminuito dai molti privilegi del Tempio (si noti che dal 1139, grazie ad una Bolla Pontificia promulgata da Innocenzo III°, l’Ordine aveva diritto di riscuotere le decime nel proprio territorio, e nulla doveva in tasse al Re o al Pontefice; i Templari erano inoltre giudicabili solo da tribunali ecclesiastici…).
I templari erano troppo ricchi e potenti sopratutto in Francia dove invece il governo era sull’orlo della bancarotta ed i maggiori creditori erano proprio i cavalieri del tempio di Salomone.
In breve tempo la situazione precipitò: il Re di Francia Filippo il Bello (le cui casse erano fortemente indebitate con i templari) coadiuvato dal Primo Ministro Guglielmo di Nogaret, dopo un’astuta campagna denigratoria contro il Tempio fece arrestare nella notte di venerdì 13 Ottobre 1307 tutti i Templari presenti nel suo regno, e tra questi lo stesso Gran Maestro Molay con l’accusa, senza nessuna prova, di eresia, sodomia, demonismo e connivenza con gli infedeli. Dopo l’arresto e sotto tortura, alcuni di loro confessarono con la conseguenza che ben 54 Cavalieri vennero arsi vivi su un’isola della Senna.
Riuscendo a manipolare l’inizialmente riluttante Pontefice avignonese Clemente V (da lui appoggiato nell’elezione), Re Filippo estese l’arresto a tutta l’Europa.
Il Papa, infine nel 1312 ,sempre cedendo alle pressioni del Re di Francia con la bolla “Ad providam” decretò dopo un drammatico processo, ufficialmente lo scioglimento dell’ordine cui seguì la confisca di tutti i beni francesi da parte del re mentre quelli italiani vennero dispersi in ordini collaterali come quello di Malta.
L’inevitabile risultato fu la salita al rogo, acceso su di un’isoletta sulla Senna a Parigi, davanti alla Cattedrale di Notre-Dame il 19 Marzo del 1314, dell’ultimo Gran Maestro, Jacques deMolay, e di molti Notabili, tra cui il Gran Precettore di Normandia Charnais.
Filippo il Bello l’ebbe dunque vinta su tutti i fronti: riuscì a liberarsi dell’influenza politica e dai debiti monetari contratti con il Tempio, giungendo perfino a salvare la Francia dalla bancarotta rimpinguendo i forzieri del regno con il tesoro sottratto ai Cavalieri.
Pare che Jacques deMolay in punto di morte abbia scagliato una maledizione al Re Filippo e a Celestino V, che in effetti morirono poi entro l’anno, seguiti successivamente dal bieco Nogaret.
Piccoli gruppi di Templari, scampati all’arresto riuscirono comunque a scappare e vivere in clandestinità in Spagna, Scozia, Portogallo, Cipro, e forse nell’Europa orientale; molti di loro confluirono in massa in altre organizzazioni analoghe come i Cavalieri Teutonici o l’Ordine dell’Ospedale di San Giovanni (ovvero i Cavalieri di Malta, attivi ancor oggi, che incamerarono buona parte dei beni del Tempio e con i quali l’Ordine, pur collaborando nel corso di azioni belliche, era sempre stato in forte rivalità).
Secondo alcuni, una carretta di fieno avrebbe lasciato, poco prima dell’arresto di Jacques deMolay, e di molti Notabili, tra cui il Gran Precettore di Normandia Charnais la Commenda di Parigi, portando in salvo un non meglio precisato “tesoro”.
I Templare, dotati di oscure conoscenze in campo esoterico pare secondo molti che avrebbero proseguito in clandestinità a coltivare le arti magiche, tramandandole ai maghi rinascimentali e ai Rosacroce e secondo altri la famosa Massoneria deriverebbe proprio dai Templari.
LA MASSONERIA
La Massoneria nacque in Inghilterra nel 1717 come setta segreta nelle corporazioni medievali dei liberi muratori.
Nella loro costituzione redatta dal reverendo J. Anderson) i suoi affiliati si impegnavano all’obbedienza della legge morale, a combattere l’ignoranza, a rispettare le opinioni religiose degli adepti e a promuovere la fratellanza universale.
Essa e’ caratterizzata da una rigida gerarchia, da un forte vincolo di solidarietà tra i membri e da un pittoresco cerimoniale esoterico con principi filosofici e religiosi destinati ad essere conosciuti solo all’interno dai suoi iniziati.
I massoni si distinguono in vari gradi: gli apprendisti, i compagni, i maestri, i sublimi cavalieri eletti, i grandi maestri architetti, i venerabili ed i Grand’Oriente.
Essi si raccolgono in logge presiedute da un venerabile. Più logge associate costituiscono una gran loggia presieduta dal gran maestro. Tutte le logge di uno stato dipendono da un Grand’ Oriente.
Il simbolismo ancora oggi utilizzato è quello muratorio risalente alla Grande loggia d’Inghilterra; grembiule, compasso, cazzuola e martello.
Il Grand’Oriente di Francia introdusse l’uso di abbreviare certe parole con la loro iniziale seguita da tre puntini disposti a triangolo equilatero.
Nei paesi latini dell’Europa, la massoneria assunse un atteggiamento fortemente anticlericale al punto che Papa Clemente XII la condanno’ e la scomunico’.
In Italia fu introdotto da Napoleone e diffusa dagli ufficiali francesi: tra i personaggi famosi furono massoni la Regina Maria Carolina, Giuseppe Bonaparte, Gioacchino Murat, i Savoia, Cavour e Garibaldi (primo gran maestro d’Italia).
Gioacchino Murat e’ rappresentato nella sua statua di Palazzo Reale mentre saluta secondo il rituale massonico: gamba portata in avanti e mano di taglio alla gola.