Al Corso Vittorio Emanuele, in una delle strade più panoramiche di Napoli, sorge un antico monastero incastonato nella roccia sorto inizialmente da una piccola cella scavata nella collina di San Martino, ad opera di un frate francescano appartenente all’Ordine dei Frati Minori Conventuali, detti anche Barbanti per la loro fluente barba.
La cella fu poi trasformata prima in una chiesa (la vecchia Santa Lucia Vergine e Martire ) e successivamente in un  Convento chiamato ” di Santa Lucia al Monte “.
Oggi questo luogo mistico e affascinante di enorme valore storico e religioso è stato trasformato in uno splendido hotel panoramico, con il nome di San Francesco al Monte, grazie al frutto di un progetto di risanamento e conversione dell’antico convento che ha saputo conservare sapientemente la struttura originaria conservando intatto l’antico splendore mistico e affascinante del luogo.
All’interno dell’albergo San Francesco al Monte, sono conservate un’antica cappella e una sedia che ha il potere di proteggere le donne in gravidanza.
Il Convento iniziò la sua storia grazie a Frate Agostino da Miglionico che, agli inizi del Cinquecento, decise di ricavare una piccola cella (nei secoli divenuta l’attuale chiesa di Santa Lucia al Monte) scavando nella roccia della collina di San Martino.  Successivamente la piccola chiesa divenne un convento.
In questo luogo religioso dimorò per 12 anni fino alla morte (1734) colui che poi diventò San Giovanni Giuseppe della Croce, patrono di Ischia, beatificato nel 1789.
San Giovanni Giuseppe della Croce, operò nel convento con grande spirito di carità e fu soprannominato l’oracolo di Napoli. Fu molto famoso e amato  in città al punto che molti  racconti dicono che venne un periodo in cui molti fedeli strappassero i lembi del suo abito per conservarli come reliquie.
Dal 1789 ( anno della sua beatificazione ) la sua cella fu trasformata in una cappella dedicata alla sua memoria. Nascosto c’è anche un antico sedile in legno dove egli era solito sedersi per pregare;  secondo la leggenda fu proprio in questa celletta che si verificò il “miracolo delle albicocche” attribuito al santo. Si narra, infatti, che una donna in stato interessante gli si rivolse umilmente esprimendo il desiderio di assaggiare delle albicocche, introvabili però in quel periodo invernale. Costui, allora, le donò una piantina dalla quale nacquero ben presto i tanto agognati frutti.
All’indomani di quella beatificazione del 1789 la sedia divenne oggetto di culto e si cominciò a credere che avesse il potere di proteggere le donne incinte che vi si sedevano.

 

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