Da qualche anno Napoli è una città dove la Street Art, l’arte di strada è di casa e non è raro girando per il nostro centro storico imbattersi improvvisamente in veri e propri capolavori d’arte..
Dal centro storico ai quartieri periferici, le opere di numerosi street artist non solo colorano i quartieri della città, ma sono anche una grande attrattiva turistica. L’arte urbana in città, infatti, fonde antico e moderno, sacro e profano e si rivolge a quelli che sono i punti di riferimento di un popolo dalle mille tradizioni.
L’ artista e writer nato nella underground di Bristol in Inghilterra , oramai famosissimo in tutto il mondo ha scelto la nostra città per regalare all’Italia intera le sue opere .Forse infatti non tutti sanno che è a Napoli che Bansky ha lasciato le sue uniche due opere italiane scegliendo soggetti sacri accostati ad elementi “sacrileghi” come il menu del Mc Donald’s nel caso dell’ “estasi” e una pistola, nel secondo caso, scelta probabilmente per indicare la presenza della Camorra nella città e il legame che ha sempre avuto la religiosità con la malavita.
In via Benedetto Croce c’era la sua ‘Estasi di Santa Teresa ’, vandalizzata barbaramente nel 2010 e in Piazza dei Girolamini, c’è ancora la cosiddetta ‘Madonna con la pistola’, collocata proprio accanto ad una immagine sacra della Madonna con la particolarità di avere una pistola posta nell’aureola.
L’identità di Banksy è un segreto custodito dall’inizio degli anni ’90. Di lui si conoscono la nazionalità britannica, la città natale Bristol, il profilo Instagram con circa 5 milioni di iscritti e il sito web dove mette online le opere, senza commento. Egli ha fatto della sua arte di strada un mezzo di protesta sociale e politico battendosi fortemente contro la mercificazione dell’arte ma paradossalmente le sue opere fatte in strada sono oggi vendute a prezzi record ed il più noto esponente della street art , che contesta ufficialmente i canali delle mostre, viene oggi celebrato da continue esposizioni «non autorizzate» in giro per il mondo, con fila garantita davanti alle biglietterie che mettono in mostra le sue opere.
Nell’ottobre 2018 ha programmato l’autodistruzione della sua opera ‘Girl with balloon’ del 2006. Subito dopo essere stata messa all’asta da Sotheby’s a Londra per oltre un 1,2 milioni di euro, la tela è scivolata nella parte inferiore della cornice che l’ha tagliata in listarelle verticali. Una trovata per criticare la commercializzazione dell’arte. I presenti, compresi gli organizzatori dell’asta, rimasero di stucco.
Questa rivendicata autodistruzione insieme all ‘episodio del tentato furto di una sua stampa dalla mostra al Mudec di Milano, ha reso negli ultimi anni sempre più famoso il misterioso artista,. Complici questi episodi egli infatti ha generato un grosso interesse del mercato intorno alla sua figura e a quelle di altri famosi street artists, attirando l’attenzione delle case d’asta, che hanno iniziato ad includere la street art nelle loro più importanti sales, fino a dedicarle singoli cataloghi, ottenendo grandi riscontri in termini di fatturato e prezzi da record , tutto questo non senza proteste da parte degli stessi artisti contrari spesso alla mercificazione delle loro opere.
Un murales di Banksy apparso sul muro di un garage della cittadina di Port Talbot, in Galles, prima di Natale a prima vista sembrava l’immagine di un bimbo che sorride sotto una nevicata. Ma guardando bene non sono fiocchi, ma la cenere di un cassonetto in fiamme, che spunta proprio dietro l’angolo del muro.
In realtà è tutta una questione di prospettiva e di approfondimento. Basta girare l’angolo per scoprire l’atroce verità: non neve fresca e spumosa, ma coriandoli di cenere provenienti da un cassonetto della spazzatura in fiamme. Il graffito disegnato sul muro di questo paesino del Galles che conta appena 30 mila anime è molto provocatorio in quanto il luogo è uno di quelli maggiormente inquinati della Gran Bretagna. A luglio balzò all’onore delle cronache perché la polvere sottile e cancerogena delle acciaierie aveva ricoperto come un manto di neve, appunto, abitazione e automobili. E infatti il video di Banksy termina con una panoramica dall’alto sulle fabbriche da cui esce denso fumo nero. Il proprietario del garage, dopo un pressante corteggiamento, ha venduto l’opera per «una somma a sei cifre.
L’ennesima dimostrazione del «paradosso di Banksy» arriva da Tokyo. Il disegno di un topo ritrovato ultimamente a Tokyo , che si protegge dalla pioggia con un ombrello è apparso sulla porta della stazione di Hinode nel centro della città , già è stata smontato e messa al sicuro in un magazzino in attesa di una sua sua valutazione certamente a più zeri.
e quello della cameriera che spazza “sollevando” l’intonaco del muro chiamata “Sweep it under the carpet”.
e ancora ……..
Ma ritorniamo alla nostra città : Poco distante, da Piazza Girolamini , , nel cuore dell’Anticaglia , lungo il vico Cinquesanti, che si apre ad incrocio su Piazza San Gaetano troviamo invece esistere nella chiesa della Scorziata da tempo abbandonata all’incuria e depredata di ogni sua opera ,un dipinto del noto street artist francese Zilda . L’opera è stata dall’artista inserita in uno scenario surreale di abbandono in cui versa il Sacro Tempio e sembra con il suo sguardo voler punire i suoi assassini ricordando a tutti quello che stiamo perdendo . Il lavoro è una rivisitazione della ‘ Meditazione sulla storia d’Italia di Hayez’, trasformata in una Maddalena meditativa dallo sguardo severo.
il Sacro Tempio della Scorziata, costruita nel 1579 era un tempo una struttura ricca di opere d’arte come il “San Giovannino”, (copia della famosa opera del Caravaggio) e preziose tele di allievi del maestro Francesco Solimena e Massimo Stanzione che sono state tutte rubate nel corso degli anni . Essa completamente abbandonata , versa inspiegabilmente da decenni abbandonata nella più completa fatiscenza, razziata e poi definitivamente distrutta da un incendio. avvenuto nel 2012 .In questa chiesa sono stata compiute razzie di ogni genere e rubati oggetti di pregio e grandi capolavori d’arte come addirittura i marmi dell’altare , il coro ligneo ed infine ultimamente anche l’antico pavimento che è stato smontato pezzo dopo pezzo. Nulla è stato risparmiato ,ed oggi la chiesa versa in un deprecabile spettacolo di infinita tristezza se non fosse per l’opera di Zilda che nella sua sfida all’indifferenza con la sua allegoria ricorda a tutti noi ciò che non sappiamo conservare e valorizzare.
Le opere del “Banksy di Rennes” dal volto mascherato in arte Zilda si ispirano all’arte rinascimentale e la sua tecnica è molto particolare: disegna prima su carta, dipinge e poi incolla i poster sui posti scelti per la raffigurazione. E’ un artista molto attivo a Napoli ed i suoi graffiti si possono osservare in vari punti della città .
Oltre alla Maddalenanella Scorziata ,una delle sue opere più famose è un angelo in vico San Giovanni in Porta , ma significativi sono anche il disegno di una donna con un bambino in vico Santa Maria dell’Aiuto , e due magnifiche opere in salita Pontecorvo nei pressi di Piazza Dante dell’ex carcere Filangieri , (diventato scugnizzo liberato) rappresentanti un angelo (dal titolo “Tu eri l’ineffabile” ) ed una donna (dal titolo “Tu eri l’ineffabile” ) che invece si trova raffugurata sul suo tetto , ed ultimamente l’opera sull’interno del famoso Palazzo Sanfelice nel Rione Sanità intitolata “Il vento pesa quanto le catene”, cioè un uomo disegnato su carta incatenato raffigurato dinnanzi al profilo del Vesuvio con il golfo di Napoli.
Alcune sue opere che si trovano anche nei quartieri di Poggioreale e a Portici nel Porto del Granatello intitolata ‘ Amore e psiche ‘.
Altro noto artista a Napoli il cui volto resta ancora sconosciuto è Jorit Agoch ( Jorit è il suo nome di battesimo e Agoch il suo pseudonimo ) considerato oggi tra i street artisti più apprezzati a livello internazionale . Nato da padre italiano e madre olandese egli risulta essere principalmente attivo nella nostra città dove è conosciuto soprattutto per i maxi-ritratti di personaggi celebri, come Diego Armando Maradona e Marek Hamsik, dipinti su facciate di edifici comunali o popolari con l’intento di riqualificare esteticamente aree periferiche e quartieri più degradati nel tentativo di dare a queste aree urbane una maggiore dignità.
L’ enorme murales dedicato a Maradona per esempio presente sulla facciata di un palazzo di San Giovanni a Teduccio vuole essere, al contempo, un omaggio al Pibe de Oro ed un’iniziativa mirata alla rinascita del quartiere periferico di Napoli considerato da sempre uno dei tanti agglomerati di case della periferia dove l’anonimato dilaga e avvolge ogni cosa. Da quando l’artista ha deciso infatti di dipingere sulla facciata di un grande palazzo ( in via Taverna del ferro ) del quartiere il volto di Diego Armando Maradona in un grande ritratto , la notorietà di questo fazzoletto di muratura e asfalto è cresciuta esponenzialmente.Un particolare molto curioso riguarda la “firma” dell’artista, due parole nascoste in uno degli occhi del calciatore visibili solo quando la luce di alba o tramonto si riflette sul murales. La prima parola non è molto comprensibile, mentre la seconda è sicuramente “Siempre”.
Dopo circa un anno, Jorit ha poi completato il suo intervento con un altro grande murale, realizzato sul palazzo gemello di quello dedicato a Maradona, che ritrae uno splendido ritratto di uno scugnizzo chiamato Niccolò disegnato con gli occhi chiusi,. E’ un bambino autistico e “il suo sguardo sfuggente – spiega Jorit – rappresenta la condizione di chi è dentro questa sindrome”. Un particolare sottostante al ritratto, ripropone però gli occhi del ragazzo, stavolta aperti. “È come se queste persone – aggiunge lo street artist – fossero rinchiuse in un abitacolo che non riescono a manovrare. Eppure, sono in grado di vedere lucidamente ciò che c’è al di fuori.
Sotto questo ritratto campeggia una grande scritta: “Essere umani”, che fa da contralto a quella sottostante l’immagine del calciatore argentino: “Dios umano”. In questo modo l’artista vuole esprimere il suo intento di mettere sullo stesso piano esseri umani e divinità, seppur del mondo del calcio. Inoltre tramutatosi in mito vuole essere un punto di riferimento, simbolico di riscatto per i numerosi ragazzi che ancora oggi vedono in quell’eroe calcistico degli anni ‘80 la percezione di un essere semidivino, capace con irrefrenabile qualità tecniche di passare da uno stato di povertà a quello di ricchezza e al contempo divenire trascinatore della squadra di calcio del Napoli alla conquista dello scudetto, unendo un’intera città in un sogno .
L’opera se la osservate da vicino vi colpirà molto per le sue dimensioni ma essa non è la piu alta fatta da Jorit .
La piu alta è infatti quella realizzata dall’artista su incarico della Regione Campania nel Centro Direzionale di Napoli realizzata in occasione delle Universiadi che si sono tenute a Napoli nel 2019 e rappresnta anche un primato particolare che poche persone conoscono.
Esso è infatti il murales più alto mai realizzato nel mondo .
Agoch Jorit i quella occasione realizzò realizzò questa grande e meravigliosa opera con i volti di cinque grandi campiono sportivi della nostra terra considerati nel mondo delle vere e proprie icone dello sport.
Ogni campione rappresenta la provincia in cui è nato e, sul punto più alto c’è Patrizio Oliva per Napoli, poi a scendere troviamo Antonietta De Martino per Salerno, Carmelo Imbriani per Benevento, Ferdinando Gentile per Caserta e Ferdinando De Napoli per Avellino.
Nella grande festa dello sport che quella manifestazione rappresentava , la nostra città volle così celebrare i nostri campioni affidando l’opera alla stella nascente della street-art. nato a Napoli da padre italiano e madre olandese e che dipinge con il volto coperto.
La sua vera Identità è infatti nascosta , ma i suoi ritratti sono ben riconoscibili.
Essi realizzati prima che venissero poi ricoperti dalle pennellate necessarie a realizzare l’opera sembra che siano addirittura otto .
Alcuni di essi possiamo conoscerli grazie alla paziente opera di Vincenzo De Simone che segue da vicino molti dei lavori di Jorit.
Su questo bellissimo murales del Centro Direzionale egli ha infatti riconosciuto messaggi come : “Ubriaco di bellezza cerco riparo nei porti sicuri dei tuoi oceani” , “Ora in questa stanza tutto odora di te che hai perso ogni pudore e hai in serbo la tempesta” o “Il mio sguardo segue mirando la linea curva dell’orizzonte dove il blu del mare si perde nel vuoto…la vita si assomiglia al mio animo A.S.” “La gente di Napoli.
Ma ritornando nella nostra periferia Jorit ha anche realizzato nelle vicinanze di quel murales a San Giovanni a Teduccio a Taverne del Ferros,( sulle facciate del palazzo del “Bronx”,) anche un un bellissimo e grande ritratto di Ernesto Che Guevara.
Nelle vicinissima Ponticelli su una parete di un palazzo vicino alla chiesa dei Santi Paolo e Pietro ha invece dipinto un bel viso di bambina .
Il murales si intitola . “Tutti i bambini delle periferie” e ricorda l’incendio del campo Rom di Ponticelli di qualche anno fa.
Anche nella vicina località denominata Barra troviamo un’altra bella opera realizzate da Jorit . Essa questa volta rappresenta ilvolto del leader americano Martin Luther King .
Nel comune di San Pietro a Patierno , lo street artist napoletano , nel quartiere dove il cantante è nato , ha invece realizzato un ultimo suo lavori dedicato a Nino D’ Angelo .
Spostandoci invece dal lato opposto della città , nella famosa area di Bagnoli , in un luogo dove una volta si trovava una vecchia pista di pattinaggio bruciata e abbandonata da 30 anni , ed ora finalmente trasformata in un campo di basket , Jorit ha realizzato un murales dedicato ad rapper Pablo Hasel con i visi dolcissimi di tre bambini che dormono e sognano.
Nel centro storico di Bacoli la splendida cittadina nei Campi Flegrei, piena di storia e di bellezze naturali, Jorit ha invece realizzato non a caso la Sibilla Cumana .
Nell’oramai tristemente famosa zona di Scampia, Jorit ha invece realizzato nelle vicinanza di un palazzo dove esiste una associazione attivista per i diritti civili , un grande murales dedicato a Pasolini.
Fortunatamente anche al Vomero Agor Jorit ha lasciato alcune belle opere .
In via Guido Mensinger è infatti presente il ritratto di Ilaria Cucchi rappresentata come una guerriera che ha lottato tanto per la morte del fratello Stefano, e un altro murales in Via Pietro Castellini , stavolta dedicato a Kobe Bryant , uno dei migliri giocatori dell’NBA .
Nella zona Ospedaliera , all’interno dell’Ospedale, dedicato al grande medico Antonio Cardarelli , sulle mura dello storico Padiglione , troviamo un’altra grande e bella opera di Jorit dedicata proprio all’illustre scienziato.
Altro murales di Maradona che oramai tutti conoscono e che nel tempo è divenuto uno dei piu vistati dai turusti che affollano la nostra città , è quello che si trova nei famosi quartieri spagnoli . Esso fu realizzato in occasione del secondo scudetto del Napoli, nel 1990, dall’artista scolmparso Mario Filardi sulla parete del palazzo di sei piani in via Emanuele De Deo .Ultimamente è stato restaurato nel 2016 grazie anche ad una colletta di residenti ed artigiani dell’area che si sono autotassati . Durante i lavori di restauro è stato anche ritrovato il brillante di Swarovski che a suo tempo era stato usato come orecchino del Pibe de Oro e che è stato ricollocato sul murales. Maradona indossa la maglia della squadra con lo sponsor di allora e, naturalmente, il suo irrinunciabile numero 10.
Anche al capitano del Napoli Marek Hamsik Jorit Agoch ha dedicato un enorme murales realizzato sulla facciata della scuola Viviani nella cittadina di Quarto vicino Napoli , sita nella zona flegra . Sembra che l’opera sia stato finanziato da Costantino Intemerato, il barbiere del Capitano del Napoli che ha creato la famosa “cresta” che lo identifica.
In Via Duomo , all’inizio del noto quartiere Forcella , nei pressi della chiesa di San Giorgio Maggiore, possiamo invece ammirare l’enorme suo San Gennaro con lo sguardo rivolto verso il cielo che ci invita ad attraversare la zona ricordata in genere solo per la faida.
Il San Gennaro di Forcella , realizzato con il Comune di Napoli e l’Eccellentissima Deputazione della Real Cappella del Tesoro di San Gennaro non è comunque l’unica opera dell’artista presente in città. Di recente nel quartiere di San Giovanni a Teduccio si può ammirare una nuova opera che raffigura Maradona con accanto uno scugnizzo , mentre a Ponticelli su una parete vicino alla chiesa dei santi Paolo e Pietro, nel cosidetto Parco dei Murales ,è presente La Bambina di Ponticelli, dedicato ai bambini delle periferie e al ricordo dell’incendio scoppiato nel campo Rom del quartiere qualche anno fa ( il vero titolo del murale è però “Tutti i bambini del mondo”). La piccola presente sulla facciata di un palazzo gigantesco si chiama Ael, ti guarda negli occhi , ha la pelle scura , due segni sul viso (firma dell’artista)ed una bellezza classica. L’intento dell’opera chiamata Tutt’egual song’e criature” (titolo ispirato a una nota canzone di Enzo Avitabile), è quella di sostenere campagne di sensibilizzazione sui temi dell’integrazione e della lotta al pregiudizio etnico/religioso.
Sempre in una stazione della Circumvesuviana , ma questa volta di piazza Garibaldi ,troviamo un altro grande personaggio napoletano da tutti amato che oggi pendolari e turisti possono osservare nei dettagli e colori dell’opera realizzata dal duo Orticanoodles, ( pseudonimo dei due artisti italiani Alita e Wally ). Si tratta di un omaggio a Totò, il cui volto è ritratto in primo piano, rigorosamente con bombetta sul capo. Il titolo dell’opera, “Ho bisogno di vederti”, richiama il titolo di una poesia composta dallo stesso principe della risata, coi versi scritti tra un disegno e l’altro.
Da ricordare anche i tre volti di Eduardo de Filippo che chiudono le saracinesche del Teatro San Ferdinando.
Nei quartieri spagnoli prima vi abbiamo già accennato di quel murales che oggi viene considerata una delle opere di street art più famose d’Italia: si tratta il murales dedicato a Diego Armando Maradona
Esso realizzato nel 1990 ritrae Diego Armando Maradona con la maglia numero 10 del Napoli (la storica maglia degli anni Ottanta, con lo sponsor Mars), che porta al braccio la fascia di capitano e sul petto lo scudetto appena vinto.
Il murale fu realizzato proprio per festeggiare il secondo scudetto del Napoli, per il quale il contributo di Maradona fu decisivo.
Autore dell’opera un artista di soli ventitré anni, Mario Filardi, poi scomparso nel 2010 a Zurigo in circostanze ancora da chiarire.
Egli, artista per passione, nella vita faceva tutt’altro mestiere, dal momento che per tutta la vita girò il mondo per fare il cameriere. La Svizzera, Londra, Madrid, l’Australia, Francoforte. Veniva da una famiglia in difficoltà economiche e fin da giovanissimo volle evitare di pesare sui familiari: tuttavia, quando tornava a Napoli, amava armarsi di colori per dipingere. E lo ha fatto anche nella tarda primavera del 1990, quando Napoli era in festa per la vittoria del suo secondo scudetto.
Quando infatti il Napoli vinse il suo secondo scudetto , tutti i ragazzi tifosi del Napoli presenti nei quartieri spagnoli , conoscendo la bravura di Mario , lo andarono a chiamare per chidergli di fare un disegno in cui era raffigurato Maradona . Avevano deciso di onorare con un murales , colui che aveva fatto vincese in quegli anni , al Napoli , ben due scudetti . Egli , una volta convinto , decise di affidarsi per la raffigurazione di Diego , di servirsi di una sua piccola fotografia .
Per realizzare quella che oggi viene considerata una delle opere di street art più famose d’Italia, egli lavorò per due notti e tre giorni su di una impalcatura precaria mentre tutti i ragazzi lo aiutarono tenendo i fari delle macchine accese per illuminare il muro mentre lui disegnava. Si si trattò di un’opera collettiva, perché alla realizzazione partecipò tutto il rione., passando di volta in volta a Mario , mentre lui dipingeva , il materiale necessario Maradona.
Al termine dell’opera , nel murales di Mario Filardi, Maradona venne ritratto in corsa, stilizzato, quasi fosse un eroe dei fumetti e terminata l’opera, il cielo di Napoli fu illuminato da alcuni fuochi d’artificio che, com’è tradizione a Napoli, si usano per festeggiare un evento.
Questo murales lo si può dire, è oramai diventato nella storia , una vera e propria icona della nostra città : ancora oggi tanti turisti si recano appositamente nei Quartieri Spagnoli, in via De Deo, per ammirarlo. E non sono soltanto tifosi o appassionati di calcio, dal momento che l’immagine di Maradona è ormai indissolubilmente legata a Napoli e per tanti è quasi impossibile scindere la città dal più grande calciatore che si sia mai visto da queste parti (e per molti è addirittura il più grande giocatore della storia).
Negli anni l’opera purtroppo è cominciata poi a deteriorasi e verso la fine degli anni novanta , fu addirittura aperta sul muro una finestra abusiva che cancellò il volto del Pibe. Il sogno di Mario era quello di ridipingere l’opera, sopra alla tapparella della finestra, in modo che l’equilibrio estetico del murale rimanesse il più integro possibile. Un sogno destinato a rimanere tale, perché il lavoro non gli fece trovare il tempo di portarlo a termine e, come anticipato, l’artista scomparve nel 2010, e perché il restauro aveva dei costi che Mario non poteva sostenere da solo.
Abbandonata al più bieco degrado, l’opera, nel 2016, era quasi completamente sbiadita e si cercò quindi di restaurarla. Anche in accordo col nuovo proprietario dell’appartamento della famigerata finestra: un altro tifosissimo di Maradona che acconsentì a far dipingere la tapparella in modo da ricostruire il volto del campione.
L’iniziativa di restaurare il dipinto arrivò da un artista, Salvatore Iodice, anche lui un ragazzo dei Quartieri Spagnoli (la sua bottega di falegname si trova proprio nel rione), che si propose alla famiglia Filardi per ridipingere il murale che ormai era quasi completamente svanito: Iodice raccolse la somma necessaria per l’intervento (tremila euro), si fece aiutare anche dal Comune (che fornì un carrello elevatore), ottenne tutti i permessi del caso, e mantenne la struttura compositiva del murale di Mario Filardi, ma decise di reinterpretare la figura dell’attaccante argentino. Iodice aveva cercato di essere il più rispettoso possibile nei confronti dell’originale di Filardi, riproponendo il Maradona in chiave fumettistica dell’opera originale. Per Iodice si trattava di una sorta di omaggio, anche se gli abitanti dei Quartieri Spagnoli avrebbero preferito quello che si chiama “restauro artistico”, per donare al calciatore un volto più realistico: di conseguenza, si arrivò nel 2017 a un nuovo intervento, quello del noto street artist argentino Francisco Bosoletti, già autore di diverse importanti opere di arte urbana in alcune delle aree più problematiche del capoluogo campano.
Bosoletti che in quel periodo si troava in via De Deo per eseguire un murale in omaggio alla Pudicizia di Antonio Corradini, la statua dell’artista veneto che adornò la Cappella Sansevero. Inizialmente ebbe qualche titubanza a intervenire sul murale di un collega, ma poi Salvatore Iodice acconsentì, in rispetto ai desideri degli abitanti del rione, e cfu osì, nell’autunno del 2017, l’artista argentino donò a Maradona un viso dall’aspetto più naturale, lasciando inalterato però il resto del corpo.
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Oggi il murale del Maradona dei Quartieri Spagnoli è una sorta di attrazione, di icona, compare anche in diverse guide turistiche della città. Il riconoscimento al suo autore è arrivato postumo: nel 2016 il Comune di Napoli ha apposto una targa in via De Deo per ricordare l’artista che omaggiò Maradona con un’opera diventata famosa in tutto il mondo. Mario Filardi aveva preso a realizzare anche altre opere, sempre sui muri della sua città, e sempre quando le pause del lavoro glielo consentivano. Purtroppo non è mai riuscito a intraprendere una carriera “ufficiale” o blasonata, ma poco importa. Nella storia della street art italiana c’è un posto anche per lui.
L’artista argentino Francisco Bosoletti , è molto amato a Napoli soprattutto anche per la sua “Partenope” (creata sulla facciata di un palazzo di via Materdei) e per i volti di donna nel “Giardino liberato” (salita San Raffaele).
Altri incredibili volti di Bosoletti lasciti sui meri della nostra città , li possiamo ammirare anche nel Rione Sanità sulla facciata adiacente alla chiesa di S. Maria alla Sanità . L’opera intitolata “RESIS-TI-AMO”. è il primo murale in Italia realizzato su una facciata di una chiesa.
Sempre alla Sanità c’è il murale “Speranza nascosta”, altra opera di Bosoletti, che si trova vicino al Centro La Tenda per i senzatetto, un bel murale con un volto profondo di una donna che cìè ma non si vede , perchè è dipinto al negativo .
Per vedere il murale, e la speranza, occorre un filtro e per trovarla basta convertire il negativo, ed ecco che viene fuori la speranza. La Onlus La Tenda è un posto invisibile a molti che accoglie e nutre tra l’infifferenza di molti , più di cento persone senza dimora, tutti invisibili: essa non si vede a molti , ma è un luogo dove la speranza è comunque presente.
Altre opere di Bosoletti , sono anche presenti in altri luoghi della Campania . Tra le più belle certamente da vedere sono ” La Rinascita ” presente ad Ariano Irpino e la straordinaria opera intitolata ” Il dolore di Emigrare ” presente a San Potito Sannitico .
Un altro artista che ha trasformato un muro qualsiasi in un elemento di bellezza di cui prendersi cura, ma anche da visitare. nei quartieri spagnoli è quello di una scenografa, illustratrice, animatrice e fumettista italiana residente a Roma ma nata a Napoli. e artisticamente denominata MP5 .
Essa nata a Napoli ma vissuta tra Roma e Bologna, MP5 considera Partenope la sua città e ha scelto il centro studi donna del Comune di Napoli presente nel cuore dei Quartieri Spagnoli per esprimere con un suo murales le sue incredibili doti artistiche .
Il suo capolavoro di street arti spirato alla figura di Ipazia, una donna di scienza, astronoma e filosofa vissuta nel quarto secolo e considerata una martire della libertà di pensiero, poiché uccisa a causa delle sua conoscenza scientifica , lo ha chiamato “La cura della conoscenza” (“Care of knowledge”
Esso simbolicamente segnala la presenza di un luogo importante presente in città che molti non sanno. Il Centro Studi Donna del Comune di Napoli con una biblioteca di genere, un archivio donna e un Centro Antiviolenza, offre da anni nei quatieri spagnoli ,In Via Concezione a Montecalvario , servizi e cultura i per le donne del quartiere e di tutta la città , ma quasi nessuno ne è a conoscenza .
La street artist Mp5, da sempre legata alle istanze del movimento femminista,dopo aver visitato gli archivi del centro e lo sportello antiviolenza che sono una ricchezza per la comunità, cercando di dare risalto a questo centro , nel tentativo di di far divenire finalmente lo stesso un elemento attivo della comunità, ha pensato di associare a questo luogo a Ipazia, colei che si prende cura della conoscenza e paga con la sua vita ma al tempo stesso diventa ispirazione per tutte le donne. Come Ipazia, infatti l’archivio conserva scritti e documenti femministi per la ricchezza della città di Napoli e lo sportello antiviolenza si prende cura delle donne vittime di violenze di genere».
IPAZIA, dipinta sulla facciata del Palazzetto Urban fu una donna, matematica, astronoma, filosofa, fatta a piccoli pezzi e poi bruciata da un gruppo di cristiani inferociti.
Questo murales coniuga sacro e profano, libertà di pensiero e religione, fanatismo religioso e giudizio scientifico, arte, creatività e integralismo, laicità, illuminismo e tormento, morte e vita.
Una storia, quella di Ipazia, che dovrebbe far riflettere su come i dogmi in generale, di tipo religioso ma anche ideologico, siano stati troppe volte nella storia nemici della libertà di pensiero e della sete di conoscenza del genere umano, oltre che fonte di assurde discriminazioni del genere femminile.
Le donne comunque , se osservate bene , sono le protagoniste di molti dei murales che colorano i vicoli dei Quartieri Spagnoli.
A pochissima distanza dal murale dedicato ad Ipazia, è impossibile non accorgersi del coloratissimo volto della Tarantina, realizzato da Vittorio Valiante.
L’opera raffigura Carmelo Cosma ed è stata eseguita dall’artista sulla base di una fotografia, scattata da Renato Esposito.
Cosma è soprannominato la Tarantina poiché le sue origini non sono napoletane ma per l’appunto, tarantine (nacque ad Avetrana, nello specifico).
Viene considerato l’ultimo” femminiello “napoletano e tuttora vive all’interno dei Quartieri Spagnoli.
Pensate: a soli 11 anni lasciò il suo paese d’origine a causa delle continue umiliazioni subite dai suoi concittadini. Giunse prima a Roma, dove visse gli anni della Dolce Vita e conobbe Fellini, Moravia e Pasolini, solo per citarne alcuni.
Quindi si trasferì a Napoli, città che lo adottò fin da subito.
Nonostante l’affetto della maggioranza dei napoletani però, il murale che ritrae la Tarantina è stato imbrattato più di una volta.
Si è quindi dovuti procedere a diversi restauri e attualmente, l’opera è protetta da una teca di plexiglass.
Una curiosità: se osservate bene il murale, noterete che la protagonista stringe tra le mani il cosiddetto panariello, che contiene i numeri della tombola napoletana.
Dovete sapere che i femminielli sono da sempre collegati alla tombola scostumata, una versione più colorita della tombola tradizionale.
Sempre nei quartieri spagnoli sulla facciata dell’ex mercato di Sant’Anna da Palazzo spicca il murale che ritrae Eleonora Pimentel Fonseca, realizzato dalla street artist italo-spagnola, Leticia Mandragora, che ritrae la nobildonna portoghese, eroina della rivoluzione napoletana del 1799 che visse nei Quartieri Spagnoli.
Lo sguardo della nobildonna portoghese,che visse nei quartieri spagnoli , che come tutti sappiamo fu una protagonista della Rivoluzione Napoletana del 1799 è profondo, malinconico e allo stesso tempo diretto, proprio come la donna che non ebbe paura di sfidare i poteri forti, pur di non rinunciare mai alla sua libertà.
Per rafforzare il grido di speranza che, dal blu del volto di Eleonora, sembra liberarsi verso il cielo, vi è una scritta:
Forse un giorno gioverà ricordare tutto ciò
Queste parole, riprese dall’Eneide di Virgilio, sono state pronunciate da Eleonora il 20 Agosto 1799, mentre veniva scortata al patibolo allestito, dopo essere stata giudicata per direttissima dal famigerato giudice Speciale . Si trattò di n un processo approsimativo in cui venne accusata di aver parlato e scritto contro il re .
L’eroina Eleonora Pimentel Fonseca venne giustiziata in Piazza Mercato , con altri otto patrioti dei quali Giuliano Colonna e Gennaro Sessa decapitati perche’ nobili , gli altri con Eleonora ( che richiese invano essere decapitata) vennero invece impiccati .
Prima di salire sul patibolo, sembra che la rivoluzionaria abbia bevuto il caffè e pronunciato il famoso verso di Virgilio: “”Forsan et haec olim meminisse juvabit” (Forse un giorno gioverà ricordare tutto questo).
Sembra che il popolo abbia cercato, invano, di convincere la donna a gridare “Viva il re”. Degli otto condannati, la Pimentel fu l’ultima e, prima di porgere il collo al boia .
Il corpo della Pimentel fu sepolto, nei pressi del luogo dell’esecuzione in Piazza Mercato, nella piccola chiesa di S. Maria di Costantinopoli, nella Sala del Capitolo Maggiore. Purtroppo si ritiene che questa Chiesetta sia stata demolita e s’ignora se poi, quando e dove le salme sepolte siano state trasferite.
Ma, prima della sepoltura, il cadavere venne, per una giornata intera, lasciato penzoloni, a ludibrio del popolo. Fu questa l’ultima ed atroce offesa recata ad una delle donne più intelligenti, vive e colte del XVIII secolo.
Letizia Mandragora ha comunque firmato in provincia di Napoli anche un murales dedicato a Sophia Loren realizzato sulla facciata di un palazzo di via Quarantola a Gragnano , la città simbolo della pasta .
Rappresentata con il colore blu del cielo e del mare, gli orecchini a forma di pasta color giallo oro, come il grano, che fanno risaltare ancora di più la bellezza degli occhi di ghiaccio, la grande e famosa attrice viene ricordata per un’altra sua celebre frase che di fatto è un tributo alla pasta: “Tutto quello che vedete lo devo agli spaghetti.
La città simbolo della pasta ha cosi voluto omaggiare la regina della napoletanità, la diva senza tempo, il premio Oscar per l’interpretazione de La Ciociara e colei che nel corso di una intervista televisiva affermò “Non sono italiana, sono napoletana! È un’altra cosa!“.
Sempre a Gragnano è anche presente un murales di Jorit appena completato che immortala il celebre Totò nella storica scena di “Miseria e Nobiltà” mentre mangia gli spaghetti con le mani.
Il muro prescelto si trova in vico Zuccariello, una traversa di Via Nuova San Leone, la strada che porta a Piazza Marconi, alias Piazza San Leone.
Scopo dell’opera è infatti quello di rappresentare la miscela tra Gragnano e la pasta, simbolo appunto della città e che la rende famosa in tutto il mondo. Quest’opera si appresta a divenire anche essa il simbolo della napoletanità, della cose buone di Napoli e dei napoletani, delle tradizioni che rendono unica la terra . Una Napoli che rinasce anche attraverso gli occhi di Jorit che lavora a viso coperto, senza frasi vedere da nessuno, un pò come è stata la città partenopea in tutti questi anni. Coperta.
Tra i murales comunque in assoluto più amati dei Quartieri Spagnoli di Napoli, vi sono quelli che ritraggono alcune delle personalità del cinema, del teatro, della letteratura e della musica che hanno contribuito a rendere la città ancora più affascinante agli occhi del mondo.
In Largo Barracche, ad esempio, Mario Casti Farina, ha dedicato un murale a Bud Spencer e Sophia Loren intitolato: E scugnizz de’ quartier.
L’opera risale al 2019 e rientra di un progetto di riqualificazione di un’antica galleria sotterranea, utilizzata come rifugio antiaereo durante la Seconda Guerra Mondiale.
Tra i volti dei due grandissimi attori napoletani, celebri in tutto il mondo, spicca il Vesuvio, uno dei simboli indiscussi di Napoli.
Ovviamente tra i personaggi famosi dello spettacolo non poteva mancare ol celebre Totò ,
Le opere di street art dedicate al principe della risata, Antonio de Curtis, in arte Totò, sono talmente tante che il vicolo che le ospita, Via Portacarrese a Montecalvario, viene ormai soprannominato Vico Totò.
Il celebre attore, poeta e commediografo italiano, protagonista di centinaia di pellicole cinematografiche, trascorse la sua infanzia come tutti sappiamo nel Rione Sanità di Napoli. Ciononostante, la sua figura si lega indissolubilmente ai Quartieri Spagnoli, che a lui hanno dedicato più di venti opere.
Accanto a Totò, non mancano alcuni degli attori che lo hanno affiancato nei suoi film più celebri, come Nino Taranto e Peppino De Filippo.
Potrete ammirare persino la riproduzione della tipografia Lo Turco, del film La banda degli onesti!
Il primo artista ad omaggiare l’attore partenopeo è stato Lino Ozon, che lo ha ritratto con il celebre travestimento da donna, sfoggiato in Totò truffa ’62.
Luca Carnevale con i suoi Humanheroes invece, ha trasformato Totò nei supereroi pop più amati del mondo dei fumetti.
Ma prima di lasciare i murale dei quartieri speagnoli non possiamo fare a meno di omaggiare il volto di un napoletano considerato almeno dal sottoscrtitto uno dei più grandi intellettuali del panorama italiano .
Parliamo ovviamente di Luciano De Crescenzo il cui murale nei quartieri spegnoli è stato riprodotto da Michele Quercia e Francesco Avolio , ad un anno esatto dalla sua morte, avvenuta il 18 Luglio 2019.
L’opera si intitola O pallone miez ‘e machine e ritrae, rigorosamente in bianco e nero, Luciano De Crescenzo da un lato e un gruppo di ragazzini intenti a recuperare un pallone finito sulla sommità di un’edicola votiva, dall’altro.
Il murale, situato in vico Tre Regine, all’incrocio con Via De Deo, mostra De Crescenzo che guarda divertito un gruppo di ragazzini che cercano di recuperare un pallone perso tra le macchine usando una scopa vera.
Al centro dell’opera, accanto al suo sorriso è stata riportato uno dei suoi piu celebri aforismi u dedicata alla città di Napoli :
Io penso che Napoli sia ancora l’ultima speranza che ha l’umanità per sopravvivere.
Non mancano ovviamente , tra i vicoli dei Quartieri Spagnoli, anche esempi di sticker street art.
Si tratta di una tipologia di arte urbana che spopolava negli anni Ottanta e Novanta e che di recente è tornata a far parlare di sé, grazie all’utilizzo di adesivi e stencil al posto degli spray.
Un esempio di questa forma di arte la troviamo nei pressi dell’uscita della stazione metropolitana Toledo, dove a pochi metri dalla Chiesa di Santa Maria delle Mercede a Montecalvario, è stata riprodotta la celebre scritta Napoli di John McConnell, caratterizzata da lettere quasi cadenti e instabili.
Lo stencil è stato firmato da due artisti, Zeal Off e They Live come una sorta di omaggio non autorizzato, in occasione del trentacinquesimo anniversario dell’opera di McConnell.
Anche l’artista toscano Exit/Enter celebre per tappezzare le strade delle città italiane con adesivi che raffigurano degli omini bianchi, spesso accompagnati da cuori o palloncini colorati, ha lasciato la sua firma nei quartieri spagnoli . La sua opera Utopia, presente nel Vicolo Lungo Teatro Nuovo raffigura un antico bastimento con la bandiera italiana, carico di migranti e di valigie di cartone.
Per sensibilizzare la comunità al tema attualissimo dell’emigrazione, l’autore ha adoperato un’immagine che nella sua semplicità, riesce a veicolare un messaggio forte e immediato.
Sempre in città su una delle facciate dell’ex Ospedale Psichiatrico Giudiziario possiamo invece ammirare un enorme murales realizzato dall’artista BLU.
Sempre in città su una delle facciate dell’ex Ospedale Psichiatrico Giudiziario possiamo invece ammirare un enorme murales realizzato dall’artista BLU.
Le sue chiese , i suoi monumenti ed i suoi palazzi sono vere opere d’arte ed i suoi vicoli stretti e misteriosi rappresentano con il loro fascino il luogo ideale dove esprimere la propria arte spesso irrequieta , dissacrante , irriverente e ricca di critica politica e sociale .
L ‘artista francese Ernest Pignon per esempio scelse le mura della nostra città perchè come diceva lui sono dei luoghi che riflettono l’artista .
Peccato che la sua opera in città , realizzata all’ingresso del monastero di Santa Chiara abbia avuto una brevissima vita : la Pietà laica, come è stata ribattezzata, dedicata al grande regista Pasolini che con la sua macchina da presa scelse queste strade del centro storico napoletano per girare alcune scene del Decameron.