La disastrosa epidemia di peste del 1656-58 ,falcidio’la popolazione di Napoli con quattrocentosessantamila vittime , tutte seppellite nelle cave sotterranee: la più famosa Cupa Lautrec, era situata in una zona in seguito indicata con il nome del cimitero del Pianto e della Pietà, e l’altra sottostante il “Rione Mater Dei”, era detta Grotta delle Fontanelle.
La famosa cava era chiamata Lautrec grazie al disastro che combino’ Odeot de Foix (Visconte di Lautrech ) , quando nel 1528 assediando Napoli e non riuscendo a conquistarla ebbe la malsana idea di far demolire l’acquedotto che portava l’acqua dentro le mura della citta’ ( l’intento era quella di far arrendere i napoletani prendendoli per sete) .
L’acqua pero’ formo’ un grande stagno e imputridendo fu causa di una diffusa epidemia che porto’ alla morte di numerosi civili e militari .Lo stesso Visconte e molti suoi soldati trovarono la morte e tutta la valle alla fine fu ricoperta di cadaveri .
Il numero dei morti era veramente eccessivo e alla fine si decise di gettare i corpi dei poveretti in un grosso anfratto della collina , che fu appunto chiamata Cupa di Lautrec o meglio per i napoletani ‘ Cupa di Lotrecco ‘.
La peste lascio’ Napoli in uno stato di profonda miseria e di conseguenza il vicere’Garcia d’Avellaneda, conte di Castrillo, decise di dare un ricovero ai numerosi poveri che affollavano la citta’. Si penso’ al vecchio Ospedale di San Gennaro , situato sulla collina di Capodimonte che già’ durante la peste del 1479 aveva raccolto una quantita’ enorme di ammalati le cui spoglie trovarono sepoltura nelle vicine catacombe di San Gennaro .
All’inizio la popolazione dell’ospizio ospitava ottocento poveri che avevano finalmente trovato un tetto mentre per sopravvivere , in cambio di un misero compenso si inventarono il triste ruolo di accompagnatore dei cortei funebri .
In verità era uso nell’ ottocento che in tutti i funerali , i vari ‘fratelli della congregazione ‘ vestiti con un saio bianco accompagnassero i cortei funebri ( le congreghe sono un vecchio uso risalente al medioevo ) . Gli affiliati pagavano un canone mensile e con questo si assicuravano , il giorno dei funerali , l’accompagnamento dei confratelli salmodianti e un posto al cimitero ( loculo o tomba ) .
Nella organizzazione delle onoranze funebri era consuetudine scegliere oltre il carro , la bara , i candelabri e gli addobbi anche il tipo di partecipanti al corteo funebre.
La confraternita dei poveri di San Gennaro non mancava mai ai funerali dei napoletani .
Un mesto corteo di uomini claudicanti che si trascinavano a fatica , si disponeva intorno e dietro al carro , tutti vestiti con vecchi abiti color grigio e ricoperti di una mantellina di pari colore pronti ad accompagnare il corteo bisbigliando lugubri titanie .
Talora essi avevano in mano una canna , in cima alla quale sventolava una bandierina (quest’ultima scenografia si doveva pagare a parte ).
I poveri di San Gennaro con il loro aspetto dimesso non erano sempre graditi ai funerali , sopratutto in quello dei lussuosi cortei , poiche’ potevano guastare lo scenario di magnificenza scelto per il ricco funerale . Ad accompagnare stavolta il corteo erano decine di carrozze di gran pregio che gli amici del defunto inviavano per la circostanza .
Il carro funebre , spesso una monumentale carrozza barocca era trainata in base alla classifica del funerale da due , tre , quattro , sei o da otto grandi cavalli lucidi e rigorosamente neri , mentre il cocchiere con cilindro e frac li teneva a freno .
La gente si accalcava e commentava la magnificenza del funerale o ne criticava la miseria in base , spesso al numero dei cavalli . ( Ma comme’ ? Manco nu tiro a quatt’ a chillu pover’ ommo ? )
Il corteo nella sua teatralita’ era sicuramente piu’ prestigioso per il defunto sopratutto se il numero dei partecipanti era numeroso e questo certamente spiegava la presenza dei confratelli delle varie congreghe che offrivano partecipanti a pagamento e i meno cari erano sicuramente quelli della confraternita dei poveri di San Gennaro che quindi spesso accompagnano insieme a parenti e amici il carro verso il cimitero che all’epoca era collocato ad un miglio fuori la Porta Capuana in un luogo chiamato Poggio Reale .