San Pietro a Patierno, oggi quartiere di Napoli, era in origine un comune rurale chiamato Paternum, inglobato alla città nel 1925 durante il regime fascista. Il suo nome attuale si deve a una chiesa medievale dedicata a San Pietro, documentata già nel 932 e legata alla tradizione del passaggio dell’apostolo lungo l’antica via Atellana.
L’insediamento si sviluppava attorno a masserie e cappelle di campagna, alcune nate per iniziativa dei proprietari terrieri, come la chiesa di Santa Maria della Purità voluta da Filippo Macedonio nel 1654, o altre sorte nei pressi di antichi edifici religiosi come Santa Maria della Luce, oggi sede di un museo della civiltà contadina.
Il Museo Masseria luce è allocato nella masseria annessa alla chiesa dedicata a Maria SS. Della Luce (XVIII secolo) ed è costituto da tre sezioni, articolate in diverse sale. La prima sezione è strutturata nelle sale dell’aratura e semina, della raccolta e lavorazione dei prodotti, del trasporto e vendita, della vendemmia, nelle quali sono esposti gli attrezzi agricoli legati ad ogni singola attività.
Vi sono antichi aratri, crivelli, solcatoi, gioghi, rastrelli, falci a mano, botti, torchi, una falciatrice elettrica, una macchina spoliatrice a mano, una delle prime grandi trebbiatrici e la ricostruzione di una casa colonica.
La sezione dedicata alla religiosità popolare presenta oggetti di culto tradizionali e presepi dell’artigianato napoletano, mentre in quella dei documenti sono conservate testimonianze scritte, in copia o in originale, relative ad usi e costumi della vita contadina.
Al Museo è connessa anche una biblioteca e un laboratorio didattico, dotato di attrezzatura multimediale.
La popolazione, povera e composta da braccianti, viveva in condizioni difficili. Già nel Seicento i parroci faticavano a riscuotere le decime, e casi di scomunica per morosità non erano rari.
Un evento straordinario segnò la storia del luogo nel 1772: un giovane ritrovò delle ostie consacrate rubate da ignoti e ritrovate intatte tra le sterpaglie, dopo un mese sotto un mucchio di letame in seguito all’apparizione sul luogo di misteriose luci e di una colomba,
Il fatto riconosciuto come miracolo Eucaristico, dalla Chiesa con al’avallo dei pareri scientifici di Melchiorre Vairo e Domenico Cotugno, Dal punto di vista puramente scientifico sarebbero dovute risultare in stato di decomposizione, invece furono ritrovate del tutto intatte.
CURIOSITA’: La Curia arcivescovile ascoltò il parere di tre teologi e si avvalse della deposizione di tre uomini di scienza, tra cui il notissimo Dr. Domenico Cotugno della Regia Università di Napoli. I tre scienziati così si espressero: «Segnatamente la straordinaria apparizione dei lumi, variata in tante maniere, e l’intatta conservazione delle dissepolte Particole non possono spiegarsi co’ principi fisici, e superano le forze degli agenti naturali: quindi è che debbono essere considerate come miracolose».
Lo stesso Vescovo e Dottore della Chiesa Sant’Alfonso Maria de Liguori scrisse un «ragguaglio» sul Prodigio attestandone la veridicità:
“Io ritengo di essere più che sicuro, per questo l’ho voluto rendere pubblico, che questo fatto avvenuto a Patierno serva a far conoscere la gloria del Santissimo Sacramento dell’altare”. Ma non fu il solo a scrivere ciò: anche i Vescovi della Diocesi così decretarono: “Dichiariamo che la menzionata apparizione dei lumi e la intatta conservazione delle sacre particole è un autentico miracolo dell’operato di Dio”.
In seguito a tutto questo il 29 agosto del 1774, la Curia arcivescovile si espresse favorevolmente riguardo al miracoloso ritrovamento e all’inspiegabile preservazione delle Ostie trafugate dalla chiesa di S. Pietro a Patierno ed emise il 24 febbraio del 1772, una sentenza favorevole circa la realtà miracolosa del ritrovamento e della conservazione delle sante Ostie.
Le Particole furono allora poste in «due caraffine incastrate d’argento», chiuse ed annodate con laccetto di seta cerulea e munite del «sigillo di Monsignor Onorati, impresso in cera di Spagna color rosso sopra il nodo di detto laccetto».
N.B. Nel 1971 è stato indetto l’Anno Eucaristico diocesano per dare modo alla comunità diocesana di prendere coscienza del Miracolo Eucaristico.
Purtroppo nella notte tra il 23 e il 24 ottobre 1978, alcuniignobili ignoti ladri si sono furtivamente introdotti nella chiesa di San Pietro a Patierno ed hanno portato via, insieme a numerosi altri oggetti sacri di indubbio valore artistico e ad alcune Ostie consacrate, anche il Reliquiario con le miracolose Particole del 1772 che da allora non sono state mai più ritrovate
L’Ottocento vide grandi cambiamenti: le esercitazioni militari del Campo di Marte sottrassero terre e vite, e nel secondo dopoguerra l’espansione dell’aeroporto aggravò la crisi agricola. Solo alla fine degli anni Sessanta l’economia locale si risollevò grazie al riciclo e alla produzione di calzature.
Tragico fu il 4 aprile 1943, quando un bombardamento colpì un tram pieno di civili: un episodio dimenticato dalla propaganda ufficiale ma ricordato da alcune testimonianze locali e da uno dei più gravi disastri per la popolazione.
Dopo il sisma del 1980, il centro fu in parte demolito e ricostruito negli anni Novanta su progetto dell’architetto Francesco Venezia. Nacque così Piazza Guarino, simbolo di rinascita urbana, al cui margine oggi si staglia un murale di Jorit dedicato a Nino D’Angelo, artista e figlio illustre del quartiere.