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Non molti sanno che Sant’Agrippino era (quasi) più celebre di San Gennaro. A lui è dedicata l’antica Chiesa di Sant’Agrippino a Forcella, bellissima e sconosciuta ai più.
La bella chiesa gotica di Sant’Agrippino che si trova nella nostra città nel quartiere di Forcella, venne realizzata grazie all’opera di quattordici nobili famiglie appartenenti al Seggio di Forcella che ne permisero l’apertura al culto.
N.B.Il Santo che visse tra il II e il III secolo d.c. veniva considerato dalla gente locale come “difensor civitatis” perché la storia ricorda che egli offrì le proprie proprietà nell’antico rione Forcella per darle ai poveri e ai cristiani.
Alcune fonti storiche suppongono che la chiesa sia molto più antica e già presente addirittura nel X secolo , per cui essa venne poi solamente rifatta e di fatto riconsacrata da Papa Clemente IV tra il 1265 e il 1268.
Ricostruita quindi in forme gotiche al tempo di Carlo I d’Angiò la meravigliosa stuttura a navata unica e con affreschi ed elementi di architettura gotica, soprattutto nella zona absidale , mostra tra le sue più belle opere da ammirare un incredibile Ecce Homo del XIX secolo, una Madonna Maria Addolorata sorretta da un angelo e alcuni frammenti di un pavimento in maiolica settecentesca.
Anche se a mio parere l’elemento più affascinante è rappresentato da quel Crocifisso di Sant’Agrippino di autore ignoto del XIII secolo, ma di bellissima qualità, traslato dalla Chiesa di Santa Maria a Piazza.
N.B. Il bel portale del 700 che si trova sotto i portici del contiguo monastero risale invece al 700.
Nel 1616 la chiesa venne poi affidata, insieme al monastero adiacente,per volere della contessa di Lemos, ai monaci Basiliani che vi rimasero fino alla soppressione avvenuta nel decennio francese. Il monastero fu allora trasformato in abitazioni, mentre la chiesa, che nel 1758 era stata rifatta in forme barocche da Nicola Tagliacozzi Canale, accolse la parrocchia di Santa Maria a Piazza.
I monaci Basiliani che la tennero in custodia spogliarono infatti la chiesa della sua veste angioina, rivestendola di elementi bizantineggianti poi fusi e cesellati nel tardo barocco del ‘500 ad eccezione della zona absidale che sola rivestirono di stucchi.
Delle opere pregevoli tanto citate sia dal Galante che dal Celano non resta nient’altro che appena qualche blocco in piperno che sosteneva un tempo il magnifico organo opera del Moro; mancano leggendo i due autori: una tavola del ‘300 raffigurante la Vergine col bambino e gli Angeli, un orologio di fattura tardo quattrocentesca, un dipinto murale ritraente la Madonna delle Grazie fatto staccare nel 1576 dalla chiesa di Santa Maria a Piazza al Vico Scassacocchi ed una Pala sull’altare di Marco Pino.
In seguito ai bombardamenti del 1943 , la chiesa subendo diversi danni ha dovuto necessariamente fare dei lavori di restaurazione durante i quali sono venuti alla luce le antiche strutture gotiche, quale, ad esempio, la possente abside poligonale illuminata da ampie finestre ogivali. La facciata principale, che è su via S. Agostino alla Zecca, presenta un bel portale marmoreo quattrocentesco su cui è visibile lo stemma del Sedile di Forcella, costituito da una “Y”, appunto la “forcella”, e da un albero popolarmente detto “cippo”.

In seguito a successivi poi vari rifacimenti, l’antica facciata della chiesa si presenta oggi liscia e bianca, da cui spicca solo il portale del XV secolo attribuito a Antonio da Chelino, l’ultimo allievo di Donatello.

Alla visita della chiesa principale ce n’è un’altra in tutto speculare a quella superiore.
Nel 1944 vennero intrapresi lavori di ammodernamento poi presto abbandonati che per lungo tempo lasciarono la chiesa, così come l’intero quartiere in uno stato di abbandono e degrado.
N.B. Fu quello il periodo nel qual tutt’intorno alla chiesa di Sant’Agrippino come del resto su tutta l’ampia zona di Forcella ed ancheal Borgo di Sant’Antonio Abate e sotto Montesanto a Montecalvario, vennero realizzati i cosiddetti barbacani, utilizzati precisamente dalla popolazione meno ambiente come veri e propri piccoli punti dediti al contrabbando delle sigarette americane importate illegalmente all’indomani dell’avvento delle “bionde americane” a Napoli, oltre al commercio di acqua colorata spacciato per wisky.
I barbacani vennero tutti poi rimossi dopo il terremoto de 23 novembre del 1980 e dopo il terremoto del febbraio del 1981 tutto il fianco della chiesa venne riportato alla sua naturale magnificenza. Con facciata incompiuta, oggi si presenta una liscia parete bianca, da cui spicca solo il portale con fascia di piperno in basso; secondo Roberto Pane, lo zoccolo del basamento in piperno è da ascrivere alle modifiche e agli adattamenti del XVI secolo. Il soffitto prima del crollo definitivo agli inizi del XIX secolo era intagliato nel legno ritraente la figura del Santo com’è capitato per la figura di San Filippo Neri al soffitto della chiesa dei Girolamini a via Duomo. Il portale, elemento di epoca aragonese, esibito sul vico di Sant’Agostino in tutto simile al portale della cappella Brancaccio a Spaccanapoli nell’omonima piazzetta, architravato e con lunetta sovrapposta ad arco tondo, su marmo chiaro reca lo stemma “Y” della Forcella, mentre sopra l’altro portale d’ingresso a via Forcella v’è l’epigrafe ”Ad bene agendi nati sumus”.
Questa chiesa è ovviamente dedicata a Sant’Agrippino, un santo che oggi risulta a molti semisconosciuto , ma non tutti sanno che invece intorno all’anno 1000 , nell’alto medioevo,egli raggiunse a Napoli una popolarità pari a quella di San Gennaro. Su di lui non si hanno notizie certe, ma sappiamo con certezza che egli fu uno dei primi vescovi di Napoli( forse il sesto ) e addirittura il primo protettore della nostra città ,come testimonia il Chronicon della chiesa napoletana che nel IX secolo lo definisce «amator patriae et defensor civitatis»: innamorato della patria e difensore della città.
Alla sua morte le sue spoglie vennero seppellite in un primo tempo in un oratorio presente nelle catacombe di San Gennaro a Capodimonte per poi essere traslate nel nono secolo nella Stefania, la basilica che fu abbattuta dagli Angioini per fare spazio alla nuova cattedrale di Napoli. E di queste ossa si persero le tracce, Mille anni dopo, nel 1744, dopo numerose peripezie, il cardinale Spinelli fece ricerca delle reliquie dell’antico Vescovo. Trovò un vaso di marmo con la seguente scritta: ” Reliquie incerte che si pensa siano il corpo di Sant’Agrippino “.
Reliquie quindi incerte, che soltanto un più approfondito esame o nuovi documenti potranno far assegnare con certezza al Vescovo Agrippino,

