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Ci troviamo  a piazza Dante a Napoli, all’inizio di via Toledo, e davanti  a noi abbiamo la facciata rococò della chiesa di San Michele Arcangelo a Port’Alba, purtroppo chiusa per la maggior parte del tempo e per questo , come sempre accade nella nostra città d assediata nella sua entrata da bancarelle di vario tipo.

La chiesa, detta anche di San Michele a Port’Alba o di Sant’Arcangelo al Mercatello, poiché è stata la cappella votiva del quartiere mercantile che si snodava da vico Carceri a San Felice all’antica via Cisterna dell’Olio ,  venne costruita nel 1620 con il nome di Santa Maria della Provvidenza ed  in origine, era una cappella badiale .
Nel 1615 il cardinale Pignatelli la donò ad una congregazione di 72 sacerdoti, che si riunivano nella parrocchia di San Gennaro all’Olmo, i quali, nel trasferirsi nella nuova sede portarono con loro le reliquie di San Nostriano un vescovo martire napoletano e lo splendido dipinto raffigurante San Michele che abbatte Lucifero di Giuseppe Marullo, posto ora sull’altare maggiore.
La chiesa venne  poi essere rifatta nella prima metà del XVIII secolo da Domenico Antonio Vaccaro su committenza dei frati  della Congregazione dei 72 Sacerdoti i quali erano in procinto di trasferirsi qui dopo essere stati costretti a lasciare  la vicina parrocchia di San Gennaro all’Olmo, che avevano fino ad allora utilizzato.
L’architetto lavorò al progetto tra il 1729 e il 1735, occupandosi non solo della parte strutturale, ma anche delle decorazioni in stucco e di alcuni dipinti tra i quali vanno menzionati quelli raffiguranti Sant’Irene e Sant’Emidio.
Accanto alla chiesa venne realizzata anche una piccola sacrestia, mentre nel 1735 venne aperto l’ipogeo.
Successivamente, negli anni sessanta dello stesso secolo, la congrega avendo necessità di  ampliare la struttura,  affidò il progetto a Giuseppe Astarita, allievo del Vaccaro, che pensò bene di allungare  la navata arretrando l’altare, costruendo di conseguenza una nuova  cupola e ingrandendo  la sagrestia.
N.B.Guardando in alto si vede un quadro circolare, una Madonna col Bambino, forse l’immagine di Santa Maria della Provvidenza, titolare della prima chiesa. Immediatamente in basso la rappresentazione più importante di San Michele, di Giuseppe Marullo, in cui l’Arcangelo precipita Lucifero sulla terra.
La chiesa venne però purtroppo poi pesantemente danneggiata in seguito a terremoto del 1980 e rimase chiusa fino al 2010, anno in cui fu riaperta dopo lunghi lavori di restauro.

La facciata, in stile rococò, come potete osservare è suddivisa in due ordini, scanditi verticalmente da due coppie di lesene nel primo e da due coppie di paraste rigonfiate nella parte inferiori.
In alto, al centro, si apre in finestra con balconcino, mentre più in basso è posto un finestrine curvilineo che sovrasta il portale d’ingresso, sopraelevato rispetto al livello stradale e raggiungibile percorrendo un piccola scalinata.
L’interno, a navata unica con cappelle laterali, presenta una pianta a croce greca  con un’ampia area centrale coperta da una cupola ottagonale, sulla quale si aprono ampi finestroni.
In fondo e all’inizio della navata si aprono due vani rettangolari, dove sono posti rispettivamente l’abside e l’atrio.
I vari marmi laterali  policromi che rendono la chiesa maestosa sono ovvimamente opera di  Domenico Antonio Vaccaro, mentre l’altare maggiore incastonato tra le sfarzose decorazioni dell’abside, sono invece opera di  Nicola Tagliacozzi Canale, che fu attivo nella chiesa tra il 1750 e il 1757.
N.B. L’altare e i  due dipinti raffiguranti la Sacra Famiglia con i Santi Antonio e Michele e Tobiolo e l’Angelo , probabilmente, erano custodite nell’antica chiesa seicentesca.
Qui troviamo, in basso, il dipinto di Giuseppe Marullo (XVII secolo), raffigurante San Michele Arcangelo che fa precipitare Lucifero sulla Terra, e, in alto, un quadro circolare con la Madonna e il Bambino, forse l’antica immagine della Madonna della Provvidenza presente nell’antica chiesa.
Ai lati del transetto,sono  invece quei dipinti del Vaccaro di cui vi abbiamo prima accennato   raffiguranti Sant’Irene che protegge Napoli  e Sant’Emidio . Sulla volta, invece, possiamo notare affreschi di Lucio Sabile risalneti al XIX secolo.
Nella sagrestia sono inoltre conservati arredi ottocenteschi e un lavabo in marmi policromi del 1580, realizzato da Gaspare Lamberti nel 1758 su progetto di Nicola Tagliacozzi Canale e due inginocchiatoi in radica di noce (  che presentano incastonati due ovali in marmo raffiguranti l’Adorazione dei pastori  e l’Adorazione dei magi, eseguiti da Nunzia Tancredi nel  1772.
Se ossevate bene la chiesa nel suo interno , capirete subito che tutto, intorno a voi  parla dell’Arcangelo Michele , dall’ingresso fino all’abside. L’ambiente che rappresenta uno dei maggiori capolavori del primo Settecento appare colorato e luminoso e l’unica navata sembra un percorso trionfale che porta all’altare maggiore. Qui il protagonista è Nicola Tagliacozzi Canale che tra il 1750 e il 1757 decorò l’abside e realizzò la splendida statua di San Michele posta proprio a destra dell’altare.
La  spettacolare statua lignea settecentesca raffigurante San Michele è caratterizata dal mostrare con una rara potenza espressiva . l’attimo nel quale San Michele sta per trafiggere il demonio rappresentato sotto forma di un drago secondo l’iconografia tradizionale.
Essa , se ben osservate reca sullo scudo portato da San Michele, il nome in ebraico di San Michele …Chi come Dio?
San Michele . come ci viene comunicato da quanto scritto nel ibro dell’Apocalisse, fu l’Arcangelo che  alla testa degli angeli fedeli  combattè contro Lucifero e i suoi accoliti ribelli. Da allora fu scelto come patrono dei guerrieri cristiani e dei cristiani militanti, e oggi lo è della polizia italiana.
Ali spiegate, cotta di maglia e lancia in pugno, il corazzato celeste ha sotto i piedi Satana in sembianze semiumane, mortalmente colpito.
Una splendida immagine che possiamo non solo immaginare ma vedre attraverso quel grande capolavoro di Nicola Tagliacozzi Canale che rende la sua statua  splendida  e a l contempo plastica con  i suoi colori, la vitalità e l’attimo reale, immobilizzato in eterno, in cui sta per sconfiggere l’angelo decaduto a lasciare, letteralmente a bocca aperta, grandi e piccini, fedeli e non.
N.B. Nell’iconografia cristiana il Santo è ritratto con in mano una bilancia, mentre pesa due anime (una dentro ciascun piatto, una sempre più pesante dell’altra), per stabilirne la ricompensa dopo la morte e il destino finale.
CURIOSITA’: La splendida chiesa ebbe un  ruolo significativo nei confronti della comunità napoletana  durante l’epidemia di peste del 1656, immortalata come sapete  in un famoso dipinto  di Micco Spadaro, quando la piazza, allora chiamata Largo del Mercatello e posta fuori della cinta muraria cittadina, fu destinata alle funzioni di lazzaretto.
Oggi la chiesa , dopo una chiusura durata decenni, ha riaperto da alcuni anni, ma, affidata ad un gruppo di sacerdoti dell’Europa dell’est, è fruibile solo per alcune ore alla settimana, durante le funzioni religiose, per chiudere poi inesorabilmente, negandosi alla visita di turisti ed appassionati d’arte, che non possono godere della vista di numerose opere d’arte .
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