Il nome Chiatamone è l’adattamento della voce platamon che indica una roccia marina scavata dalle grotte. E di grotte questa strada era piena, scavate per estrarre il tufo o dedicate al culto di Serapide e Mithra, antri che furono a lungo teatro di oscuri riti mitriaci e orgiastici propiziatori fino a che il vicerè non vi pose fine con una ordinanza.
Fu il viceré don Pedro de Toledo a ordinare che le gallerie ai piedi del Monte Echia fossero distrutte o murate, salvo poi essere riaperte in seguito per altri motivi come nel caso del cunicolo voluto da Ferdinando II di Borbone per spostare velocemente i soldati di via della Pace a Palazzo Reale.
Il tunnel parte dall’odierna via Morelli e sbuca nei pressi di piazzetta Carolina, incrociando nel suo cammino le cave Carafa e due grosse cisterne seicentesche ma anche auto e moto d’epoca.
Il Chiatamone era un luogo di mare e delizia, sabbia e lussuria. Era al tempo detta ‘la Posillipo dei pezzenti ed il luogo dove il popolo, ma anche la nobiltà amava andare a bagnarsi e ricrearsi.
A quei tempi gli edifici sulla strada del Chiatamone affacciavano quasi tutti sul mare e il posto oltre che luogo di soggiorni balneari era celebre anche per le fonti di acqua sulfurea.

L’area del Chiatamone infatti prima dell’ottocento ,dava direttamente sull’arenile e prima della colmata di cemento che la separò dal mare, in questo luogo si estendeva il giardino del Casino Reale , considerato un luogo di delizie perchè tra gli alberi di lecci era ubicata una delle più belle ville neoclassiche risalenti alla metà del settecento: l’antico casino Reale del Chiatamone

Un visitatore illustre del Platamon fu Giacomo Casanova che soggiornò spesso nell’albergo delle Crocelle e frequentò con assiduità il casinò di Michele Imperiali, principe di Francavilla famoso per lo sfarzo dei suoi ricevimenti ed erede della bisca di Sara Goudar, che si trovava proprio di fronte a Castel dell’Ovo.
Casanova aveva conosciuto Sara Goudar in una taverna di Londra quando era una ragazza di sedici anni, ed egli aveva magnanimamente ceduti i diritti di seduzione al suo amico Goudar, un francese dalla penna assai  facile e versatile.
L’avventuriero francese fu innanzitutto un viaggiatore indefesso, intrigante e cinico, furbo baro e inaffidabile come si conviene ad un uomo avventuroso del suo tempo ma era anche uno che sapeva di economia, politica e di commercio.
La bella Sara che serviva birra ben presto divenne moglie di Pierre Ange (l’avventuriero settecentesco amico di Casanova, che fu quindi l’artefice dell’incontro fra i due futuri coniugi) e  insieme a lui Sara viaggiò per tutta l’Europa, morendo infine a Parigi nel 1800. Nel loro instancabile viaggiare i Goudar furono, fra l’altro, a Napoli, sotto il regno di Ferdinando IV.
A Napoli Goudar offri a Tanucci un piano economico per migliorare il commercio napoletano e quando questo venne rifiutato pubblicò al riguardo un opuscolo piuttosto ardito. Sara, invece ebbe più successo; quando infatti Casanova incontrò per la seconda volta la serva della taverna  di Londra, ella era diventata l’elegante padrona di una casa da gioco a Posillipo frequentata dall’aristocrazia cittadina e tollerata dalle autorità giudiziarie.
Per quanto fosse cattolica, suo marito la faceva passare per anglicana ed essendosi poi  convertita ne ottenne risonante ed alta pubblicità. Per nascondere le sue reali attività essa pubblicava lettere su argomenti teatrali, ma le lettere erano scritte da suo marito.
Sara aveva ogni qualità per piacere: bellezza, grazia, gioventù, talento ed allegria.
La sua bisca era famosa. Tutti quelli che venivano a Napoli per divertirsi piuttosto che per istruirsi, finivano per incontrare Sara ed il suo fascino gentile, accomodante, garbato e raffinato e quindi poi finire per giocare nel suo casinò, preda dell’avventuriero marito.
Il loro vecchio amico Casanova faceva conoscendo con ricchi e creduloni turisti che abitavano nel suo albergo e li portava al casinò dei Goudar perchè vi fossero pelati.
Intanto alla corte dei Borbone, temendo che Ferdinando potesse cadere ancor più in balia della moglie se fosse nato un figlio maschio ( in tal caso la regina acquisiva il diritto ad entrare nel consiglio reggente ) i suoi consiglieri ordirono un piano per allontanare i due coniugi. Temendo la grande influenza politica della consorte austriaca sul regno essi organizzarono un intrigo volto a separare Ferdinando da Carolina.
L’Abate Galiani incontra i fratelli Goudar, all’epoca proprietari di una grande casa da gioco, per far si che il re conosca l’affascinante Sara Goudar, che lo sedurrà e lo distoglierà dai doveri coniugali.
Il Re conosce la bella Sara, una cameriera francese travestita da gentildonna, che lo seduce con i suoi occhioni, le sue nudità prorompenti ed il suo viso da Madame Pompadour.
Un incontro ben costruito a Procida fa cadere facilmente Ferdinando in tentazione.
Sara diventò l’amante del re borbone, almeno fino a quando la consorte legittima del re, Maria Carolina arciduchessa d’Austria, non cacciò i coniugi Goudar dal Regno di Napoli.
Il tutto avvenne quando Sarà scrisse al re ricordandogli quelle ore liete e il re leggendo e ridendo di gusto venne sorpreso dalla terribile moglie; i Goudar ricevettero l’ordine di lasciare il regno entro 24 ore.
Pierre Ange si vendicherà con un libello contro la regina, lei lo seguirà a Parigi ove gli sopravviverà povera e sola nei gorghi della grande rivoluzione.

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