Per entrare in città sul finire del 500 dal tratto costiero dalla zona orientale , detta “plagiense ” ( tratto litoraneo presso San Giovani a Teduccio ) , si doveva attraversare un ponte sul fiume Sebeto , pagando una gabella . Il ponte ,magnifico e grandioso con ampie arcate ed una forte pendenza delle sue rampe era presente accanto ad un ampio edificio prospiciente il mare riconosciuto come il palazzo della Cavallerizza de Re.
Il ponte sulle acque del fiume Sebeto , era considerato uno dei principali ingressi alla città e, inversamente la principale via verso il fantastico territorio del Miglio d’oro .Esso fu eretto nel 1556 per volere del Viceré di Napoli Ferdinando Alvares de Toledo, dal luogotenente generale del regno Bernardino de Mendoza, in sostituzione di una precedente struttura quasi completamente distrutta da un’alluvione . Esso fu costruito in una zona ricca di mulini e poco abitata in quanto paludosa , a ridosso del Castrum Sancti Erasmi, ( Borgo Sant’Erasmo) dove esisteva , in epoca medievale , il castello di S. Erasmo . Detto castello è oramai scomparso da secoli , ma il suo nome è ancore ricordato in quel luogo , chiamato , appunto di S. Erasmo.Tutta la zona adiacente, fino al IX secolo, costituiva la foce del fiume Sebeto un luogo paludoso detto “territorium plagiense foris fluvium”, che si estendeva tra il castello del Carmine ed il casale di San Giovanni a Teduccio .
In tempi antichi, vi era un ponte chiamato pons padulis (o più semplicemente il ponte secondo documenti medievali); in seguito, cambiò nome in ponte Guizzardo (riscontrabile sin dal XII secolo ) o Ricciardo o Licciardo, nomi le cui origini potrebbero spiegarsi con un collegamento all’assedio che fecero alla città nel 1078 Roberto il Guiscardo e Riccardo di Capua. Il ponte diede l’iniziale nome a tutta la zona che infatti si chiamava Pons Padulis . Essa venne poi chiamata della Maddalena solo a partire dal 1555 . Il nuovo nome le venne dato in onore ad una chiesa del 1300 , con annesso ospedale per infermi , dedicata a Santa Maria Maddalena che si trovava edificata su un suolo ( dove si trovava un antico mulino ) donato dal duca Giovanni VI ( unitamente all’uso delle qcque del fiume Sebeto ) nel 1100, al Monastero di San Salvatore in insula maris, posto accanto alla Porta Ventosa , sopra Mezzocannone , sulla collina detta , appunto del Salvatore. La chiesa , oggi non più esistente, rimase presente ed affidata alla congrega del Santissimo Rosario ,nel luogo fino al XIX secolo .
Sull’antico ponte della Maddalena , eretto per superare le acque del fiume Sebeto , situato nella zona est della città, sulla via che conduce alla Reggia di Portici per un certo periodo il boia fu di casa . Esso divenne infatti per un certo periodo il ponte degli impiccati e dei decapitati ed il fiume Sebeto , colorandosi di rosso fu l’ultimo mezzo di trasporto dei corpi senza vita verso il mare . In zona fu anche istituito un cimitero per gli eretici e per coloro accusati di gravi colpe oltre ad un posto di dogana ed un punto in cui furono riuniti di tutti i fabbricanti di cuoio per non infestare la città ( editto di Ferdinando II).
La struttura dell’antico ponte è stata più volte vittima delle vicende storiche della città, dovendo subire poi numerosi restauri: ad esempio fu danneggiata nel 1528 durante l’assedio del maresciallo francese Lautrec, ma forse l’episodio che la danneggiò e/o la vide maggiormente protagonista, fu durante la Repubblica Partenopea del 1799. L’esercito francese della Repubblica rivoluzionaria, in marcia verso Napoli, provocò agitazione in tutto il Regno, tanto da scatenare l’insurrezione popolare. L’esercito napoletano, dapprima, accorse in aiuto allo Stato Pontificio, ma venne sbaragliato e costretto ad una disastrosa ritirata dall’armata del generale Championnet . Il re Ferdinando emanò allora un proclama con il quale invitava tutti i suoi sudditi a battersi contro l’invasore straniero: detta chiamata alle armi fu presa alla lettera e i cosiddetti ”lazzari” opposero resistenza all’avanzata francese costellata da devastazioni e saccheggi.
Ferdinando IV, senza esercito, si rifugiò a Palermo e la difesa di Napoli cadde prevalentemente sulla popolazione civile. La resistenza dei popolani fu accanita e ed i lazzari con il loro coraggio passeranno poi alla storia . Le truppe francesi del generale Championnet, appoggiate dai democratici locali, entrarono alla fine a Napoli il 23 gennaio 1799 proclamando la Repubblica Partenopea, ma, due settimane dopo, il Cardinale Ruffo sbarcato a Pizzo Calabro chiamò a raccolta tutti i paesi meridionali del Regno, per liberare la capitale; l’armata Sanfedista arrivò sul Ponte della Maddalena all’alba del 13 giugno 1799, dove unìtosi con i Lazzari iniziarono una nuova battaglia aspra e violenta contro i francesi . Dopo lunghi e forti scontri la battaglia si concluse con la ritirata francese.
Il ponte fu danneggiato anche da un’alluvione, nel 1556, tanto da essere interamente ricostruito grazie all’intervento monetario di tutte le province della nazione: da questo momento in poi la struttura fu chiamata “Ponte della Maddalena”.
Un’ altro famoso episodio riguardante il ponte della Maddalena , avvenne nella notte tra lunedi e martedi del 16 Dicembre del 1631 ” quando il Monte Somma si risvegliò. I napoletani in quella circostanza vennero svegliati terrorizzati da uno spaventoso terremoto, subito dopo videro nel monte Somma un grande e spaventevole incendio, Il fuoco era grandissimo e cresceva a momenti , parte s’innalzava verso il cielo con tanta velocità che in breve trapassò d’altezza tutte le nuvole e parte si dilatava in falde per lo stesso monte in giù a guisa di fiume”.
Il fumo che s’innalzava era altissimo e denso e a sprazzi si notavano lampi di fuoco seguiti da terribili boati. Il mercoledi il fenomeno vulcanico di questa eruzione del Vesuvio , si fece più agghiacciante e tenebroso, infatti il densissimo fumo copri tutto il cielo , tanto che pefino il sole di mezzodi scomparve all’orizzonte. A peggiorare le cose fu il levare di un vento di scirocco che porto con se una pioggia, la quale mischiandosi con la densa nube di cenere, si abbattè sulla citta di Napoli e dintorni, e tale fu questa lucubre pioggia nera, che imbrattò cosi selvaggiamente le strade tanto da renderle impraticabili.
Fù cosi, visto l’estremo pericolo che il cardinale del Duomo di Napoli ordinò di far uscire in processione L’ampolla del santo sangue e la testa di San Gennaro, con al seguito tutta la curia vescovile bardata con tutti i paramenti sacri. Intanto tutto il popolo napoletano riunito presso le varie processioni che si avvicendono per la città invocano il santo vescovo di Pozzuoli con una cantilena :” San Gennaro mio putente ,tu scioscia chesta cannerà, e sarva tanta gente, d’a morte e lava ardente”. Furono tantissime le processioni che portavano le varie immagini e statuine del santo. Si racconta che quanto la processione con la testa e il sangue di San Gennaro giunse a porta Capuana, avvenne L’atteso miracolo che donò la salvezza ai napoletani , infatti pare che la lava rallentò e poi smise di scendere verso al città e verso tutti i paesini del golfo. Al ponte della Maddalena si puo ancora vedere la statua eretta dal popolo a San Gennaro, che guarda in direzione del Vesuvio e con la mano alzata in segno di benedizione protegge la città e i suoi devoti. San Gennaro appare rivolto verso il vesuvio e con la mano alzata ( come per dire ” qui non puoi passare ) .
Il ponte restaurato a Carlo III di Borbone nel 1747 ha oggi perso gran parte del suo contesto ambientale e solo le due arcate riportate ala luce da un recente restauro ricordano la sua funzione originaria .Esso, ulteriormente ribassato verso la fine del XIX secolo , per permettere il transito delle nuove vetture tranviarie non è più fatto riconoscibile. Fino ad allora era ancora visibile la celebre colonna miliare di epoca romana con iscrizione latina, la quale affermava che da lì in poi mancavano 1283 passi per Reggio Calabria.. La colonna è stata poi trasferita nel 1872 presso il Museo Nazionale di San Martino.
Il ponte è formato da cinque grandi arcate ,con quella centrale più ampia rispetto alle altre. Sul ponte si trovano due grandi edicole sacre, in piperno. La prima posta sulla destra è dedicata a San Gennaro, la cui statua, disegnata da Francesco Celebrano ed eseguita da un suo allievo su iniziativa di padre Gregorio Maria Rocco per la scampata grande eruzione del Vesuvio del 1767 mostra un braccio steso verso il vulcano, a mo’ di ordine, dal momento che la lava si fermò a poca distanza dal ponte grazie all’intercessione del Patrono.
Quella di sinistra, attualmente inglobata in un edificio, è dedicata invece a San Giovanni Nepomuceno , protettore dalle alluvioni e dagli annegamenti. La sua statua fu collocata all’inizio del ponte nel 1731 per la devozione della viceregina, in occasione dei lavori che suo marito, il viceré austriaco conte di Harrach, promosse sul litorale. Infatti fu lui a volere la strada della Marinella, la quale partendo dal castello del Carmine arrivava al ponte costeggiando il borgo Loreto e la caserma di cavalleria del Vanvitelli.
La conformazione delle edicole è alquanto simile, formate da colonne di marmo bianco e frontone triangolare. La loro costruzione omologò stilisticamente ed esteticamente l’ingresso alla struttura. Oggi il ponte non è più riconoscibile in quanto tale, poiché il fiume Sebeto (storicamente privo d’acqua) già da tempo è stato interrato., ulteriormente ribassato verso la fine del XIX secolo è di fatto praticamente indistinguibile tra i dossi stradali e sopratutto non è più segnato dall’ampia porzione di fabbrica dei granili che esisteva presso il Borgo Loreto , andati distrutti per sempre dai bombardamenti del 1943 durante la seconda guerra mondiale .
Tra l castello del Carmine ed il Ponte della Maddalena sorse nel 500 il famoso Borgo della Maddalena che costituì uno dei 5 Borghi più importanti di Napoli , unitamente a quelli di S. Antonio , dei Vergini, dell’Avvocata , e di Chiaja .
CURIOSITA’. Secondo un’antica leggenda , la notte di Natake sul ponte della Maddalena , apparirebbe il fantasma di Mafalda Cicinelli , una giovane ragazza appartenente ad una nobile famiglia di Napoli .
In quell’epoca era consuetudine , per non disperdere il proprio patrimonio familiare con generosi doti , che le nobili famiglie imponessero alle figlie minori di intraprendere la vita ecclesiastica . La giovane Mafalda era quindi già rassegnata al suo destino di diventare monaca e tutto filava liscio fino a che lei non si innamorò di un paggio al servizio della sua famiglia . I due giovani , molto innamorati riuscirono inizialmente, ad incontrarsi più volte in gran segreto fino a quando il padre insospettito scoprì tutto.
La notte di Natale , quando i due innamorati erano in procinto di incontrarsi sul ponte della Maddalena dove si erano dati appuntamento , il padre di lei , ben nascosto nel buio , era in attesa di vedere gli eventi …. e quando comparve sul ponte il giovane paggio , egli con un suo pugnale non esitò ad accoltellarlo. Subito dopo accecato dalla rabbia , si avventò sul povero ragazzo e addirittura con lo stesso pugnale lo decapitò. Dopo questo atroce delitto gettò a terra l’arma del delitto e se ne andò.
Quando la povera Mafalda giunse all’ appuntamento , vide una scena raccrapicciante e con gran dolore si avvicinò alla testa decapitata del suo amante . Tra le lacrime e la disperazione , notò a terra il pugnale abbandonato . L raccolse e subito riconobbe su di esso lo stemma della sua famiglia ( un cigno su un campo rosso ).
Mafalda capì subito tutto . Si sentiva disperata ,arrabbiata , delusa ed impotente . Suo padre avevaucciso l’uomo che amava . Oramai la sua vita non aveva più senso e a questo pensiero prese il pugnale e si trafisse il cuore.
Da quel giorno , pare, che ogni notte di Natale, presso il Ponte della Maddalena appaia il fantasma della povera ragazza ancora sola e disperata in cerca di vendetta .