La smorfia è tradizionalmente legata alla città di Napoli, che ha una lunga tradizione di affetto nei confronti del gioco del lotto,
L’origine del termine “smorfia” è incerta, ma la spiegazione più frequente è che sia legata al nome di Morfeo, il dio dei sogni nell’antica Grecia.
Secondo molti l’origine della Smorfia risiede all’interno della tradizione cabalistica ebraica. Secondo la Cabala (Qabbalah), infatti, nella Bibbia non vi è parola, lettera o segno che non abbia qualche significato misterioso correlato.
Si tratta di una dottrina interpretativa per svelare i significati nascosti dietro a eventi accaduti nella vita quotidiana o legati a episodi particolari, eventi speciali o divertenti accaduti nel vicinato o nel quartiere. Viene spesso usata anche per trarre dai vari sogni i corrispondenti numeri da giocare al lotto. Secondo questa dottrina il mondo intorno a noi sarebbe quindi un insieme di simboli da decodificare.
Se accade un fatto strano, insolito o anomalo o magari la notte e’ avvenuto un sogno particolare… di corsa tutti a giocare i numeri:
ECCO GLI STESSI NUMERI SECONDO “LA SMORFIA NAPOLETANA”
1: L’uno (“Il numero 1/Il primo”), una cosa unica e irripetibile, anche se dopo l’Unità è stato anche usato per definire L’Italia.
2: La piccerella (“La bambina/Donna piccola”), la bambina;
3: ‘a Gatta (“Un gatto femmina”), la gatta
4: ‘o puorco, il maiale inteso sia come animale che come uomo poco gentile.
5: ‘a mana, la mano.
6: chella ca guarda ‘nterra (“Vagina/vulva/organi femminile”), la cosa che guarda a terra, indicazione delle parti intime femminili.
7: ‘o Vaso, il vaso.
8: a’ Maronna, la Madonna, a volte anche la mamma defunta
9: ‘a figliata (“Gruppo di figli”), la figliata, figli nati da una stessa gravidanza.
10: ‘e fasule, i fagioli.
11: ‘e suricille, i topi piccoli quelli che solitamente entrano in casa, e che si trovano nelle campagne.
12: ‘o surdate, i soldati. A volte si può utilizzare questo numero pure per indicare un guerriero medievale o Samurai
13: Sant’Antonio, inteso come Sant’Antonio da Padova. Santo protettore della città di Padova.
14: ‘o mbriaco, l’ubriaco molesto ma anche quello ilare.
15: ‘o guaglione, l’adolescente o il ragazzo.
16: ‘o culo (Il deretano ), il culo o il sedere, principalmente riferito come “Un colpo di fortuna”
17: ‘a disgrazia. La disgrazia, abbinata naturalmente all’antico pensiero che il 17 fosse un numero sfortunato, perché tradotto in numeri romani, e letto in latino il suo significato era: Morte.
18: ‘o sanghe, il sangue.
19: ‘a resata, la risata molto forte.
20: ‘a festa, sia religiosa che popolare.
21: ‘a femmena annura (“Donna nuda/poco vestita/in topless”), la femmina nuda simbolo non di pensieri sconci, ma della bellezza molto accentuata.
23: ‘o scemo, lo scemo.
24: ‘e gguardie, intese come guardie carcerarie, ma anche come i poliziotti della polizia penitenziaria.
25: Natale. Il natale
26: Nanninella, derivante del nome Anna, madre della Vergine Maria.
27: ‘o cantero, il vaso da notte.
28: ‘e zizze, il seno o le mammelle di donna innanzitutto, ma anche di animali.
29: ‘o patre d’e criature, il padre dei bambini, utilizzato per indicare l’organo riproduttivo maschile.
30: ‘e ppalle d’o tenente (“Le munizioni/Colpi di pistola o di fucile”), la traduzione letteraria è le munizioni del tenente.
31: ‘o padrone ‘e casa: il padrone della casa in fitto.
32: ‘o capitone: l’anguilla femmina, un piatto tipico, cucinato nei tempi antichi nel periodo di natale nella città di Napoli e nei suoi comuni.
33: ll’anne ‘e Cristo, l’età in cui Gesù Cristo morì in croce.
34: ‘a capa, la testa.
35: l’aucelluzz, l’uccellino.
36: ‘e castagnelle, le castagnette che si riferiscono alla versione popolare delle nacchere spagnole.
37: ‘o monaco, inteso come il monaco con la tunica ordinato.
38: ‘e mmazzate, le mazzate, le percosse.
39: ‘a funa n’ganna, la corda al collo: l’impiccagione, essere impiccato o impiccarsi.
40: ‘a paposcia, questa è il nome per identificare l’ernia inguinale, riferito più che altro al sesso maschile.
41: ‘o curtiello, questo sta per indicare solo il coltello come arma e non quello da tavola.
42: ‘o caffè: naturalmente la bevanda più amata dai napoletani che ne sono maestri, il caffè.
43: ‘onna pereta fore ‘o barcone: letteralmente, Donna Pereta affacciata al balcone, questa è un’immagine utilizzata per descrivere una donna pettegola e solitamente facente parte del popolo.
44: ‘e ccancelle, sono le carceri.
45: ‘o vino buono, il vino buono.
46: ‘e denare, il denaro inteso più come moneta che come banconote.
47: ‘o muorto, il morto, si rifà principalmente a un parente o un conoscente defunto da poco tempo.
48: ‘o muorto che parla: una delle espressioni più famose della Smorfia, il morto che parla e colui che può dare i numeri vincenti, portare consiglio ecc… Solitamente è di buon auspicio nei sogni o di avvertimento.
49: ‘o piezzo e carne: il pezzo di carne, non inteso come un taglio da macelleria, ma inteso, con una visione un po’ antica e misogina, come l’espressione per intendere una donna con un corpo prosperoso e bello da vedere.
50: ‘o ppane, il pane, un alimento immancabile a tavola ieri come oggi.
51: ‘o ciardino, il giardino.
52: ‘a mammà. La mamma una delle figure più importanti, tenere e consolatrici nel mondo della smorfia.
53: ‘o viecchio, il vecchio inteso in senso positivo come un anziano saggio e in grado di fornire consigli.
54: ‘o cappiello, il cappello, segno una volta di soldi e benestare.
55: ‘a museca (“La musica”), considerata principalmente la musica popolare, quella delle feste patronali e di piazza.
56: ‘a caruta (“Caduta/L’atto del cadere a terra”), la caduta a terra di una persona, una caduta solitamente divertente ed esilarante.
57: ‘o scartellato, il gobbo (“Colui che ha la gobba”): Una figura molto conosciuta anche questa nella Smorfia e nella superstizione in generale il gobbo si dice porti fortuna se si tocca la sua gobba.
58: ‘o paccotto (“Il pacco/pacchetto”) un pacchetto che può essere un pacco della posta, o un pacco imballato.
59: ‘e pile (“Peli/Peluria”) i peli maschili considerati principalmente come un vanto maschile e virile.
60: ‘o lamiento (“Il lamento/ Lamentarsi “), il dolore per un avvenimento serio.
61: ‘o cacciatore.
62: ‘o muorto acciso, una persona morta assassinata.
63: ‘a sposa: la sposa, dunque la ragazza che diviene donna e crea una famiglia.
64: ‘a sciammeria, la giacca per gli eventi e le cerimonie.
65: ‘o chianto, il pianto, di rammarico vero e dolore.
66: ‘e doie zetelle: letteralmente le due nubili, comunque “zitelle” e dunque anziane mai sposate.
67: ‘o totaro int’a chitarra, il totano nella chitarra, quest’espressione è esplicitamente rivolta all’atto sessuale tra uomo e donna.
68: ‘a zuppa cotta, la zuppa cotta è un alimento che denotava la classe operaia e quella povera.
69: sott’e ‘ncoppa, il sottosopra, come il numero 69 appare, anche qui il numero della smorfia si rifà a una dicotomia intesa come prettamente sessuale.
70: ‘o palazzo: la casa in cui si risiede, di proprietà.
71: l’ommo ‘e mmerda, l’uomo di merda inteso come una persona di cui non ci si può fidare, che ha fatto un torto, o che comunque si comporta in malo modo nella vita.
72: ‘a maraviglia, la meraviglia.
73: ‘o spitale, l’ospedale.
74: ‘a rotta, la grotta, in particolare s’intende quella in cui nacque Gesù.
75: Pulcinella figura carnevalesca, simbolo della città Napoletana, considerato anche un buon portafortuna.
76: ‘a funtana, la fontana, come l’acqua metafora della vita.
77: ‘e riavulille, i diavoletti.
78: ‘a bella figliola, la prostituta.
79: ‘o mariuolo, la persona disonesta o il ladro.
80: ‘a vocca, la bocca.
81: ‘e sciure, i fiori.
82: ‘a tavula ‘mbandita, il banchetto, inteso come desiderio di chi vive nella povertà.
83: ‘o maletiempo: il mal tempo.
84: ‘a cchiesa, la chiesa come edificio e non come dogma.
85: ll’aneme ‘o priatorio, il purgatorio e le sue anime.
86: ‘a puteca, il negozio ma più precisamente la bottega, come un negozio di alimentari.
87 :’e perucchie, i pidocchi, segno di sporcizia ma anche di povertà.
89: ‘a vecchia, la vecchia una donna anziana, ma anche visto come il trascorrere del tempo.
90: ‘a paura, la paura. .
Ma non sempre lo stesso numero va bene per ogni situazione. Ecco alcuni esempi :
mangiare con le mani equivale a 72, a sazietà è 3, mangiare verdura 40, dolci invece fanno 19, mangiare frutta 56, “ingozzarsi” troppo 74, dei cibi preparati da noi stessi 67, il pesce è 63, mangiare animali vivi fa 27
“giocare” fa 79 , ma cambia se si gioca ai cavalli (81), al lotto (33), a calcio (50), a carte (17), o a scacchi (22)
camminare: in discesa fa 13, in salita invece 15, camminare lentamente fa 18 mentre, al contrario, correndo fa 31, camminare con una donna fa 9 mentre farlo di notte equivale al numero 30 oppure all’88.
Se si parla con degli animali il numero da giocare è 44, con una donna è 67, con un amico 61 mentre a voce alta fa 5 mentre a bassa voce è equivalente al numero 27.
sognare un serpente può avere significati molto differenti; può infatti rappresentare sia un simbolo fallico e quindi una pulsione sessuale sia un sentimento di sfiducia, ma soprattutto è un segnale che ci suggerisce di stare all’erta nei confronti della malignità e dei colpi bassi di chi ci sta intorno. In questo caso la Smorfia ci indica di 51, 89, 28 oppure solo il 36; se il serpente si infila sotto la gonna fa 90, un serpente che striscia 69, con una lingua biforcuta 36, avvolto attorno ad un bastone 87, di sentirne il sibilo 1, di trovarne uno nel letto 74, di venirne morsi 8, di calpestarlo 10.
Sognare il denaro può avere valenza sia negativa che positiva; ciò dipende dal contesto in cui si trova all’interno del sogno. Spesso i soldi vengono sognati trovati o persi. Il numero da giocare per il lotto ed altre estrazioni secondo la cabala o la smorfia è il numero 51.
i topi rappresentano una delle paure più comuni e come i serpenti possono essere una spia di repressioni sessuali; in questo caso suggerisce il numero 11.
Sognare sangue invece rappresenta spesso un trauma, una sofferenza che può essere sia psichica che emotiva oppure semplicemente un calo di energie. Il numero da giocare è 80.
Sognare i denti (numeri 16 e 36)
il cadere (numeri 18, 27 e 51)
la morte (21 e 66)
ARTICOLO DI ANTONIO CIVETTA