” Le sirene beffate da Ulisse che non si fece sedurre dal loro canto ( grazie ai consigli di Circe ) si suicidarono per il dolore, ed il corpo di una di esse , Partenope , fu trasportato dalle correnti del golfo sulla riva dell’isolotto di Megaride “.
La splendida Via Partenope è tra le strade più belle e famose di Napoli su cui si affacciano ristoranti e locali alla moda .Un bel tratto di lungomare che iniziando da Piazza Vittoria rappresenta il prolungamento dell’atro famoso tratto di lungomare dedicato alla memoria dell’ammiraglio napoletano Francesco Caracciolo (sostenitore della rivoluzione del 1799).
Il nome della via e’ legato ad antiche leggende sull ‘origine della citta’ e sulla sirena Partenope.
Partenope era una delle tre sirene che si diedero alla morte tra le onde del mare solo perche’Ulisse era riuscito a sfuggire all’incantesimo delle loro melodie e fini’ per essere trascinata sulla costa della Campania, proprio dove sorgera’ la citta’ che porta il suo nome.
Si chiamava Partenope , dal greco ” vergine ” e venne a morire sulle spiaggia di Opicia ( cosi’ detta dagli antichi Opici , abitanti della Campania .
La citta’ le costrui’ un sepolcro e attorno ad essa eresse le sue mura . Ogni anno si celebravano giochi ginnici intorno alla tomba della sirena, e i cittadini con libagioni e sacrifici di buoi onoravano Partenope.
Boccaccio racconta che quando i Cumani iniziarono gli scavi per costruire Neapolis , trovarono una tomba con l’epigrafe < Qui Partenope Vergine sicula morta giace >.
Il luogo preciso dove si trovava la tomba si trova forse nell’attuale quartiere Santa Lucia e si suppone il luogo sia proprio quello dove oggi sorge la Chiesa di Santa Lucia a Mare .
Omero ci racconta che Ulisse , prima di partire dall’isola Eea , patria della maga Circe , fu da questa istruito sui pericoli della navigazione ed in particolare sulla crudelta’ di quelle soavi creature che avrebbe incontrato lungo il viaggio .
Le sirene erano tre : la prima si chiamava Telxiepea ( incantatrice ) , la seconda Leucosia ( dalle bianche membra ) , la terza Partenope ( la vergine ).
Esse avrebbero avuto la loro dimora in una delle isole Eolie ( Lipari ) e secondo alcuni tra Capri e Sorrento ( Sorrento = Syrentum , dalle sirene che vi alloggiarono ).
Scavi archeologici eseguiti nella zona di Sorrento hanno portato alla luce vasi decorati con figure di sirene .
Il culto delle sirene si sposto’ poi a Napoli e fu ‘ proprio qui’ che queste creature , meta’ donne fino al bacino e meta’ pesce , mortalmente affrante , per non aver saputo ammaliare con il loro canto l’eroe Ulisse ( che aveva dato ascolto ai consigli di Circe ), si gettarono’ dalla rupe dell’isola ( i Galli o Capri ) . Le tre sirene suicide si abbandonarono alle onde del mare e da esse si lasciarono trasportare : una trovo’ la morte sulle spiagge calabre e un’altra su quella di Paestum mentre Partenope trasportato dalle onde del mare fini’ sulle coste di Napoli sull’isolotto di Megaride dando luogo al culto di Partenope che fu vivo per secoli.
I napoletani identificarono il volto della sirena , in quello di un’antichissima scultura greca raffigurante una testa di donna e da sempre per questo indicata come ” a capa e Napule “.

Da questo tratto di lungomare intitolata alla sirena Partenope , si accede anche all’antico isolotto di Megaride, occupato da Castel dell’Ovo e dove si trovava nell’antichita la dipendenza della villa del Patrizio romano Lucio Licino Lucullo .
Su questo isolotto venne poi fondato dall ‘abate Marciano , venuto da Pannonia ,un primo convento dedicato a San Severino le cui spoglie furono qui’ tumulate.
Per secoli vi sorsero poi altri monasteri , divenendo una vera e propria sede conventuale ; tra i vari monasteri merita di essere citato quello fondato da una nipote dell’ Imperatore d’Oriente ; la vergine Patrizia che riparo ‘ qui’ per sottrarsi ai desideri insani del potente zio.
Secondo una leggenda , la giovane , avendo appreso la notizia della morte del congiunto , intraprese il viaggio di ritorno , ma una furiosa tempesta la respinse su quest’isola, inducendola cosi’ a fondarvi un romitorio che dal suo nome si chiamo’ poi di Santa Patrizia.
Essendo sede di tanti conventi l’isolotto di Megaride inizio ad ‘ essere chiamato ” del Salvatore”, ed ospito’ ordini religiosi fino a quando nel IX secolo i monaci furono costretti ad abbandonarlo perché attaccati dalle truppe del duca Sergio che oltre ad invadere l’isolotto , saccheggiarono anche i monasteri.
Sorse quindi poi una rocca fortificata ( dal 1128 ) che fu ampliata dai Normanni che vi stabili’ e riuni’ sotto la guida di Ruggiero il Normanno , il Parlamento .
Dal XIV secolo questa fortezza sul mare venne chiamata comunemente Castel dell’Ovo , forse in relazione alla sua pianta ellittica , oppure per una leggenda che tramanda la storia di un uovo , racchiuso dal poeta / alchimista Virgilio in una caraffa custodita all’interno di una gabbia sospesa ed alla cui integrità erano legate le sorti dell’edificio e di tutta la citta’.
Di questa storia venne a conoscenza anche il poeta Francesco Petrarca che a Napoli fu ospite del re Roberto d’Angio e quando nel 1370, il castello rimase gravemente danneggiato da una tempesta marina , si sparse tra la polazione il terrore che il famoso uovo si fosse rotto e pertanto , oltre a riparare i danni , bisogno’ anche rassicurare il popolo che l’uovo era stato sostituito .
Tra l ‘800 e il 900 la triste fama che aveva fino ad allora accompagnato Castel dell’Ovo divenne un ricordo lontano poiche’ sull’isolotto sorse il Borgo Marinari voluto dal re sul finire dell’Ottocento per dare nuove case a quei pescatori colpiti da una mareggiata che aveva distrutto il porticciolo di Santa Lucia .
Nel corso degli anni vi sorsero ristoranti , stabilimenti balneari ,ed alcuni caffe’ chantant che divennero centro di spettacoli di varieta’ e luogo prediletto di vita mondana .
Noti e caratteristici ristoranti animano questa zona : tra questi i piu famosi sono certamente quello di Zi Teresa , nato nel 1886 , e ‘A Bersagliera ‘ , fondato dalla figlia di un bersagliere .
Nel borgo marinari vi sono anche due circoli nautici : l’Italia e il Savoia , ma il piu’celebre fra tutti i locali fu indubbiamente lo stabilimento balneare Eldorado-Lucia , che fu per lungo tempo il ritrovo di vita mondana piu’ alla moda dei napoletani .
Lo stabilimento possedeva 200 camerini , terme ed un teatro estivo dove si esibirono le piu’ note star del momento .
Uomini e donne erano rigidamente separati durante il bagno ma la sera si ritrovavano tutti insieme, sulle terrazze sul golfo, per assistere agli spettacoli di varieta’ e di operetta .
Sul palcoscenico vi fureggiarono tante dive , anche la famosa Mata Hari , la ballerina che fu accusata , condannata e giustiziata per spionaggio durante la prima guerra mondiale ( fu fucilata ).Le indagini partirono proprio dopo lo spettacolo a Napoli e in seguito ad accertamenti sospese la tournée.
La stagione dell’Eldorado -Lucia fini’ nei primi anni sessanta del 900, quando il glorioso bagno chiuse per sempre i battenti .
Lasciato il borgo , troviamo ad ornare il pittoresco tratto del lungomare , la fontana dell’Immacolatella , scolpita da Pietro Bernini e dal Naccherino , cosi’ chiamata dalla sua precedente ubicazione presso la stazione marittima dell ‘ Immacolatella.
Via Partenope , per l’incantevole panorama e’ sede dei grandi alberghi dove ovviamente soggiornarono i maggiori protagonisti del nostro tempo in visita a Napoli .
Hotel Exelsior , Hotel Continental e l’Hotel Vesuvio ( dove mori’ il grande cantante cantante Enrico Caruso , assistito dal medico Giuseppe Moscati ) .
Via Partenope e via Nazario Sauro furono e sono tutt’ora sede di famosi locali notturni sorti negli anni 50 e 60 per i soldati delle truppe americane ; tra essi oltre all’Eden , un posto d’onore spetta allo Shaker che ospito’ gli esordienti Peppino di Capri , Fred Bongusto , Bruno Martino , i Ricchi e Poveri , Renato Carosone e con grande clamore il celebre transessuale Coccinelle . Fino ad allora infatti travestiti e spogliarellisti si esibivano solo al Trocadero .

Via Partenope fu edificata negli ultimi anni del l’ottocento , quando vennero realizzati i lavori di rifacimento della fascia costiera con una colata di cemento a mare che sacrificò ampie aree precedentemente occupate da giardini e dall’antico casino Reale del Chiatamone ( l’area del chiatamone si trovava direttamente sul mare ) .

 

 

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