La riviera di Chiaia e’ il tratto di strada che va da Piazza Vittoria a Piazza della Repubblica
Il suo nome , come quello dell’intero quartiere , deriva da platja , ” spiaggia ” in catalano e risale alla dominazione aragonese .
La zona intorno a Piazza della Repubblica  gia’Piazza Principe di Napoli e ‘ comunemente chiamata dai napoletani  < la torretta > , in riferimento all ‘ antica torre difensiva edificata per volere del vicere’ duca di Alcala’ nel 1564  , in seguito ad uno sbarco di pirati turchi che penetrarono fin dentro il palazzo d’Avalos depredando tutto e portando via con essi una ventina di prigionieri da riscattare .
Impressionato dal fatto che i turchi potessero sbarcare impudentemente sulla spiaggia , alle porte della citta’, ed in conseguenza che molti nobili avevano incominciato a costruire ville e palazzi per la residenza estiva , lungo la, spiaggia , il vicere’ ordino’ a scopi difensivi che in quel luogo fosse costruita una torre, in modo che dall alto fossero tempestivamente avvistati i legni incursori saraceni .La torre fu poi sostituìta in epoca fascista da un fabbricato moderno.
Dalla zona della ” Torretta ” all’odierna Piazza Vittoria si trovava quindi,un tempo una lunga spiaggia oggi scomparsa grazie alla colmata di cemento del 1879-90 .
Ancora oggi conserva il nome di Riviera di Chiaja ( laddove Chiaja e’ una corruzione napoletana di playa ).
Originariamente quindi la strada , si apriva sulla spiaggia del litoraneo di Napoli , mentre oggi dopo la colata di cemento , costeggia il lato interno della Villa Comunale .
La vicina chiesa di Santa Maria della Neve , costruita nel 1571 a spese dei pescatori con parte del ricavato del mercato della domenica , attirava anticamente molti visitatori e fedeli , specie nel mese di agosto , quando in onore della Vergine si organizzavano feste e gare di velocita’ tra le barche dei marinai
Uno dei primi edifici ad essere costruiti in riva al mare in questa zona fu la piccola chiesa di San Rocco ( 1530) con attiguo ed oggi scomparso monastero di San Sebastiano ( all’ altezza della odierna piazza San Pasquale ) tenuto da monache e frati domenicani
I frati , anticamente provvedevano alla riscossione del diritto di pesca dovuto alle suore per la parte del litorale prospiciente il monastero che sorgeva sulla spiaggia .
La scrittrice Mary  Shelley , che vi alloggio’ agli inizi dell’ ottocento , la scelse come luogo di nascita di VictorFrankenstein , protagonista assoluto del suo piu’ celebre romanzo .
Nell’edizione del 1831 del suo libro , dopo aver visitato Napoli volle far nascere proprio qui ‘ il suo famoso personaggio .
Su questa via si ergono molti palazzi nobiliari ,di cui il piu’ rappresentativo e’ la Villa Pignatelli , oggi sede del Museo Principe Diego Aragona Pignatelli Cortes , dopo la donazione fatta allo stato italiano nel 1952 dalla principessa Rosina Pignatelli di Monteleone . L ‘elegante costruzione e ‘ preceduta da uno splendido ampio giardino anticamente annesso al palazzo adiacente ( palazzo Carafa-Ruffo della Scaletta ) e dove il baronetto Ferdinando Acton , una volta entratone in possesso , commissiono’ la costruzione dell’elegante dimore neoclassica. Fu poi venduta a Karl Rothschild uno dei più noti banchieri della citta’ ( ebrei di origine tedesca che furono per circa 40 anni i banchieri dei re di Borbone ).Solo dopo  la caduta dei Borbone e abbandonato la citta’ , il figlio , dopo la morte del padre , vendette la villa ai duchi di Monteleone Aragona Pignatelli Cortes . Nella lussuosa villa vissero don Diego Pignatelli e sua moglie Rosina Fici d’Amalfi ; quest’ultima rimasta vedova , dopo la sua morte , dono’ sia la costruzione che le preziosi collezioni allo stato italiano affinche’ fosse qui’ allestito un museo dedicato al marito. A memoria della generosa donna il Comune di Napoli le ha intitolato lo slargo antistante la villa . Oggi l’edificio presenta una esposizione permanente di arredi e quadri ottocenteschi , nonche’ uno spazio destinato alle mostre itineranti . Vi si svolgono anche concerti di musica da camera .
Il palazzo Ruffo nel 600 fu sede del principe Tiberio Carafa di Bisignano . Il principe dopo aver acquistato il palazzo allesti’ nel giardino un’area zoologica ospitando anche un mansueto leone che per abitudine dormiva e mangiava assieme a lui seguendolo pure nei suoi spostamenti in barca o in carrozza . A tal proposito fece grande scalpore la morte del leone avvenuta per strangolamento con il suo stesso guinzaglio al quale era legato , allorquando tento’ di scavalcare una finestra al fine di seguire il proprio padrone che si era momentaneamente allontanato dal tavolo di un’osteria dove stava mangiando.
Il palazzo Ravaschieri di Satriano  fu abitato dal vicere’ don Pedro Alvarez de Toledo e dal suo successore , don Ferdinando Fajardo fino al 1682 , anno in cui egli emano’ il divieto di passeggio lungo la riviera per le prostitute.
Il palazzo Ischitella fu fatto edificare dal reggente spagnolo Matteo Casematte nel 1647 e fu nello stesso anno saccheggiato dai Lazzari di Masaniello . Dopo il suo esilio in Spagna esso fu venduto dal figlio al principe Pinto Y Mendoza di Ischitella .
Il principe Francesco Pignatelli insieme alla moglie Adelaide Del Balzo   abitarono nella zona e  furono molto apprezzati negli ambienti culturali napoletani ; la principessa Adelaide fu una donna estremamente colta tanto da essere ammessa nell’Accademia Pontaniana ( onore che tocco’ ad altre solo due donne : la duchessa d ‘ Angri e la professoressa Bakunin ) . Fu  amica intima di Vittorio Emanuele e Margherita di Savoia quando erano principi di Napoli e ricevette la nomina di ispettrice di vari istituti anche se in citta’ viene tutt’ora ricordata sopratutto come co-fondatrice dell’istituto SuorOrsola Benincasa , e creatrice della prima scuola per infermiere .
Altra importante struttura sul finire del X IX secolo in questa zona fu  l’ospedale Ravaschieri .
Tra l’800 e il 900, Napoli fu un centro culturale di rilievo in Italia e  la riviera era una strada panoramica ed elegante dove erano solito soggiornare personaggi illustri che venivano a visitare la citta’ .
Il re Ferdinando fece creare da Luigi Vanvitelli   nel 1778 , davanti alla Riviera di Chiaia  un giardino pubblico per il ” Real Passeggio “che fu chiamato Villa Reale .
Il Real Passeggio era il luogo d’incontro dell’aristocrazia napoletana , vietato , tranne che nel giorno della festa di Piedigrotta , ai poveri , ai servitori ed alle persone malvestite .
Un luogo di ritrovo e di divertimento per la nobiltà’ napoletana che fu talmente entusiasta della Villa da chiamarla pomposamente la ” Tuglieria ”  in ricordo dei  celebri giardini francesi  Tuilieres a Parigi , fatti costruire da Luigi XIV.
Nell’ albergo Como ( nell’omonimo palazzo ) abito’ il celebre cantante lirico Nicola Grimaldi detto Nicolini , un castrato  che nel 700 fu applauditissimo nei teatri inglesi nonche’ in quelli di Venezia e Napoli .
Recito’ con successo a Venezia ( che divenne la sua seconda patria ) dove vi rimase fino a quando non prese la decisione(  a quell ‘epoca straordinaria ) di trasferirsi in Inghilterra.
In Inghilterra  divento’  idolo della stessa regina Anna , dalla quale ricevette al momento del commiato diversi doni di valore che porto’ in Italia . Decise dopo quattro anni di tornare in Italia assieme ad una reliquia preziosissima che aveva acquistato pare ad un’asta e ritenuta parte del bastone di San Giuseppe .
Tornato definitivamente a Napoli e stabilitosi nell’albergo Como , Grimaldi colloco’ la preziosa reliquia ( subito battezzata dal popolo come la ” mazzarelle di San Giuseppe” nella cappella di pertinenza del proprio appartamento , ed era solito esporla al pubblico solennemente in occasione della festa del Santo. Per evitare pero’ che i visitatori per devozione , asportassero schegge della preziosa reliquia , il cantante vi mise di guardia un servitore veneto , il quale rivolgendosi di continuo ad ogni nuovo ospite , pregava nel suo dialetto di < no sfregolare la masarella de San Giuseppe .
La celebre frase nel corso degli anni venne udita da moltissimi napoletani e modificata nella forma dialettale partenopea tutt’ora in uso , divenne da allora in poi una comunissima esortazione a non infastidire .
Nel primo 900 la riviera di Chiaja fu dimora di svariati personaggi  illustri tra i quali il pittore Vincenzo Magliaro ed Ernesto Murolo , l’autore  insieme al figlio Roberto di notissime melodie napoletane ( successivamente si trasferi’ al Vomero ) .
Il principe Caravita di  Sirignano caratterizzo’ molto  la vita sociale e culturale della citta’ sul finire dell’800 e agli inizi del900 ; il suo palazzo divenne fulcro della vita mondana napoletana e ospito’ molte figure aristocratiche dell’epoca oltre che Giacomo Puccini.
Il palazzo e’ di origine antichissima , poiche’ appartenne nelle prima meta’ del 500 a Ferdinando d’Alarcon , marchese de la valle , generale di Carlo V ed amante della regina Giovanna d’Aragona , fu poi dimora del vicere’ di Astorga , passo quindi ai Mendoza e per dote nel 700 divenne di proprieta’ dei Caracciolo di Torella fino a quando nel 1838 venne venduto a Don Leopoldo di Borbone , fratello del re.
Don Leopoldo amava l’arte e si distinse come scultore ( sua e’ la statua di G.B. Vico in Villa Comunale ) e musicista , tanto da far costruire nel vasto parco del suo palazzo un teatro ( da Antonio Nicolini ) dove egli stesso dirigeva una compagnia di filodrammatici .
Dopo il 1860 il palazzo passo’ di proprieta’ al Barone Compagna dei Principi di Marsicanovo ed infine nel 1884 venne acquistato dal principe Giuseppe Caravita di Sirignano .
In questo palazzo dimoro’ anche don Placido de Sangro duca di Martina che divenne noto per i fastosi ricevimenti che insieme alla moglie , contessa Spinelli di Tarsia , abitualmente teneva nella sua dimora.
Egli era un  appassionato collezionista di porcellane , che dopo la sua morte , per volonta’ della moglie , divennero patrimonio della citta’ di Napoli , e costituiscono oggi il nucleo principale del museo delle ceramiche in Villa Floridiana che e’ a lui dedicato .
Il principe di Sirignano , in pieno fervore edilizio napoletano non si fece sfuggire l’occasione di guadagno che poteva derivare dalla lottizzazione dei terreni  vicini al palazzo e per questo decise di edificare il rione che oggi porta il suo nome , e che per molti anni si popolo’ di alcune delle famiglie piu’ in vista della citta’.
Della varie traverse della riviera ricordiamo la Via Bausan in quanto legata ai tre fratelli che furono i grandi protagonisti del teatro e del cinema italiano del 900.
Eduardo , Peppino e Titina De Filippo , vivevano in un piccolo palazzetto di Via Bausan ed erano nati dalla relazione di Luisa De Filippo ( sarta della compagnia ) con Eduardo Scarpetta ( figli del bottone ) , padre che erano costretti a chiamare zio .

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