Attuale nome dal 1919 mai definitivamente accettato dai napoletani , affezionati alla vecchia dizione di Piazza San Ferdinando ( esattamente come via Roma citata piu’ volentieri come via Toledo ).
Un tempo sede di chiostri e stazionamento di carrozzelle tirate dai cavalli , ha visto sorgere la celebre fontana del carciofo , voluta dall’ex sindaco Lauro .
La piazza inizialmente si chiamava Largo Santo Spirito ( poi dopo sara’ chiamata piazza S. Ferdinando ) e dal 1919 in base ad un decreto oggi si chiama ( sigh ! ) Piazza Trieste e Trento ) , ma il popolo continua a chiamarla Piazza San Ferdinando.
All’ epoca del vicereame spagnolo per volere di Don Pedro de Toledo venne costruita in questo luogo una reggia per il viceré ( che sarà poi chiamata ” Palazzo Vecchio “) a forma di castello medioevale con torri e ponte levatoio ai bordi di quel giardino reale nel quale erano presenti piante rare , magnificente di ogni genere e persino animali feroci ; questi poi destinati anni dopo a scomparire per ordine del vicere’ don Giovanni d Austria dopo che il suo paggio era stato divorato dai leoni .
Il palazzo vecchio fu poi abbattuto quando nel 1837 , un grande incendio distrusse gli appartamenti reali del Palazzo Reale verso Castel Nuovo ( era chiamato Palazzo Nuovo per distinguerlo dall’altro ” Vecchio “) e Ferdinando II dovette rifare tutta l’ala destra configurando il palazzo come appare ora e disponendo l’abbattimento di quello vecchio.
Possiamo definire PiazzaSan Ferdinando il primitivo nucleo dell’attuale piazza del Plebiscito poiche’ da questa piazza prese forma una volta allargato lo spazio la futura Piazza del Plebiscito .
Al centro della piazza la bella chiesa di San Ferdinando costruita dai gesuiti ; ad uno dei suoi angoli il Teatro San Carlo , opera dell’architetto Antonio Medrano costruito su volere del re Carlo di Borbone e dal lato opposto , all’ angolo con via Chiaia , un caffe’ famoso in tutto il mondo : il caffe’ Gambrinus , arredato in stile liberty .
Il Gambrinus conserva nel suo interno stucchi, statue e quadri delle fine 800 realizzati da importanti artisti napoletani ;tra queste vi sono anche opere di Gabriele D’Annunzio e Marinetti.
Nato nel 1860 sono passati nelle sue sale dorate i personaggi illustri d’ogni tempo e paese diventati poi clienti affezionati , come : Gabriele D’Annunzio – Ferdinando Russo – Benedetto Croce – Matilde Serao – E . Scarfoglio – Eduardo Scarpetta – Toto’ e i De Filippo – Ernest Hemingway – Oscar Wilde – Sean Paul Sartre – i reali di casa Savoia – e tanti altri .
Negli ultimi anni e’ stato continuamente visitato dai Presidenti della Repubblica nei loro soggiorni a Napoli , cosi’ come i presidenti del consiglio ( Prodi – Berlusconi etc )
Dalla piazza si accede a Via Nardones ( la strada della musica ) dedicata al gentiluomo Lope Nardones , magistrato tra i primi a costruirsi una casa in questa via da poco realizzata .
Al civico 14 , testimoniato da una lapide vi dimoro’ il musicista bergamasco Gaetano Donizetti .
Ebbe qui sede nel dopoguerra la redazione de ‘ il giornale ‘ periodico liberale nato nel dopoguerra e al quale collaborarono tra gli altri Benedetto Croce – Guido Cortese ed Antonio Ravel.
Nella piazza al civico 48 si trova il maestoso palazzo Zapata, cosi’ detto poiche’ vi abito’ il cardinale Antonio Zapata Y Cisneros che fu vicere’ di Napoli dal 1620 , precedentemente inquisitore a Toledo e tristemente ricordato per la spietatezza verso i sudditi che peraltro si ribellarono in maniera tanto decisa da indurre i sovrani a rimuoverlo dall’incarico.
Fu acquistato poi dal medico Domenico Cotugno ( e risistemato in quell ‘occasione da Carlo Vanvitelli ) che alla sua morte lo lascio’ agli ospedali Incurabili .
E’ stato sede nel 1888 della ‘ società’ degli artisti ‘ fra i cui soci spiccavano i piu’ rilevanti nomi della cultura e arte napoletana , ed organizzava mostre d’arte , conferenze , recite e concerti .
Un tempo accanto alla chiesa di San Ferdinando , si trovava un orologiaio che aveva messo sotto l’ insegna del suo negozio un cannoncino caricato a salve ; egli lo aveva regolato in modo tale che attraverso una lente , i raggi del sole a mezzogiorno si concentravano sulla miccia facendo tuonare la piccola bocca da fuoco .
Ogni giorno , a mezzogiorno , un nutrito gruppo di spettatori assisteva al rituale botto , che come ricorda Salvatore Di Giacomo regolava con la sua meridiana tutti gli orologi di Napoli.
“… ed ecco , ad un tratto , lo sparo del cannoncino di Piazza San Ferdinando , E’ MEZZOGIORNO , tutti gli eleganti passeggiatori regolano il loro orologio inglese sull’ora napoletana e lo struscio , l’ineffabile struscio , principia ……..

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