A pochi chilometri dalla Reggia di  Caserta , immerso in una bellissima  campagna , un tempo gestito dalla compagnia dei Gesuiti  , esisteva ed esiste tutt’ora  il piccolo paese di Recale  .

La piccola comunità ,  costituita prima del 1600 , da una realtà povera e contadina  , viveva dei felici proventi provenienti dai raccolti della enorme terra che la circondava  quasi per intero gestita dai Gesuiti .Da queste   proprietà terriere , grazie ad una intensa attività agricola a cui contribuiva tutta la comunità recalese , essi ricavavano ingenti quantità di  miglio,  grano, e canapa.

L’intero paese era molto piccolo e tutta la comunità si concentrava prevalentemente nel piccolo spazio dell’attuale piazza, dove esisteva una cappella devota a Santa Maria Assunta (di cui oggi resta solo un’effige), vari piccolo diffusi casali  dove si svolgeva la produzione di miglio, una locanda ( taverna )  e la zona delle cosiddette “frasche”, dove i contadini potevano sorseggiare il vino appena prodotto.

La locanda  dove spesso si riunivano i contadini del luogo , venne allestita dai padri Gesuiti  all’interno del piano basso di  una bella Torre di guardia medievale che apparteneva  ai Principi D’Aquino di Caramanico .

La locanda divenne un  famoso luogo in zona dove i viandanti potevano ben rifocillarsi e spesso essa vide sostare nei suoi vani noti personaggi tra i quali certamente il noto architetto Luigi Vanvitelli che solitamente vi si recava per pranzare durante i l periodo dei lavori per la Reggia di Caserta .

Quando la reggia fu ultimata , nonostante l’invito reale , solo pochi  fedelissimi nobili seguirono la famiglia reale in piena campagna e lontano dalla città . Tra questi sicuramente i duchi Guevara di Bovino che  stabilirono la propria  nuova dimora proprio in questa torre  dopo averla  acquistata , restaurata  , e trasformata   in un  casale rustico  fortificato.

Il duca di Bovino ,Giovanni Maria Guevara aveva avuto in sposa la bella e nobile  Anna Maria Suardo duchessa di Castel d’Airola del vicino feudo di Marcianise appartenente ad una dinastia illustre molto vicina a Carlo III e a Ferdinando IV di Borbone,  ( Anna Maria Suardo, era figlia di Prospero IV Suardo e della duchessa di Castel d’Airola, ) al punto da  divenire subito dama di compagnia e confidente della regina Maria Carolina,  (moglie del re Ferdinando IV).

Ella , per fedeltà al re e alla regina ,non ebbe dubbi a seguire il consiglio del re nel trasferirsi vicino alla Reggia di Caserta quando questa fu ultimata e guardandosi intorno scelse di trasferirsi proprio a Recale,  che distava soli  4 km dalla Reggia . A tal proposito comprò quindi e conseguentemente restaurò il complesso che inglobava la vecchia Torre di guardia. trasformandolo in una bellissima residenza nobiliare che divenne  in poco tempo  un centro di attrazione di grandi artisti, letterati e poeti; fu  infatti frequentata da personaggi come Luigi Vanvitelli, ed il suo allievo Francesco Collecini, e  lord William Hamilton e da sua moglie lady Emma Hamilton. Si racconta inoltre che fosse frequentata anche da giocatori d’azzardo, come Giacomo Casanova che addirittura  pare si invaghì dell’affascinante duchessa di Bovino.

I Guevara, duchi di Bovino, abitavano il palazzo nei periodi in cui la corte napoletana si trasferiva alla Reggia di Caserta ed il re certamente apprezzò molto questa loro devozione e  vicinanza alla famiglia reale e per premiare premiare la loro fedeltà , in segno di riconoscimento , diede loro il privilegio  di sfruttare a titolo gratuito una derivazione dell’Acquedotto Carolino . Una concessione gratuita che permetteva alla duchessa di  alimentare il  suo bellissimo giardino di due ettari da lei fortemente voluto. La duchessa “giardiniera” coltivava infatti nel suo parco piante esotiche provenienti da tutto il mondo e sperimentava nuovi paesaggi romantici tanto da destare la curiosità della regina Maria Carolina, con la quale spesso si intratteneva nel suo splendido giardino scambiandosi  consigli e idee.

L’acqua, raccolta in una cisterna ancora visibile nel  bel giardino in prossimità del muro di cinta, serviva  inoltra , ad alimentare i numerosi giochi d’acqua della villa dove i duchi Guevara tenevano lussuosi  banchetti, feste, battute di caccia, concerti e  meravigliose manifestazioni artistiche che non mancavano di richiamare nobili, politici, intellettuali e  vari artisti spesso graditi ospiti

La villa con la sua facciata principale in  stile neoclassico ,  ( la facciata posteriore ha invece uno stile rustico )  con un impianto ben compatto si sviluppa attorno ad una corte interna movimentata da porticati e loggiati.  Ancora oggi è distribuita su due piani,. Un piano terra ed un piano nobile  cui si accede tramite uno scalone. Il piano nobile  dove si trova una ricchissima biblioteca, , si compone di sale affrescate con soffitti in carta da parati e pavimenti dipinti simil marmo.

La vera chicca della nobiliare villa  oggi composta da una Torre di guardia medievale e di un Castello Rustico del tardo settecento , è comunque il suo bellissimo giardino  italo – inglese di 1,7 ettari ricco di meravigliose piante all’epoca molto famoso e vero e proprio vanto della duchessa Annamaria Guevara , dama di compagnia della regina Carolina  . Per poterlo gestire la duchessa , come già prima accennato utilizzava ( era un esclusivo grande privilegio ) le acque dell’acquedotto Carolino , lo stesso che alimentava le Reggia di Caserta  ( il privilegio fu concesso con “Real Decreto del 3 settembre 1781 ).

Esso fu concepito come luogo di meditazione e progettato secondo il modello rigido e geometrico del giardino all’italiana  . A distanza di molti anni, furono poi introdotti alberi ad alto fusto, lasciati crescere spontaneamente, seguendo l’informalità dello  stile inglese . Dal giardino si diramano due sentieri. Il primo va dall’ingresso a una vasca piena di fiori di ninfea, il secondo conduce al  viale degli ombrellini dove  le siepi sono potate a forma di ombrello, per tenere a riparo le panchine in pietra collocate nel viale.

Il cambiamento del geometrico stile compassato del classico originale giardino italiano , in quello inglese informale e libero di esprimersi  nella sua crescita che divenne vera moda all’epoca , in linea con le nuove idee liberali che soffiavano sull’Europa , lo si deve pare principalmente all’arrivo di Lady Emma Hamilton , moglie dell’ambasciatore inglese a Napoli Lord William Hamilton  (  ex cameriera e ballerina di taverna passata alla storia come Lady Hamilton ed amante dell’ammiraglio Orazio Nelson  cui diede una figlia. ) , divenuta INTIMA amica della regina Carolina, di cui fu adorata dama di corte,.

Lady Emma durante le numerose visite alla duchessa Guevara , di cui fu spesso gradita ospite , pur riconoscendo la bellezza del giardino , non mancò di criticarne il suo passaggio di moda ( un giardino vecchio  nello stile ) consigliando nuove forme e nuovi innesti di piante come quello della rara e pregiata camelia viola   che ancora oggi resiste nel giardino pensile di questa  villa -che occupa  una superficie di oltre 20.000 mq .

Lady Hamilton anch’essa grande appassionata di botanica era fautrice di un’impostazione del giardino all’inglese e forte dei suoi referenti britannici che l’aggiornavano sulle nuove tendenze e mode europee , portava con se un nuovo modo di intendere il giardino che trasmise anche alla duchessa di Guevara . Spesso entrambe si incontravano animate dalla stessa passione  per il verde per discutere di botanica e grazie al fatto che era spesso ospite della duchessa di Guevara, Lady Emma riuscì ad avvicinare la Regina; inutile dire che a questo avvicinamento contribuì anche il ruolo che il marito aveva alla corte dei Borbone. Da questa amicizia derivò l’importazione di una serie di cose tipicamente anglosassoni, che portarono alla creazione di un giardino all’inglese anche all’interno del vastissimo Parco della Reggia; alla diffusione delle camelie, in entrambi i parchi, di cui la più rara, , è l’atrioviolacea, che si trova  nel piccolo gioiello di Recale.

La duchessa non poteva sopportare che il suo meraviglioso giardino , famoso in tutta Napoli  a cui dedicava molto del suo tempo perdesse tutto il suo prestigio ed ordinò ai suoi giardinieri di modificare l’originale aspetto geometrico all’italiana, piantando nuove piante ( camelie e Acacia pudica o Sensitiva ) e nuovi alberi .

L’ intero giardino fu quindi  in parte rinnovato piantando alberi ad alto fusto: una canfora, un albero dei tulipani ed altri, lasciati crescere spontaneamente senza più imprimere alcuna potatura formale. Le nuove e nuove filosofie paesaggistiche introdotte dall’Inghilterra, indussero la Duchessa Guevara di Bovino a trasformare il preesistente boschetto della caccia, già all’epoca vecchio di duecento anni, in una moderna, contemplativa e romantica  pittoresca passeggiata.

Nacque così un ” giardino di mezzo ” ,  una giuste commistione tra stile rigoroso all’italiana e informalità all’inglese .

Il giardino ha un’estensione di un ettaro e mezzo, esso è caratterizzato dalla tipica forma regolare del giardino all’italiana che è stato inglobato tramite vari sentieri ad un boschetto già esistente. Per poter entrare nel parco bisogna oltrepassare un cancello di ferro battuto, piuttosto recente in stile novecentesco, che presenta le iniziali della Famiglia Porfidia a cui la proprietà fu venduta nel 1936  ( attuali proprietari ).

Il giardino nei decenni ha subito varie trasformazioni, una delle più significative è avvenuta nel momento in cui sono stati piantati gli alberi della canfora e dei tulipani, lasciati crescere spontaneamente, presenti ancora oggi, che vantano ben 250 anni. Mentre a delineare i tragitti dei vari viali troviamo tratti di bosso potato a mo’ di cespugli tondeggianti, vasi in terracotta con palme di cycas di cinquant’anni e plinti in pietra vulcanica.
Le aiuole sono ricche di camelie di tutte le specie, dalle più comuni con fiori a cinque petali alla più rara a fiori rosa. Tra tutte emerge in particolar modo l’atroviolacea , unica nel suo genere, che a differenza della solita fioritura rossa, presenta caratteristici fiori viola cupo. Parallelo al percorso centrale troviamo il “Viale degli ombrellini”  caratterizzato, per circa settantacinque metri di lunghezza, da trentasei sedute in pietra vesuviana, in cui le siepi fanno da schienale, mentre quelle di bosso, che raggiungono un’altezza di 2,50 metri, sono potate a forma di ombrellino in modo da diventare dei graziosi e particolari parasole..
E’ inoltre presente un  bosco di lecci,  dove si possono ammirare alberi di quattrocento anni ed un quercus robur, che ha una circonferenza del fusto di sette metri, un pinus pinea ed una sequoia del Canada.

Oltre a viali fiancheggiato da alberi di agrumi, roseti rampicanti  che formano una galleria di circa 60 metri ed aiuole di agapanthus  ,non mancano le vasche d’acqua limpida, tra cui spicca certamente  una peschiera ellittica con un  buffet in pietra, ornato da fasci di fiori e frutta  probabilmente usati per depositare la selvaggina catturata durante la caccia. ed una piccola  la “Fontanella dell’ombrellino”  omaggio  del   sovrano d’Italia Umberto II e sua moglie Maria Josè che  rappresenta due giovani innamorati sotto un ombrellino  ( una deludente opera fatta dai sovrani alla duchessa per ringraziarla della sua ospitalità ).

La duchessa seppe dell’intenzione dei sovrani di essere ospiti nella sua bella residenza a Recale mentre era residente all’estero e non badò a spese per ritornare in tempo utile ed allestire in modo adeguato a dei sovrani una ricca cerimonia di accoglienza .

La duchessa spendeva ingenti somme di denaro tra una bella vita mondana (non avendo avuto figli ) e gioco d’azzardo e fini per dilapidare gran parte del proprio patrimonio che era enorme . Basti pensare che erano di sua proprietà sia la Torre di S. Anna ad Ischia che il casino di caccia di Vivara .

La loro era una famiglia di antiche origini e sopratutto molto ricca .

 

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Il primo  Guevara  ( don Giovanni de Guevara, ) , uomo d’armi , venne dalla Spagna nel regno di Napoli al seguito  di Alfonso d’Aragona  per aiutare il futuro re a conquistare il Regno delle due Sicilie  . Nel 1454 fu nominato “cavaliere del re”, marchese del Vasto, Gran Siniscalco, Conte d’Adriano d’Apici e di Potenza.
Suo nipote Guevara di Guevara fu nominato Cameriere del Re, e  trovandosi  frequentemente in Ischia al seguito di Alfonso,  fece costruire di fronte al Castello Aragonese del suo re , ai piedi della collina di Soronzano,  nella Baia di Cartoromana , presso la diruta chiesetta di S. Anna, una sua residenza  fortificata e di forma quadrata somigliante ad una torre il cui accesso era allora possibile solo dal mare, attraverso dei varchi aperti in un muro alto tre metri, che recintava il terrapieno antistante la torre, e che si collegava, tramite una scala interna, alla costruzione, ad un’altra che, tutt’ora, disimpegna i vari piani. La torre , secondo un editto del 1433 ritrovato , sarebbe stata costruita non solo per esigenze abitative, ma anche per espletare funzioni di difesa della costa e del castello.
La Torre di Bovina o Guevara , meglio conosciuta con il nome di “Torre di Sant’Anna” (per la presenza della chiesetta dedicata alla santa), è anche spesso chiamata Torre di Michelangelo e questo solo perchè  nel 1500 vi ha  soggiornato  più volte l’artista Michelangelo Buonarroti, legato  secondo maligne voci , da una segreta relazione amorosa alla castellana Vittoria Colonna, moglie di Francesco Ferrante d’Avalos.
La torre viene attualmente utilizzata come struttura polivalente per esposizioni d’arte
La torre purtroppo subì gravi danni durante il terremoto del 1883 ed oggi finalmente ristrutturata , viene sopratutto  utilizzata come struttura polivalente per esposizioni d’arte  anche se , disposta  fuori dal centro abitato e trovandosi  in prossimità di un delizioso giardino detto il Ninfario,  rappresenta  un incredibile meraviglioso punto panoramico  sul mare e sull’entroterra . Un posto  da vedere almeno una volta nella vita .

Altra importante residenza della importante famiglia della corte reale spagnola dei duchi di Guevara , costruita stavolta per il solo divertimento venatorio è quella presente sull’isolotto di Vivara , la pù piccola delle isole flegree dal 2002 eletta Riserva Naturale Statale, a protezione dell’inestimabile valore naturalistico della sua macchia mediterranea  ( 32 ettari di macchia mediterranea ).Essa costituisce la parte emersa di un cratere vulcanico sottomarino originatosi circa 55000 anni fa ed oggi sommerso. Lo specchio d’acqua circolare corrispondente al cratere, compreso tra Vivara e Procida è denominato golfo di Genito  ( area marina protetta ).

Gli unici e primi abitanti dell’isolotto (  oggi completamente disabitato ) era la potente famiglia dei duchi di Guevara , la cui villa colonica  fatta costruire nel 1681 è ancora oggi presente rappresentando l’unica costruzione di rilievo dell’isola. ( L’origine del nome Vivara, sembra che sia solo una distorsione del primo proprietario dell’isola , il duca di Bovino, Giovanni Guevara ).

Verso la metà del XVIII secolo, il re Carlo  di Napoli, fece di Vivara una sua riserva di caccia, popolandola, tra l’altro di fagiani, conigli e caprioli ma non di persone umane . L’isolotto  infatti ancora oggi è completamente disabitato, e collegato a Procida da uno stretto ponte di collegamento costruito nel 1957 per fornire  acqua alla vicina isola di Ischia  .

L’isola di Vivara  è uno di quei posti senza tempo, dove il cemento degli umani non è arrivato a devastare, dove la Natura governa ancora sovrana, dove gli animali sono i proprietari di casa. Un patrimonio di interesse culturale, naturalistico e turistico così importante e bello che però pare non interessi nessuno vista l’indifferenza in cui  da anni versa .

Molti napoletani non immaginano nemmeno la sua esistenza.

La figura di lady Hamilton , una delle più grandi arrampicatrici sociali dell’ ottocento , e la sua influenza sulla corte dei Borbone, si svilupparono  in seguito alle nozze con lord William Hamilton, un lord inglese, ambasciatore a Napoli presso i Borbone.
Emma Lyon, era una donna di umili natali, nata nel Cheshire, dall’amore di uno scaricatore di porto e di una cameriera..Ben presto , alla sola età di dieci anni dovette  necessariamente lasciare la scuola per aiutare economicamente la famiglia iniziando a lavorare come cameriera , commessa  ed infine come “cameriera/ballerina” in una taverna al porto. Attraente e bellissima secondo i canoni del tempo Il suo primo amante fu un pittore che la immortalò in varie tele che fecero il giro del mondo  ed oggi  custodite in importanti musei e collezioni private  (mancano solo i nudi integrali di Emma che sir Hamilton acquistò a caro prezzo, quando la prese in moglie, per farli sparire, per ovvi motivi ).
A ventuno anni col suo amante si trasferì a Londra e si trovò catapultata in un mondo completamente nuovo fatto di salotti eleganti, circoli di prestigio, uomini di alta finanza, artisti e politici. Infatti si dice sia stata mantenuta da diversi uomini dell’alta società e fu proprio un ministro, Charles Greville, a portarla via al pittore. Questo giovane nobile, le riservò una villetta con servitù, in cui lady Emma ebbe a disposizione per due anni tutto quello che poteva desiderare. All’improvviso però il ministro, per motivi economici, decise di sposare una giovane ereditiera e fu costretta a lasciarla non prima però di averla presentata  al un suo illustre zio, residente a Napoli, sir William Hamilton. Lei aveva venticinque anni mentre il padrone di casa ne aveva sessantotto. L’affascinante Emma riuscì ad ammaliare anche l’anziano ambasciatore che  poco dopo sposò .
Entrata alla corte reale , tramite l’importante ruolo di ambasciatore inglese pressi la corte borbonica esercitato dal marito, l’affascinante Emma riuscì ad ammaliare anche la regina Maria Carolina. Le due si incontrarono a Caserta e ci fu subito affinità, tanto che l’ex-cameriera entrava e usciva a suo piacimento dall’appartamento privato della Regina dando luogo a maligni dicerie  nei salotti eleganti dove i nobili dell’epoca parlavano, con una certa malizia, del rapporto nato improvvisamente tra le due donne di diversa estrazione sociale.
Ad innamorarsi perdutamente della bella Emma , fu anche l’ammiraglio inglese Orazio Nelson  che intraprese con lei una grande storia di amore dagli evidenti risvolti politici in quanto fece gioco alla regina Maria Carolina usando l’affascinante Emma come strumento per convincere Orazio Nelson a non rispettare il trattato di capitolazione fatto tra i patrioti repubblicani e il cardinale Fabrizio Ruffo, che prevedeva la libertà dei patrioti e la loro imbarcazione verso la  Francia . Accecata dall’odio contro i giacobini quando gli arrivo’ notizia a Palermo della capitolazione dei  castelli, e letto della promessa fatta dal cardinale Ruffo ,di rendere salva la vita ai rivoluzionari arresi , sentendo svanire così le sue vendette pregò Emma, non da regina, ma da amica, di raggiungere l’ammiraglio, che navigava allontanandosi da Napoli, e di usare tutte le sue forze ammaliatrici per dissuadere Nelson a revocare l’infame trattato, che li svergognava .Emma giunta sul vascello di Nelson, convinse presto l’ammiraglio che vinto dalle moine dell’amata donna, non esito’ a macchiarsi di un gesto tanto vile e vergognoso.
L’ammiraglio fece tornare indietro le navi ed insieme ad Emma che rimase con lui ,  arrivato nel porto di Napoli ,   consumò il tradimento non rispettando le condizioni di resa che garantiva salva la vita a tutti .
Venendo meno all’accordo commise un vero massacro : migliaia di cittadini vennero arrestati e molte centinaia giustiziati. Caddero cosi’ i nomi più illustri della cultura e del patriottismo napoletano ed il primo a pagare fu proprio Caracciolo che pago’ anche per l’odio che Nelson nutriva nei suoi confronti . Fu impiccato ad un pennone della sua nave ed il suo corpo fu gettato in mare.
Il povero Lord Hamilton  visse  il tradimento di Emma ed il suo rifiuto ad avere un loro figlio  con grande dignità soffrendo in silenzio .Come se non bastasse doveva continuamente far fronte alle pazzesche spese che lei sosteneva e per coprire i buchi delle sue frequenti e rovinose perdite ai tavoli da gioco fu costretto a vendere parte dei suoi averi. Sir William fu costretto addirittura a vendere all’asta gran parte della sua preziosissima pinacoteca, per far fronte ai debiti di gioco della moglie . Ma Il punto del non ritorno   per il povero ambasciatore  avvenne  quando Emma restò incinta del suo amante e diede alla luce due gemelle di cui una morì. Poco dopo morì anche il marito e lady Hamilton ripiombò nuovamente nella povertà più assoluta, dato che dal marito non ebbe nulla in eredità: fu questa la silente vendetta dell’ambasciatore che in vita aveva tollerato troppe cose. Due anni dopo, durante una battaglia, morì anche Nelson. Contemporaneamente Emma fu abbandonata anche dalla Regina e fu così che a quaranta anni tornò a fare la cameriera e, per affogare i suoi dispiaceri, si buttò nell’alcol. Infatti, giunta in Francia, a cinquant’anni morì a causa dell’alcol in completa solitudine.

 

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